13 Gennaio 1920: il deputato Erminio Sipari celebra la Marsica a 5 anni dal terribile terremoto del 1915
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Marsica – Erminio Sipari (Alvito 1869 – Roma 1968) è spesso ricordato per essere stato il fautore e primo presidente del Parco nazionale d’Abruzzo, uno dei pionieri della conservazione...
Castello baronale dei Colonna (Avezzano)
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Aquiloniam, Cominium, Velia, Palumbinum ed Herculaneum: dove si trovavano le località citate da Tito Livio?
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È vero: Aquiloniam, Cominium, Velia, Palumbinum ed Herculaneum non sono località dell’Abruzzo. Però va anche detto che fino al 1963 l’Abruzzo e il Molise erano una sola Regione, ed ecco spiegato il mio...
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Giacinto De Vecchi Pieralice, un erudito tra il carseolano e Roma
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Due donne di Civita d'Antino ritratte nei pressi di Palazzo Ferrante dal famoso artista danese Kristian Zahrtmann nel 1904
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Come vestivano i banditi Scarpaleggia e Simboli
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La necropoli di Val Fondillo
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Inaugurazione della ferrovia Roma-Sulmona il 18 Luglio 1888: per la prima volta il treno attraversò la Marsica
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La necessità di una efficace bonifica integrale in tutta la Marsica (maggio 1929)

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Lavoratori al lavoro nei canali del Fucino
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Nei mesi successivi al Plebiscito, che per la maggior parte degli italiani rappresentò sicuramente una vittoria, il regime fascista entrava in una nuova fase: «era evidente che attraverso tali iniziative e tali trasformazioni Mussolini e il fascismo avevano, bene o male, dato ormai vita ad un nuovo tipo di regime politico […] destinato, per un certo periodo almeno, a non subire sostanziali modificazioni […] e potesse dedicarsi sempre più seriamente e sistematicamente a risolvere gli annosi problemi che assillavano la società italiana» (1).

Anche per la Marsica si disegnò la speranza di un necessario riassetto territoriale, mentre già dal 29 aprile 1929, «Il Popolo d’Abruzzo» annunciava che il ministero delle Corporazioni diretto da Giuseppe Bottai, aveva inviato nel Fucino l’avvocato Francesco Rubino, per cercare di risolvere le annose vertenze degli agricoltori (2).

Un lungo articolo, pubblicato in prima pagina da «Il Risorgimento D’Abruzzo e Molise» (maggio 1929), mostrò tutte le gravi necessità della zona, suggerendo al governo un’urgente «Bonifica integrale nella Marsica» da realizzarsi al più presto: «in un territorio compreso dall’ex Circondario di Avezzano che rappresenta in provincia di Aquila, la zona della maggiore importanza sia dal lato agricolo che economico. Ivi l’agricoltura si è da tempo avviata verso le forme moderne di produzione industrializzando i suoi prodotti e dando forte contributo all’esportazione». Con l’aiuto di questi importanti rilievi di carattere cronachistico, si può tracciare così una situazione d’insieme con dati molto espressivi. Basti accennare alla produzione di oltre: settecentomila quintali di bietole, quattrocentomila quintali di grano e un milione di quintali di patate, di cui oltre la metà erano destinate all’esportazione. Tutto questo per capire l’importanza del necessario e urgente intervento. L’intero comprensorio comprendeva trentasette comuni, con un’estensione territoriale di chilometri quadrati di 1.938, 64 e una popolazione complessiva di 131.566 abitanti, i quali vivevano esclusivamente con il lavoro e i redditi dell’agricoltura. Per quanto riguardava «Le provvidenze relative alla bonifica integrale, la Marsica si presenta con pochi problemi ben delineati, e, quel che è più, già compresi in epoche più o meno lontane quando le iniziative riguardanti l’agricoltura, specie se condotte in ambienti poco preparati erano destinate a naufragare». Per questi e altri problemi: «Le attuali disposizioni legislative trovano perciò nella Marsica tutta la possibilità di una pratica ed immediata applicazione» (3). Evidenti mancanze e necessità da attuare subito furono più volte denunciate da Rocco D’Alessandro, che presentò al governo le priorità assolute inerenti alle bonifiche idrauliche e agrarie, rimboschimenti, ricostruzioni di strade, arginamento di fiumi, aumento dell’irrigazione di terreni, ecc., tutti provvedimenti trascurati da oltre settanta anni dall’amministrazione Torlonia e dai vari governi (4).

