Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Decreto-di-nomina
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Aurelio Mattei (1763-1835) uomo politico, Cavaliere della guardia papalina e cultore di antichità. Nacque da Ladislao, il cittadino più ricco di Avezzano[1] e probabilmente dell’intera Marsica, il 2 aprile...
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Il culto di San Giorgio
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Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
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Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Magliano de’ Marsi – Duecento anni fa, esattamente il 22 Aprile 1824, nasceva a Magliano de’ Marsi il teologo e missionario Panfilo da Magliano, al secolo Giovanni Paolo Pietrobattista....
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   La Necropoli di Val Fondillo
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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Il Quarto Congresso dei Fasci e l’adunanza dei Sindacati Agricoli marsicani (febbraio 1926)

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NECROLOGI MARSICA

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Nell’editoriale di Gerarchia della quinta annata, Mussolini scrisse che il 1926 sarebbe stato l’anno delle grandi realizzazioni del fascismo. In realtà, se si volesse definire questo periodo, occorrerebbe intitolarlo: «anno degli attentati». Come ben specifica lo storico De Felice: «Il 1926, infatti, non solo registrò ben tre attentati alla vita di Mussolini, ma questi attentati e gli innumerevoli altri dei quali si parlò e, più spesso, si farneticò, crearono un’atmosfera psicologica e politica che finì per informare di sé tutta la vita italiana e che, in ultima analisi, giuocò a tutto vantaggio di Mussolini e del fascismo, permettendo loro di bruciare i tempi della realizzazione politica del regime» (1). Per convincersene basti ricordare i tre attentati commessi dall’irlandese Violet Gibson, dal marmista Gino Lucetti e dallo studente Anteo Zaniboni (appena sedicenne), che crearono ancora una volta un’atmosfera psicologica e politica allarmante, influenzando l’opinione pubblica nazionale, regionale, provinciale, marsicana. Nell’insieme questo clima scatenò un’ondata di indignazione tra la popolazione, favorendo, indubbiamente, Mussolini e il fascismo. Infatti, dopo i cruenti avvenimenti, le tappe per l’affermazione definitiva del regime furono ancor più facilitate.

Tuttavia, nel territorio preso in considerazione qualcosa si muoveva lentamente: in effetti ripresero i lavori per terminare l’Ospedale Civile di Avezzano, lasciato dal 1923 in condizioni davvero deplorevoli. Con infaticabile e paziente lavoro, che fu diretto dal ragioniere Durazzo, l’amministrazione: «disciplinò i rapporti con i Comuni e con gli Enti, ottenne sussidi, ultimò i locali al piano terra, che si trovavano allo stato di semplice cantine, mise, la base della recinzione in modo da circoscrivere l’area mettendo l’Ospedale al coperto del traffico stradale e della curiosità del pubblico». Contemporaneamente, il professor Zeri, con grande competenza, organizzò tutti i servizi sanitari e di assistenza: «imprimendo al Nosocomio un ritmo di novella e rigogliosa vita, per cui non soltanto Avezzano ma tutta la Regione gli dovrà essere sempre riconoscente». Fra gli impianti sanitari più importanti figuravano il gabinetto radiologico «fornito di un apparecchio Cardolla da diagnostica e terapia ed il reparto operatorio sistemato secondo i più moderni criteri». Tra queste rilevanti operazioni non mancò l’appoggio del regime che, per mezzo dell’onorevole Luigi De Simone, fece concedere all’istituto un prezioso sussidio di cinquantamila lire. Tutti i dati e le statistiche (degenze, prestazioni, visite ambulatoriali e percentuali di affluenza dei malati), furono riportati con dovizia di particolari nella prima pagina de Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, mostrando con orgoglio fascista un fervente aumento di prestazioni. Il reparto chirurgico, diretto dal professor Rapisarda, svolse un’ampia propaganda «igenico-sanitaria a favore della popolazione della Marsica, per risolvere tutti i problemi inerenti all’Ospedalizzazione ed al trasporto dei malati, anche dai paesi più lontani del Circondario». A partire da questi essenziali rilievi, l’articolo terminò con la solita enfasi fascista rivolta stavolta alla classe degli indigenti che, sin da quel momento, avrebbero ricevuto cure gratis, trovando «conforto e riparo alle loro sventure» (2).

