Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Il cavaliere ritratto in un affresco rupestre posto su una parete rocciosa che dominava il lago Fucino
Il culto di San Giorgio
Il 23 aprile si è celebrato San Giorgio patrono dei cavalieri, dei soldati e degli scout. Il suo nome deriva dal greco gheorgós che significa agricoltore, lavoratore della terra. In mancanza di notizie...
Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
Le «gabelle» (che erano molteplici forme di contribuzione, non legate da alcun rapporto d’identità, come un’imposta diretta o indiretta oppure anche una tassa), gravarono in modo particolare sui prodotti...
Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Magliano de’ Marsi – Duecento anni fa, esattamente il 22 Aprile 1824, nasceva a Magliano de’ Marsi il teologo e missionario Panfilo da Magliano, al secolo Giovanni Paolo Pietrobattista....
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   La Necropoli di Val Fondillo
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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La terza legione marsicana in partenza per l’Africa orientale, finte amnistie e massacri in Etiopia (gennaio-febbraio 1937)

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NECROLOGI MARSICA

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La cattura del ras Destà Damtù
La cattura del ras Destà Damtù

Nel mese di gennaio del 1937, dopo due ore di colloquio con Mussolini (conversazioni italo-tedesche a Palazzo Venezia), Göering lasciò Roma, accompagnato dal duce e da numerose camicie nere alla stazione (1). A questo riguardo, ancora una volta, il contributo dello storico Renzo De Felice, traccia una corrente di pensiero molto indicativa, fornendo gli strumenti necessari per comprendere meglio la svolta fascista: «Le vicende degli anni successivi, e cioè il fatto che Mussolini finì per avvicinarsi sempre più ad Hitler, per allearsi con lui e per seguirlo in guerra, non debbono far pensare che questo dilemma fosse all’indomani della conquista dell’Etiopia solo teorico e, di fatto, già oggettivamente risolto, predeterminato in direzione della Germania. Al contrario, nei mesi ai quali ci riferiamo e ancora per parecchio tempo, esso fu una possibilità reale non solo soggettivamente, ma, ciò che più conta, oggettivamente» (2).

Al tempo stesso ci furono grandi manifestazioni con tripudio di popolo a Piazza Venezia per accogliere «i valorosi Legionari della divisione Tevere e i marinai del battaglione San Marco». Donne fasciste donarono ai soldati rose e rami di mimose «con i quali i Legionari abbronzati adornano i moschetti e le mitragliatrici, tra una marea di popolo e una selva di baionette nel Foro dell’Impero». Il discorso del duce finì con queste eloquenti parole: «ora ditemi: la Patria può contare su di voi, oggi, domani, sempre? La domanda di Mussolini provoca una risposta unanime che sembra un uragano. Il Sì che echeggia altissimo sembra il rombo di un tuono» (3).

In questa nuova fase, un altro importante problema di ordine generale fu il decreto di amnistia concesso da Vittorio Emanuele III, definito ormai dalla stampa re d’Italia e imperatore d’Etiopia (4).

Di fatto, però, quest’atto non salvò dalle pene più severe alcuni antifascisti marsicani di Luco dei Marsi, Celano, Canistro, S.Benedetto e Trasacco, i quali erano stati condannati per aver offeso Mussolini lanciando in pubblico ingiurie indirizzate: «a quel porco del duce». Tuttavia, come specificò il giornalista G.E.Modigliani sul giornale Il Nuovo Avanti, quasi nessun delitto politico fu veramente amnistiato. Affinità così numerose ed evidenti, fecero ricredere molti disfattisti politici già in carcere, poiché il decreto: «dopo aver concesso un condono di due anni di pena nei casi meno gravi, aumentava il condono fino a quattro anni nei casi più gravi, ma si affrettava a soggiungere che mai la pena potrà scendere sotto gli otto anni, e trattenendo così in carcere non pochi avversari politici, condannati negli ultimi anni e che altrimenti sarebbero stati liberati. Infatti, anche dopo aver scontato la pena e anche dopo una liberazione per condono della pena residua, i condannati politici erano spediti immediatamente al confino per tre o cinque anni» (5).

Nella pretura di Pescina, finalmente, il 16 febbraio del 1937: «Dopo una vacanza di circa un anno, interrotta per qualche mese dalla venuta del dott. Francesco Goias, è giunto tra noi, il nuovo Pretore dott. Mario Tranfaglio, il quale ha preso subito possesso del suo ufficio, ponendosi con alacrità al lavoro» (6).

