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L’emarginazione e la morte del Consigliere di Stato Camillo Corradini (31 dicembre 1928)

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L’emarginazione e la morte del Consigliere di Stato Camillo Corradini (31 dicembre 1928)
L’emarginazione e la morte del Consigliere di Stato Camillo Corradini (31 dicembre 1928)

Le pagine interne de «Il Messaggero» (1° gennaio 1929, Cronaca di Roma), evidenziano la seguente notizia, riportata in un piccolo trafiletto: «Ieri, dopo lunga malattia, si è spento in Roma il dottor Camillo Corradini, che per varie legislature rappresentò alla Camera dei Deputati il Collegio di Avezzano. I funerali avranno luogo oggi, alle ore 14, partendo dall’abitazione dell’estinto: Via Giovan Battista Martini,2» (1).

Scrive in proposito lo studioso Guido Jetti: «Un fonogramma della regia questura di Roma comunicava per notizia al capo della polizia Arturo Bocchini che, nella mattina del 31 dicembre 1928, l’ex consigliere di Stato dottor Camillo Corradini era deceduto nella propria abitazione romana di via Giovan Battista Martini. I funerali avevano luogo alle ore 15 del capodanno 1929, con la partecipazione di circa settanta persone» (2). L’impressione destata dalla scomparsa dell’insigne deputato fu minima, a livello politico e di opinione pubblica. Tuttavia, con l’aiuto di altri rilievi di carattere cronachistico (anche se alquanto misteriosi), risultò verosimile che, il giorno dopo, un «informatore abruzzese» si recò nell’abitazione di Corradini per cercare di portar via alla vedova Cesarina Oliva i documenti politici lasciati dal defunto. Questa decisa e frettolosa azione, non chiarisce affatto l’intera vicenda, soprattutto lo scopo fosse stato quello di farli pubblicare all’estero dalla stampa clandestina, per mettere in luce la dimensione morale dell’ex onorevole, già emarginato dal governo fascista. Evidentemente, l’intransigenza di Mussolini nei confronti di Corradini, lo escluse da qualsiasi attenzione dell’opinione pubblica avezzanese e marsicana che rimase estranea a qualsiasi intervento di commemorazione dell’insigne uomo politico.

