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E’ morto Vittorio Ferrari, nel 1963 fu testimone della sciagura aerea sui monti di Balsorano

All’epoca aveva 23 anni e fu il volontario che trovò il Dc-3 partito da Pescara che precipitò sul Monte Serra Alta. A bordo c’erano i dirigenti dell’Itavia
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Balsorano. Con lui se ne va un pezzo di storia della Valle Roveto. L’altra notte è morto, all’ospedale Spaziani di Frosinone, all’età di 76 anni, Vittorio Ferrari.

Ferrari era originario di Sora ed era molto conosciuto anche nella Valle Roveto. Nel 1963, a soli 23 anni, fu testimone della sciagura aerea che vide sui monti di Balsorano, otto morti. All’epoca, come volontario, non appena partirono le ricerche, si avviò per le impervie vie di montagna che da Sora e arrivano a Balsorano e fu lui poi a fare il triste ritrovamento.

A gennaio di quest’anno era stato ospite nella presentazione del libro dello storico ciociaro Vincenzo Viola e portò la sua testimonianza davanti al gremito pubblico che si ritrovò al Municipio di Balsorano per ascoltarlo.

Nel disastro persero la vita i tre membri dell’equipaggio: il comandante Ernesto Roggero (46 anni), medaglia d’oro al valore militare e istruttore dell’Itavia; il secondo pilota Erminio Bonfanti (25 anni) e l’assistente di volo Luigi Palitta (21), nonché i cinque passeggeri: Guido Mancini ((36), vicepresidente dell’Itavia; Marvin Walter Gelber (36), un ingegnere americano di origine tedesca, amministratore della “Camiceria Adriatica” di Chieti Scalo; Nicolò Marcello (23), nobile veneziano, allievo ufficiale della Scuola di Ascoli Piceno; Marco Di Michele (50), cancelliere del tribunale di Pescara; Leonbruno Angeloni (26), sottufficiale dell’Aeronautica militare.

Sulle pagine del forum www.montiernici.it si legge la descrizione di quel giorno lontano ormai 44 anni fa, fatta a Francesco, l’amministrazione del sito.

Proponiamo anche ai lettori di Terremarsicane questa lettura:

Primo pomeriggio di domenica 31 marzo 1963. Vittorio Ferrari è a Sora pronto a partire per Frosinone dove Giulio Andreotti avrebbe inaugurato una struttura pubblica. Un suo amico gli parla di strane luci avvistate nella tarda serata, 20.30/21.00, del giorno precedente, bagliori sinistri oltre la cima di Monte Serra Alta, lato Abruzzo/Balsorano ,visibili nonostante il brutto tempo… Intanto le voci della scomparsa del DC-3 dell’Itavia partito da Pescara e mai arrivato a Ciampino si moltiplicano… Vittorio ha un sussulto. Troppo strane quelle luci da poter essere scambiate per fulmini e quell’aereo scomparso, poi…Solo una coincidenza?!… Vittorio non ha dubbi. Corre alla caserma dei Carabinieri e dopo non poca insistenza riesce a parlare con il capitano Zappi. Gli parla della sua intuizione e riesce a convincerlo ad inviare in esplorazione una decina di Carabinieri. Verso le ore 19.30/20.00 un gruppo di militari ed alcuni frati partono dal convento dei Frati Passionisti di Sora per effettuare un sopralluogo “alla Serra”. Niente, dell’aereo nessuna traccia. Troppo forte la convinzione di Vittorio, troppa la sua conoscenza del posto. Prepara un pezzo di pane, vino e formaggio e l’indomani, di buon ora, in compagnia di un amico decide di partire alla ricerca dell’aereo. Durante la faticosa salita i due amici incontrano un gruppetto di ragazzi i quali, in cambio di un po’ di cibo per rifocillarsi, decidono di partecipare alla ricerca dell’aereo. Ormai inizia a far tardi. Le giornate sono ancora corte, il tempo è pessimo e l’amico di Vittorio sceglie di tornare indietro. La ricerca continua, lunga e faticosa tra la neve alta ma dell’aereo nulla…