Nel mese di febbraio, il «Corriere di Avezzano» riportò la notizia riguardante il monumento ai caduti, che un progetto dell’ex sindaco Nardelli aveva affidato a vari artisti già nel 1922. Esso doveva rappresentare un simbolo «germinato da un unico impasto dalla base di travertino». Il giornale sottolineò che: «con ammirevole slancio, Enti e concittadini danno mano alla volontaria sottoscrizione». Primo a donare ben quindicimila lire fu Torlonia, seguito dall’amministrazione della Società Romana Zuccheri (dodicimila lire) e dal suo direttore Filippo Cavanna (Gran Ufficiale) (3). Negli stessi giorni l’assemblea dei combattenti, presieduta da Umberto Jatosti, espose: «una chiara ed ampia relazione sull’attività svolta dal Consiglio direttivo rivolgendo anche un caldo saluto a Benito Mussolini ed al Governo nazionale, che i combattenti di Avezzano hanno sempre seguito in tutte le vicende» (4).

In tale contesto, il Quarto Congresso dei Fasci della provincia di Aquila, costituì per l’onorevole Alessandro Sardi «un vero autentico trionfo». Intervennero al palazzo della prefettura (L’Aquila) tutti i rappresentanti dei comuni marsicani e, soprattutto, i deputati: Antonelli, Amicucci, Cimoroni, De Simone, Serena e Sipari. Altre autorità furono presenti all’importante manifestazione, tra cui: il commissario dell’Aquila; il segretario politico provinciale (Eusebio Fabrizi-Ferri); il segretario generale dei sindacati fascisti (Ciro Cicchetti); il Console Enrico Panfili ed altri ancora. Il nuovo prefetto Ravelli introdusse il discorso di apertura, ripreso poi da Fabrizi, che: «fece la dettagliata relazione dell’opera svolta dalla Segreteria Federale, tracciando la situazione del Fascismo nella Provincia di Aquila». 

Sulla destra: Luciano De Feo con l’onorevole Alessandro Sardi

La cronaca riporta, ancora una volta, le lodi espresse nei confronti di Sardi, considerato «il suo figlio migliore del fascismo Aquilano», accanto Benito Mussolini «cuore vivo e pulsante della nazione». L’avvedutezza espressa dall’onorevole fu così descritta dal giornalista di turno: «La sua politica diritta e leale, rilucente al sole come lama di una affilata spada, il suo passato intemerato, la dirittura della sua anima, la sua intransigenza cosciente ed onesta, hanno luminosamente trionfato di qualche obliqua e subdola manovra dei pochissimi profittatori, che egli ha bollato a sangue con la incisiva e travolgente parola» (5).

La linea che abbiamo appena descritto, rappresenta quella canonica della morale fascista, come ben si evidenzia anche nei risultati non certo soddisfacenti del «Congresso dei Sindacati Agricoli della Marsica», scaturiti dalla riunione avezzanese di metà febbraio 1926. Senza voler scendere in problemi troppo tecnici, che peraltro affronteremo in seguito, possiamo esporre la questione in questi termini: invitati dal segretario federale Cicchetti, erano stati convocati per l’occasione nella sede della federazione fascista, tutti i segretari del territorio, per discutere un’importante ordine del giorno, quello della «revisione dei prezzi di affitto del Fucino». Intervennero: Achille Terra (Lecce ne’Marsi); il ragioniere Serlenga, Paradiso Aratari (sindaco), Aureli e Alfonsi (Gioia dei Marsi); Erminio Cofini (S.Pelino); Pietro Fafone (Ortucchio); cavalier Migliori (Pescina); Ciaccia (Celano); Marracino Cristini (Luco dei Marsi); Tarquini (S.Benedetto); Leucio Ferrari Grande (Villavallelonga); Franco Fracassi (Paterno); Antonio Laurini (Magliano dei Marsi); Guido Di Renzo (Avezzano); Tullio Di Pietro, Antonio Angelini e Perinetti (Trasacco). Presiedevano l’assemblea l’onorevole Luigi De Simone, Enrico Panfili (Console M.V.S.N.) e il segretario generale provinciale dei tecnici agricoli Rocco D’Alessandro. Aperta la seduta, Cicchetti espose: «la relazione da lui presentata con la quale veniva chiesta la riduzione dei canoni di fitto, sostenendo l’impoverimento del terreno, causato dalla lavorazione superficiale, l’attitudine del Fucino che influisce a danno della produzione, la pessima manutenzione della viabilità e dei ponti, l’allagamento dei terreni per mancanza di regolare deflusso delle acque, lo spezzettamento del latifondo che non permette una coltura razionale» (6). Poi, lo stesso, dette lettura del memoriale di replica inviato da Torlonia per l’occasione: «Memoriale nel quale vengono respinte le richieste di diminuzione e chiesto un aumento congruo, considerando anzitutto l’aumento dei generi di specie del grano, barbabietole e patate sul mercato del precedente biennio, termine prefisso per la revisione dei prezzi, e inoltre la sperequazione dei prezzi delle terre del Fucino in confronto con quelli delle altre regioni». L’intervento dell’onorevole De Simone, visti la vastità, la delicatezza del problema e dei suoi riflessi politici, fu moderato, ponendosi su una linea di intese reciproche che miravano ad una soluzione attraverso un arbitrato. Il Console Panfili, ricevute da tempo le lagnanze degli agricoltori, propose la nomina di una commissione di tecnici che, unitamente al segretario provinciale dei fasci Fabrizi, a Sardi, all’onorevole De Simone e all’onorevole Sipari, dovevano al più presto trattare con Torlonia. Mentre, il professor D’Alessandro presentò il seguente ordine del giorno che fu approvato all’unanimità: «I segretari dei Sindacati agricoli della Marsica, udita la relazione del Segretario generale delle Corporazioni Sindacali Fasciste con la quale si chiedeva in confronto delle pretese avanzate dall’Amministrazione dei Principi di Fucino per il biennio 1926-27 un ribasso nel presso dei canoni di affitto concordati coll’Amministrazione stessa per il biennio decorso, lette le controproposte dell’Amministrazione Torlonia, considerando che in seguito alle recenti provvidenze governative rese esecutive dopo la presentazione del memoriale in parola, il mercato dei prodotti agricoli dia un più sicuro affidamento nei riguardi del tornaconto colturale mentre si ha fiducia in altre provvidenze a vantaggio dell’agricoltura; ritenendo come sia indispensabile provvedere ad una sollecita sistemazione degli affitti del Fucino. Danno mandato al segretario generale delle Corporazioni Sindacali Fasciste perché cerchi di concordare per il biennio in corso lo stesso prezzo di fitto dei terreni del Fucino stabiliti per il biennio 1924-25, fermo restando la richiesta degli altri desiderata relativi alla revisione della classifica delle terre. In linea subordinata, qualora non  fosse possibile raggiungere tale intento allo scopo di provvedere con ogni sollecitudine, danno facoltà al segretario generale comm. Cicchetti perché, aggregandosi il segretario dei tecnici agricoli e quelle autorità fasciste che crederà necessarie per il conseguimento dello scopo, intervenga presso l’Amministrazione del Principato del Fucino per studiare e riferire fino a quale limite potrebbero eventualmente essere accettate le richieste dell’Amministrazione stessa».

