Una grossa cavità naturale posta sul versante acclive della Serra di Celano
Sopra la parte sommitale della rocca della Turris Caelani, sotto una grande sporgenza rocciosa del versante meridionale della Serra di Celano, è posta una cavità naturale conosciuta come Grotta di Sant’Agata.
Situata a circa 1.215 m di quota, si presenta come un grosso riparo roccioso che in passato veniva usato anche come nascondiglio dai pastori per sfuggire dalle insidie dei due conflitti mondiali.
È probabile che il toponimo ‘Sant’Agata’ derivi dalla chiesa di Sant’Agata che il Corsignani, con la chiesa di San Bartolomeo, citava nella I parte della Reggia Marsicana.
Pietro Antonio Corsignani nel 1738 scriveva: “Era questo [Celano del Monte Tino] per la sua altezza quasi inespugnabile, ….con che dalla detta cima alla falda del Monte verso il Fonte di Oro stendevasi. La Chiesa di San Bartolomeo che dimostra le antiche reliquie, era nel mezzo della Terra, e più sopra giaceva il Forte Castello, del quale miriamo ora non senza dolore le vestigie nelle frante mura vicino al disfatto Tempio di Sant’Agata”. (Reggia Marsicana, pag 461).
La grotta-riparo, i ruderi della chiesa e il piccolo vicolo che collega le ultime case di Coste Aia con il sovrastante settore orientale dell’incastellamento medioevale dell’Antica Celano sono le testimonianze del culto di Sant’Agata nel centro marsicano.
Numerose scritte sulle pareti della grotta dimostrano una frequentazione continua durante il secolo scorso.
La devozione per sant’Agata protettrice contro i pericoli del fuoco si diffuse durante il medioevo.
Il nome Agata deriva dal vocabolo greco ‘agathos’ che significa: buono, gentile, nobile.
Sant’Agata è stata una delle martiri più venerate dell’antichità cristiana, fu messa a morte durante la persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Decio (249-251) a Catania, per non avere mai tradito la professione della sua fede cristiana.