Ore 16.30 di lunedì 02 aprile 1963. Vittorio ed i suoi amici ormai vinti dalla fatica e sconfortati per la vana ricerca decidono di tornare a Sora. Non per la strada già fatta ma per la cresta così da accorciare il tragitto ed evitare di affondare nella troppa neve. Circa un terzo del percorso. Vittorio si ferma per riprendere fiato, si gira rivolgendosi per l’ennesima volta a Monte Serra Alta ed… ecco che la sua attenzione viene prepotentemente catturata dalla “V” rossa dell’ala del DC-3 ora così evidente nel candido biancore della neve… Superato quell’attimo di sbigottimento gli amici si precipitano verso il relitto. Un primo tentativo fallisce. Troppo uguali dossi e vallette. Tornano indietro. Riprendono i punti di riferimento e questa volta ecco il relitto dell’aereo. All’approssimarsi del velivolo gli amici di Vittorio si fermano. Il timore riverenziale per quell’evento così eccezionale quanto drammatico impedisce loro di proseguire. Solo Vittorio, il più grande di tutti nonostante i suoi appena 23 anni raggiunge il relitto. Il suo racconto, finora lucido ed appassionato sì fa più greve, partecipato… Lamiere contorte e bruciate, corpi straziati… quanto dolore…. Poco distante dal relitto i corpi del pilota e del copilota che nell’estremo tentativo di segnalare la posizione dell’aereo avevano appeso ad un faggio una sciarpa ed un cappotto… E’ triste raccontare quei momenti drammatici… Presi scarpa e cappotto Vittorio ed i suoi amici iniziano il mesto ritorno. Circa a metà strada incontrano una pattuglia dell’aeronautica alla quale comunicano di aver trovato l’aereo indicandone la posizione. Il comandante della pattuglia pretende che gli vengano consegnati sciarpa e cappotto. Vittorio si rifiutò di consegnare quanto richiesto. Ricorda, Vittorio, che a seguito di tale diniego nacque una breve discussione..e ricorda anche, e bene(!), come fossero ben equipaggiati e come disponessero di cibo e bevande…ma che non ne offrirono assolutamente a loro che dal mattino presto infreddoliti ed affamati ancora giravano in montagna… Raggiunto il convento dei frati Passionisti Vittorio viene accompagnato da uno di loro, un suo amico, al campo sportivo di Sora dove era stato allestito il campo base delle operazioni di ricerca. Qui un vigile urbano, un collega di suo padre deceduto soltanto qualche mese prima, lo invita a recarsi alla stazione Carabinieri di Sora. Saputo del ritrovamento del relitto aereo il capitano Zappi organizza immediatamente i soccorsi allo scopo chiedendo consigli a Vittorio.

Questi, spiegata la posizione dell’aereo, l’asperità del terreno e le avverse condizioni climatiche, intuì che soltanto con i muli si sarebbe potuto raggiungere la zona e trasportare in città le salme, per cui Zappi lo incaricò di reperire bestie in numero sufficiente. L’indomani mattina, alle ore 4, dal convento dei frati Passionisti parte la mesta spedizione di recupero con al seguito 20 muli Arrivarono sul luogo del disastro alle 8 recuperando i cadaveri delle sfortunate vittime caricandole sui muli con barelle costruite sul posto con i rami dei faggio… Questo il racconto appassionato ed a tratti commosso di Vittorio. Interessante la sua ricostruzione dell’incidente secondo la quale l’aereo urtò con l’estremità dell’ala sinistra un enorme faggio che, come un perno, provocò lo schianto al suolo del velivolo. E quella punta di ala, sostiene Vittorio, è ancora lì, conficcata in quel faggio. A primavera ti ci porterò, mi dice… Per la sua impresa Vittorio venne pubblicamente ringraziato dal Sindaco di Sora e dal Prefetto di Frosinone consolidando quella stima ed ammirazione che già, a soli 23 anni, si era guadagnato tra i suoi concittadini… Un’ultima curiosità. All’esito delle indagini, l’Itavia inviò un telegramma a Vittorio nel quale, comunicandogli appunto la fine dell’inchiesta interna, lo informava che il relitto aereo rimaneva nella sua completa disponibilità…

I funerali di Ferrari sono stati celebrati ieri a Sora, nella chiesa di Santa Maria Porta del Cielo.

Ferrari lascia tre figli: Loreto, maresciallo  del carabinieri (M.A.s.UPS), comandante della stazione di Gioia dei Marsi, Tiziana, assistente capo della polizia stradale di Frosinone e Valentino, chimico di un’azienda di Frosinone.

 

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