Home Attualità Aggressioni di cani ad Avezzano, L’altra parte del guinzaglio: “episodi molto più frequenti di quanto si pensi”

Aggressioni di cani ad Avezzano, L’altra parte del guinzaglio: “episodi molto più frequenti di quanto si pensi”

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Avezzano – Solo un paio di giorni fa, attraverso le nostre pagine, abbiamo dato spazio e segnalato una situazione che una cittadina aveva denunciato attraverso i social: una coppia di pitbull, liberi di vagare in zona piazza Castello ad Avezzano, aveva sbranato un gatto. La preoccupazione di molte persone è trapelata dai tanti commenti ricevuti e dal timore che due cani di grossa taglia possano rappresentare una minaccia anche per le persone.

A seguito del nostro articolo, abbiamo ricevuto una nota da parte del gruppo “L’altra parte del guinzaglio“, che vuole porre l’attenzione su dilagante fenomeno delle aggressioni da parte di cani.
Di seguito il loro messaggio:

“Purtroppo, questi fenomeni sono in preoccupante aumento, tanto da divenire una questione di sicurezza sociale. Considerate che oggi si contano 70.000 casi l’anno in Italia, un numero enorme, una vera e propria piaga sociale che, in mancanza di vere e proprie normative, mette a repentaglio l’incolumità delle persone e degli altri animali d’affezione. Nei 3 anni di vita del Gruppo, abbiamo monitorato avvenimenti riportati dalla stampa e raccolto testimonianze di persone vittime di aggressioni, constatando purtroppo che gli episodi sono molto più frequenti di quanto si pensi e che molte volte non vengono denunciati o segnalati.

Analizzando la straordinaria mole di informazioni raccolte, constatiamo che le aggressioni più frequenti avvengono a causa di custodie irresponsabili di cani con potenziale morso pericoloso (condotti senza guinzaglio, sfuggiti dalle abitazioni, sguinzagliati in passeggiata) su suolo pubblico, in centro città o zone urbane. La cronaca ultimamente ha riportato episodi gravi di aggressioni anche alle persone nelle abitazioni, a podisti, a ciclisti. Le povere vittime rimangono gravemente ferite, molto spesso perdono la vita; il conduttore rimane ferito fisicamente nel tentativo di salvare il proprio cane riportando danni profondi anche a livello psicologico, tanto da dover intraprendere un percorso psicoterapeutico.

Il problema più grande riscontrato è che ci troviamo di fronte a proprietari non informati sull’attitudine di razza del proprio cane, che non hanno seguito un percorso di educazione e addestramento, che affidano la conduzione a familiari incapaci di gestire il cane o che non hanno stipulato un’adeguata assicurazione e non hanno dotato il cane di microchip per cui si dileguano senza farsi riconoscere dopo l’aggressione. La scarsa informazione da parte dei proprietari sulle caratteristiche di razza e sulle esigenze etologiche dell’animale genera un altro allarmante fenomeno: le rinunce di proprietà. Il cucciolo acquistato con superficialità e inconsapevolezza, una volta divenuto adulto si rivela impegnativo e finisce con il passare la sua vita dietro le sbarre di un canile con la scarsa probabilità di venir adottato e con un costo importante per tutta la collettività.

Solo L’Ordinanza Martini del 2013 ha affrontato in parte il problema ma non basta: troppo spesso le autorità competenti alla prevenzione e al controllo non intervengono anche se chiamate in causa; addirittura, cani recidivi da altre aggressioni vengono valutati dalle ATS come “non pericolosi” e reinseriti in società. Questa situazione di mancanza di prevenzione, assenza di controllo e di sanzioni, superficialità e deresponsabilizzazione dei proprietari genera il dilagare di questi fenomeni aggressivi tanto da indurre molti proprietari di cani a ridurre tempo e qualità delle uscite con i propri amici a quattro zampe nel timore di incontrare cani incustoditi e potenzialmente pericolosi.

Allora è necessario interrogarsi su cosa possiamo fare per arginare e contrastare il fenomeno?
Cosa possono fare le Istituzioni?
Quanti altri cani devono finire dietro le sbarre di un canile?
Quante altre vittime dobbiamo piangere affinché si sveglino le coscienze?
Alla luce di questo è necessario che le istituzioni e tutti i soggetti coinvolti intervengano per:

  • Istituire percorsi obbligatori per i detentori di cani (in particolare di quelli con potenziale di morso e mole importanti) da frequentare entro 3 mesi l’adozione dell’animale.
  • Organizzare campagne di sensibilizzazione verso la cittadinanza per promuovere adozioni consapevoli e custodie responsabili.
  • Promuovere la lotta al randagismo e all’abbandono (molti cani ritenuti troppo impegnativi vengono abbandonati o lasciati in canile)
  • Promuovere campagne per la registrazione degli animali presso l’anagrafe canina.
  • Garantire un controllo reale delle custodie responsabili dei cani specie di quelli con attitudine di razza e mole importanti tali da poterli considerare potenzialmente pericolosi.
  • Mettere in atto tutte le azioni necessarie per poter ridurre al più presto e il più possibile il fenomeno delle aggressioni.
  • Emanazione di una disciplina normativa organica che vada a tutelare l’incolumità pubblica e il benessere degli animali, tracciando per ogni soggetto le specifiche responsabilità.

Sia chiaro che nessuno vuole puntare il dito contro particolari razze, ma si rende necessaria una valutazione oggettiva del potenziale dannoso del morso di alcuni cani, dei danni provocati da gestioni superficiali e irresponsabili, dei danni sociali che questi attacchi causano. Ci rivolgiamo al vostro giornale per promuovere la sensibilizzazione dei cittadini e delle Istituzioni, per far sì che siano individuate delle azioni atte a contrastare il fenomeno delle aggressioni e siamo certi che non lascerete cadere inascoltato il nostro appello. I cani sono parte delle nostre famiglie e della nostra società, a loro dedichiamo amore e cure. Come scriveva Pablo Neruda “E’ l’antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada”. Facciamo in modo che questa gioia di vivere insieme rimanga tale per tutti.

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