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Soldati spagnoli e commissario
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La campagna elettorale nella Marsica e le elezioni politiche del 6 aprile 1924

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NECROLOGI MARSICA

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Alla vigilia dei comizi elettorali, la giunta comunale di Avezzano (ancora legata a Camillo Corradini) fu sciolta in data 7 febbraio 1924, con la nomina di un regio commissario. Umberto Ferretti, un uomo di Alessandro Sardi, sostituì il sindaco Ercole Nardelli, costretto a lasciare l’incarico dopo varie intimazioni fasciste.

Nel frattempo gran parte del partito liberale, dopo le condizioni poste da Mussolini tendenti allo svuotamento dei gruppi tradizionali che avevano ancora un peso di rappresentanza degli interessi borghesi e in parte contadini, confluì nel «listone». Altre sette liste parallele, non di opposizione al fascismo e nessuna a carattere nazionale, furono capitanate dalla corrente giolittiana: quella attorno a Camillo Corradini ebbe tredici candidati in tre circoscrizioni. Lo stesso Giolitti, rifiutò le allettanti offerte del Duce, preferendo una propria lista parallela: in realtà, non volle rinunciare alla propria individualità politica (1).

Oltretutto, i partiti dell’antifascismo si presentarono separatamente alle elezioni, ognuno con proprio elenco di candidati. I liberali, tranne Giolitti e il suo nucleo più fedele, entrarono invece nel «listone». Gli anarchici svolsero un’intensa propaganda astensionista, diffondendo in tutta Italia manifesti che ammonivano i lavoratori a disertare le urne. La tesi rinunciataria fu presa in considerazione anche dai massimalisti; mentre, il partito comunista: «propose la costituzione di un blocco proletario» (2). In questa caotica situazione, il vescovo dei Marsi, Pio Marcello Bagnoli, assunse un atteggiamento di cautela, consigliando ai cattolici marsicani di non accalorarsi troppo per la prossima sfida tra partiti; al contrario, nello stesso Abruzzo e in altre regioni italiane, i clerico-moderati orientavano le loro simpatie verso il nuovo regime fascista (3).

L’onorevole Sardi promosse la candidatura di Ermanno Amicucci (pubblicista) e Luigi De Simone (avvocato), quest’ultimo definito: «Spirito combattivo che unisce al fervido ingegno ed all’anima sensibile ad ogni palpito della Patria, uno spirito pratico che gli ha consentito di raccogliere in breve tempo tutte le forze giovani e nuove sotto l’insegna del Fascismo» (4).

D’altra parte, bisogna tener conto che, durante la campagna elettorale, gli squadristi di Sardi (comandati nuovamente dal famigerato Enrico Panfili), ebbero carta bianca soprattutto contro i sostenitori di Corradini, mentre lo stesso «Capo Supremo del fascismo Aquilano», nella terza domenica elettorale iniziò un lungo giro di propaganda promossa a favore dei candidati della «lista bis». Come il solito, la cronaca enfatica e trionfalistica de Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise ci riporta nel clima di quei momenti, caratterizzati da grandi esaltazioni durante i comizi marsicani, svolti nella primavera del 1924: «Le accoglienze più entusiastiche sono state tributate ovunque a questi giovani artefici delle nuove fortune della Provincia; i candidati sono passati di paese in paese fra il tripudio festante dei fascisti e del popolo tutto. Una sola ovazione trionfale, lo squillo delle fanfare il saluto dei gagliardetti e dei gonfaloni, hanno accompagnato i candidati fascisti. La Marsica riconquistata segue con animo palpitante, in questo momento più che mai, il primo fascista della Provincia di Aquila; l’anima, il cuore della popolazione generosa si aderge sicura, al rinascere di questa giovinezza, come promessa fervida nella fede e nella forza dei nuovi ideali. Ovunque una luce folgorante di vessilli, uno splendore di divise, un fiammeggiare d’insegne. Sono migliaia e migliaia di drappi, di trofei che si agitano festanti ai raggi del sole sfolgorante, araldi di fede, di audacia, di gioventù. È tutta la popolazione della Marsica che protende in una gloria di luce e splendore i segni della sua devozione, i simboli della sua fede, del suo amore per la resurrezione della Patria» (5). 

