Avezzano. Tre scosse di terremoto e la richiesta di pregare da parte di una lettrice. Don Aldo Antonelli, una delle voci più convinte e autorevoli anche dell’Associazione Libera, dice No.
Don Aldo, nella sua ultima pubblicazione su Huffingtonpost invita inevitabilmente a una riflessione. Non si può pregare Dio “contro” i terremoti. La prevenzione dell’uomo contro i fenomeni della Natura avrebbe più “senso”.
Lo scritto di don Aldo:
Tre grandi e terribili scosse: ore 10,25 magnitudo 5,3; ore 11,14 magnitudo 5,4 e 11,26 magnitudo 5,3.
Le avverto come paralizzanti mentre sto nel mio studio di Avezzano in provincia dell’Aquila e ne do notizia su facebook.
Un’amica commenta: «Don una preghiera Don».
Io, lapidario, rispondo: «per queste cose non prego!».
L’amica aggiunge: «Boh … va beh … scusi ma non la capisco … però .. va bene .. io prego sempre per tutto di solito ! ».
Poco più tardi, il sindaco di Accumoli (mi sembra, non ricordo bene), raccontando la situazione veramente disarmante di un paese distrutto e di gente martirizzata dalla neve, dal gelo e da queste continue scosse, pone la domanda, per me infelice ma imbarazzante per certi credenti la cui fede è più vicina al credulismo dell’impaurito che alla “Fedeltà” evangelica, pone la domanda: «Ma noi a Cristo che gli abbiamo fatto?».
Ecco, sia chiaro, per coloro che credono e per coloro che non credono e anche per coloro che credono di credere: il dio del Vangelo e il Dio della Fede cristiana non è il dio a guardia della metereologia e/o a garanzia dei fenomeni naturali. E’ il Dio che aiuta la coscienza del credente ad assumersi le sue responsabilità, ad essere cosciente delle sue limitatezze e a disporre di se stesso ai fini di una convivenza solidale. In questo contesto la preghiera non è una polizza di assicurazione contro gli infortuni e gli inconvenienti legati alle nostra precarietà e all’instabilità del creato. E’ piuttosto un accendere in sé la coscienza della propria piccolezza e la fiamma di una forza che sa farci stare in piedi e ci da speranza anche nelle sventure.
C’è troppa gente che crede di pregare ma in realtà parla solo con se stessa, trasformando la preghiera a mero psicologismo autogratificante. Non basta chiudere gli occhi e stare in raccoglimento per incontrare Dio!
Pregare significa anche questo: farsi provocare dalla storia e dagli eventi e mettere in discussione le proprie facili e fatue certezze. Nella preghiera è Dio che pone delle domande all’orante e non il contrario.
Il post originale di Don Aldo Antonelli è pubblicato su www.huffingtonpost.it