Home Attualità Maxi frode ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, sequestrati oltre 2milioni e 600mila euro a tre strutture private

Maxi frode ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, sequestrati oltre 2milioni e 600mila euro a tre strutture private

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I finanzieri della Compagnia di Avezzano, al termine di un’articolata attività d’indagine a contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per euro 2.651.769,00 emesso dal G.I.P presso il Tribunale di Avezzano, dott.ssa Maria Proia, su proposta del Procuratore della Repubblica di Avezzano dr. Maurizio Maria Cerrato, nei confronti di tre strutture sanitarie private ubicate nella provincia di L’Aquila e convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale.


Le attività d’indagine, generate dagli esiti di una penetrante attività d’intelligence, hanno consentito di individuare una ingente frode ai danni del Servizio Sanitario Nazionale perpetrata nell’esecuzione di interventi chirurgici nella branca dell’ortopedia vertebrale.
A seguito dell’acquisizione delle cartelle cliniche presso le tre strutture sanitarie private, veniva accertato che nelle richieste di rimborso, inoltrate al S.S.N., erano stati fraudolentemente utilizzati, codici di procedura previsti per rimborsi su soglie massime da parte della A.S.L.


Successivamente venivano acquisiti, in formato elettronico, presso la ASL n. 1, per il quinquennio 2016/2020, i dati afferenti a circa 12.500 ricoveri ed i verbali d’ispezione redatti dai Nuclei Operativi di Controllo nei confronti dalle tre case di cura private. L’analisi e la successiva elaborazione informatica dei dati acquisiti permettevano di individuare 572 ricoveri aventi le caratteristiche oggetto di interesse investigativo.


Di seguito, come concordato con il P.M. titolare del fascicolo processuale, grazie anche al contributo di un esperto neurochirurgo specializzato in fenomeni degenerativi della colonna vertebrale, dall’esame dei verbali chirurgici delle tre case di cura, sono stati individuati 368 casi, sul totale esaminato, non codificabili come interventi di “Artrodesi”, dai quali sorgevano rimborsi di soglia massima da parte del Servizio Sanitario Nazionale.


Alla conclusione della complessa indagine, durata oltre due anni, grazie alla rielaborazione dei codici di procedura essenziali per il rimborso degli interventi chirurgici effettuati sulla colonna vertebrale, si è giunti alla quantificazione delle ingenti somme di denaro oggi sequestrato.

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Violetta Salvati (Iole)

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