Canistro – Sui fatti recenti che hanno visto il Tar dell’Aquila annullare l’aggiudicazione della gara alla Santa Croce e sulle polemiche che sono seguite alle dichiarazione del Sindaco Di Paolo, abbiamo posto alcune domande all’avv. Salvatore Braghini, che, come legale del Comune di Canistro, ha seguito la vertenza della concessione.
Avvocato, l’assessore regionale Campitelli ha restituito al mittente le richieste di dimissioni del Sindaco Di Paolo. Lei che ne pensa?
Finalmente, dopo una lunga indifferenza alle segnalazioni del Comune, sin dal novembre 2019, scopriamo che è operativo un assessorato regionale al governo del territorio. L’assessore Campitelli non si è mai degnato di rispondere e interloquire con il Sindaco di Canistro, rappresentante della comunità e del territorio in cui la fonte da affidare è ubicata. Eppure, sin dalla sentenza del gennaio 2016, in accoglimento di un ricorso del Comune, lo stesso Tar dell’Aquila aveva chiarito alla Regione che detto Ente conserva in tema di concessione delle acque minerali un interesse ordinamentale e non può essere escluso nell’attività di programmazione e procedimentale della Regione. Ma la giovane età dell’assessore ci induce ad essere clementi sulla sua scarsa conoscenza dei fatti pregressi.
Campitelli, però, non ritiene di essere responsabile dell’annullamento dell’aggiudicazione, ricordando la distinzione tra competenze dell’organo politico, deputato alla programmazione, e dell’apparato amministrativo, incaricato di gestire i procedimenti.
L’assessore si erge a divulgatore improvvisato di diritto degli enti locali. Viene da domandarsi se il nostro illustre assessore conosca anche l’art 53 dello Statuto della Regione Abruzzo, che, a proposito della separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione, che “Gli organi dell’Esecutivo regionale esercitano le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, definendo gli obiettivi e i programmi da attuare e verificano la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa e della gestione” (comma 1). Quale programmazione, indirizzo e vigilanza abbia riservato alla procedura per l’affidamento della Sponga l’assessore “competente” è sotto gli occhi di tutti. Forse non è questi a scegliere chi porre a capo di una commissione di gara, non designa il RUP, non assume la responsabilità del monitoraggio e della verifica dell’attività amministrativa?
Quali sono esattamente, secondo Lei, le responsabilità dell’assessore in questa vertenza?
L’organo politico programma, indirizza ma ha anche il compito di vigilare e di verificare l’operato dei dirigenti dell’amministrazione, ed è certo che tutte queste attività, nel caso, sono state del tutto fallimentari. Come spesso accade in questi casi, poi, lo scaricabarile è lo sport più praticato, ma i lavoratori, i cittadini e la comunità tutta di Canistro saprà ben discernere e valutare la gestione politica di questa vicenda!
Anche Colella è intervenuto sulla decisione del Tar dell’Aquila.
Si, e noto una certa strana sintonia tra l’esternazione dell’assessore e quella del sig. Colella, di cui mi sfugge, peraltro, il ruolo nella società Santa Croce, essendo l’amministratore unico tutt’altra persona, che non interviene mai pubblicamente. Anche questi, infatti, come l’illustre assessore, sbaglia nel qualificare il provvedimento del Giudice come ordinanza e difende a spada tratta l’operato della Commissione e del RUP. Arriva persino a stravolgere il contenuto della sentenza del Tar, affermando che non avrebbe accolto la parte del ricorso della San Benedetto spa e le richieste del Comune riguardo alla irregolarità fiscale della Santa Croce. Forse, preso da stanchezza, il sig. Colella non è arrivato a pagina 11 della sentenza, laddove il Tar afferma che “Anche il terzo motivo, con cui si lamenta che la Regione ha approvato la proposta di aggiudicazione pur in presenza di specifica segnalazione, proveniente dal Comune di Canistro, di presunti inadempimenti fiscali e contributivi, è fondato”.
Cosa ha deciso esattamente il Tar in ordine alle questioni sollevate dal Comune di Canistro nel giudizio?
