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Il “ritorno” dell’orsa Gemma, PNALM: “Non possiamo insegnare agli orsi quanto sia rischioso avvicinarsi ai paesi e agli esseri umani”

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AbruzzoL’orsa Gemma è un’orsa di circa 24 anni classificata come confidente e nota per essersi resa protagonista, a partire dal 2001, di diverse incursioni ai danni di orti, pollai e altre strutture di centri abitati, occupando un’area vitale molto vasta che comprende l’alta Valle del Sagittario, la Valle del Giovenco e l’alta Valle del Sangro. L’orsa, per essere monitorata e controllata, è stata dotata di radiocollare a più riprese nel corso della sua vita e si è riprodotta 3 volte (nel 2005, 2008 e 2012).

In passato ha frequentato i centri abitati mostrando abituazione alla presenza di persone, ed è stata responsabile di diversi eventi dannosi a carico di allevamenti e produzioni agricole. Tuttavia, l’entità e la frequenza dei danni non è mai stata continuativa, né costante, anche durante le famose fluttuazioni delle risorse alimentari in Natura. Per lunghi periodi di tempo, infatti, Gemma è praticamente “scomparsa” dai centri abitati, alimentandosi e passando il suo tempo nella Natura selvaggia del Parco come tutti gli altri orsi non confidenti.

C’è stato più di qualche anno in cui molti cittadini di Scanno, non vedendola più in paese, si sono addirittura chiesti, (alcuni lanciando veri e propri allarmi!), se fosse morta, vista l’età. Per fortuna Gemma è viva, dimostrando ancora una volta che gli orsi sono molto più complicati di quello che immaginiamo e che come diciamo sempre: soluzioni semplici a problemi complessi, quasi sempre sono sbagliate. I primi danni imputabili a Gemma si sono verificati nel 2001 e il Comune che ha registrato il maggior numero di eventi dannosi è quello di Scanno.

Gemma è stata catturata la prima volta nel 2004 e munita di radiocollare per seguirne gli spostamenti e intervenire con la dissuasione qualora fosse stato necessario. Quella di Gemma è una storia molto lunga, che ci racconta molto degli orsi, del fenomeno della confidenza e delle conseguenze delle azioni umane. Come per tutti gli orsi le motivazioni che hanno spinto Gemma ad avvicinarsi ai paesi, non sono certo la mancanza di cibo in Natura, ma sono diverse e spesso interconnesse.

Fra tutte, la competizione sociale con altri orsi, il carattere del singolo orso e la possibilità di avere facile accesso a risorse alimentari di origine antropica senza dover “sudare” né litigare con altri conspecifici. Gemma nella sua storia ha visitato decine e decine di pollai fatiscenti, orti mal protetti e piante domestiche colme di frutti non raccolti. Inoltre, più e più volte a Gemma, seguendo la folle logica del “poveri orsi, hanno fame” è stato intenzionalmente lasciato del cibo, aumentando così la sua abituazione al rapporto con l’uomo e il condizionamento alimentare. Non riusciremo mai a comprendere cosa spinge alcune persone a compiere questi gesti così irresponsabili.

Nel corso di questi lunghi anni, soprattutto a Scanno, il Parco, l’allora Corpo Forestale dello Stato e le Associazioni come Salviamo l’Orso hanno messo in sicurezza un enorme numero di orti e pollai, svolgendo anche numerosi incontri con la popolazione per confrontarsi su percezioni, opinioni e scienza. Gemma fu addirittura oggetto di un referendum cittadino promosso da due gruppi che avevano posizioni opposte: infatti, dapprima venne promossa una raccolta di firme per chiedere il trasferimento e l’allontanamento dal paese anche per ragioni di pubblica incolumità. Subito dopo una seconda raccolta firme chiedeva l’esatto contrario, esprimendo la disponibilità dei cittadini a convivere con l’orsa confidente. La seconda raccolta di firme superò abbondantemente la prima, dimostrando che la maggioranza della popolazione, pur rappresentando i “fastidi” legati ad una presenza ingombrante, voleva condividere lo spazio con l’orso.

La tecnologia attualmente a disposizione non ci consente ancora di insegnare agli orsi quanto sia rischioso avvicinarsi ai paesi e agli esseri umani. Questi ultimi invece dovrebbero e potrebbero imparare che se si ha a cuore il futuro dell’orso – o quanto meno non si vuole che questo si aggiri in paese – la cosa più giusta da fare è limitare l’accesso dell’orso al cibo antropico adottando i giusti comportamenti. L’orsa Gemma dopo anni di presenze discrete e “silenziose”, negli ultimi 15 giorni è balzata nuovamente alle cronache “mondane”. Gemma è molto anziana e di sicuro meno aitante e attiva di altri orsi e orse giovani che si aggirano per le montagne del Parco.

Per lei tornare a visitare i paesi del Parco è stata forse la scelta più “scontata”, ora che più che mai deve dosare le forze, per prepararsi ad affrontare al meglio il suo 25esimo inverno (un orso vive circa 30, quindi 25 sono proprio tanti!) Purtroppo, però ancora una volta, abbiamo raccolto testimonianze di residenti che hanno visto cumuli di cibo lasciati lì apposta per l’animale, così come abbiamo nuovamente ascoltato le critiche di chi giustamente non vorrebbe che l’orso si aggiri in Paese e con i quali siamo totalmente d’accordo.

Quello che ci lascia sempre più stupefatti, però, è che anche dopo tutti questi anni (24 appunto!) ci siano ancora persone che continuano ad affermare che il Parco non faccia nulla per gli orsi in Paese. Quasi nessuno però si rende conto, che per evitare la confidenza (e il condizionamento alimentare) degli orsi ognuno deve fare la sua parte: proteggere pollai e orti, fare manutenzione alle misure preventive concesse gratuitamente, raccogliere la frutta, fare attenzione ai rifiuti ed evitare la “presenza neutrale” di tante persone con macchine fotografiche e cellulare, pronte a scattare foto e video, inconsapevoli (chissà!) di quanto questa continua esposizione neutrale all’uomo possa fare male agli orsi.

Perché: gli orsi che si abituano alle persone non sanno distinguere chi li ama da chi vuole fare loro del male. Il Parco, come abbiamo comunicato diverse volte, negli anni ‘90 ha provato a fare il supplemental feeding e non ha dato i risultati sperati. Sarebbe bello, ora, che le persone, residenti nel Parco e non, provassero a mettere in pratica tutte quelle azioni concrete che andiamo “predicando” da molti anni per meglio convivere con gli orsi, anche solo per avere un termine di paragone.

Solo allora, dopo un periodo di prova, in cui tutti facciamo la nostra parte sarà possibile valutare quali siano le azioni più efficaci per evitare che gli orsi si avvicinino ai paesi e quali no, altrimenti il rischio è quello di rimanere sempre nell’ambito delle opinioni. La convivenza è qualcosa di concreto da mettere in pratica, prima che un’opinione. Purtroppo, la confidenza di alcuni orsi all’interno delle popolazioni ursine è un fenomeno comune in tutti i paesi del mondo dove gli orsi vivono a contatto con gli esseri umani. Per una giusta convivenza, gli unici che possono fare la differenza, adottando misure e accorgimenti pratici e consapevoli, siamo noi!

Fonte: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
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Maria Tortora

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