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13 novembre la festa degli “Uomini Buoni”marsicani, un racconto in ricordo dei sarti pescinesci

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NECROLOGI MARSICA

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Foto di Andrea Cordischi

Testi di Alvaro Iacone

Dopo l’unita d’Italia i sarti di Pescina per distinguersi dalle altre categorie artigianali chiesero alla Curia Vescovile dei Marsi di inserire nel calendario delle feste patronali il giorno della fratellanza.
L’originalità della richiesta suscitò interesse della Curia, l’atto presentato era firmato “Uomini Buoni”.

L’insolita richiesta diventò oggetto di attenta valutazione considerato che i richiedenti erano degli autentici buongustai e festaioli. Le autorità religiose dell’epoca, nel loro saper fare, pensarono di dar loro come protettore un nome simbolo di golosità e di generosa fede cristiana.

La benedizione non si fece attendere e i sarti di Pescina furono autorizzati a festeggiare il nome ’Buonomo’, con obbligo di versare annualmente una cifra simbolica alla Curia che aveva onorato la categoria sartoriale. Il documento storico in oggetto, che istituiva il riconoscimento, veniva consegnato alla sartoria Piccione che in passato aveva fatto opere di beneficenza a favore della Casa degli Orfani in data 03.11.1899. L’originalità dell’atto era stata opera dell’incisore Settimio il Pescinese dal titolo la ”Vestizione degli Angeli”. Il documento firmato dalle massime autorità religiose del paese e andato disperso nel terremoto del 13.01.1915. Dopo questa calamità non pagarono più la tassa simbolica alla Curia.

All’epoca i sarti di Pescina non conoscevano la storia di questo glorioso nome tanto e vero che era costume dei sarti chiamarlo ”Santomobuono’.

13 novembre: si celebra Santo Omobono Tucenghi, protettore dei sarti

Significato storico del nome Secondo una mia ricostruzione storica il titolo Buonuomo faceva parte del linguaggio paesano dell’epoca; ma i sarti di Pescina scelsero Sant’Omobono come Protettore della categoria. Oggi possiamo affermare che le autorità religiose sapevano guidare i loro fedeli, uomo buono ha un grande significato ispira fiducia e rispetto, persona semplice, pacifica, bonaria tanto da essere accettato come protettore. Nel territorio della Marsica questo nome veniva usato come simbolo di potere economico: in passato una grande famiglia di nome Buonuomo era stata proprietaria di feudi nelle zone di S. Pelino, Paterno, S. Iona, S. Potito, Ovindoli e in diverse altre zone. Nel carsolano ed in alcune zone dell’aquilano il nome 1° troviamo nella valle di Pereto e Valle Bona.

Nella Marsica troviamo Monte Uomo e Valle di Monte Uomo confinante con Mallevo; Monte Uomo da cui deriva la serra di Valle Uomo e Monte di Valle Uomo e in tanti atti notarili dove alcune contrade portano il nome di Uomo Buono. L’arte del cucito Oggi a distanza di un secolo i sarti di Pescina non hanno dimenticato i tanti colleghi che in passato hanno dato vita al capodanno della moda pescinese. Nel gennaio 1901 a ridosso della vecchia torre, un vicolo senza nome, divento via dei sarti; in questo spazio al suono degli ottoni della nostra gloriosa banda musicale i sarti di Pescina misero in mostra tutta la loro bravura con m’autentica sfilata di moda, in questa occasione venne presentato il primo cappotto a ruota pescinese con bavero ricoperto con pelliccia di capretto nero e copricapo dello stesso colore. Per diversi anni questa moda e stata molto apprezzata, con ”; il passare del tempo la moda del cappotto a ruota fu ribattezzata con un soprannome molto suggestivo: cappotto contro la tramontana.

Anno di grazia 1902, befana Buonomo lo spirito di solidarietà lo manifestarono il giorno della befana e per la prima volta davanti al porticato della cattedrale dei Marsi distribuirono la befana nel nome Uomobuono creando in paese un’atmosfera di grande euforia, tanto che il clero parlo di questa iniziativa ringraziando pubblicamente. In questa occasione la sartoria Nicoletta presento in piazza Duomo le tuniche della fede, utili al travestimento per la processione del venerdì santo regalando alla Madonna del Rosario coperte ricamate di stelle, dimostrando di essere degna seguace della tradizione Buonomo.