Si trattò probabilmente della punta massima di isolamento toccata ad intransigenze politiche e personali esternate in varie occasioni dal deputato. Nel suo caso, pretendere di dare oggi risposte esaurienti alla disgraziata vicenda di Corradini, forse rimane ancora oggi un’illusione. La decadenza a «Consigliere di Stato», con avviso ufficiale ricevuto dalo stesso Mussolini l’anno prima, fu finalizzata all’esclusione di una nomina a senatore dello stesso. Certo, dopo l’avvento del fascismo la sua partecipazione alla vita politica e alle manifestazioni dei «miti fascisti» nella Marsica fu completamente assente, rendendolo indesiderato agli occhi delle nuove gerarchie di Avezzano, pur rimanendo la sua carica simbolica incompatibile con le generali direttive del governo nazionale. È noto come nel nuovo clima del 1928, il regime aveva ormai azzerato il pericolo di forti contraddizioni all’interno dello schieramento politico, dove l’unica volontà politica doveva essere quella del duce. Tuttavia, il senatore Frassati aveva sempre visto in Corradini: «uno spirito d’intelligenza quale derivava logicamente una pratica tolleranza verso gli avversari politici e un desiderio e uno sforzo di raccogliere i cittadini in un ideale supremo». Secondo lui, nel momento in cui si trovava ancora in carica fu «uno degli uomini di governo che non abbia perso il senso della dignità» (3). Tra queste diverse sfaccettature e deduzioni riguardanti l’insigne uomo politico avezzanese, il postulato di una fonte unica non è oggi più soddisfacente per conoscere i veri risvolti della sua vita e pretendere di restituirlo alla drammatica realtà senza incappare in facili campanilismi. Se tali sono stati i caratteri e la funzione del suo «imprudente operato» durante il regime fascista, non sorprende che, in una delle sedute al Parlamento, era entrato in netta contrapposizione sul delicato problema della milizia volontaria fascista, affermando che si stava facendo un’enorme confusione tra civili, esercito e agli altri corpi armati. Il nuovo passaggio di ufficiali e militari nel corpo della milizia, per lui fu una contraddizione, pensiero espresso attraverso sue personali convinzioni: «Una Milizia che professa precisamente quella orientazione politica, può essere influenzata dalle attitudini della sua compagine militare, dalla sua legge disciplinare circa la libertà del suo voto? Caso mai questa è vincolata da ben altre ragioni». Per l’occasione, aveva preso la parola dopo un emendamento presentato dall’onorevole Lazzari, che la commissione del governo aveva respinto, sospendendo ogni diritto elettorale a tutti i militi della milizia nazionale, sempre e in tutti i casi. D’altronde, il parlamentare, in quella sede, aveva ammesso che gli stessi militi erano ormai desiderosi di andare al servizio per il loro partito fascista in ogni paese d’Italia. Fu forse anche questo un esporsi troppo alla critica fascista e sicuramente un passo falso commesso dall’onorevole Corradini, già visto con sospetto dai vertici fascisti (4). In altri passaggi della sua complessa vicenda risulta che, dalle carte conservate nell’Archivio Corradini, il governo fascista era contrario «alla tendenza degli Ufficiali di partecipare alle assemblee fasciste». D’altronde, come ben specificava il Regolamento della milizia fascista del 3 ottobre 1922: «L’ubbidienza per questa milizia volontaria deve essere cieca, assoluta, rispettosa fino al culmine delle gerarchie, al Capo Supremo ed alla Direzione del Partito» (si veda un rapporto di Corradini a Bonomi, ministero della Guerra). Lo storico Gabriele De Rosa, insiste queste teorie tratte dai documenti ritrovati sia nell’Archivio Centrale dello Stato sia in quello di Corradini, carteggi che: «consentano di chiarire la questione della collusione dell’esercito e della polizia con le forse del fascismo» (5). 

Nell’insieme, secondo lo studioso Angelo Tasca, al di fuori di queste considerazioni, il complesso di documenti citati: «consentono di chiarire il rapporto di Corradini con le forze del fascismo». In questa sublimazione del totalitarismo, gli stanchi residui dello Stato liberale dovevano essere abbattuti con mano pesante, nei confronti di qualsiasi tipo di opposizione politica (6).

Dopo questo processo di fascistizzazione, ben visibile nella figura stessa di Mussolini, come ha scritto lo studioso Maurizio Viroli: «Il saggio Corradini aveva capito i termini del problema: il movimento fascista aveva carattere eversivo nel significato proprio del termine, vale a dire mirava ad impadronirsi del potere sovrano con mezzi illegali» (7).

D’altra parte, prima escluso dalla «Camera dei Deputati», progressivamente emarginato dalla vita politica, nel 1927 fu accusato proprio dal duce di legami «con elementi di tendenza sovversiva e con elementi massonici» e dichiarato, per questo, decaduto dalla carica di «Consigliere di Stato» (8). Questa sintesi interpretativa, infine, ci porta ad amare considerazioni finali, ricordando come nella seduta del 17 dicembre 1921, l’amministrazione avezzanese aveva dedicato la via centrale a Camillo Corradini, benefattore della ricostruzione; poi, il commissario prefettizio Ambrogio Gallo modificò, secondo le pressioni fasciste, la dedica del corso principale cambiandolo in Via del Littorio e, infine, fu proprio il podestà Orazio Cambise ad intitolarla Corso Umberto I. Solo in tempi recenti, le amministrazioni democratiche avezzanesi, intesero ridare un giusto significato al prestigioso nome di Camillo Corradini, ripristinando di nuovo la via con l’antico nome. Importanti, a suo tempo, furono gli elogi espressi dal regio commissario per la ricostruzione (Francesco Benigni) che, nella sua lettera di commiato alla Marsica, esaltò tutti gli interventi e le sollecitazioni di Corradini, quando era al governo Giolitti, per promuovere la necessaria rinascita dell’intero comprensorio. Da questa visione d’insieme, oggi non andrà peraltro sottovalutata la critica e la polemica per il busto dello statista, spostato recentemente da «Piazza Risorgimento» a ridosso delle scuole medie, con accanto due panchine. Ben più importanti rimangono le opere scritte dell’insigne avezzanese, tra cui citiamo: L’istruzione primaria e popolare in Italia. Le sorprese di un’inchiesta ufficiale, Milano 1910; La giurisdizione dei corpi consultivi e giurisdizionali nell’applicazione delle leggi sulla istruzione primaria e popolare, Roma 1911; Dei modi più efficaci per provvedere alla istruzione e alla educazione delle masse emigratrici prima dell’imbarco, ibid. 1911; Il carattere e l’azione dei Patronati scolastici istituiti dalla legge Daneo-Credaro e l’opera dell’Unione italiana per l’educazione popolare, in «La Cultura popolare», suppl. al n. 8, 1911; Le università popolari nell’ordinamento dell’istruzione popolare, ibid., n. 18, 1911; Patronati scolastici e obbligo scolastico, in Relazione della Commissione reale contro la delinquenza dei minorenni, Roma 1912; La scuola popolare, in «La Cultura popolare», n. 2, 1913.

