Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Il culto di San Giorgio
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Soldati spagnoli e commissario
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Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Magliano de’ Marsi – Duecento anni fa, esattamente il 22 Aprile 1824, nasceva a Magliano de’ Marsi il teologo e missionario Panfilo da Magliano, al secolo Giovanni Paolo Pietrobattista....
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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Prestigioso riconoscimento alla poetessa e scrittrice marsicana Patrizia Tocci

Prestigioso riconoscimento, al XXXI salone del libro di Torino, per il primo romanzo di Patrizia Tocci: “Nero è il Cuore del Papavero”
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Patrizia Tocci|Nero è il cuore del papavero

Patrizia Tocci originaria di Verrecchie docente negli istituti superiori – attualmente insegna al Tito Acerbo di Pescara, città dove si è trasferita recentemente in seguito al disastroso terremoto del 6 aprile 2009 – è donna di cultura, di bontà, d’intelletto. Coniugata con Eugenio Carlomagno , già Direttore dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, con cui divide la passione e l’impegno culturale che per loro è impegno di vita. Autrice di testi poetici e letterari tra cui i “ Gigli della Memoria” con la post fazione del noto ed affermato giornalista di Repubblica, Paolo Rumiz. Si tratta di una narrazione collettiva – scritta con altri 55 nell’intento di lasciare una memoria storica delle prime 12 ore di vita a seguire dalle 03.32 del 6 aprile 2009, presentata anche a Roma nella prestigiosa sala del Carroccio in Campidoglio.

Nero è il cuore del papavero
Libro di Patrizia Tocci

L’ultimo in ordine di tempo che ha riscosso un grandioso successo il suo primo romanzo dal titolo” Nero è il cuore del Papavero”. Lo stesso   è stato  insignito     del premio nazionale di narrativa Vittoriano Esposito 2017, edito dalla città di Celano, quale miglior autore abruzzese 2017. Esso è stato presentato, tra tante altre parti, anche a Roma nella biblioteca Rugantino il 6 maggio del 2017,dalla prof.ssa Livia De Pietro nota critica letteraria e membro di giuria del premio Strega.  Il romanzo di Patrizia insegue le tracce della memoria, attraverso la figura di un padre che non c’è più, ma di cui restano i gesti, le parole, le abitudini, quel calore familiare che si respira va nell’aria delle modeste case dell’epoca ove la stanza più vissuta era la cucina poichè ci si mangiava , si studiava e si trascorrevano indimenticabili serate al tepore del camino. Unica fonte di riscaldamento. È la fine di un mondo contadino che s’intreccia ai profumi, agli odori, rumori, colori -un vero incanto della natura – scomparsi dalla realtà ma non dalla memoria. La scrittrice fa rivivere, attraverso un profondo dialogo con l’ombra del padre, una civiltà contadina ormai desueta che ha segnato l’esistenza di tanti uomini e donne della mia generazione. Una bellissima notizia di questi giorni ha reso un ulteriore, prestigioso, riconoscimento al romanzo della prof.ssa Tocci,” Nero è il Cuore del Papavero”. Si schiudono le porte del salone del libro di Torino, Lisa la Pietra e Patrizia Tocci . Ci sarà una tavola rotonda che si terrà il 12 maggio dalle ore 15 alle 17.30 presso lo stand della FUIS ( stand T/25 S 26) presso il Salone del libro di Torino, organizzata dalla FUIS e da Lisa La Pietra Soprano e ricercatrice, autrice per Tabula Fati del libro Abitare la musica. Formulando i nostri migliori auspici all’autrice, la incontriamo e ci rilascia,nel suo stile garbato e gentile, questa intervista.

1 – Dopo  i Gigli della Memoria, una narrazione collettiva,  Patrizia Tocci propone  Il suo primo romanzo:” Nero è il cuore del Papavero” che ha riscosso uno strepitoso successo tanto da essere esposto il prossimo 12 maggio al Salone del Libro di Torino. Prof.ssa Tocci come nasce l’idea di questo romanzo?