La bonifica dei Piani Palentini, attraversati dalle varie strade Avezzano-Tagliacozzo, era pressante, poiché nella stagione invernale apparivano come un immenso acquitrino. 

Si trattava di oltre diecimila ettari di terreno pianeggiante, di natura alluvionale, argilloso – calcareo, convergente verso la Valle del Salto, attraversato dai torrenti Imele e Rafia che, senza una dovuta sistemazione degli argini, allagavano annualmente tutta la piana: «Ivi, infatti, la coltivazione del frumento, che si estende per oltre cinquemila ettari, è subordinata alle annate meno umide, mentre gli antichi prati avariati dal ristagno, rappresentano una coltivazione irrazionale». Bisognava sistemare anche il torrente Foce, che scaturiva dagli altipiani di Ovindoli e di Rocca di Mezzo, attraversando con un dislivello molto scosceso le fertili zone del tenimento di Celano, per poi riversarsi nel Fucino. I suoi danni erano ogni anno enormi, specialmente dopo il disgelo delle nevi, quando frane ed erosioni trasportavano a valle enormi quantità di detriti. Con un decreto reale del 3 novembre 1898 si cercò di intervenire e nel 1906, con decreto prefettizio si costituì un regolare consorzio per la sistemazione del torrente Foce. Furono eseguiti e collaudati vari lavori, che però nel 1910 rimasero distrutti da una grande alluvione. 

Da allora in poi, anche se furono avviate nuove iniziative dalle autorità prefettizie, nulla è stato possibile risolvere, mentre i danni causati dalle acque impetuose del torrente ogni anno aumentano sempre più. Alle opere più urgenti e necessarie si aggiungevano altre sistemazioni e bonifiche di minore importanza, già tenute in considerazione in passato. 

Ad esempio il risanamento della Piana di Ortucchio, che riguardava varie centinaia di ettari e la sistemazione del torrente di Trasacco. Per questi lavori occorreva costituire piccoli consorzi agevolati dalle recenti agevolazioni legislative. Anche il fiume Liri aveva bisogno di arginature e protezioni, ma l’opera più grandiosa del secolo era rappresentata dalla bonifica del Fucino, possibile solo con l’aiuto delle organizzazioni sindacali per trovare infine una soluzione in una proprietà molto frazionata, con pessime strade di accesso usate dagli agricoltori, con mancanza di case coloniche per cui, ogni sera, a fine lavoro, tutti i lavoratori erano costretti a uscire dalle proprietà dei Torlonia (5). 

Tuttavia, al momento, pretendere di dare al problema una soluzione semplice e immediata non era possibile, per non stravolgere radicalmente tutti gli stati di fatto «che il regime non se la sentiva di discutere neppure in via accademica», evitando così lo scontro diretto con i principi romani (6).

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il fascista, II. L’organizzazione dello stato fascista, 1925-1929, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, p.477.
  2. R.Colapietra, Fucino Ieri, 1878-1951, Ente Fucino, Stabilimento roto-litografico «Abruzzo-Press», L’Aquila ottobre 1998, p.163.
  3. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno XI – Num.874 – Roma, 2-5 Maggio 1929, Bonifica integrale nella Marsica.
  4. R.Colapietra, Ibidem.
  5. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno XI – Num.874 – Roma, 2-5 Maggio 1929, Bonifica integrale nella Marsica.
  6. R.Colapietra, Ibidem.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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