Soldati spagnoli e francesi
Giulio Pezzola del Borghetto e le sue scorribande nella Marsica (1646)
Le grandi insurrezioni popolari, aizzate dalle potenze spagnole e francesi, dal papa-re e da fazioni baronali (vedi Colonna, Barberini, conti di Celano ecc.) causarono tra Lazio e Abruzzo continui saccheggi...
I confini della Marsica arrivano fino al Monte Marsicano
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Opi – Trenta anni fa i parroci di Pescasseroli e di Opi parteciparono a “Tribuna Libera”, uno spazio che il giornale “Il Tempo” metteva disposizione dei cittadini. Nella pagina riservata alla Marsica...
Decreto-di-nomina
Aurelio e Orazio Mattei, nobili avezzanesi, sindaci e ispettori ai Monumenti del Distretto di Avezzano
Aurelio Mattei (1763-1835) uomo politico, Cavaliere della guardia papalina e cultore di antichità. Nacque da Ladislao, il cittadino più ricco di Avezzano[1] e probabilmente dell’intera Marsica, il 2 aprile...
Il cavaliere ritratto in un affresco rupestre posto su una parete rocciosa che dominava il lago Fucino
Il culto di San Giorgio
Il 23 aprile si è celebrato San Giorgio patrono dei cavalieri, dei soldati e degli scout. Il suo nome deriva dal greco gheorgós che significa agricoltore, lavoratore della terra. In mancanza di notizie...
Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
Le «gabelle» (che erano molteplici forme di contribuzione, non legate da alcun rapporto d’identità, come un’imposta diretta o indiretta oppure anche una tassa), gravarono in modo particolare sui prodotti...
Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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Magliano de’ Marsi – Duecento anni fa, esattamente il 22 Aprile 1824, nasceva a Magliano de’ Marsi il teologo e missionario Panfilo da Magliano, al secolo Giovanni Paolo Pietrobattista....
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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L’Aquila, La Città dello Spirito

Impariamo a conoscere e riconoscere L’Aquila, per il suo vero ed autentico significato, quello cioè di essere una  città santa, una città dello spirito
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NECROLOGI MARSICA

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L’aquila – Sono passati 10 anni da quel 6 aprile 2009, quando alle 3,32, un terremoto magnitudo 5.08 Richter, colpiva a morte la città dell’Aquila.

(La provincia aquilana non è nuova a terremoti, la città era sopravvissuta a quello del 1703, ed a quello del 1915 che aveva invece raso al suolo Avezzano e la Marsica facendo circa 30.000 vittime).

Da quella notte abbiamo seguito chissà per quante ore e giorni, con il cuore in gola e guardato impassibili, le immagini strazianti mostrate dalla tv, spettatori impotenti di quello che a L’Aquila accadeva, diventando nel nostro intimo sentire tutti aquilani. Quel 6 aprile ci ha fatto riscoprire ed amare più che mai, questa città riservata, mesta e dignitosa anche di fronte alla catastrofe immane che l’ha colpita. Le foto ed i video dell’Aquila distrutta hanno fatto il giro del Pianeta, così le vicende umane dei suoi abitanti, emozionando tutti. Un autentico dolore, che è restato per molto tempo impresso dentro molti di noi e che merita una dovuta riflessione ed elaborazione. Di questo terremoto si è detto di tutto e si è visto di tutto, ma oltre le polemiche sulla ricostruzione e su tutti gli avvenimenti, oltre le immagini che ci hanno accompagnato per anni, in molti hanno imparato a conoscere e riconoscere L’Aquila, per il suo vero ed autentico significato, quello cioè di essere una  città santa, una città dello spirito.

Immota Manet

L’Aquila è una città di montagna, austera e misteriosa, con le case di pietra, ruvide, con i profili dei suoi palazzi e delle sue chiese che da secoli contrastano con un cielo livido o limpido, che ha come sfondo il maestoso Gran Sasso d’Italia. Eppure sono bastati pochi secondi per devastare questa terra, portando la città di Celestino V e di Federico II ed i meravigliosi borghi del suo circondario al centro delle attenzioni mondiali, come nel significato del motto della città “Immota Manet”, cioè asse intorno a cui tutto ruota.  (Secondo un’altra interpretazione invece “L’Aquila resta ferma, immobile”, come se indicasse invece il particolare carattere dei suoi abitanti, un po’ flemmatico o l’immobilità polverosa che caratterizzava l’energia del luogo da molto tempo).