Altre delucidazioni sono riscontrabili leggendo la cronaca giornalistica. 

Tre automobili con a bordo le massime autorità del fascismo, partirono da Roma per transitare velocemente tra Arsoli e Oricola. Alle dieci si fermarono a Carsoli, accolte dalla banda cittadina che intonava l’inno fascista. A ricevere l’onorevole Sardi c’erano tutte le autorità, tra cui: il regio commissario De Simone (fratello del candidato fascista avezzanese); l’avvocato Angelini (Seniore della milizia nazionale); il centurione Guido Angelini; il commissario Colelli; Passalacqua (segretario politico del fascio); l’avvocato Marcangeli; il professor Galli e Giovanni Scafi. Insieme a Sardi figurava anche il collega Parziale (avvocato) e Felici (giornalista dell’Epoca). Durante lo svolgersi della manifestazione, le scolaresche con bandierine tricolori si schierarono in doppia fila cantando i soliti inni patriottici, poi prese la parola il commendatore Antonelli, dicendo: «Fascisti, Camice nere, popolo di Carsoli. Non potevate meglio dare a noi la sensazione vibrante dell’anima vostra di Italiani». Successivamente un treno pieno zeppo di camice nere raggiunse Tagliacozzo, dove: «Il forte, equilibrato discorso del Comm.Amicucci, interrotto frequentemente da applausi, è coronato da un successo formidabile. Si grida Evviva al figlio della nostra terra. Il candidato si scaglia quindi contro la democrazia che con l’equivoco e le mali arti aveva messo l’Italia in condizioni tristissime».

In seguito, la carovana degli automezzi (sempre più numerosa), partì alla volta di Avezzano. Seguendo la cronaca si legge: «Tra un nugolo di polvere percorriamo, a tutta velocità, la parte più bella della Marsica, dominata da alte montagne, tra cui signoreggia il Velino dalla doppia cima. Si corre attraverso luoghi colmi di storia e di strazio: arriviamo ad Avezzano». A detta del giornalista, le accoglienze che la cittadina «riconquistata» tributò ai candidati nazionali furono entusiastiche: «Si grida e si acclama ai giovani assertori dei destini della Patria. Ogni uomo, ogni bimbo ha un tricolore da agitare, un fiore da offrire. La Milizia presenta le armi, i gagliardetti si agitano in atto di saluto, la musica suona inni patriottici. Il corteo imponente attraversa le vie e le piazze; dai balconi si gettano fogli inneggianti al fascismo e ai candidati nazionali». Dopo il rinfresco offerto dalle autorità municipali, la carovana raggiunse «Piazza del Risorgimento», dove era stato eretto il palco per i discorsi. Oltre ai ben noti candidati, erano presenti diverse personalità provinciali: il regio commissario Umberto Ferretti, Gaetano Odorisio (ingegnere capo del genio civile), Guglielmo Mariani, Gaetano De Sanctis, Raniero Tantalo, Gaetano De Angelis, Serafino Lanciani, Attilio Tironi, Felice Gentile, Francesco Sferra, Luigi Di Benedetto, Vincenzo Polce, Pietro Piccinini e altri ancora. I ringraziamenti rivolti al rappresentante del governo nazionale (onorevole Sardi) furono esternati dal commissario prefettizio che ricordò, tra l’altro: «come anche in Avezzano ci fosse stato qualche momento di debolezza. Ma la nube grigia venne spazzata via dal fascismo che condusse le legioni Marsicane a Roma». Prese poi la parola, il candidato Luigi De Simone, ricordando le benemerenze del governo fascista che aveva contribuito largamente alla ricostruzione della Marsica terremotata, investendo una somma di ben novecentomila lire concesse da «Sua Eccellenza Sardi per l’acquedotto di Avezzano». 

