I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Il cavaliere ritratto in un affresco rupestre posto su una parete rocciosa che dominava il lago Fucino
Il culto di San Giorgio
Il 23 aprile si è celebrato San Giorgio patrono dei cavalieri, dei soldati e degli scout. Il suo nome deriva dal greco gheorgós che significa agricoltore, lavoratore della terra. In mancanza di notizie...
Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
Le «gabelle» (che erano molteplici forme di contribuzione, non legate da alcun rapporto d’identità, come un’imposta diretta o indiretta oppure anche una tassa), gravarono in modo particolare sui prodotti...
Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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   La Necropoli di Val Fondillo
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Preziose maioliche della chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele portate a Genova: "Analizzate per capire fabbricazione e datazione"
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Manifestazioni culturali e sportive nella Marsica: gli onorevoli Turati e Amicucci a Tagliacozzo (aprile 1928)

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Manifestazioni culturali e sportive nella Marsica: gli onorevoli Turati e Amicucci a Tagliacozzo (aprile 1928)
Manifestazioni culturali e sportive nella Marsica: gli onorevoli Turati e Amicucci a Tagliacozzo (aprile 1928)

Entrare nei particolari della massiccia azione socio-culturale, legislativa e propagandistica intrapresa dal regime nei primi mesi del 1928 è impresa molto complessa. Tuttavia, a partire da questi rilievi, la critica moderna ha spiegato in sintesi che, il governo fascista, cercò di intensificare sempre più il suo intervento educatore sulle masse: «secondo gli ideali, i dogmi e l’etica della religione fascista per realizzare la riforma del carattere». Occorre riconoscere altresì, che la cultura fu impegnata verso la nobile impresa, come espressione di vita finalizzata a creare un nuovo tipo d’individuo: «attraverso l’indottrinamento catechistico della religione fascista, nei riti della patria e della rivoluzione». La questione è stata molto dibattuta dagli storici ma, ai fini del nostro discorso: «basterà dire che essa impegnò dal 1927-28 in poi larga parte delle  energie del regime e del fascismo e fu sostenuta da numerosi e categorici interventi dello stesso Mussolini che ne fece oggetto sia di scritti e di discorsi sia di plateali manifestazioni propagandistiche» (1).

Ed appunto in questo senso andranno i progressi del governo fascista, riportati con grande rilievo sulla stampa, venendo continuamente messi in evidenza. 

Il 1° aprile 1928 (domenica), Il Messaggero a carattere cubitali esaltò l’energica attività del governo, informando il pubblico sui prossimi argomenti da affrontare: l’assemblea annuale della banca d’Italia; la riforma monetaria fascista e la situazione economica nazionale nella lucida e ampia «relazione del comm. Bonaldo Stringher». Ed ancora: la vastità dell’opera compiuta dall’Istituto di Emissione secondo le direttive del governo fascista; le vie della ripresa per quelle attività più oculate; i progressi della piccola industria e dell’agricoltura; il ribasso del tasso ufficiale di sconto dal 6,50% al 6% (2).

Contemporaneamente, dalla provincia aquilana, ferventi attività culturali e puntualizzazioni delle operosità locali svolte con solerzia dal partito, fecero eco all’esaltazione dei corrispondenti che, con acuta esposizione del significato politico, misero in risalto ogni manifestazione zonale come risultato dell’efficienza fascista. 

Infatti, nell’aula magna del ginnasio di Avezzano, ebbe luogo nel pomeriggio di domenica «una dotta conferenza del prof. Giuseppe Grieco, dal titolo Commemorazione di Ugo Foscolo», alla presenza di numeroso e coltissimo pubblico di notabili, che riservò al relatore «unanimi applausi di tutto l’uditorio» (3).

In data 4 aprile 1928, invece, lo stesso giornale riportò un altro importante avvenimento pubblicato nella «Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise». Si trattava della: «Relazione annuale politica-amministrativa del Fascio di Castellafiume», tenuta nella ricorrenza della sua fondazione (25 marzo dello stesso anno) dal segretario politico Tarquinio Di Nicola, davanti all’assemblea degli iscritti. Vale la pena riportarne alcuni stralci importanti, esaltati con la consueta formula dogmatica fascista: «La bella sede del Fascio, per l’occasione, era tutta parata a festa e la sala dell’assemblea era piena di fascisti e militi entusiasti e disciplinati». Quindi, con breve cerimonia, si svolse la distribuzione delle tessere «tra il più religioso silenzio e tra la più viva commozione. Sono vecchi dalle spalle curve, sono giovani dal viso bronzeo, pronti a tutto osare e a tutto dare, sono giovinetti dagli occhi luccicanti di gioia che si accostano al tavolo del Segretario Politico per ricevere la tessera con la stessa religiosità e con la stessa fede con la quale si accostano il giorno di Pasqua all’altare per ricevere il pane divino». L’entusiasmo, in un primo momento trattenuto a stento, al termine del tesseramento (a detta del corrispondente), fece esplodere un corale «Alalà» e un applauso fragoroso all’indirizzo del duce e del fascismo. Di Nicola, tra l’altro, inviò un caldo saluto al console avezzanese Enrico Panfili: «vecchia e purissima Camicia Nera della Marsica che, dopo un breve periodo di assenza, riprese il comando della gloriosa 132ª Legione». In conclusione del suo discorso, lamentò alcune discrepanze, poiché l’azione politica nella zona veniva spesso rallentata dalle deficienze dei servizi comunali, ostacolati da chi faceva le veci del podestà, sempre assente quando si trattava di prendere importanti decisioni. Prima di terminare la sua energica esposizione, inviò un saluto e un augurio all’illustre concittadino Cornelio Di Marzio, mandato «in Terra d’Africa ad espletare un’importante missione politica». Subito dopo prese la parola il segretario amministrativo, reverendo Alfonso Colonna «vera anima fascista», salutato dal canto corale di «Giovinezza» (4). 