L’Aquila e Celestino V

Apocalisse e nuova cristianità

Il terremoto ha cancellato un riserbo da parte del Vaticano che durava da almeno 715 anni, fin dall’usurpazione del trono del frate eremita Pietro Angelerio. Da allora mai più nessun papa aveva nominato Celestino V e la sua Perdonanza aquilana. Il 28 aprile 2009 Papa Benedetto XVI in visita alla città dell’Aquila martoriata, ha sostato davanti alla porta Santa ed ha omaggiato con il suo pallio pontificio e con un grande gesto simbolico Celestino V ( presagendo il gesto che lo avrebbe portato l’11 febbraio 2013, nel giorno di Maria Santissima di Lourdes, a rifiutare il trono papale come Celestino V, con la presentazione delle sue dimissioni, a compiere le stesse scelte!?), forse più famoso per il suo gran rifiuto che per la sua grandezza nella fede in Cristo, in ogni caso il Papa più controverso di tutta la storia della Chiesa Cattolica Romana. Lo stesso Papa Ratzinger indisse per il 2009-2010 “l’anno Santo Celestiniano” e per la prima volta nella storia moderna, migliaia di pellegrini hanno visitato l’Abruzzo e il Molise per pregare Celestino V, creando una straordinaria energia e recuperando il culto di una figura grandissima della storia della Cristianità. (Sappiamo che nella natura umana, agisce un impulso a distruggere la vera origine delle cose, la sapienza, la conoscenza, tramandando ignominie, e disonorando le figure, il valore e la grandezza, di coloro che lavorano per il bene dell’umanità… Ma i cieli conoscono la verità, ed essa in qualche modo sopravvive ed anche dopo secoli può essere ricordata). Un momento storico ed un avvenimento che ha sancito la fine di un silenzioso belligerare, fatto di incomprensioni, segreti, omissioni, come quando nel 1980  Papa Giovanni Paolo II, non nominò e non riconobbe il Papa eremita sepolto a pochi metri dal palco dal quale celebrava la sua messa.

Quel Papa Celestino, così scomodo perché volle trasferire la sede pontificia a L’Aquila, regalando l’indulgenza gratuita a chiunque si fosse recato nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, nel giorno della decollazione di San Giovanni Battista, tra la notte del 28 ed il 29 agosto di ogni anno, sinceramente pentito in cuor suo, per celebrare la Perdonanza. Manifestazione che venne poi presa a modello da Bonifacio VIII per istituire il primo Giubileo del 1300, per riportare a Roma i pellegrini cristiani, anche con la promulgazione di differenti bolle papali (dette Bolle Indulgentiarum), ad imitazione della Perdonanza Celestiniana. Ed anche se nei secoli la celebrazione e l’apertura della Porta Santa riporta il pensiero a San Pietro ed a Roma, la prima vera Porta Santa della storia è sempre stata quella della città dell’Aquila! Porta che è sovrastata da un’aquila scolpita sulla pietra, simbolo dell’impero svevo di Federico II, simbolo della stessa città e simbolo di Giovanni Evangelista, che scrisse l’Apocalisse e che chiude i tempi, mentre la stessa chiesa (ne custodiva una importante reliquia, il dito indice della mano destra del Battista) è legata a colui che i tempi aveva aperto e cioè: San Giovanni Battista.

Un messaggio chiaro e profondo: la chiusura di un ciclo e l’apertura di una nuova epoca! E non è proprio da quei giorni che le istituzioni e la nostra società, il cui equilibrio è fondato sulla religione, sulla politica e sulla legge, hanno cominciato a vacillare? Sembrano esserci molte verità, in quanto dal 2009, proprio la politica e la religione di stato hanno iniziato a perdere l’equilibrio. E’ molto importante anche riflettere sul fatto che tutte le chiese aquilane sono state distrutte dal terremoto. E’ forse un segno dell’imminente fine dei tempi? Di quell’Apocalisse che in fondo significa rivelazione?

