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I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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La Marsica nel decennio napoleonico (1806-1815)

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NECROLOGI MARSICA

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Abolizione dei feudi, liberalizzazione della pesca nel lago Fucino, soppressione degli ordini religiosi e riordino amministrativo

Nel 1806 le truppe napoleoniche invasero l’Abruzzo che entrò a far parte del Regno di Napoli.
Dopo aver dichiarato decaduta la dinastia Borbone, Napoleone nominò suo fratello Giuseppe Re di Napoli.
Giuseppe Bonaparte rimase due anni sul trono napoletano prendendo provvedimenti di un certo rilievo.
Ma la sua azione politica si caratterizzò, in particolare, per la lotta ai privilegi ecclesiastici che sfociò nella soppressione di numerosi monasteri e dei relativi ordini religiosi.

Dopo soli 5 mesi da quando era salito sul trono, il 2 agosto 1806, promulgò la legge sull’abolizione dei feudi e fu proprio lui, con l‘emanazione della legge n. 132 dell’ 8 agosto 1806, a stabilire la divisione amministrativa delle province del Regno di Napoli.
Abolizione dei feudi e divisione amministrativa delle province
Il Regno di Napoli fu diviso in tredici province: Napoli, Terra di Lavoro, Principato Citeriore, Principato Ulteriore, Capitanata e Contado di Molise, Terra di Bari, Terra di Otranto, Basilicata, Calabria Citeriore e Calabria Ulteriore e i Tre Abruzzi.

I Tre Abruzzi
Nel 1807 l’Abruzzo venne diviso in tre province: Abruzzo Ulteriore I con capitale Teramo (con 190.916 abitanti); Abruzzo Ulteriore II con capitale L’Aquila (con 278.636 abitanti) e Abruzzo Citeriore con capitale Chieti (con 85.482 abitanti).
Ogni provincia era retta da un Intendente, divisa in distretti governati da Sott’ Intendenti che risiedevano nel capoluogo dei loro rispettivi distretti.

I nove Distretti
I distretti erano 9: Teramo e Penne nell’Abruzzo Ulteriore I; L’Aquila, Avezzano, Sulmona e Città Ducale nell’ Abruzzo Ulteriore II; Chieti, Lanciano e Vasto nell’Abruzzo Citeriore,

Editto di Saint Cloud
Il 5 settembre dello stesso anno furono estese le norme contenute dall’Editto di Saint Cloud su tutto il territorio soggetto alla giurisdizione napoleonica, compreso il Regno di Napoli.
L’editto definiva luoghi e modi per la costruzione dei cimiteri fuori dal centro urbano.
Molte di queste norme sono rimaste in vigore dopo la caduta del regime napoleonico all’interno delle disposizioni di “polizia mortuaria”.

Gioacchino Murat
Dopo l’Italia toccò alla Spagna: nel marzo del 1808 Napoleone ordinò la sua occupazione e successivamente nominò suo fratello Giuseppe Re di Spagna. L’opera anticlericale di Giuseppe Bonaparte continuò con Gioacchino Murat, cognato dell’ imperatore, a cui nel mese di luglio dello stesso anno fu assegnato il Regno napoletano.

Soppressione degli ordini religiosi
Con una serie di leggi emanate a breve distanza l’una dall’altra, Gioacchino Murat azzerava di fatto la complessa struttura monastico-religiosa del Regno.
Un anno dopo la sua incoronazione, emanò un decreto (7 agosto 1809) che completò la soppressione degli ordini religiosi.
Per capire le dimensioni e le conseguenze del provvedimento preso da Gioacchino Murat in tutto il Regno di Napoli, basti pensare che solo a Celano furono definitivamente soppressi il convento di San Francesco dei Conventuali, di San Cristoforo dei Cappuccini, di Santa Maria Valleverde dei Riformati, della Madonna del Carmine dei Carmelitani e il monastero di San Michele Arcangelo dei Celestini.

Caserme di militari nei monasteri e conventi soppressi
Nei monasteri soppressi furono collocate truppe militari e caserme della Reale Gendarmeria
A Celano, presso l’ex convento dei Celestini, nelle adiacenze del castello Piccolomini, fu istituita una Caserma di Gendarmi a Cavallo.
Per qualche tempo i militari furono ospitati nell’ex convento dei Celestini, poi però i locali risultarono insufficienti, tanto che la Gendarmeria fu trasferita nell’ex convento dei Carmelitani.

Liberalizzazione della pesca nel Lago Fucino
Il 13 aprile 1810 fu stabilito che l’uso della pesca spettava a tutte le popolazioni il cui territorio era bagnato dal lago Fucino e che i 16 comuni, con un totale di 17.874 abitanti, avevano diritto alla sesta parte del pescato.
Nel 1811 il comune di Celano aveva come frazione solo Paterno poiché Ovindoli, Santa Jona e San Potito si raggrupparono in un solo comune, così come Cerchio e Collarmele, che si costituirono poi in realtà comunali autonome.

Nel 1814 Celano, con la frazione di Paterno, era il comune della Marsica con il maggior numero di abitanti (4.859).

Dopo il Congresso di Vienna
In seguito al Congresso di Vienna (1814-15) il Regno di Napoli venne unito a quello di Sicilia formando il Regno delle Due Sicilie.
Il 13 ottobre 1815 Gioacchino Murat fu catturato e fucilato dai reparti borbonici a Pizzo Calabro ed il Regno di Napoli ritornò in possesso di Ferdinando IV di Borbone, che l’8 dicembre 1816 cambiò nome e prese il titolo di Ferdinando I, re del nuovo Regno delle Due Sicilie.

Fonti
Bonaventura Montani, Carta Geognostica del Distretto di Avezzano e sue adiacenze, Napoli 1854.
Raffaele Rosati, Madonna del Carmine di Celano, SiVA Montesilvano (PE) 1994.
Angelo Ianni, Ai piedi del Monte Tino, SiVA Montesilvano (PE) 2010.

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Angelo Ianni

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