A seguire, il discorso: «forte e misurato dell’on. Sardi, ascoltato con attenzione e ammirazione indicibile, è applaudito fragorosamente dall’imponente comizio. Formidabili grida di entusiasmo si elevano da ogni parte; il giovane oratore è circondato dalla folla plaudente che vorrebbe sollevarlo in trionfo». Parlando dell’ultima crisi ministeriale, ricordò come, poco prima della Marcia su Roma il :«filo fascismo dell’on.Corradini si esplicava nel voler concedere ai fascisti un solo posto di Ministro senza portafoglio, in un governo presieduto da Giolitti. Ma il fascismo si riunì a Napoli e marciò su Roma, muovendo per S.Lorenzo rosso, e portando al Campidoglio l’Aquila Imperiale di Roma». Infine, l’onorevole, si augurò che per le prossime elezioni il consenso della popolazione non venisse a mancare «perché il Duce guarda con fiducia a questa terra della Marsica». Poi con parole solenni e persuasive, disse: «Siamo stati soli, soli con la nostra fede e il nostro coraggio», ripercorrendo la storia del fascismo nel territorio Aquilano: «durante i tempi dolorosi del bolscevismo quando esser fascisti, significava rischiare la vita».

Nel primo pomeriggio, il numeroso corteo raggiunse Pescina «la Patria gloriosa di Mazzarino», ultima tappa dei comizi elettorali. Accolti da «una salve fragorosa di fuochi d’artificio», le autorità governative furono ricevute dal sindaco Migliori e dalla sezione fascista del municipio; dal sindacato combattenti di Cerchio; dalla milizia di Ortona dei Marsi al comando di Buccella; dalle sezioni fasciste di Cocullo, San Benedetto dei Marsi, Lecce e Ortucchio. Nell’aula consiliare venne offerto «un rinfresco abbondantissimo». All’imbrunire, introdotto dal collega Erminio Sipari, l’onorevole Sardi cominciò a parlare ricordando a tutti l’importanza della posta in gioco: «Sono certo dopo aver visto l’entusiasmo patriottico del popolo di Pescina, che questo si affermi imponente nelle elezioni del 6 aprile, sulla lista dell’Aquila Romana e del Fascio littorio» (6). 

Ricordiamo che in un precedente comizio tenutosi a Sulmona, l’avezzanese Camillo Corradini venne ancor più screditato da Sardi e accusato di essere: «la espressione più tipica della democrazia responsabile della decadenza politica di questi ultimi anni. Neutralista, filo socialista, caporettista, rinunciatario a Rapallo, cannoneggiatore a Fiume, speculatore sul fascismo sorgente, insidiatore del fascismo trionfante».   Di fronte alla massiccia propaganda fascista, che tendeva a isolare sempre più Corradini, lo stesso cercò di controbattere gli attacchi con un unico discorso pronunciato all’albergo Roma presso L’Aquila e poi stampando, a sue spese, il giornale Terra d’Abruzzo, in cui si evidenziavano «i lamenti, le rampogne, le denunce delle bravate fasciste», riprese poi dal settimanale teatino La Vita «che invitava a votare la lista governativa e quella corradiniana, non risparmiando attacchi a Sardi» (7).

Il giornale stampato a Chieti, riportava in dettaglio tutte le minacce, le bastonature, le revolverate che gli squadristi comandati da Enrico Panfili, riservarono ai sostenitori di Corradini; non ultimo, il grave episodio in cui Goffredo Sambenedetto (ex sindaco di Pescina) e Vincenzo Parisse furono prelevati da casa, malmenati e poi gettati in uno stagno. Ad Avezzano, altre camice nere, dopo un’ora di conflitto a fuoco avvenuto nei pressi dell’abitazione del notaio Giuseppe Saturnini (sede del comitato elettorale corradiniano), furono respinte dagli assediati. Stesso trattamento subiranno le case dei sostenitori del candidato avezzanese, come quella di Silvio Bonanni, Luigi Vendittelli, Alberto Fontana, Antonio Colizza e le botteghe di Panfilo Marinacci, Gaetano Turriani e Angelo Spera. Preoccupanti minacce squadriste furono indirizzate al consigliere provinciale Carlo Pace di Massa d’Albe, un liberale fedelissimo a Camillo Corradini (8). 

Tuttavia, le proteste del deputato avezzanese raggiunsero invano il generale De Bono e poi addirittura Mussolini. Nella lettera si accusava tra l’altro l’onorevole Sardi di aver fomentato odio e violenze in tutta la Marsica e nella provincia aquilana.