Sembra che L’Aquila sia stata scelta a scandire il passaggio dal tempo della tribolazione, al tempo della grande tribolazione… Curiosamente, il 10 aprile 2009, durante i funerali di stato vennero letti i passi dell’Apocalisse 21, che hanno dei chiari riferimenti con la Nuova Gerusalemme, la città che scende dal cielo, da Dio, come una sposa adorna per il suo sposo!  Dove si parla di Alfa ed Omega, cioè di Principio e di Fine.

10 Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello». L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.
24 Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza.
25 Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
poiché non vi sarà più notte.
26 E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni.
27 Non entrerà in essa nulla d’impuro,
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell’Agnello.

Apocalisse 21

I profeti sono stati paragonati alle aquile, perché portano e rivelano la parola di Dio. Fu così anche quando il Divino guidò il popolo d’Israele fuori dalla schiavitù e dall’Egitto, anche all’epoca si servì di un’aquila, in quel tempo quell’aquila era Mosè: “E come Io vi ho portato sulle ali d’aquila e vi ho condotto da Me” (Esodo 19:4b).

Dunque L’Aquila è città santa, luogo che custodisce i semi della nuova cristianità, basati sull’insegnamento più grande che ci ha lasciato Celestino: il perdono. Senza dubbio, insieme alla compassione, la forma più alta di amore. Nelle sacre scritture l’aquila è identificata anche come la colomba di Dio, la sposa di Cristo. La rivelazione mistica potrebbe essere che a “L’Aquila si può incontrare la sposa”, dove lo sposo è l’agnello “il Cristo” che è prossimo al ritorno e la sposa è l’umanità, “la nuova umanità” “ la nuova Gerusalemme” che si sta originando proprio a L’Aquila, la città dello spirito! Questo è quello che in molti chiamano l’inizio della Nuova era, coincidente anche con la profezia ebraica della Giovenca rossa. L’età dell’Acquario, l’età dello spirito, preannunciata da qualche secolo dalle profezie di Gioacchino da Fiore, monaco calabrese, illustre figura religiosa che pare abbia ispirato gli esordi politici dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America: Barack Obama. Quel che è certo è che siamo alla vigilia di una svolta epocale per l’umanità, che ha scelto di evolversi e vive anche sul piano terreno una guerra di coscienze molto speciale, un conflitto che è ormai all’ultimo colpo di coda, e che ci riunirà definitivamente a Dio, dopo una separazione durata millenni, un evento che attendiamo da molto e che nessuno potrà impedire. Non tutta l’umanità sarà pronta per quell’appuntamento. Per quello che può essere definito l’ultimo appello di Gesù, sono in molti a non avere compreso il suo messaggio ed il suo sacrificio d’amore. Chi è pronto ad attendere la seconda venuta del suo spirito, non dovrà avere sentimenti di rivalsa verso chi ha optato per una scelta differente, così neppure vantare diritti verso costoro, di alcuna rivincita. Il terremoto dell’Aquila ha qualcosa di strano, di particolare e correlando i diversi elementi che lo hanno caratterizzato non è difficile rimanere alquanto perplessi. Il violento sisma è avvenuto esattamente la notte della domenica delle palme, la notte del Getsemani, notte in cui Gesù venne fatto prigioniero…L’Aquila pertanto visse la sua settimana di passione, una settimana santa che culminò con un funerale di stato del 10 aprile 2009, un venerdì santo per l’appunto, quando durante l’omelia viene letto un passo dell’Apocalisse…

«In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro.

Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. 

I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno.

Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà». Dal Libro del profeta Daniele

COLLEMAGGIO, UN LIBRO DI PIETRA

Un chiaro disegno divino.

Santa Maria di Collemaggio, dove Celestino V volle essere incoronato è una basilica-crogiolo alchemico dove il numero 8 è alla base di un gioco architettonico di simmetrie e numeri magici, com’è nella tradizione islamica e cinese. La facciata della cattedrale è perfettamente orientata ad ovest, ed è costruita secondo indicazioni astrali e simbolismi, che la portano ad essere riconosciuta come una delle espressioni più interessanti del periodo medievale, con collegamenti alle antiche tradizioni esoteriche dei templari, orientali e dell’area del mediterraneo.