L’onorevole Ermanno Amicucci di Tagliacozzo in divisa da gerarca fascista

Sempre negli stessi giorni, il «Circolo dell’Unione di Celano», organizzò un «Vermouth d’onore con l’intervento del Console Panfili», per ridare una giusta importanza alla riammissione nei ranghi del partito anche «del valoroso Centurione Pasquale Santilli, rientrato nei quadri della Milizia e rimesso al comando della Centuria di Celano, con l’attestato di stima e della solidarietà che meritatamente gode nella Regione». Poi, davanti a tutte le autorità cittadine, prese la parola il presidente Federico Santucci, introducendo il console Panfili, che salutò romanamente il centurione per poi baciarlo: «mentre l’orchestra intonava Giovinezza e gli astanti, evidentemente commossi, applaudirono freneticamente. Allo spumante, parlarono il segretario del Fascio sig. Giulio Proia e il Commissario del Comune, Colonnello Albanello» (5). 

Sempre scorrendo le pagine del giornale, apprendiamo di un’ennesima reintegrazione nei ranghi del partito fascista: «In seguito a comunicato della 132ª Legione M.V.S.N. Monte Velino, demmo a suo tempo la notizia che era stato tratto in arresto il cav. Emilio De Cesare, sotto l’imputazione di oltraggio alla Milizia Volontaria Nazionale. Ora siamo lieti di poter pubblicare che, essendosi celebrato il relativo processo innanzi alla nostra Pretura, nell’udienza del 27 marzo decorso, il sig. De Cesare è stato assolto dall’imputazione, perché il fatto non costituisce reato». 

Non ancora sopiti gli echi delle riammissioni ai posti di comando, occorre rilevare come Renato Ricci, comandante dell’Opera Balilla, con una circolare indirizzata alla provincia aquilana (6 aprile 1928), rese obbligatorio il saluto romano, vietando la stretta di mano come manifestazione «estranea e contraria al perfetto carattere fascista» (6).

In occasione della processione del «Venerdì Santo», che si svolse a Luco dei Marsi, Mussolini, esprimendo la sua benevolenza nei riguardi delle famiglie numerose, fece pervenire «al signor Cesidio Croce di Vincenzo, la somma di lire 400. Il Croce, onesto e forte lavoratore, era padre di ben 10 figli».

Nel solco di queste significative tappe per la costruzione di una Marsica sempre più fascista, il 15 marzo dello stesso anno fu organizzata a Tagliacozzo: «La Iª Staffetta della Montagna per la Coppa Turati e il Trofeo Edmondo Amicucci». La grandiosa adunata, a cui parteciparono atleti di tutta l’Italia, fu promossa dal podestà Domenico Amicucci, spalleggiato dal comitato femminile del paese. I festeggiamenti si svolsero principalmente in «Piazza dell’Obelisco», con trattenimenti danzanti, carri allegorici, canti in vernacolo, accensione artistica di fuochi pirotecnici e innalzamento di grandi globi aerostatici. Oltretutto, si distribuirono agli atleti premi in denaro offerti dal direttore dell’Unione Esercizi Elettrici di Avezzano (ingegner D’Agostini), dall’ingegnere capo del Genio Civile (Bongiorno), dal commerciante Dalla Montà (rappresentante della birra Peroni) e dal comandante della legione della Milizia, insieme a una coppa offerta dallo stesso Mussolini, in aggiunta alle medaglie d’argento donate dal Ministro delle comunicazioni. Evidentemente, la grande manifestazione si era potuta realizzare per l’interessamento dell’onorevole Ermanno Amicucci (fratello del podestà Domenico). 