Il romanzo mi è nato tra le mani. Avevo due quaderni rossi ed ho cominciato a riempirli in quel periodo, in un bisogno profondo di ancoraggio a qualcosa, per fissare sulla carta momenti della mia vita. Poi riaprendoli, a distanza di giorni, ho sentito in quelle parole una voce nuova, che cercavo da tempo e che ho tentato di ascoltare e di seguire. È come se avessi voluto scrivere una lunga lettera d’ amore a mio padre, alla civiltà contadina di cui abbiamo fatto parte quasi tutti.

2 – Ci sono scrittori disciplinati, metodici, che stilano scalette e rileggono mille volte i loro scritti e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Lei, prof  che metodo di scrittura adotta?

Lascio sempre decantare per molto tempo ciò che scrivo. Ho bisogno di tornarci su più volte, una volta esaurita l’ emozione che ha generato la scrittura. Scrivo con la penna e correggo manualmente. La prima bozza è sempre manoscritta, poi la riscrivo al computer. Ma ho bisogno della carta, della penna per cominciare a scrivere. 

3 – Tra i libri scritti , romanzi e poesie, qual’è che l’ha coinvolta di più emotivamente?

Il libro de I Gigli della memoria, tutto dedicato all’ Aquila e al rapporto con il terremoto. Un evento che ha segnato profondamente la mia biografia è quella di tanti altri. È stato un libro collettivo che ha un grande valore perché fotografa la situazione subito dopo il sisma e chiama a protagonisti 55 autori legati in qualche modo da vincoli amicali o relazionali. È un documento che acquisterà valore con il tempo. Sono comunque legatissima anche al mio primo romanzo, che è un po’ il lavoro della maturità, che è appunto Nero il cuore del papavero 

4 – Nel suo  romanzo , Nero è il Cuore del Papavero, sostiene che l’ambiente più vissuto della sua  casa di Verrecchie  era la cucina poiché ci si mangiava  si studiava  ci si riscaldava.   Cos’è cambiato oggi , rispetto   alla millenaria civiltà contadina per quel che concerne l’aspetto più intimo in cui lo scrittore ritrova se stesso nella quiete della propria  abitazione?

Oggi il rapporto con l’ abitare è completamente cambiato. Prima la casa era la casa dei nonni, di generazioni e di radici. Oggi siamo tutti un po’ più “liquidi” ci spostiamo, per ragioni economiche. Raramente la casa diventa il riferimento di intere generazioni.

5 – Il suo libro , presentato in diverse Regioni e città italiane, ha registrato un prestigioso successo; ci dice qual’è il segreto di tale, meritata  affermazione?

Credo che tutto sia dovuto in gran parte alla sincerità del racconto e alla possibilità che altri si ritrovino in ciò che ho scritto. Ho potuto constatare che è un romanzo che va oltre il confine generazionale. Ho avuto la possibilità di presentarlo anche nelle scuole ed in particolare all’ Acerbo di Pescara , dove insegno. I ragazzi erano attenti, interessati, coinvolti.   

6 – E’ convinzione comune che tra la scrittura e la società, pur con tutte le implicazioni politiche e culturali, c’è relazione. Come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria? 

Per me la scrittura è sempre stata Testimonianza. Credo che lo scrittore debba essere specchio del suo tempo ed anche far crescere la capacità di riflessione del lettore

7 – Nell’introduzione del  romanzo il giornalista; Paolo Rumiz ha scritto:” Un libro che ti ara l’anima” , In che senso?

La presentazione di Rumiz è per me grande motivo di orgoglio. La sua definizione “ un libro che ti ara l’ anima” definisce bene il mio tentativo di portare alla superficie del nostro io , della nostra coscienza, le emozioni e i significati più nascosti delle nostre azioni. Così fa l’ aratro, che scava nella terra in profondità perché i semi possano attecchire e la pianta crescere con Radici forti. Questo romanzo infatti mette in luce le mie radici . Se i lettori si ritrovano in questi capitoli, posso pensare di aver scritto qualcosa di buono, che resterà.  


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