Anno di grazia 1903 La famiglia don Pio, proprietaria della chiusa in Capo la Costa e della zona circostante, mise a disposizione dei sarti un locale idoneo alle necessitò dei Buonomi: in seguito il locale venne ribattezzato ”Casa dei Sarti”. Per diversi anni alcuni fondazioni umanitarie nate sotto il nome Sant’Uomobuono operarono in paese e nel territorio circostante in attività caritatevoli e di sostegno aiutando gli orfani e le tante famiglie bisognose e nel nome di Uomobuono venne istituita la figura del mediatore, con delega di regolare il flusso degli animali durante le fiere.

Dal 1903 al 1915 le macine dei mulini lungo il fiume Giovenco macinarono più grano che granoturco, il commercio era molto fiorente tanto che lo scalo merci della stazione di Pescina era il più importante dalla linea ferroviaria Roma – Pescara e ogni giorno le farine dei mulini del Giovenco venivano spedite alla volta di Roma.

Anno 1915 il paese viene distrutta un violento o terremoto provocando la morte di circa mille persone altri eventi misero a dura prova l’animo dei pescinesi le tante contraddizioni sociali dell’epoca diventarono oggetto di accanite discussioni tutti cercarono di far valere le proprie ragioni il paese distrutto fu abbandonato da tutte le famiglie più facoltose il clero per tradizione cristiana benediva i morti cercando di consolare i vivi il vescovado rimasto privo della propria sede lasciò il paese, il fiume Giovenco a ridosso della selva di S.Antonio era sprofondato nelle viscere della terra e i mulini lungo il suo percorso smisero di funzionare. I giovani pescinesi scampati al terremoto, una forza per ricominciare a sperare, furono richiamati a difendere l’Italia in guerra.

Questa piccola ricostruzione storica degli eventi ha lo scopo di trasmettere ai posteri la tragedia vissuta dal nostro paese e dal popolo Marso con una semplice poesia:

13.01.1915 ore 07.44 un attimo, un inferno
l’urlo sale in cielo, il sangue bagna la terra
la disperazione non consola
il pianto non basta, la forza è impotente
nel lamento muore senza aiuto
un figlio, una madre, uno sconosciuto.
E’ sera in una capanna seduti sulla paglia
nessuno dorme, nessuno parla, nessuno piange.
Le mani sanguinano, il freddo paralizza la fame morde,
il terrore ha colpito la parola
ha annullato il pianto.
In quel deserto di pietre la notte si confonde con la morte
solo la forza dell’Ave Maria può consolare i vivi
e una campana in onore dei morti

Gli anni della ricostruzione 1916-1929, Il paese mene trasferito in contrada Alto le Vigne dove vennero costruite le famose baracche ricovero in attesa di altre soluzioni dopo dieci lunghi anni le autorità consegnarono ’ scuole ed il nuovo Comune. Dieci lunghi anni di attesa nella speranza di tornare a vivere dignitosamente. In questo periodo alcuni maestri dell’arte sartoriale per mancanza di lavoro furono costretti a cambiare mestiere l’arte del cucito aveva perso il suo valore, alcuni maestri sarti emigrarono nelle americhe dove iniziarono una nuova vita di lavoro. Verso il 1929 un nostro collega sarto scrisse una lettera al nostro Comune, voleva tornare nella sua Pescina.

Il podestà dell’epoca chiamo a raccolta i sarti pescinesi, creò un comitato nel nome Buonomo e furono raccolti i soldi necessari per farlo tornare a vivere nella sua terra. Il contenuto della lettera aveva colpito la sensibilità del paese mettendo in evidenza la disperazione di un uomo senza patria, emigrante, da tutti abbandonato senza una strada in giro per il mondo come un vagabondo tormento, fame e disperazione annullano ogni persona vorrei parlare con Sant’Uomobuono.

