Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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Sono passati 112 anni dalla sciagura di Monongah, tra le vittime anche tanti minatori abruzzesi e marsicani

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Oggi ricorre il 112° anniversario di uno dei più grandi disastri minerari del secolo scorso.
6 dicembre 1907, Monongah, piccolo centro nel West Virginia, Stati Uniti, ore 10:25, nelle miniere di carbone numero 6 e numero 8 della Fairmont Coal Company si succedono numerose esplosioni causate dal gas. I lavoratori rimangono schiacciati nei tunnel.
A più di un secolo di distanza è ancora poco chiaro il numero delle vittime. Tanti minatori erano italiani, immigrati oltre oceano per cercare fortuna, tanti erano abruzzesi e tanti marsicani specialmente da Civita d’Antino, Civitella Roveto e Canistro.

Questa tragedia rimase sconosciuta per anni, ma grazie al lavoro del giornalista Domenico Porpiglia, direttore del giornale “Gente d’Italia” la sciagura ebbe il risalto meritato, visto che si tratta della più grande catastrofe mineraria per numero di vittime, maggiore anche di quella belga di Marcinelle (8 agosto 1956, 262 vittime di cui 136 italiane).

L’unica certezza proveniente da Monongah è che non ci furono superstiti, si ipotizzò inizialmente di 361 morti, poi di oltre 500; in seguito di 620 secondo un addetto alle sepolture del Municipio di Monongah, e, addirittura, di 956 per un articolo di giornale del 9 marzo 1908.
I numeri ufficiali parlano di 171 vittime italiane provenienti prevalentemente da Molise, Calabria e Abruzzo, uomini che quel giorno vennero travolti, schiacciati nel crollo dei tunnel, bruciati dalle fiamme, soffocati dal fumo.

La causa del disastro? Un accumulo di gas probabilmente dovuto al fatto che, il giorno prima, l’impianto di areazione era stato spento per risparmiare energia. Quella mattina, secondo documenti della compagnia mineraria, sarebbero entrati nelle miniere 478 minatori e 100 addetti ad attività accessorie. La paga non era legata alle ore effettivamente lavorate, ma alla quantità di carbone portato in superficie ed i nostri conterranei spesso erano considerati come schiavi, discriminati al pari delle persone di colore solo per la “colpa” di essere italiani.

Alle vittime abruzzesi di Monongah è stato anche dedicato un libro “Abruzzo Stars & Stripes” di Generoso D’Agnese, Geremia Mancini e Dom Serafini.

 

 

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Nino Ruggeri

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