Home Attualità Ventisei ore d’attesa sulla barella: muore dopo il trasferimento

Ventisei ore d’attesa sulla barella: muore dopo il trasferimento

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Avezzano – Più di due giorni di agonia tra gli ospedali di Avezzano ed Teramo, per morire di tumore che nessuno gli aveva diagnosticato. Come riporta Il Messaggero, queste sono state le ultime 56 ore di un malato terminale di cancro che il figlio, Lucio Perrotta di Celano, ha voluto raccontare in una lettera (scritta dopo un mese dalla morte che ha voluto rendere pubblica) al ministro della sanità Lorenzin per descrivere non solo il calvario del padre ma una sanità che non funziona «a causa dei tagli dei fondi disponibili.  All’ospedale di Avezzano c’è stato il dimezzamento dei posti letto e cosa ancor più grave la chiusura di Ospedali territoriali come Tagliacozzo e Pescina, che molto hanno fatto nel corso degli anni in termini di assistenza Sanitaria e cura dei pazienti».

E questo proprio nel bel mezzo di una polemica che è nata dopo la notizia che il manager della Asl Avezzano Sulmona L’Aquila, Rinaldo Tordera, non avrebbe i titoli per ricoprire tale ruolo. Lo ha stabilito il ministero e quindi a fine mandato, all’inizio del prossimo anno, dovrebbe andare via.

«Signora ministra, le voglio raccontare la storia di mio padre Giuseppe– scrive il figlio-, venuto a mancare circa un mese fa, il 29 Marzo 2017, causa del decesso tumore ai polmoni, mai diagnosticato. Trasportato in pronto soccorso, dove trascorrerà ben 26 ore in attesa di un posto letto che nessun Ospedale gli ha concesso, Celano, L’Aquila, etc., ma questa è un altra storia. Alle 6 di mattina di mercoledì 29, sempre al Pronto soccorso nuova crisi con rigetto di grande quantità di sangue. La Tac, come RX effettuati la sera prima, danno conferma di noduli al polmone. Spiegataci la criticità ormai irreversibile, decidiamo con tutti i sei fratelli d’accordo con mia madre, di trasferirlo all’unico ospedale disposto a ricoverarlo, a Teramo. Partenza alle ore 12:30 circa e arrivo alle ore 14:30. Alle ore 18 a causa di un’ultima e violenta crisi muore in pochi secondi».

Ma nel racconto che Perotta fa della malattia del padre torna indietro negli anni e lamenta che in precedenza non gli erano mai stati prescritti accertamenti più approfonditi per capire il suo stato. « Mio padre- continua la lettera- di acciacchi ne aveva, cardiopatico, diabetico, ma non è accettabile che il medico che lo teneva in cura stabiliva di volta in volta che tutti i suoi mali derivassero dalle sue patologie. Nel corso degli ultimi due anni, nessun accertamento specifico è stato richiesto e soprattutto prescritto. Chissà forse perché troppo costosi?». La lettera si conclude con un invito al Ministro della Salute a fare qualcosa per cambiare le cose.

«Non è eticamente corretto e giusto- conclude- e non possono e non devono permettersi di giocare sulle nostre vite e non dobbiamo permettere che altre persone subiscano questi atteggiamenti per poi rimetterci la vita. Nostro padre non doveva morire. Se vi era una sola possibilità di poter diagnosticare quanto stava succedendo al suo corpo, la si doveva trovare, o quantomeno provarci. In Abruzzo, come purtroppo in molte altre regioni italiane si assiste inermi alle gravi carenze sanitarie».

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Violetta Salvati (Iole)

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