Soldati spagnoli e francesi
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I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Il cavaliere ritratto in un affresco rupestre posto su una parete rocciosa che dominava il lago Fucino
Il culto di San Giorgio
Il 23 aprile si è celebrato San Giorgio patrono dei cavalieri, dei soldati e degli scout. Il suo nome deriva dal greco gheorgós che significa agricoltore, lavoratore della terra. In mancanza di notizie...
Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
Le «gabelle» (che erano molteplici forme di contribuzione, non legate da alcun rapporto d’identità, come un’imposta diretta o indiretta oppure anche una tassa), gravarono in modo particolare sui prodotti...
Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Magliano de’ Marsi – Duecento anni fa, esattamente il 22 Aprile 1824, nasceva a Magliano de’ Marsi il teologo e missionario Panfilo da Magliano, al secolo Giovanni Paolo Pietrobattista....
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   La Necropoli di Val Fondillo
La presenza dell’uomo nel nostro territorio è documentata sin dal Paleolitico tra 300.000 e 120.000 anni fa, quando quest’area era occupata da gruppi di cacciatori in cerca di cibo, quindi alla ricerca...
Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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L’anno che verrà, i commercianti di Capistrello raccontano il loro lockdown alla vigilia delle feste di Natale

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NECROLOGI MARSICA

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Capistrello – Il 2020 probabilmente sarà ricordato come uno degli anni più nefasti dell’ultimo mezzo secolo. La pandemia ha improvvisamente costretto tutti a ridefinire stili di vita, comportamenti e priorità. Tutti più o meno hanno avuto la sensazione di attraversare uno di quegli snodi della storia che finiranno sui libri.

Questo senso di ineluttabile precarietà toglie a tutti qualche certezza e restituisce più di un dubbio su come sarà il futuro, soprattutto all’interno delle piccole comunità che già soffrono lo spopolamento e cercano di resistere con le unghie e con i denti ai colpi inferti dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione dei processi, che influenzeranno sempre più la vita di ognuno.

Le attività commerciali tradizionali, per esempio, oltre a soffrire la concorrenza dell’e-commerce, scontano le chiusure imposte dai provvedimenti governativi volti a contrastare la diffusione della pandemia, che forse, non hanno tenuto abbastanza conto del contesto in cui le attività commerciali operano.

Un conto è gestire gli assembramenti in un bar o in un ristorante, nel centro di una metropoli, un conto è gestirli in un paese di montagna come Capistrello. Entrambe le situazioni sono state trattate con gli stessi provvedimenti. Giusto o sbagliato che sia, le conseguenze sono state minori introiti e crollo dei fatturati per tutti, con bollette e affitti da pagare che sono rimasti, insieme al poco sostegno da parte delle istituzioni.

Monica è la titolare della tabaccheria Frabotta, che è anche un negozio di pelletteria e articoli da regalo, una di quelle attività lasciate aperte. «Chiudessero le tabaccherie andrebbe male anche per lo Stato. Le sigarette si vendono ovvio, il fumatore fuma.» ci racconta con una punta di rabbia. Aggiunge che per la pelletteria si è dovuta adattare alla vendita on-line, tante foto dei propri articoli pubblicate sui social, e poi, le consegne a domicilio.

«Certo il gioco non vale la candela, ma meglio poco che niente. Anche se io sono una di quelle che non si lamenta! Però il 2021 lo vedo nero per tutti. Le tasse si dovranno comunque pagare. E già, perché non le hanno mica azzerate! Ce le hanno prorogate, bontà loro

Monica aggiunge che non c’è stata alcuna tutela. «Hanno lasciato aperte delle attività pur sapendo che in giro non c’era anima viva. Il punto è che se ci avessero fatto richiudere, avrebbero dovuto dare di nuovo il contributo, e quindi, a marzo, se ti sei lamentato perché avevi il negozio chiuso, ti abbiamo tappato la bocca col contributo, ora invece ti lasciamo aperto, senza gente che compra e senza contributo.»

Vincenzina invece ha un bar, il Kiswahili, e già prefigura un Natale molto duro. «Non penso usciremo presto dalla zona rossa. Ho disdetto tutti gli ordini natalizi. L’asporto funziona poco perché la gente ha paura di uscire e io sinceramente non vedo pratiche le consegne a domicilio, vista la situazione.»

Ci racconta che le spese affrontate per mettersi a norma con i dpcm hanno inciso per il 30% sul suo fatturato già crollato del 90%. «Non è stato fatto niente per le partite Iva. Le briciole ci hanno dato! Intanto i contributi, rinviati a maggio, li abbiamo dovuti pagare ad agosto, insieme agli altri, e ora abbiamo quelli di novembre! Il 2021 sinceramente non riesco ad immaginarmelo!»

