Il 10 Febbraio si celebra il “Giorno del ricordo“, ricorrenza istituita nel 2004 dalla legge 92 per commemorare le vittime delle Foibe, dell’esodo degli italiani dalle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, e della più complessa vicenda del confine orientale italiano.
Viene celebra il 10 Febbraio perché in quella data, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che sancirono la cessione di quei territori alla Iugoslavia di Tito. Nelle foibe, cavità naturali del Carso, furono gettati migliaia di italiani, accusati di essere fascisti o nemici del popolo, dai partigiani comunisti iugoslavi tra il 1943 e il 1945. Si stima che le vittime siano state tra le 5.000 e le 10.000, ma il numero esatto è ancora incerto.
Le foibe furono il culmine di una lunga serie di violenze e persecuzioni contro la popolazione italiana di quelle zone, che subì anche una politica di italianizzazione forzata da parte del regime fascista. L’esodo degli italiani fu la conseguenza della perdita dei territori e della paura di subire ulteriori rappresaglie da parte dei iugoslavi. Tra il 1945 e il 1960, circa 350.000 italiani abbandonarono le loro case e le loro terre, spostandosi in Italia o in altri paesi.
La vicenda del confine orientale italiano è più complessa e riguarda le dispute territoriali tra l’Italia e i paesi slavi, che hanno avuto origine dopo la fine della Prima guerra mondiale e si sono protratte fino alla fine della Guerra fredda.
Il “Giorno del ricordo” nasce con l’intento di conservare e rinnovare la memoria di queste tragiche vicende, che hanno segnato la storia e la cultura di quelle terre e delle persone che le hanno abitate. Il 10 febbraio sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei fatti presso i giovani delle scuole e il pubblico in generale, e per valorizzare il patrimonio storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate.
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