Avezzano. Non solo grande musica, ma soprattutto una profonda lezione di umanità. Si è concluso ieri sera, nella Cattedrale di San Bartolomeo, il Concerto di Natale di Riccardo Cocciante, articolato in due serate intense e diverse tra loro, capaci di unire arte, spiritualità e solidarietà. Un evento ormai diventato tradizione per la città e per l’intera Marsica.
Nel corso della prima serata, l’artista ha ricevuto il premio alla carriera per i suoi oltre 50 anni di musica, una carriera che lo ha consacrato come cantante e compositore di fama internazionale, cittadino del mondo e simbolo di fusione tra culture. Nato in Vietnam da madre francese e padre abruzzese, Cocciante incarna egli stesso i valori di inclusione e dialogo tra i popoli di cui ha parlato a lungo dal palco.
Tra tutti due i concerti, prima e seconda serata, che hanno dato modo a cui hanno dato a 1900 persone di partecipare, erano presenti il vescovo dei Marsi Giovanni Massaro, Padre Giancarlo Marinucci, fondatore di una comunità a Carsoli che aiuta persone in condizione di diasgio a ricostruirsi, autorità civili e militari, tra cui il vice questore della Polizia di Stato, il sindaco Giovanni Di Pangrazio, amministratori comunali e regionali, l’assessore regionale alla Cultura Roberto Santangelo, il presidente della Regione Marco Marsilio, oltre ai rappresentanti della Protezione Civile. Parte del ricavato del concerto è stato devoluto in beneficenza alla Fraternità Mater Indigentium Madonna dei Bisognosi, che opera presso il Santuario della Madonna dei Bisognosi a Carsoli, dove Padre Giancarlo ha fondato una comunità che ha come scopo il reinserimento sociale.
Il concerto si è aperto con le suggestive immagini del film San Francesco di Franco Zeffirelli, per ricordare gli 800 anni dalla morte del Santo, sottolineando fin da subito il legame tra musica, spiritualità e messaggio universale. “Quando la musica è autentica”, ha ricordato il vescovo Massaro, “ come quella di Riccardo Cocciante, diventa un linguaggio capace di aprire i cuori di tutti”.
Riccardo Cocciante durante i due concerti ha parlato di umiltà, semplicità, condivisione e amore, “l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno”.Inoltre ha fatto cenno alla diversità e al concetto di fusione tra i popoli come qualcosa in cui crede fermamente.
La scaletta ha attraversato l’intero percorso artistico del cantautore: da Cervo a primavera, canzone che parla di rinascita, dopo la quale ha rivelato come la musica abbia aiutato lui stesso a ricostruirsi, a Era già tutto previsto, A mano a mano, Celeste nostalgia, Per un amico in più, Vivi la tua vita, Poesia, Donna senz’anima, Margherita, fino al musical Notredame de Paris. Particolarmente toccante il momento di Io canto, canzone condivisa anche da Laura Pausini, che Cocciante ha definito come un lascito, perché lui canta proprio per “lasciare una scia per quando non ci sarò più”. Non sono mancati brani cantati in francese, sempre tratti dal suo musical, e il finale natalizio con Astro del ciel.
Tra un brano e l’altro, l’artista ha parlato a lungo al pubblico, sottolineando, con gesti e parole, quanto il rapporto umano – con la platea, con i musicisti, con tutte le persone – sia essenziale quanto il talento. “Io do e voi date a me”, ha detto, “lo spettacolo è comunicazione”.
Due serate diverse, non nella scaletta delle canzoni, ma nel dialogo con il pubblico, perché un vero artista non è mai ripetitivo. L’artista ha salutato Avezzano con un augurio di pace e di buon Natale, in un tempo segnato da conflitti e divisioni, lasciando alla Marsica non solo emozioni e grande musica, ma soprattutto il segno profondo del suo spessore umano.
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