Sono pochi gli sportivi che riescono a vincere, diventando dei campioni. Si contano sulla punta delle dita però quelli che riescono a legare per sempre il proprio nome ad una disciplina, quasi fosse un sinonimo: ci sono riusciti Maradona e Pelè con il calcio, Muhammad Alì con il pugilato e Senna con l’automobilismo. Quando si parla di ciclismo invece la prima immagine che viene in mente è quella di Marco Pantani, o Il Pirata per la sua iconica bandana.
Si è soliti paragonare la vita ad una salita, in senso metaforico, per le sue difficoltà. “A gran salita, gran discesa” recita un proverbio, per indicare che dopo una difficoltà c’è sempre “una discesa”. Per alcuni la metafora della vita in salita è più vera che per altri. Per Pantani la miglior rappresentazione della vita è proprio una salita, lunga e ripida: una salita che però è stata più volte sua alleata. Grinta, carisma, coraggio e nessuna intenzione di arrendersi, queste le doti dello scalatore puro, la classe di ciclisti che viene rappresentata in maniera iconica per caratteristiche dal Pirata. Quando la salita si faceva più dura e gli altri mollavano, Pantani si alzava sui pedali e metteva in atto la sua fuga solitaria fino al traguardo. La miglior discesa per il Pirata era proprio una salita.
LA CARRIERA IN SALITA
La vita di Pantani però hanno dovuto affrontare molte salite impervie: la sua carriera infatti fu costellata da incidenti ed imprevisti. Da bambino si tesserò nel Gruppo Ciclistico “Fausto Coppi” di Cesenatico e mostrò subito indubbie doti di grande scalatore, vincendo molte gare. Il primo successo arrivò il 22 aprile 1984 sul tracciato, curiosamente pianeggiante, delle Case Castagnoli di Cesena. Nel 1986, ancora prima di affermarsi, visse i primi incidenti: un giorno, durante un allenamento, si distrasse, finì contro un camion fermo e rimase in coma per 24 ore. In una successiva occasione, sbatté in discesa contro una macchina e rimase in ospedale una settimana con varie fratture
Pantani ottenne il primo risultato di prestigio vincendo il Giro d’Italia dilettanti nel 1992. Al grande pubblico si impose nel 1994 quando vinse due tappe di montagna al Giro d’Italia (Merano e Aprica) chiudendo la corsa rosa al secondo posto alle spalle del russo Berzin. L’Italia da anni aspettava un atleta così e tutti lo attendono al giro del 1995. Ma quando le cose sembrano troppo belle la vita presenta un altro ostacolo da superare. Il 1 maggio 1995 viene investito da una macchina in allenamento ed è costretto a saltare il Giro d’Italia. Ma Pantani risalì presto in sella alla bici con l’obiettivo di partecipare al Tour de France. Si presentò al Giro di Svizzera dove faticò moltissimo ma riesce comunque a vincere una tappa che prevedeva l’arrivo in salita a Flumserberg, con la scalata finale del Bisberg Peis. Scattato a 5km dal traguardo, vinse in solitaria con un ingente distacco sugli inseguitori. Questa sua performance è ritenuta la migliore in termini di potenza specifica che sia mai stata registrata nella storia: quasi 7,5 W/kg medi per 23 minuti e 5 secondi ad una VAM di poco superiore a 2000 m/h. Porta a casa belle soddisfazioni anche al Tour de France, dove vince due tappe tra cui quella dell’Alpe d’Huez. Ad ottobre arrivò terzo al Mondiale in Colombia alle spalle di Olano e Indurain.
Ancora una volta però la sfortuna tornò a bussare alla sua porta: Ad ottobre ’95, durante la Milano-Torino, viene ancora una volta investito da una vettura, che proviene in senso contrario: frattura esposta e scomposta di tibia e perone della gamba sinistra. Come una fenice che risorge dalle proprie ceneri il Pirata torna, e riprende a gareggiare il 3 agosto ’96. Nel corso dell’ottava tappa del Giro D’Italia ’97, da Mondragone a Cava dei Tirreni, un gatto gli attraversa la strada e lo fa cadere: è costretto al ritiro. Sembra una maledizione per Marco. Il sorriso gli torna al Tour con i successi in montagna all’Alpe d’Huez e a Morzine. E’ l’anteprima della galoppata trionfale dell’anno seguente. Nel 1998 vince due tappe e la classifica generale del Giro d’Italia, poi si impone in due frazioni del Tour de France che conclude trionfalmente in maglia gialla a distanza di 33 anni dal successo di Gimondi. Sigla così la leggendaria doppietta Giro-Tour.