L’alchimia della trasformazione

Oggi, la cattedrale di Collemaggio appare solitaria e splendida, libera dalle gabbie di ferro che la sorreggevano all’interno, con la facciata ed i suoi tre portali e tre rosoni meravigliosi. La cattedrale è da tutti conosciuta per avere la Porta Santa, la prima al mondo, dove il Papa Celestino V, dal 1295, donò l’indulgenza della Perdonanza. Molti studiosi nel corso degli anni, hanno elaborato diverse teorie su questa meravigliosa cattedrale, ma in tutta onestà bisogna menzionare in primis la scrittrice e ricercatrice Maria Grazia Lopardi, alla quale si debbono attribuire le più grandi rivelazioni e rivelazioni sulla basilica aquilana.

Le rosa-croci, simbolo dei templari, decorano la facciata, sembra che il disegno delle stesse croci, ripropongano la trama del tessuto della Sindone (simbolo della resurrezione di Cristo), inoltre si può notare anche una quadratura a specchio di alcune pietre bianche che ricordano quelle del Tempio di Salomone a Gerusalemme. All’interno la chiesa si presentava (prima dell’avvenuto restauro e consolidamento) senza le due colonne portanti principali e con il tetto squarciato, quasi a sottolineare che cielo e terra ormai non avevano più divisioni, perché sono la stessa cosa e non c’è più separazione fra i due mondi “Così in cielo, così in terra”. In sostanza è come se da allora, si fosse creato un ponte che unisce le due energie, quelle terrene alle celesti. Il tempio è un portale di accesso ad una potente energia elettromagnetica. Le cattedrali, sono state costruite e concepite, secondo la geometrie e scienze sacre (conoscenze portate dai cavalieri templari dalla terra Santa in Europa), da sempre potenti motori di processi vitali, che stimolano specifiche ghiandole come i chakra, e preparano chi vi entra a vibrare in sintonia o a potenziare o riequilibrare i canali di collegamento ai mondi spirituali, rigenerando il corpo e l’anima.

Le misure della cattedrale sono ricavate da un codice universale e trasformato in rapporti geometrici di proporzioni auree, esattamente come altre cattedrali gotiche d’Europa, secondo le misure architettoniche salomoniche… La costruzione, è quindi un tempio iniziatico, ed è esso stesso una sorta di percorso iniziatico, grazie ai misteriosi contenuti simbolici del pavimento, che esprimono la salvezza, nel potere della rinascita e della spiritualizzazione della materia e la sua l’ascensione. Sul Mausoleo, dove era custodito il corpo di Celestino (rimasto miracolosamente intatto sotto le macerie del sisma), sono ben visibili i sigilli di Re Davide e di Re Salomone, chiara allusione anche all’Arca dell’Alleanza. L’edificio per mezzo dei disegni evocatori della pavimentazione, soprattutto i tre 888 che svolgono il compito di trasformare amplificare l’energia della griglia magnetica, una rete fittissima di correnti energetiche presenti come un reticolato su tutta la superficie terrestre. “il quadrato della materia nel cerchio dello Spirito”. Collemaggio è un luogo di guarigione, di miracoli, un vero e proprio libro di pietra, un libro da leggere attentamente e che custodisce molti segreti, con molti rimandi di interpretazione biblica.

LA CITTA’ DEL 99

La città è nota per essere la città del novantanove, che ricorre spesso sin dalla sua origine, dai 99 castelli che dettero origine al suo primo insediamento urbano, celebre anche per la “Fontana delle 99 cannelle”. La scrittrice aquilana Maria Grazia Lopardi, mi ha fatto notare questa incredibile coincidenza con il terremoto aquilano; la Sura n° 99 del Corano, che è intitolata “ Az-Zalzalah”(Il Terremoto) e che dice:

 

  1. Quando la terra sarà agitata nel terremoto,

  2. la terra rigetterà i suoi fardelli*, *[Le spoglie degli uomini che sono sepolti in essa.]

  3. e dirà l’uomo: “Cosa le succede?”.

  4. In quel Giorno racconterà le sue storie,

  5. giacché il tuo Signore gliele avrà ispirate. .

  6. In quel Giorno gli uomini usciranno in gruppi, affinché siano mostrate loro le loro opere.

  7. Chi avrà fatto [anche solo] il peso di un atomo di bene lo vedrà,

  8. e chi avrà fatto [anche solo] il peso di un atomo di male lo vedrà

Di che cosa parla questa Sura n°99 (numero legato a L’Aquila), se non del giorno del Giudizio e Dell’Apocalisse?