L’avvocato Tullio Di Pietro, segretario mandamentale di Trasacco, prese la parola a nome dei sindacati dei paesi ripuari, approvando la decisione della Federazione Sindacale Fascista Aquilana e applaudendo all’operato del suo segretario Cicchetti «rilevando la di lui tenacia e attività esplicata a beneficio degli agricoltori della Marsica». La seduta fu sciolta con il solito fervore fascista, rivolto all’onorevole Edmondo Rossoni, definito: «meraviglioso capo del Sindacalismo Nazionale, al suo Segretario Generale per la provincia di Aquila, comm. Cicchetti, guida salda e sicura, ed all’on.Luigi De Simone, capo delle balde forze fasciste della Marsica» (7). Puntualizza i termini dell’incontro Adriano Pizzuti: «Nel 1926 si proponeva la revisione delle corrisposte d’affitto, secondo quanto previsto dall’art.9 del citato concordato 26 febbraio 1924, e si riunirono nuovamente le parti, questa volta a Roma, in sede confederale di corporazione, poiché la trattazione delle varie questioni diventò più ampia e dibattuta» (8).

 

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il fascista, II. L’organizzazione dello Stato Fascista, 1925-1929, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, p.200.
  2. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VIII – Num.585 – Roma, 11 Febbraio 1926, L’Ospedale di Avezzano all’inizio del suo terzo anno di vita.
  3. Ivi, Anno V – Num.282 – Roma, 11 Gennaio 1923, Il monumento ai caduti di Avezzano. La descrizione della scultura nei minimi dettagli si trova in: Il Risorgimento d’Abruzzo, Anno V – Num.282 – Roma, 11 gennaio 1923, Il monumento ai caduti di Avezzano.
  4. Ivi, Anno VIII – Num.585 – Roma, 11 Febbraio 1926, Per il monumento ai caduti; L’assemblea dei combattenti, p.2.
  5. Ivi, Anno VIII – Num.592 – Roma, 7 Marzo 1926, Il Quarto Congresso dei Fasci della provincia di Aquila.
  6. Ivi, Anno VIII – Num.587, Roma, 18 Febbraio 1926, Il Congresso dei Sindacati Agricoli della Marsica.
  7. Ibidem.
  8. I Quaderni della Maremma (I Serie: DOCUMENTI), A.Pizzuti, Le affittanze agrarie nel Fucino prima della riforma fondiaria, Avezzano, 1953, Stabilimento Aristide Staderini, Roma, p.42.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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