Seconda intervista all’imprenditore agricolo Fabio Sorgi
Avezzano. Nuova intervista nel cuore del Fucino, area agricola simbolo dell’Abruzzo, dove cresce la preoccupazione degli imprenditori locali. Fabio Sorgi, produttore e voce autorevole del territorio, è tornato a parlare ai microfoni di Terre Marsicane, parlando questa volta del problema dei prezzi, e raccontando una situazione sempre più difficile per chi lavora la terra in una zona che, negli ultimi anni, si trova costretta a competere con mercati europei e mondiali dal peso economico incomparabile.
“Siamo un fazzoletto di terra che lotta con i giganti”
Sorgi spiega come la forza del Fucino stia nella produzione estiva, da giugno a settembre, quando in molte altre regioni d’Europa il clima impedisce la coltivazione. Un vantaggio competitivo che, però, ha un prezzo altissimo.
Produrre in estate con un disciplinare molto rigido – soprattutto per fitofarmaci e antiparassitari – comporta costi elevati. A questo si aggiunge il gasolio agricolo che, sottolinea Sorgi, “nel periodo estivo aumenta sempre”, proprio quando le esigenze di irrigazione e gli interventi colturali sono più intensi.
Patate in perdita, secondo quanto riferito: “Ci dovevano pagare 40 centesimi, ne abbiamo presi 15”
Tra le colture più colpite quest’anno c’è la patata, vero simbolo agricolo del Fucino. Il solo seme è costato agli agricoltori intorno ai 200 euro al quintale. Eppure, nonostante una filiera così onerosa, il prezzo di vendita non ha retto.
“Con i costi che abbiamo”, denuncia Sorgi, “la patata doveva essere pagata almeno 35-40 centesimi al chilo. Invece la media è stata tra 15 e 23 centesimi. Così non si coprono nemmeno le spese di produzione”.
Un problema che non riguarda solo un prodotto, ma l’intero sistema di mercato in cui gli agricoltori si trovano schiacciati tra costi crescenti e ricavi insufficienti.
Il nodo della distribuzione: “Troppi intermediari, i prezzi lievitano dal campo allo scaffale”
Uno dei temi più delicati riguarda la forbice tra il prezzo alla produzione e quello pagato dai consumatori. Una differenza che Sorgi definisce “esponenziale” e che, a suo avviso, non viene monitorata a dovere.
Qualche anno fa fu istituito un Garante dei prezzi, ma secondo l’imprenditore “non avrebbe prodotto risultati concreti”. A pesare sarebbe la presenza di molti intermediari, che lavorano a percentuale sulla vendita e contribuiscono a gonfiare i prezzi finali.
“Non rivendico aumenti alla produzione”, chiarisce l’imprenditore agricolo, “ma un equilibrio. Non è possibile che chi lavora la terra guadagni poco o nulla, e che allo stesso tempo il consumatore paghi cifre altissime.”
Le soluzioni: filiera corta, stagionalità e più attenzione del retail
Secondo Sorgi, le strade per uscire dalla crisi esistono. La prima è la filiera corta: vendita diretta, mercati locali, cooperative di produttori. La seconda è il rispetto della stagionalità, che garantisce prodotti migliori e costi minori.
Centrale anche il ruolo della tecnologia: digitalizzazione, tracciabilità e piattaforme online stanno già trasformando l’agricoltura. “È un processo positivo”, dice, “anche se la velocità con cui avanza spesso ci mette in difficoltà. Ma per il futuro sarà decisivo”.
“I supermercati siano più attenti ai territori”
La critica più forte, però, resta rivolta alla grande distribuzione, che secondo Sorgi dovrebbe assumersi una maggiore responsabilità sociale verso i territori agricoli.
“Serve accorciare la catena dal produttore allo scaffale eliminando gli intermediari inutili”, conclude, “i supermercati devono guardare alla stagionalità e alle realtà locali. Solo così si può salvare l’agricoltura italiana”.
Una testimonianza che fotografa una difficoltà sempre più diffusa nel comparto agricolo del Fucino e che riaccende il dibattito sul rapporto tra produzione, distribuzione e consumo.
MC Photo e Video
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