Inoltre Il 54° ( 5+4 che per somma da 9) nome di Dio del Corano è al-Gaffâr cioè “Colui che perdona”, ed il perdono coincide perfettamente con il messaggio di Celestino V!

(Il numero nove inoltre corrisponde alla carta dei tarocchi “l’eremita” e Celestino è l’eremita simbolo del perdono! La carta annuncia la fine ed un principio, alfa ed omega appunto! Dove si conclude un ciclo con l’antico mondo e si diventa ricettivi verso un futuro che non si conosce, verso l’ignoto…) Sono solo coincidenze?

Tutto questo in un momento in cui l’Occidente è in contrasto con l’Oriente dell’Islam. Noi occidentali, dovremmo trovare la maniera giusta e senza pregiudizi di guardare ad Oriente e viceversa, perché sono certo che ci sia un punto d’incontro, una radice comune. Non dimentichiamoci che nel Medioevo, mentre in Italia c’erano San Francesco (che insieme a Federico II cercò sempre il dialogo con l’Islam) e successivamente Celestino V, nei paesi di cultura islamica c’erano i Sufi, i mistici dell’Islam, alcuni di loro assolutamente paragonabili ad i nostri due grandi santi.

L’AQUILA FENICE

La tradizione vuole che l’aquila fosse l’unico animale capace di fissare il Sole senza esserne accecato, di conseguenza, l’unico animale ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza. Nell’immaginario, la parola Aquila, evoca lo splendore delle montagne e del cielo, che ci parlano di infinito… Il termine greco αετος ( etimo della parola “Aquila” appunto) significa qualcosa di così alto e così elevato da non poter essere raggiunto dall’uomo. La città dell’Aquila è da considerare come se fosse “la Fenice”, l’uccello immortale che risorge sempre dalle sue ceneri, come la Fenice essa è morta più volte in passato, ed è sempre risorta più bella di prima. Le quattro basiliche di Collemaggio, San Bernardino, Santa Giusta e Santa Maria Paganica, quindi il Duomo di San Massimo, La chiesa delle Anime Sante, sono un emblema di bellezza dell’arte abruzzese ed italiana. Ci auguriamo che tutte le chiese ed i monumenti danneggiati dal sisma, e purtroppo non ancora restaurati, vengano al più presto sistemati e riaperti al pubblico.  

I NOSTRI TEMPI

I tempi che stiamo vivendo sono unici, ci spingono a cercare risposte oltre la realtà visibile, riallineandoci così con il nostro vero Sé. E’ difficile guardare a quanto ci accade intorno, senza mai porsi domande, è difficile rimanere spettatori passivi ed indolenti di fronte a tanti drammi umani di questi nostri ultimi tempi. Le tragedie così come le malattie ci riportano al cuore delle cose, lontani dal disordine della vita moderna, esse ci restituiscono l’onestà. Il Mondo malato porta alla luce la sua malattia, perché essa la malattia è sempre la manifestazione esteriore di un disagio interiore, che ci trasforma e ci rende profondamente sinceri con noi stessi e con gli altri. La fede, allora diventa un’ancora di salvezza, perché svanisca la paura, con la speranza che un giorno anche la tempesta più terribile possa finire. Quello che è successo a L’Aquila, ad Haiti, in Cile, in Giappone, Turchia, Iran, in Emilia Romagna, in Umbria e nelle Marche, ad Amatrice o con lo tsunami del 2004 e negli innumerevoli disastri di questi ultimi anni, ha una radice antica e parla con molte lingue direttamente al cuore di ognuno di noi, riscopre le nostre ferite, riporta in superficie paure vecchie come il Mondo.

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Per rinascere però, bisogna prima morire. Ed i cambiamenti epocali ai quali andiamo incontro, anche se portano distruzione e morte, sono anche paragonabili ai dolori di una madre, che sta per partorire  una nuova creatura! Dovremmo allora avere tutti più solidarietà e riaccendere il senso di fratellanza universale, aspettando con gioia l’arrivo del Nuovo Mondo… Le zone colpite da catastrofi naturali sono portatrici di messaggi universali che attraverso anche la comunicazione dei media, arrivano a tutti, come mai fino ad ora. Scossoni, brividi che hanno rianimato questo nostro paese e questo pianeta Terra sonnolento, scuotendo in poco tempo milioni di coscienze come in un gigantesco specchio. Questi eventi ci mostrano quanto in fondo siamo stupidi e quanto dobbiamo mettere in discussione nelle nostre stesse esistenze. In parole povere accrescono la nostra crescita interiore e la nostra consapevolezza. Gli eventi dell’Aquila, hanno scatenato una tale quantità di amore e compassione nell’aria che tutti ne abbiamo avuto la percezione, del resto L’Aquila è una città particolare, ed ha sempre ammaliato ed invischiato nelle sue ali chiunque l’abbia avvicinata, proteggendo o distruggendo a seconda del sentimento di approccio ad essa. Esattamente come dice un passo dell’Apocalisse 21:

