Avezzano – L’ufficio per la pastorale della salute della diocesi di Avezzano, guidato da don Enzo Massotti, unitamente all’Associazione medici cattolici Avezzano (guidata da Mario Peverini), ha organizzato un’iniziativa, nata dalla collaborazione tra le realtà della diocesi, dal titolo: “COndividiamo VIte Donate. La cornice di senso del Covid–19”, in programma sabato 7 novembre, a partire dalle 16 presso la Cattedrale dei Marsi. Si tratta di un momento di riflessione, indirizzato a tutti coloro che, a vario titolo, operano nell’ambito sanitario e che nei mesi cruciali dell’emergenza epidemiologica sono stati particolarmente coinvolti.
“L’intento dell’appuntamento – dichiara don Enzo Massotti – non è fare il punto della situazione su quanto è stato fatto, su quali risorse abbiamo, né tantomeno sui protocolli in vigore; vuole essere, invece, un’occasione per mettere a fuoco il significato umano, etico e cristiano che si può cogliere dentro un tempo così difficile per tutti. Non di rado, agli operatori sanitari si chiede il massimo delle prestazioni, mentre li si ascolta poco sul significato, le provocazioni e gli effetti concreti di quanto essi vivono; ecco perché il nostro incontro ha come obiettivo quello di tentare una risposta di carattere esistenziale, alla luce delle testimonianze dei relatori, significativamente coinvolti in questo tempo di pandemia”.
Ad intervenire durante il pomeriggio di riflessione saranno: Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma per la pastorale della salute; la dottoressa Angela Corpolongo, originaria di Carsoli, che opera nella struttura, ormai nota a tutti, che è l’Ospedale Lazzaro Spallanzani; il vescovo dei Marsi Pietro Santoro. L’iniziativa si concluderà alle 18, con la celebrazione della Messa in Cattedrale, presieduta dal vescovo Paolo Riccardi.
“Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato”. Parte da questo versetto del Libro del Siracide la lettera che il vescovo Paolo Ricciardi, lo scorso luglio, ha scritto ai sacerdoti sulla cura pastorale delle persone malate e che sarà oggetto di riflessione durante il pomeriggio. Un testo che, ammette il presule, “era già pronto da tempo, almeno da Natale scorso”, ma che poi ha ripreso in mano e aggiornato a seguito della pandemia. “Questo periodo straordinario della storia – si legge infatti nella lettera – ci ha ricordato che, nell’ “ordinario” della vita, la malattia è sempre dietro l’angolo e che non c’è comunità in cui non ci siano persone malate o isolate, che meritano tutta la nostra attenzione sempre, non solo nei momenti di difficoltà per tutti”. Ecco, allora, il consiglio ai sacerdoti di “conoscere bene il gregge” che viene loro affidato, avendo cura in particolare delle pecore più deboli. “Nell’arco del mio sacerdozio – racconta il vescovo – ho fatto tesoro della testimonianza di tanti confratelli che si sono dedicati ai malati con fedeltà e tenerezza, ricordandomi che chi è padre ha un’attenzione privilegiata per i figli che sono nella debolezza fisica e spirituale”.
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