Il tono non cambia molto quando parliamo con Serena, titolare del Le Roi Cafè, uno dei punti di ritrovo della movida capistrellana. «Quest’anno purtroppo il Natale non sarà come gli altri anni, un po’ per la paura della situazione ma anche per le troppe restrizioni, e questa situazione si farà sentire in maniera pesante su tutte le attività commerciali, soprattutto bar e ristoranti.»

Serena ci dice che la mattina, con l’asporto delle colazioni, si lavora abbastanza bene, nel pomeriggio invece c’è il calo. «Per attività come la nostra, che nonostante la situazione restrittiva, devono continuare a pagare l’affitto, non è il massimo. A ciò si va ad aggiungere un costo del 15% sul fatturato per tutte le nuove precauzioni imposte dai dpcm, ma non ci sogniamo minimamente di aumentare i prezzi, data la generale difficoltà di tutto il paese.»

La stima che lei fa sul calo del fatturato annuale, date le restrizioni attuali e ipotizzando ulteriori restrizioni per Natale, è dell’ordine di circa il 60%. «A tale perdita va aggiunto il fatto che parecchia merce presente in magazzino è rimasta e rimarrà invenduta in quanto soggetta a deterioramento e scadenza!»

I contributi governativi e delle istituzioni, per Serena, non sono stati sufficienti a coprire tutte le perdite «Sicuramente poteva essere fatto qualcosa in più, a partire dal rimborso dei tamponi eseguiti, e necessari per la riapertura del locale! Per un 2021 migliore, credo bisogna aspettare il vaccino! Spero che da questa situazione davvero così difficile ne usciremo tutti più uniti! Sono molto positiva, e credo che nella primavera prossima potremo tornare a fare un aperitivo tutti insieme

Daniele ha da poco avviato una barberia a Capistrello, ma Doschi il Parrucchiere è già molto conosciuto. Secondo lui le restrizioni dell’ultimo dpcm non consentono di avere grandi prospettive, e per questo le attività ne risentiranno. «Nella mia attività ho sempre seguito i massimi standard igienici. L’utilizzo di materiale usa e getta, la pulizia dei locali e la disinfezione degli strumenti di lavoro sono un buon investimento a prescindere dai dpcm

Anche Daniele conferma un calo sensibile del fatturato, sebbene la sua categoria non sia stata costretta a chiudere. «L’economia gira se le persone girano, e al netto delle necessarie e condivisibili restrizioni, c’è poco movimento e quindi c’è un calo degli incassi. Ora penso al quotidiano, non so fare una prospettiva a lungo termine. Il sentimento è certamente quello dell’insicurezza, unito però a una incrollabile speranza.»

Manuela e Deborah sono due sorelle che mandano avanti un’attività che le impegna sia nella ristorazione che nella ricettività. Il Tesoro del Lago è un Bed and breakfast e La Vecchia Chitarra, un bar ristorante che quest’anno, per Natale, difficilmente replicheranno i numeri del 2019, questo ci racconta Manuela.

«Ora lavoriamo esclusivamente con l’asporto, non è facile in questo periodo effettuare le consegne a domicilio, inoltre adeguarsi ai dpcm ha influito molto sul nostro fatturato. I costi del plexiglass sono schizzati alle stelle negli ultimi mesi. Credo che il fatturato sia sceso almeno del 60% rispetto allo scorso anno.» Secondo Manuela il Governo ha sbagliato a liberare tutti, durante l’estate. «Misure come il bonus vacanze sono state incomprensibili.» ci dice, e continua.

«Le conseguenze delle scelte estive ci penalizzano fortemente in questo periodo. le partite Iva non sono tutelate in nessun modo. Dovrebbero abolire i versamenti INPS, almeno per quest’anno, visto che non abbiamo fatto niente. Nei mesi di chiusura, la Segen ha mandato le bollette dei rifiuti regolarmente. Perché mandare le bollette alle attività commerciali chiuse? Comunque, se non si trova un vaccino per questo virus, sarà nero anche l’anno che verrà.»

Maria è la titolare di Mondo Baby, negozio di abbigliamento che pur restando aperto, con la gente che non gira, chiude già alle 18.00. «Per Natale non penso si riuscirà a fare i numeri, parlo per me che ancora non riuscivo a recuperare il calo della prima ondata e adesso ricomincio di nuovo. Noi lavoriamo con i campionari, quindi fornitori da pagare e merce ferma.»