”Non entrerà in essa nulla d’impuro,
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell’Agnello”.

L’Aquila certamente è tornata a volare più in alto di prima, anche se ci vorrà ancora qualche anno, prima di rivederla totalmente nel nuovo splendore. L’amore genera vortici e campi energetici molto potenti, e saranno le nostre immagini interiori e la nostra attenzione a generare la forza di attrazione ed a condizionare il manifestarsi degli eventi. Il terremoto dell’Aquila ha ridotto la bella città abruzzese in un cumulo di macerie, ha ucciso corpi di centinaia di vite, ha distrutto i sogni dei suoi abitanti, le abitazioni, le scuole, le chiese, gli ospedali, ma non ha distrutto il significato profondo di quella città e la volontà dei suoi abitanti. Ricordiamo con rispetto ed amore chi ha perso la propria vita, ma forse lo scopo più difficile, è stato quello delle persone che sono sopravvissute, rimaste sepolte vive e poi liberate, parlo degli anziani, dei giovani, delle famiglie intere che hanno perso tutto e sono dovute rinascere in vita, spogliati di tutte le sicurezze terrene, dei confort, delle abitudini… Senza più certezze, occorre molto coraggio per andare avanti.

Per queste persone, possiamo provare solo molta ammirazione e rispetto, perché sappiamo che non è stato semplice per loro. Molti stanno ancora lottando perché gli sia garantito un futuro. In questi casi infatti, il pericolo più grande infatti è che per certi giovani non ci sia la prospettiva di un futuro. L’aiuto che possiamo offrire è contrariamente a quanto si pensa molto concreto: Amore. In questo senso credo che L’Aquila si sia sentita molto amata da tutta Italia, dai soccorritori ai volontari di tutti corpi, amata dalla gente comune e da grandissime artiste come Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Giorgia ed Elisa (solo per citare le promotrici di una manifestazione al femminile che ha raccolse fondi per gli abitanti dell’Aquila), donne, madri ed artiste generose,  esempi di vera fratellanza umana. Questi eventi hanno creato le basi, per permettere alla città di rifiorire, di guarire dalle ferite ed iniziare dieci anni fa, un processo di rinascita. E’ la vita che lo vuole! Perché il dolore possa essere purificatore e possa portare pace, c’è bisogno di credere, di avere fede, anche se il Mondo sembra crollarci addosso.

Il Signore ha promesso un nuovo cuore: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito…” (Ezechiele 36:26-27°).

Quando il Signore parlava della Nuova Nascita, non intendeva di astenersi da qualche elemento per il corpo o buttar via qualche aggeggio. Tali cose, se sono contrarie alla Scrittura, sono una conseguenza dell’opera interiore dello Spirito Santo. Ma la vera Nascita è quando si muore veramente al proprio io, al proprio orgoglio, alla propria forza carnale (Romani 8:8).

Oggi la città ha un nuovo cuore, guarda avanti senza più paura, senza ancorarsi troppo al passato! E’ solo così che la grande Aquila può volare, perché sia fonte e base di nuove risorse, guarire la Terra è parte del nostro processo di rinascita. Abbiamo tutti bisogno di morire a noi stessi, perché vi sia una nuova nascita, un “Rinascimento culturale e sociale”, di essere uniti per risollevare anche questa nazione italiana, e Dio sa quanto il nostro paese, questa nostra povera Italia abbia bisogno di rinascere.