All’inizio della stagione 1999, Pantani replicò il successo dell’anno prima nell’arrivo in salita della Vuelta a Murcia (stavolta collocato al Collado Bermejo) e si aggiudicò anche la classifica finale della kermesse. Addirittura nella Milano-Sanremo attaccò sulla salita della Cipressa e, pur dovendo far i conti col vento contrario, provò fino all’ultimo a vincere, pur su di un percorso poco adatto alle sue caratteristiche da scalatore. Pantani confermò le ottime sensazioni anche nel successivo Giro d’Italia, dominando già dalle prime tappe. Alla vigilia dell’ultima tappa, sembrava che nessuno ormai potesse sfilargli la vittoria finale: il Pirata era primo in classifica con 5’38” sul secondo, Paolo Savoldelli (che stava accusando un netto calo di forma già dalla tappa di Pampeago), e 6’12” su Ivan Gotti. Ma la mazzata arriva la mattina del 5 giugno a Madonna di Campiglio, prima della partenza della penultima tappa. Il suo tasso d’ematocrito supera il 50 per cento, scatta d’ufficio una sospensione precauzionale per 15 giorni e quindi l’esclusione dal Giro che stava dominando. Pantani rifiuta di partecipare al Tour de France o alla Vuelta nonostante la sospensione glielo permettesse, si isola e cade nella spirale della cocaina.
Il pirata si trova ancora una volta costretto a dover risorgere dalle proprie ceneri, ma questa volta è più dura del previsto. Nel 2000 riappare a sorpresa al Giro dove aiuta il suo compagno Stefano Garzelli, poi vince due tappe al Tour: leggendaria la sua vittoria su Armstrong, nonostante le difficoltà, sul Mont Ventoux. Partecipa all’Olimpiade, ma da comprimario, e a dicembre viene condannato a tre mesi con la condizionale per frode sportiva, ma verrà assolto in appello.
Il 2001 vede Pantani colleziona 9 ritiri e nuovi guai giudiziari: la commissione disciplinare della federciclismo lo squalifica per otto mesi per la siringa con tracce di insulina trovate in una camera d’albergo il 27 maggio del 2001 a Montecatini, all’hotel Francia e Quirinale. La Caf, dopo meno di un mese, gli annulla la squalifica: Pantani potrebbe tornare a correre ma non lo fa e il 20 agosto l’Uci non riconoscendo il verdetto della commissione di appello federale, fa ricorso al Tas, il Tribunale arbitrale dello sport del Cio affinchè Pantani sconti otto mesi di squalifica, secondo la sentenza della commissione disciplinare. Il Tas si riunisce il 25 gennaio 2003 ma, inspiegabilmente, soltanto il 13 marzo fa conoscere la sua decisione: la squalifica è ridotta da otto a sei mesi e il Pirata può tornare a correre dal 18 marzo.
IL GIRO DEL 2003: L’ULTIMA SFIDA (Pantani nella Marsica)
Pantani ancora una volta riemerge dal fango e si appresta a partecipare al Giro D’Italia del 2003, la sua ultima sfida. Al Giro confermò il miglioramento del suo stato di forma psico-fisica, riuscendo a rimanere in più occasioni con i migliori e provando in varie occasioni a vincere una tappa. Inizialmente in ritardo di condizione sugli Appennini per via della lunga inattività, venne fuori alla distanza e si distinse in particolare sul Monte Zoncolan, dove fu l’unico a reagire all’attacco sferrato da Gilberto Simoni. Il 30 maggio, a 5 km dalla conclusione della tappa di Cascata del Toce, piazzò gli ultimi scatti in salita della sua carriera: dopo ben cinque accelerazioni nell’arco di un paio di chilometri, tuttavia, finì per esser ripreso dalla maglia rosa Gilberto Simoni, chiudendo 12º a 44″ dal vincitore. Pur non riuscendo a vincere alcuna tappa, la sua lotta testa a testa con i migliori e la sua determinazione mostrata anche in tappe poco adatte alle sua caratteristiche (come nella citata frazione di Marostica e in quella di Cantù) alimentarono un certo ottimismo nell’ambiente. Al termine del Giro, fu 14º in classifica generale (in seguito, 13° dopo la squalifica di Raimondas Rumšas).
Il giro del 2003 ebbe due tappe nella Marsica, una con arrivo ed una con partenza ad Avezzano. Restano nel cuore di tutti gli sportivi presenti i passaggi di Pantani nella Marsica. La 6a tappa del Giro (16 maggio, Maddaloni-Avezzano), attreversava le località marsicane di Balsorano, San Vincenzo Valle Roveto, Morino – Civita D’Antino, Civitella Roveto, Canistro inferiore e Canistro superiore, Capistrello, (Valico di Monte Salviano), Avezzano, Paterno, Borgo Ottomila, Luco dei Marsi ed ancora Avezzano dove era situato il traguardo. Il giorno successivo il programma della 7a tappa del Giro D’Italia (17 maggio, Avezzano-Monte Terminillo) prevedeva i passaggi nelle località di Avezzano (partenza), Bivio Celano, Celano, Bivio Forme, Valico Fonte Capo La Maina, Forme, Massa D’Albe e Magliano dei Marsi.
Ad inizio giugno 2003 Pantani viene ricoverato alla clinica Parco dei Tigli di Villa di Teolo, in provincia di Padova, struttura medica specializzata nella cura della depressioni e delle dipendenze da alcol, stupefacenti e dei disturbi della personalità, da cui viene dimesso il 21 giugno. Saltò dunque la sua partecipazione al Tour de France e rifiutò di correre la Vuelta. Il 14 febbraio 2004 fu trovato morto nella stanza D5 del residence Le Rose di Rimini. La sua morte è ancora oggi oggetto di dibattito, con molte ombre mai chiarite che ancora circondano le ultime ore di vita del Pirata.