Maria dice che ci sarebbe voluta una maggiore tutela da parte delle istituzioni, ma avendo il negozio aperto non ha diritto a nessun aiuto e quindi non sa se sarà in grado di far fronte a tutte le spese.

Fabris invece, è il titolare dello storico Emporio Ciciotti. Anche lui rappresenta una situazione che non è facile per nessuno. «Da un giorno all’altro siamo stati catapultati in un vortice dal quale sembrava impossibile risalire e nessuno mai avrebbe immaginato, dopo qualche spiraglio di luce, di poter ricadere così in basso, in uno dei periodi più importanti e proficui dell’anno. Speriamo che nei giorni a seguire, il Governo decida di allentare le restrizioni messe in atto con l’ultimo dpcm, per consentire alle attività di risollevarsi e tornare in carreggiata.»

Nell’adattarsi alla nuova situazione, Fabris ha accolto con favore la possibilità che è stata lasciata di poter proseguire con la vendita al dettaglio di ferramenta, vernici, elettrodomestici e gas in bombole, ma per il resto, riguardo bomboniere, articoli da regalo e natalizi, si è organizzato con la vendita online, creando un sito per l’e-commerce www.emporiociciotti.com combinandolo con le consegne a domicilio.

Nonostante la rapida riconversione di parte dell’attività su piattaforma online, e avendo potuto promuovere la vendita al dettaglio, solo di parte degli articoli, stima comunque una perdita del fatturato intorno al 40%. «Considerando la situazione nuova per tutti, anche per le istituzioni, nonostante a volte ci saremmo aspettati qualcosa in più, crediamo che nel limite del possibile, sia stato fatto ciò che si poteva fare.»

Agostino è proprietario di un Bar caffetteria, e avverte la sensazione che la gente abbia una gran voglia di normalità ma purtroppo non la potrà avere a breve. «Ci si saluterà con tutte le limitazioni, in modo distante e diffidente, come è stato in questo periodo, ma ci vuole un po’ più di normalità.»

L’asporto, per quella che è stata la sua esperienza, non ha dato i risultati sperati e quindi ci ha rinunciato. Per quest’anno stima un calo del fatturato nell’ordine del 40%-60%, per questo ritiene che piuttosto di bonus irrisori, le istituzioni avrebbero dovuto agire su tasse e imposte, bloccando i pagamenti. «In queste condizioni è difficile guardare al futuro con fiducia, si combatte perché la voglia di farlo sta nel DNA, ma è dura accettare questa situazione.»

Raccogliamo anche le parole di Orietta, titolare, insieme al marito Ivano, dello storico Bar Carminella. Secondo lei le prospettive del commercio per il Natale non sono delle migliori, considerando che gli esercenti del paese lavorano esclusivamente con i locali. Anche il generale clima di paura indotto dalla diffusione del virus in paese, con molte famiglie in quarantena, secondo lei, al momento non lascia ben sperare.

«I bar a Capistrello, sono da sempre i principali punti di aggregazione, premesso ciò, va detto che già da qualche tempo, col variare delle abitudini, l’attività era già calata durante la prima ondata. L’attività di asporto la vedo poco praticabile. Per me la colazione al bar significa incontrarsi con l’amico, fare due chiacchiere davanti a un caffè, ma per adesso, tutto questo non c’è più.»

Per questo il bar ha deciso di offrire un servizio di consegna dei cornetti a domicilio a cui si aggiunge, nei fine settimana, la consegna delle crepes, il tutto mantenendo lo stesso prezzo che si sarebbe pagato consumando al bar. «È un servizio che offro al cliente per valorizzare il rapporto, e anche come forma di premura nei confronti di chi è costretto alla quarantena, essendoci passata anche io.»

Orietta ci spiega che le spese sostenute per mettersi in regola con le disposizioni impartite dai dpcm, non hanno rappresentato un costo eccessivo rispetto al calo del fatturato dei mesi del primo lockdown, che invece, è stato pesante, seppur compensato in parte, dalla stagione estiva.

«Quest’estate si è vista molta più gente in paese, le persone hanno preferito gli ampi spazi della montagna al mare, inoltre anche gli abitanti del posto, si sono spostati poco. Però se faccio un conto su tutto l’anno, direi di aver avuto un calo del 50%. Certamente quando si parlò di sostegno alle partite iva, un commerciante si sarebbe aspettato di più, ma è anche vero che le istituzioni, si sono trovate a gestire una situazione incredibile, mai capitata prima. L’anno nuovo, almeno per la prima parte, credo sarà come il 2020. Certo un vaccino ci tranquillizzerebbe e ci darebbe una nuova speranza per un futuro migliore per tutti.»

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