Per l’arrivo del segretario del partito fascista (onorevole Augusto Turati), accompagnato da altre autorità politiche e militari e dagli escursionisti provenienti con treni speciali da Roma, tutta la cittadina, fu addobbata con bandiere tricolori, con arazzi, drappi festosi, fiori, fasci e manifesti inneggianti al ministro, al duce, all’onorevole Amicucci, al fascismo e al Dopolavoro. Archi di trionfo campeggiavano nei punti principali e, nel castello che sovrastava Tagliacozzo: «fu collocato un enorme Fascio Littorio illuminato con lampadine elettriche. Numerose anche le bande musicali; quella del paese; quella dei tranvieri del Governatorato di Roma, del Dopolavoro di Avezzano; del Dopolavoro Tiburtino e di Monte Sacro di Roma» (7). Per comprendere la grandiosità dell’evento, riportiamo di nuovo la cronaca della giornata. Alle ore undici, tutte le rappresentanze della cittadina si recarono alla volta di Carsoli con le loro automobili, per accogliere degnamente il ministro Turati. Così: «Tra un’ovazione fantastica giunse poi a Tagliacozzo l’on. Turati, accompagnato dall’on. Amicucci, dal Podestà, dal Segretario dei Fasci all’estero comm. Parini, dal Segretario Federale dell’Urbe comm. Guglielmotti, dal Prefetto e da tutti i deputati della nostra provincia, e da numerosissime altre autorità della Capitale e dell’Abruzzo». Il corteo si diresse al Circolo dell’Unione dove fu offerto un ricevimento. Subito dopo, l’onorevole Amicucci, affacciandosi al balcone: «presentò con un breve, ma vibrante e forbito discorso alla nostra popolazione il Gerarca del Partito, a cui porse il benvenuto e l’assicurazione dei sentimenti di patriottismo e di immutabile disciplina che hanno sempre animato i suoi concittadini i quali, obbedendo religiosamente al comandamento del Duce, lavorano alacremente e silenziosamente. Cessati gli applausi, prese la parola l’on. Turati, che espresse la sua ammirazione per il perfetto ordine che regnava fra le Camice Nere; esortò altresì il popolo a continuare, seguendo le direttive sapientemente tracciate dal Duce. Poi, l’on. Turati, dopo aver partecipato ad una colazione offerta dall’on. Amicucci, si recò ad assistere da un apposito palco, situato nei pressi del Monumento di caduti, all’arrivo dei concorrenti alla Staffetta della Montagna, congratulandosi vistosamente con tutti i vincitori. Dopo una rinnovata entusiastica manifestazione di simpatia e di ammirazione in Piazza dell’Obelisco, il Segretario del partito ripartì in automobile per Roma». Seguì la premiazione degli atleti, con serata danzante e balli all’aperto mentre carri allegorici sfilarono per la cittadina. Infine, allietarono il numeroso pubblico presente, gruppi musicali che cantarono brani in dialetto, scritti dall’avvocato Luigi Venturini. I meriti della riuscitissima manifestazione andarono anche a Elia De Amicis e Vittorio Tocci, soprattutto per le corografie e l’abbellimento dell’intero paese (8).

NOTE

  1. E.Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Economica Laterza,  Gius.Laterza & Figli, Bari-Roma, Prima edizione 2001, pp.166-167; R.De Felice, Mussolini il fascista, II. L’organizzazione dello Stato fascista, 1925-1929, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, p.379.
  2. Il Messaggero, Anno 50° – N.79 – Domenica, 1° Aprile 1928, p.4.
  3. Ivi, Anno 50° – N.81 – Mercoledì, 4 Aprile 1928, p.6, Da Avezzano. Una Conferenza.
  4. Ivi. La complessa personalità di Cornelio di Marzio (nato a Pagliara dei Marsi), segretario dei fasci italiani all’estero dal 1927, giornalista di numerosi quotidiani e riviste, scrittore e organizzatore di manifestazioni culturali, letterarie, artistiche e politiche dell’epoca, andrà esaminata criticamente, leggendo il carteggio esistente nell’Archivio Centrale dello Stato, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio riservato, b.74, f.H/R, sottof.1, Di Marzio Cornelio. Recentemente, il comune di Castellafiume ha dedicato una strada della frazione di Pagliara a Cornelio Di Marzio, suscitando numerose polemiche dell’Associazione Partigiani d’Italia.
  5. Ibidem, Da Celano. In onore del Centurione Santilli.
  6. Ivi, Anno 50° – N.83 – Venerdì, 6 Aprile 1928, p.4, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, Da Avezzano. Una assoluzione.
  7. Ivi, Anno 50° – N.87 – Mercoledì, 11 Aprile 1928, p.4, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise. Da Luco dei Marsi. La processione del Venerdì Santo. Da Tagliacozzo. La Prima Staffetta della Montagna per la «Coppa Turati» e il «Trofeo Edmondo Amicucci».
  8. Ivi, Anno 50° – N.94 – Giovedì, 19 Aprile 1928, p.6, Da Tagliacozzo. Echi dell’imponente adunata escursionistica.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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