Il Tar la pensa ben diversamente dal sig. Colella, che tesse le lodi di chi ha firmato l’atto dell’aggiudicazione alla Santa Croce. Stigmatizza severamente la condotta del RUP, che, pur avendo acquisito la documentazione da parte del Comune attestanti l’irregolarità fiscale della Santa Croce, non ha dato seguito alle necessarie verifiche, visto che, come precisa lo stesso Tar, soltanto dopo la chiamata in giudizio del Comune (fine marzo) ha formulato interpello all’Agenzia delle Entrate dell’Aquila in ordine alla posizione fiscale della società. La sentenza è un vero e proprio j’accuse, in quanto vi si legge che tale modus operandi “desta perplessità”, tanto più che l’interpello non veniva presentato all’Agenzia di Roma, dove la società ha la sede legale. Eppure, chiosano i Giudici, “dagli atti emerge, con meridiana evidenza, la carenza in capo alla controinteressata [Santa Croce] dei requisiti di partecipazione “, talché è evidente che la società non poteva e non doveva essere nemmeno ammessa alla gara.
Avvocato, come si potrà uscire da questa impasse?
Credo sia il momento di voltae pagina. La Regione metta mano ai provvedimenti conseguenti alle accertate violazioni fiscali della società Santa Croce disponendo la decadenza della concessione Fiuggino, altra vicenda che lascia basiti per la fallace gestione amministrativa e politica della Regione. Esiga il rispetto della legge regionale sullo stabilimento e sul marchio.
Cosa dovrebbe fare la Regione riguardo allo stabilimento?
Lo stabilimento fu costruito dal dr. Faroni con il 65 % dei fondi pubblici, la normativa regionale che disciplina le acque minerali contempla la possibilità per la Regione di riacquisirlo ai fini dello sfruttamento della concessione se, come stabilisce il comma 3 dell’art. 30 della legge, “le opere, pur eseguite a spese del concessionario, sono di proprietà della Regione unitamente alle aree espropriate, fatta eccezione per gli stabilimenti insistenti fuori del perimetro delle aree di rispetto assoluto, che non impediscano diverso e comodo sfruttamento della risorsa naturale”. La Regione deve decidere se nel caso dello sfruttamento delle acque della Sponga sia da rivendicare la proprietà dello stabilimento perché non vi è possibilità di un diverso e comodo sfruttamento della risorsa naturale, ovvero se la realizzazione di un nuovo stabilimento non sia gravosa. Segnalo che il Comune ha effettuato una variante del Piano regolatore individuando un’area in cui implementare un nuovo sito produttivo; dunque, delle due l’una, ma è la Regione, di concerto del Comune, a dover decidere.
E riguardo al marchio Santa Croce?
Riguardo al marchio la Regione dovrebbe intervenire per far cessare un’anomalia che si perpetua da anni, atteso che non si può commercializzare un’acqua minerale con un marchio della fonte di Canistro se imbottigliata altrove, disorienta i consumatori. Non a caso il D.lgs. 176/2011 prescrive che ad ogni acqua minerale naturale deve essere attribuita una denominazione propria, che la distingua nettamente dalle altre acque minerali naturali e che il nome di una determinata località può fare parte della denominazione di un’acqua minerale naturale solo se questa proviene da tale località. Più chiaro di così!
Il prossimo Bando di gara cosa dovrebbe contemplare?
Di certo che non può essere ammesso alla gara, o comunque senza essere penalizzato nei punteggi, chi ha dato prova di non essere affidabile. Ricordo che la Santa Croce ha visto annullare la sua aggiudicazione nel 2015 per irregolarità del DURC e oggi, dopo 5 anni, per irregolarità fiscale. Peraltro, la Corte d’appello dell’Aquila ha confermato la condanna della Santa Croce per non aver pagato agli ex operai 6 mensilità, trf e altri accessori.
E la politica regionale, cosa dovrebbe fare?
L’organo politico deve risolvere il problema dello stabilimento e del marchio. Deve implementare una programmazione efficace e assicurare un indirizzo volto a gestire e risolvere i tutti i nodi problematici di questa vertenza. Per tornare all’assessore Campitelli, si sbaglia di grosso a pensare che la questione sia meramente giudiziaria. E’ prima di tutto politica e sociale. Bisogna voltare pagina, devono capirlo anzitutto proprio i politici della Regione, ma le competenze in geografia di alcuni di loro, ed in materia di procedure ad evidenza pubblica da parte di altri, non fanno ben sperare.
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