IL MESSAGGIO DI CELESTINO E LA PERDONANZA

IL MISTERO DELL’AQUILA-LA NUOVA GERUSALEMME

Quando ho visitato L’Aquila per la prima volta, ero poco più che un bambino, parlavo ancora spagnolo perché ero figlio di emigranti italiani che tornavano dal Venezuela in Italia. Ed è a L’Aquila che ho visto per la prima volta, la mia prima neve. Il bianco del manto nevoso del Gran Sasso somiglia molto al colore delle perle, ed io ritornato da grande proprio a L’Aquila ho incontrato delle persone e degli amici che ho sentito da subito somigliarmi. Ho ricevuto in dono delle perle di saggezza, mi è stato insegnato che nella nostra vita conta aver cuore, e mettersi a servizio dell’Universo, che il perdono è la forma più alta di amore che un essere umano possa avere, e che Gesù, in questo senso è stata ed è la più bella espressione che abbiamo mai conosciuto.

Celestino V, con il suo messaggio, mi ha aperto il cuore, facendomi il dono più grande, quello del perdono, perché aprire i nostri cuori significa alleggerire il peso di questa esistenza fisica. Per tutta la mia vita, non potrò mai dimenticare il mio incontro con il santo di Collemaggio, nel 2005. Fu successivamente a quella folgorazione che decisi di preparare un film documentario su di lui e sulla “città” regina degli appennini. In realtà dal 1996 raccoglievo materiale su Pietro del Morrone, senza sapere neppure cosa farne, all’epoca vivevo a Milano e non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto il regista. Conoscevo poco o nulla della storia dell’Aquila, e fu il libro La Profezia di Celestino” di James Redfield, che mi condusse sulle tracce di Pietro del Morrone. Poi, grazie al contatto con la scrittrice aquilana Maria Grazia Lopardi, entrai in confidenza con la storia di Celestino. Maria Grazia mi offrì generosamente la possibilità di utilizzare una parte dei suoi scritti, per il mio lavoro filmico su questa figura così antica eppure così tremendamente moderna. Nel 2007 decisi ed ottenni dei finanziamenti per la mia associazione culturale, che produsse il film, che ho diretto e terminato di girare solo pochi giorni prima del terremoto del 6 aprile del 2009.

Tutto mi è sembrato come un segno del destino, perché sono riuscito a realizzare contemporaneamente anche un altro lavoro basato sul libro La rivelazione dell’Aquila di Luca Ceccarelli e Paolo Cautilli, e che ho chiamato: “ Il Mistero dell’Aquila-La Nuova Gerusalemme”. (Infatti la città fu costruita da Federico II di Svevia, prendendo come esempio proprio la forma urbica di Gerusalemme, tanto da meritare l’appellativo di Nuova Gerusalemme d’Occidente…I principali antichi monumenti aquilani riproducono, i luoghi santi e mitici di Gerusalemme, specchiati e capovolti. La Fontana delle 99 Cannelle ha la sua peculiarità per essere la copia esatta di un’importantissima fonte gerosolimitana, la Piscina di Siloe. La città si trova anche al centro di una ley-line che college Le piramidi di Giza a Stonehenge, passando per Castel Del Monte in Puglia  e per la cattedrale gotica di Chartres in Francia! La somma della latitudine e della longitudine della città è 99 ! I suoi monumenti più importanti sono disposti specularmente alla costellazione dell’Aquila e combaciano con le sei stelle principali. Quando nel 1233, l’imperatore Federico II fondò la città, credo che conoscesse queste cose, e non decise a caso di costruire in quel luogo, questa città ideale, divenuta il simbolo del suo impero). I miei lavori dopo il terremoto hanno avuto una visibilità imprevista, ed hanno il sapore di “profezia” e naturalmente contengono le immagini preziose di una città intatta e bellissima.

Per richiedere informazioni su “Secretum Secretorum The Celestinian Code” e “Il Mistero dell’Aquila La Nuova Gerusalemme”  di Germano Di Mattia, è sufficiente scrivere alla Associazione Culturale Terra Celestia alla seguente email: info.terracelestia@gmail.com  o visitare www.terracelestia.it  
Tutti i libri di Maria Grazia Lopardi e degli altri autori si trovano facilmente in internet.