Onore a chi merita. E’doveroso ricordare un grande pescinese il dr. Serafino Rinaldi che nell’anno delle sofferenze mise a disposizione del popolo pescinese il suo ospedale e alla fine dei suoi giorni regalò lo stesso al Comune di Pescina affinché i poveri venissero curati gratuitamente. Questa pescinese era un uomo buono io questo periodo nasce in paese la carta che istituiva l’elenco dei poveri. Il terremoto, la spagnola e altri eventi avevano messo a dura prova l’animo delle popolazioni marse.

Oggi dopo tanti anni possiamo affermare che le condizioni di vita nella zona sono migliorate e si respira una tramontana più umana grazie al sacrificio e alla volontà di uomini veri, quel lungo elenco dei poveri e scomparso, Pescina nel suo piccolo è stata e rimane un paese di grandi pensatori che aspettano e sognano un mondo più umano, il nostro Ignazio in un suo scritto parla di un Buonomo capace di regalare un capretto per le feste pasquali ma ricorda che lo stesso personaggio se era di cattivo umore era capace di menar le mani: il suo esempio rispecchia il carattere dei tanti pensatori del suo paese capaci di rifiutare ogni compromesso per vivere la loro vita nel segno della libertà. I sarti di Pescina eredi di questa antica tradizione con il loro saper fare riescono a mantenere alto il prestigio dell’arte del cucito.

Oggi la stirpe dei sarti e orgogliosa di aver ereditato questo grande nome e o ’ anno in novembre i superstiti seguaci di Buonomo si riuniscono per onorare i vivi e i morti e nel nome Sant’Uomobono riescono a ritrovare un giorno di vera tranquillità. Questa festa simbolo di amicizia ha da sempre stimolato i tanti partecipanti; i colleghi sarti che non vivono nella nostra zona non hanno dimenticato le loro origini del loro protettore e ogni hanno tornano nella loro Pescina per onorare Sant’Uomobono.

Con con orgoglio possiamo affermare che la festa  unica al mondo Uomobono ha fatto il suo miracolo. Basta una volta sedersi insieme ai tanti partecipanti intorno a quella grande tavolata che il ristorante ’ ”Valle del Giovenco” prepara per i seguaci di Buonomo dove ospitalità e servizio si mescolano con la vera amicizia; una volta intorno a quella tavolata piena di ogni ben di Dio ti senti orgoglioso di aver partecipato e di poter raccontare ad altri le emozioni di un giorno particolare. In questa occasione è facile ritrovarsi, l’amico di gioventù o il vecchio principale stimolano i ricordi di una vita vissuta nella semplicità in un paese che si ritrova nel nome Uomobuono.

Tutti i partecipanti per dare un motivo alla festa cercano e danno il meglio raccontano le loro storie usi e costumi del luogo in cui vivono vengono messi in grande evidenza. Si parla di cultura di lavoro e delle tante cose che i tempi moderni ci obbligano a seguire senza dimenticare che Uomobuono è presente spiritualmente a tavola. Da anni si racconta sempre un episodio diventato storico erano gli anni della guerra la fame e la miseria regnavano in ogni paese e in molti non sapevano quale santo pregare, la dura realtà del momento annullava qualsiasi iniziativa chi riusciva a non poteva considerarsi un fortunato la gente camminava pensierosa e tutti avevano una strana sensazione: dal cielo poteva arrivare anche la morte. Una sera un gruppo di sarti riuniti m una cantina alzarono i bicchieri nel segno dell’amicizia e intonarono il canto dei cucitori in quel momento di euforia decisero che nulla poteva impedire la loro festa nemmeno la carestia e la guerra.

Anno di grazia 1946, In Località Pignanici un Buonomo per festeggiare lo scampato pericolo della guerra appena terminata invitò tutti i sarti di Pescina alla festa della panonta mettendo a disposizione dei sarti un maiale e una botte di vino Pescinese dando agli stessi la facoltà di sentirsi padroni. I sarti accettarono l’invito e in questa occasione venne presa una decisione molto importante nelle conviviali Bonomo potevano partecipare amici e parenti di ogni sarto pescinese.

 

 FOTO di Andrea Cordischi

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