NOTE

  1. Il Messaggero, Anno 51°- N.1° – Martedì, 1° gennaio 1929, p.6. La morte di Camillo Corradini. Il 17 luglio 1928 era morto anche Giolitti.
  2. G.Jetti, Camillo Corradini nella storia politica dei suoi tempi, Arti Grafiche Pellecchia, Atripalda (AV), settembre 2004, p.209. Sul ministro avezzanese si veda anche: G.Pagani, Camillo Corradini. Il grande avezzanese, Sulmona, Tip- La Moderna, 1978. Cfr. G.Tosatti, Corradini Camillo in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Le biografie dei magistrati (1861-1948), Milano, Giuffré, 2006, I, pp.1097-1110. Società per gli studi di Storia delle Istituzioni, ICAR (Istituto Centrale per gli Archivi,) Dipartimento della Funzione Pubblica, L’ombra del potere. Biografie di capi di gabinetto e degli uffici legislativi, a c. di Giovanna Tosatti, giugno 2016, Camillo Corradini (1867-1928), pp.73-79. 
  3. L.Frassati, Un uomo, un giornale Alfredo Frassati, Volume Secondo, Parte prima, Politica e Storia, raccolta di studi e testi a c. di G. De Rosa, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1979, Camillo Corradini, pp.238-240.
  4. Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura XXVI – 1ª Sessione, Discussioni – Tornata del 17 Luglio 1923, p. 10750.
  5. Il Movimento di Liberazione in Italia, Rassegna di Studi e Documenti, 57, Ottobre-Dicembre 1929, fasc.IV, Milano, G. De Rosa, Relazioni, Considerazioni storiografiche sulla crisi delle stato prefascista e sull’antifascismo, p.40.
  6. A.Tasca, Nascita e avvento del fascismo, in «Rivista Storica Italiana», fasc. I, 1952, p.114. Altra importante lettera in G. De Rosa, Considerazioni storiografiche sulla crisi dello Stato prefascista, sull’antifascismo, Storiografia dell’antifascismo, Lettera di Camillo Corradini del 2 ottobre 1922, diretta a Giolitti che contiene i termini di un interessante colloquio da lui avuto con Sturzo.
  7. M.Viroli, l’intransigente, Gius. Laterza & Figli, settembre 2013.
  8. G. De Rosa, Venti anni di politica nelle carte di Camillo Corradini, in «Rassegna di Politica e Storia», III (1957), n.29, pp.6-15; n.30, pp.17-32, n.31, pp.18-32. Cfr. Archivio Centrale dello Stato di Roma, Ministero Interno, Direzione Generale della  Pubblica Sicurezza, div. AAGGeRR (1914-1926): 1921 Giovanni Giolitti, p.100. Cfr. Giolitti e il fascismo: in alcune sue lettere inedite, in Appendice: venti anni di politica nelle carte di Camillo Corradini, Edizioni di «Storia e Letteratura», vol.4 di Politica e storia, 1957.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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