Avezzano. Pensava di farla franca denunciando la sua dipendente, mettendo per iscritto di essere stata aggredita, con tanto di referto del pronto soccorso. Ma non è bastato, perché nel suo locale c’erano le telecamere che hanno ripreso tutto e che hanno chiaramente ricostruito un quadro della vicenda che non era quello che lei voleva far credere.
E’ così che una barista di Avezzano è finita nei guai. Nei suoi confronti c’è l’accusa di sequestro di persona, lesioni personali e calunnia.
Una mattina in commissariato si è presentata una donna ucraina che dopo mesi di vessazioni ha trovato il coraggio di denunciare la sua datrice di lavoro.
La donna, madre di bambini piccoli, ha spiegato che per mesi era rimasta a lavorare in un bar di Avezzano nonostante continue offese e maltrattamenti. “Mi diceva che lei era la padrona e che io ero come una sua schiava”, ha raccontato la donna agli agenti della squadra anticrimine di Avezzano, che hanno raccolto la denuncia.
“Io ho abbozzato ma poi il tutto è andato troppo oltre”, ha detto.
La situazione, infatti, è degenerata una mattina di novembre. La barista ucraina si è presentata a lavoro e dietro i continui “imbarazzanti comandi” della proprietaria del locale ha detto di voler rinunciare al posto di lavoro, andando via. “Ho detto basta”, ha confidato la donna agli agenti del commissariato di Avezzano, “ma non mi volevano mandare via”.
Secondo la ricostruzione dei poliziotti, in quella occasione la proprietaria del locale aveva richiesto l’aiuto di tutta la famiglia, facendo arrivare nel locale sia il marito che le figlie. E’ scoppiata una lite ed è volato anche qualche schiaffo. A salvare la barista è stato un caso. Fortunatamente, infatti, fuori dal bar è passato un avvocato che ha visto la scena ed è entrato a chiedere cosa stesse accadendo. La donna così si è liberata dalla morsa ed è fuggita in commissariato.
Mentre lei raccontava quanto subito per mesi la proprietaria del locale è andata in pronto soccorso e con il referto si è presentata ai carabinieri dove ha denunciato la sua dipendente. Da qui ha anche fatto partire una lettera di licenziamento, per giusta causa.
Gli agenti di polizia, una volta raccolta la testimonianza della dipendente hanno avviato le indagini. La svolta è arrivata dalla riprese delle immagini della videosorveglianza che avvalorano la tesi della donna ucraina e non quella della sua ormai ex datrice di lavoro.
Da qui per l’avezzanese è scattata la denuncia. I reati contestati sono il sequestro di persona e le lesioni per l’episodio di novembre e la calunnia, per il fatto di aver denunciato la sua ex dipendente per una cosa che non aveva fatto.
A seguito dell’articolo riportato sulla denuncia della barista i legali di entrambe le parti chiamate in causa ci hanno inviato una dichiarazione congiunta.
Si tratta degli avvocati Antonio Milo (per la barista avezzanese) e Roberto Verdecchia (per la donna ucraina):
“Si è trattato di una normale discussione che poi è stata risolta in via conciliativa con reciproca soddisfazione degli interessi delle parti.
Le parti stesse si riservano di agire per il risarcimento dei danni per i commenti apparsi sul web e le dichiarazioni fatte nei confronti di entrambe le parti”.
Terremarsicane precisa che: le querele ritirate sono quelle che configurano il reato di lesioni. La calunnia e il sequestro di persona sono procedibili di ufficio e quindi il procedimento va avanti. Per il licenziamento è stata fatta una conciliazione.