Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Il culto di San Giorgio
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Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
Le «gabelle» (che erano molteplici forme di contribuzione, non legate da alcun rapporto d’identità, come un’imposta diretta o indiretta oppure anche una tassa), gravarono in modo particolare sui prodotti...
Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Il bosco si riprende quello che l’uomo nel passato gli ha tolto

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Parlare di emigrazione è cosa di tutti i giorni, ma da che mondo è mondo l’uomo si è sempre spostato, e si è fermato, solo dove ha trovato da mangiare.

Cosa c’entra con il bosco, direbbe il lettore, noi diciamo che, centra eccome c’entra, perché anche il bosco ha dato da mangiare all’uomo.

Il diritto di legnare sul vivo e sul morto delle piante è uno dei tanti modi che l’uomo ha fatto suo, per poter vivere.

Il diritto di pascolo, di abbeverare, di raccogliere frutti anche se selvatici, di pernottamento del bestiame, di seminare, di falciare, di carbonizzare, di realizzare travi, travicelli e tavolette per i tetti (scandole in Opiano) di raccogliere le pietre, di raccogliere il frascame, ghiande, lumache, di  raccogliere frutta secca (pere, mele, fragole, more, e lamponi), raccogliere i funghi, solo per citare alcuni, e quant’altro la natura produce e ci regala, sono tutti diritti che l’uomo ha acquisito nei millenni, per poter campare.

E’ scomparsa la transumanza, che in primavera e in autunno, riempiva e svuotava le nostra montagne, capaci di ospitare migliaia e migliaia di pecore, animali grandi e uomini, tra i pascoli di alta montagna.  

E’ chiaro che per poter sopravvivere occorre anche rispettare la natura.

Pare quasi che quelle persone, quegli animali, volessero distruggere la natura, niente di più falso, dovevano solo sopravvivere, quelle persone avevano delle date da rispettare per condurre le pecore al pascolo che erano: il 10 giugno e il 30 ottobre di ogni anno.

E il taglio del bosco, almeno quello ad uso industriale, praticato fino agli anni 1950/60, non poteva iniziare prima del 15 agosto, ed era sottoposto al controllo dell’allora organo Forestale.

Tornando al bosco, del Parco d’Abruzzo, riconosciuto patrimonio dell’umanità, questo, si sta riprendendo lo spazio che l’uomo, negli anni ha fatto proprio.

E’ vero sono diminuiti gli animali, quelli che venivano condotti al pascolo, sono diminuiti i tagli dei boschi per uso industriale, per uso civico di legnatico, almeno per ora, non si seminano  i campi, non si raccoglie più il fieno come una volta, insomma il bosco, si sta riprendendo gli spazi che nel corso dei millenni l’uomo ha usato per vivere.

Occorre anche dire, per dovere di informazione, che sono diminuiti pure gli uomini  che abitavano queste zone interne dell’Abruzzo ed ecco quindi che il bosco si sta riprendendo tutti quegli spazi usati dall’uomo in passato per sopravvivere.

Per avere un’idea di ciò che sto dicendo, basta affacciarsi, con lo sguardo, almeno per Opi sulla campagna e montagne circostanti ed è subito detto.

Naturalmente ho parlato di Opi, ma questo vale per l’intero Abruzzo interno.

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Andrea Di Marino

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