Soldati spagnoli e francesi
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I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Il culto di San Giorgio
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Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
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Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Il progetto di un nuovo grande canale collettore nel Fucino (maggio-giugno 1931)

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nuovo grande canale collettore nel Fucino (maggio-giugno 1931)
nuovo grande canale collettore nel Fucino (maggio-giugno 1931)

Il 3 maggio 1931, il giornale Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, con un titolo in grassetto comunicò ai lettori marsicani la costruzione di «un grande collettore ed una cascata d’acqua generatrice di forze», rilevando la grande importanza regionale e nazionale dell’opera. Allora, sembrò certo, come scrisse il cronista di turno: «che il Governo fascista, approvasse il piano di questa grande opera per sorreggerla nella sua prossima attuazione dei lavori» (1). In realtà, tale proposta era stata già avanzata «dalla Ditta principi Don Giovanni e Don Carlo Torlonia con disciplinare contenente gli obblighi e le condizioni cui dovrà essere vincolata la concessione della derivazione d’acqua di scarico del Fucino (1° salto)». Senza negare il valore dell’opera, nel bel mezzo delle travagliate vicende del governo fascista, il consiglio superiore dei lavori pubblici, con voto «n.1831, del 16 giugno 1923, ha ritenuto meritevoli di approvazione i progetti presentati dalla Ditta Torlonia, richiedendo che la Ditta Bombrini Parodi e la Società mediterranea di Elettricità coordinino o loro progetti con la nuova ubicazione progettata dalla casa Torlonia per lo scarico dell’emissario nel fiume Liri». 

Il progetto, ormai datato 10 dicembre 1922, fu presentato all’ufficio del Genio Civile dell’Aquila nel 1926. All’articolo primo (qualità e uso dell’acqua da derivare), si leggeva: «La quantità d’acqua da derivare dallo scarico del nuovo emissario del Fucino, in località Prato Franco, Comune di Civitella Roveto, potrà variare sino ad un massimo uguale e non superiore a moduli 100 (litri 10.000 al secondo), risultando la quantità media pari a moduli (litri 7400 al 1”). L’acqua sarà utilizzata a scopo di produrre energia elettrica per l’industria e l’illuminazione. Tali opere dovranno essere attuate in conformità al progetto stralcio 14 ottobre 1922, a firma dell’ing. Angelo Omodeo, che fa parte integrante del presente disciplinare […] Il canale di scarico nel Liri si eseguirà in località sita presso il casello ferroviario 61977,51, Comune di Civitella Roveto […] ». Considerando i tempi imposti dal rescritto, il piano doveva essere terminato entro sei mesi dalla data del provvedimento ministeriale (decreto reale 4 settembre 1925), pena la decadenza. Direttamente Interessati ai lavori della  ditta Torlonia furono i comuni di Civitella Roveto e Canistro (2). 

Con un secondo articolo molto polemico visto che ormai i tempi si erano notevolmente allungati (maggio 1931), capitolo indirizzato al direttore del giornale e scritto dal generale Perugino Bartoli, si precisò che, a due anni dalla scadenza, nulla era stato ancora fatto, anche se «il finanziamento dei 30 o 40 milioni verrebbe coperto con la concessione trentennale dell’energia elettrica» (3). Occorreva, quindi, iniziare i lavori al più presto, soprattutto per i grandi vantaggi che l’opera di bonifica avrebbe apportato nel territorio interessato; inoltre, gli effetti di questa importante opera, avrebbero impiegato manodopera per circa un migliaio di operai. Tra l’altro, il Bartoli, concluse l’articolo ribadendo: «È inutile che io mi dilunghi ancora in altre osservazioni, perché credo di avere sufficientemente profilato l’aspetto del problema e la necessità di una pronta decisione della casa Torlonia, perché sarebbe deprecabile che si arrivasse alla prescrizione senza che sia stata presa una soluzione definitiva» (4). 

Come afferma lo storico Costantino Felice: «La realizzazione di un piano completo di bonifica, con le annesse centrali elettriche, veniva considerata un’indispensabile presupposto per il compimento di quel programma agricolo-industriale che era nei sogni dei tecnici e politici avveduti fin dai tempi dell’Inchiesta agraria». Le sollecitazioni lanciate dal generale Bartoli e poi dalle massime istanze dello Stato fascista (Mussolini e Tassinari- ministro dell’Agricoltura), almeno all’apparenza, mostrarono: «particolare deferenza alla comprensione delle necessità del momento e ai doveri verso la nazione indicando la necessità che l’Eccellentissima Casa difendesse meglio il proprio ruolo nazionale attraverso una più capillare penetrazione negli organismi associativi e nei mezzi d’informazione. Ma non pare che questi inviti abbiano prodotto effetti» (5).

Tuttavia, in vista della costruzione di un nuovo canale di sbocco, rimase ancora funzionante il vecchio collettore del Fucino (località Le Paratoie), pronto a raccogliere tutte le acque provenienti dalla piana del Fucino, sia irrigue sia fluviali, terminando in località Borgo Incile presso Avezzano. Come sappiamo, il condotto, attraverso la galleria sotterranea Torlonia, sboccava nel fiume Liri sotto l’abitato di Capistrello. Con il supporto di altri numerosi rilievi, sappiamo che La stessa antica centrale idroelettrica, funzionò fino a fine maggio del 1944, quando le truppe tedesche la fecero saltare. 

Probabilmente, in pieno periodo del conflitto bellico, mediante la realizzazione del secondo condotto sotterraneo, fu attuata una centrale più a valle tra i comuni di Civitella Roveto e Canistro. Tali importanti innovazioni, indussero i tecnici di Torlonia a fare modifiche allo schema idraulico con necessarie variazioni consistenti nella costruzione di due canali «contro collettori», contigui a quello principale per alleggerire le portate defluenti e ridurre la cadenza necessaria per lo scolo del «Bacinetto». Queste indicazioni non devono far dimenticare che, le numerose difficoltà della guerra, permisero la realizzazione dell’opera solo nel 1942, quando la piana fucense fu finalmente dotata di un secondo emissario in galleria, utilizzato anche a uso idroelettrico (6).

NOTE

  1. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Roma, 3 maggio 1931, p.5. Un lavoro ciclopico nella terra del Fucino.
  2. Bollettino ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici, Anno XXVII – 1926. Parte prima e seconda. Leggi, decreti, circolari, comunicazioni e disposizioni sul personale, Roma, Stab. Tipo-Litografico del Genio Civile, 1926, pp.67-77.
  3. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX, Roma, 24 maggio 1931. Il nuovo canale collettore del Fucino sarebbe capace di sviluppare oltre 10 mila HP. di energia elettrica.
  4. Ivi, Anno IX, Roma, 21 Giugno 1931. Perché è necessario iniziare al più presto il nuovo canale collettore del Fucino. Un progetto due volte modificato e una terza rettifica in vista. 
  5. C.Felice, cit., p. 663.
  6. La complessità e la gravità di molte situazioni legate al territorio (vedi l’allagamento delle terre fucensi avvenuto nel dicembre 1939),delineano forti scompensi tra agricoltori e amministrazione Torlonia (principi Giovanni e Carlo). Per alcune importanti indicazioni al riguardo, si veda: Lo Stato operaio, Rassegna di politica proletaria, Mensile, Parigi, Anno 1, n.1, Marzo 1927- Anno XIII, n.12-15, Agosto 1939, Milano, Feltrinelli Reprint, 1966, La vita Italiana. I Signori della terra e delle banche, pp.140-141.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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