In questa grave situazione, al momento delle elezioni, il «listone» e la cosiddetta lista «bis» raccolsero la maggior parte dei voti, mentre le liste «parallele» liberali ebbero in tutto quindici eletti, tra i quali Giolitti. Non riuscì «invece Camillo Corradini, contro la cui lista si erano appuntate negli Abruzzi-Molise le violenze fasciste». Schiacciante fu il risultato del punteggio finale, che vide sovrastare Corradini (voti di preferenza 4.291) dai candidati Amicucci: (voti di preferenza 38.454), De Simone (voti di preferenza 30.182) e Sipari (voti di preferenza 30.111) (9).

Nella Marsica, quindi, raggiunse il massimo del punteggio, il giornalista Ermanno Amicucci, seguito da De Simone, Sipari, Serena e Antonelli. Rientrarono nei seggi governativi anche i socialisti Emilio Lopardi e Filippo Carusi (Sole nascente, Socialismo e Libertà). Giacomo Acerbo (voti 39.880), Paolucci (voti 14.151) e Sardi (voti 6.079), iscritti alla lista nazionale unificata riscossero, com’era prevedibile, un notevole successo. 

Così, dopo le elezioni del 1924, la dirigenza fascista lodò nella provincia aquilana Alessandro Sardi, che aveva sconfitto «definitivamente le clientele dei più obliqui arnesi della vecchia Italia politicantista» (10). La lista nazionale, guidata da Mussolini, ottenne quasi il 65% dei voti e conquistò i tre quarti dei seggi. Ora si prefigurava per il capo del governo un compito tutt’altro che facile, dimostrare alle opposizioni che: «il fascismo fosse sul punto di rientrare nell’alveo della legalità costituzionale e fosse sul punto di assolvere quella funzione neoliberale che tanta parte della classe dirigente nazionale aveva sperato avrebbe finito per assolvere […]» (11).

 

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il fascista. La conquista del potere, 1921-1925, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, pp.572-574. Giolitti volle mantenere la sua indipendenza occupando i posti di minoranza, causando, così, una grande confusione programmatica di schieramento (Salvatorelli-Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Torino 1964, p.308). 
  2. G.De Rosa, Venti anni di politica nelle carte di Camillo Corradini, in Id., Giolitti e il fascismo in alcune sue lettere inedite, Considerazioni storiografiche sulla crisi dello stato prefascista e sull’antifascismo, Edizioni di «Storia e Letteratura», Roma 1957, p.52 sgg.
  3. Proprio pochi giorni prima del 6 aprile 1924, un numero consistente delle maggiori personalità cattoliche, pubblicarono un manifesto che invitava i fedeli ad appoggiare il governo, si veda: De Felice, cit., p.580; Cfr.De Rosa, Storia del movimento cattolico…cit., II, p.461.
  4. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VI – Num.404 – Roma, 13 Marzo 1924.
  5. Ivi, Anno VI – Num.406 – Roma, 20 Marzo 1924.
  6. Ibidem.
  7. Ivi, Roma, 3 Aprile 1924. Cfr. G.Jetti, Camillo Corradini nella storia politica dei suoi tempi, Arti Grafiche Pellecchia, Atripalda (AV), settembre 2004, pp.190-194.
  8. La Vita, Settimanale Politico, letterario, industriale, Chieti, 22 Marzo 1924.
  9. R.De Felice, cit.,p.587. Per il risultato delle elezioni e dei candidati eletti nella circoscrizione degli Abruzzi e Molise, province (Aquila, Campobasso, Chieti e Teramo) si veda: Ministero dell’Economia Nazionale, Direzione Generale della Statistica delle Elezioni Generali Politiche per la XXVII Legislatura (6 aprile 1924), Roma, Libreria dello Stato, novembre 1924, pp.55-57-91, lista n.4 (nazionale bis); lista n.21 (nazionale) unificata; lista 22 (liberale) deputati proclamati nelle elezioni. 
  10. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VI – Num.407 – Roma, 17 Aprile 1924.
  11. R.De Felice, cit.,p.446.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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