Militari avezzanesi trasportano in processione la Madonna di Pietraquaria

Invece, in ambito militare, il giorno venti dello stesso mese partì da Avezzano per l’Africa orientale la prima compagnia mitragliatrici pesanti della 3ª legione (VI divisione), composta di cinque ufficiali e da duecentocinque militi. Un articolo di giornale specificò che: «La Compagnia ha portato con sé una fedele copia della SS.Vergine di Pietraquaria, donata dal concittadino Domenico Serta. La consegna dell’immagine è stata preceduta da una Cerimonia religiosa durante la quale il canonico don Gabriele Cipriani, presenti le autorità, ha pronunciato un opportuno ed elevato discorso. I parenti sono stati salutati alla stazione dal Seniore cav. Proietti, comandante della 132ª Legione Monte Velino e da altre autorità». Questo significava che in Etiopia, anche se la guerra era stata vinta dagli italiani, la guerriglia imperversò fino alla cattura e alla fucilazione del ras Destà Damtù (genero del negus Hailé Selassié). Il rapporto del viceré Rodolfo Graziani (appena scampato ad un attentato), indirizzato a Mussolini, specificò che durante gli scontri del 19-20 febbraio 1937: «Le truppe italiane catturavano e fucilavano il Deggiac Beiené Merid, restando ucciso nello scontro Deggiac Gabremariam. Ras Destà Damtù sfuggiva allo scontro di Goggetti, ma accanitamente inseguito è stato raggiunto ieri 24 febbraio dalla banda Tigrina del Deggiac Toclu, comandata dal Capitano Tucci, poi catturato e passato immediatamente per le armi». 

Tutto questo confermerà che l’Etiopia era stata conquistata ma non pacificata e che «gli abissini sono vinti ma non domi» (7).

NOTE

  1. Il Messaggero, Anno 59° – N.21, Domenica 24 gennaio 1937. Conclusione delle conversazioni Italo-tedesche. Göering ha lasciato Roma dopo un lungo colloquio col Duce.
  2. R.De Felice, cit., pp.788-789.
  3. Il Messaggero, Anno 59° – N.32, Sabato 6 Febbraio 1937. Ai reduci della «Tevere» e del battaglione «San Marco» (5 febbraio 1937). Il grande «Sì!» della moltitudine sale oltre i marmi candidi del Vittoriano.
  4. Ivi, Anno 59° – N.41, Mercoledì 17 Febbraio 1937. L’atto di sovrana clemenza per il fausto evento [nascita del principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia, 12 febbraio 1937]. Il decreto di amnistia. Per tutti i particolari dell’evento, si veda: Il Mattino Illustrato, Anno XIV – N.8, Napoli 22 febbraio 1937 che riporta in prima pagina una fotografia della madre la principessa Maria di Piemonte: «Esultanza di popolo per la nascita del principe di Napoli»; Anno XIV – N.9, Napoli 8 Marzo 1937, in prima pagina la «la prima fotografia dell’infante eseguita nella Reggia di Napoli accanto al fratellino»; Cfr. Il Gazzettino Illustrato, Anno VII – N.9, 28 Febbraio 1937, Venezia.
  5. R.Colapietra, cit., pp. 182-183. Lo studioso riporta alcuni nominativi ripresi dai fascicoli personali della Pubblica Sicurezza. Cfr. Avanti! (Le Nouvel Avanti), Settimanale del Partito Socialista Italiano, Anno XLII – N.9 – Nuova serie, Anno IV – N.9, Parigi, 27 febbraio 1937. La finta amnistia.
  6. Il Messaggero, Anno 59° – N.41, Mercoledì 17 febbraio 1937, p.4. Nella Pretura di Pescina.
  7. Il Messaggero, Anno 59° – N.49, Venerdì 26 febbraio 1937. La fine dell’ultimo ribelle. Ras Destà passato per le armi. La caccia e l’epilogo. Occorre specificare che un’ampia bibliografia sull’argomento delle “stragi” perpetrate dal generale Graziani in Etiopia, è stata già pubblicata e riportata anche in parecchi Blog su Internet. In particolare, si veda lo studio dello storico Giorgio Rochat: L’attentato a Graziani e la repressione italiana in Etiopia nel 1936-37, in «Italia contemporanea», 1975, n.118, pp.3-38. Cfr. Il Nuovo Avanti, Nuova Serie, Anno IV – N.9, Parigi, 27 febbraio 1937. Le bombe di Addis-Abeba, Nell’articolo citato, l’attentato a Graziani fu definito: «un fattaccio di cronaca nera».
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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