L’ideale Celestiniano

L’ideale di vita di Pietro del Morrone, era nello spirito di povertà, nella rinuncia e nel digiuno. Ma quello da cui voleva digiunare e di cui voleva essere povero era lo spirito del Mondo. L’assoluta solitudine delle sue montagne, gli lasciava lo spazio necessario affinché potesse abitare in lui, solo lo spirito divino, quello Spirito Santo al quale dedicò molti dei suoi eremi e la sua stessa vita. In quella dimensione, egli sperimentò il dialogo con Dio. E’ certo che per il Santo eremita Pietro Celestino, la “fuga” dal papato non fu per viltà o per inadeguatezza, ma fu probabilmente una estrema necessità di ritrovare la quiete perduta.

IL SANTO EREMITA CELESTINO

Lettera da Oltre l’Infinito

La carta numero IX dei tarocchi rappresenta l’eremita. Egli è una figura solitaria che illumina la strada ai viandanti che lo seguono. Rappresenta la crisi, il mutamento e la saggezza. L’eremita è una figura povera e ricca insieme, avendo conosciuto la morte e la rinascita, rivolge un appello a quella parte di noi che può essere eterna, per incitarci a vivere la crisi e la transizione con coraggio, a camminare verso il futuro nonostante non ci sia una direzione nota. Il suo incedere è prudente, vigile, guidato dall’amore universale ed accompagnato da una forza intelligente ed invisibile che lo guida verso la meta.

 E’ arrivata la notte, ed eccomi alla fine della strada, alla fine di questi tempi bui, dove tutto quello che non avremmo mai pensato e mai immaginato si presenta davanti a noi  come un profondo baratro. Davanti ai miei occhi c’è il vuoto, ed io non riesco più ad andare avanti da solo…Posso solo fare passi all’indietro e contemplare quanta strada ho percorso fino ad ora. Per ogni passo indietro che faccio, l’unica cosa che posso fare e di immaginare nella mia mente un nuovo giorno, una nuova realtà… Sono come un’equilibrista, in transito, in bilico tra la vita e la morte, tra il passato ed il futuro ed in questa crisi che attraverso, tengo accesa la mia antica lanterna, la mia coscienza. La sua luce  mi serve per illuminare la strada che ho aperto, ed indicare ai viandanti il cammino verso lo spirito, ma segnala anche la mia presenza a Dio, perché lui veda e sappia che io sono ancora qui, e che nonostante tante amarezze, io lo amo più di ogni altra cosa al Mondo. Nella mia vita ho portato a termine il mio lavoro, ciò che dovevo fare ed ora?

Oh Dio aiutami! Come eremita mi sono liberato da ogni attaccamento. Ora non appartengo più ai miei pensieri, né le mie parole mi possono definire più…Sconfitte le passioni, libero da tutti i desideri ora vivo nel silenzio del mio cuore come una caverna in una montagna ed il mio corpo è  un involucro che vedo pian piano invecchiare, è come una foglia avvizzita che aspetta la corrente del fiume che la porti verso il mare. Per arrivare alla Luce ho dovuto conoscere l’oscurità delle grotte, per arrivare all’estasi ho coltivato l’indifferenza. Per arrivare all’amore assoluto mi sono ritirato nella solitudine più remota della Majella. E lì in quello sconosciuto angolo dell’universo ho aperto la mia anima ed il mio cuore a Dio, con umiltà, come un fiore che si apre alla luce pura quell’amore è sbocciato, ed io ho conosciuto l’essenza ed il suo mistero, divenuta la mia unica ragione di vita, la mia stessa esistenza. Lungo il cammino, ho messo a dura prova me stesso e la mia volontà per diventare fuoco ed ardere di fede, ed ora eccomi qui a chiamarvi ad uno ad uno. Nei lunghi inverni e nella notte oscura dell’anima, sapete quante volte in preghiera ho parlato al mio Dio interiore, sospeso tra l’abisso e l’eternità che avevo davanti. Vi ho atteso per tanti tanti anni, ma ora non posso più aspettare, non c’è più tempo ed io non posso andare avanti senza di voi, ho bisogno che anche voi veniate con me, che vi prendiate per mano. La mia pazienza è infinita, così come la vostra eternità. Se non venite. Se non venite, io rimarrò qui, finché non verrete con me, perché aspettarvi è divenuta la mia unica ragione di vita. Così trepidante ed intenerito, guarderò il cielo di notte e chiamerò le stelle, ad una ad una con i vostri nomi ed i nomi delle vostre città, contemplando nel firmamento l’Infinito.

Ora che la grande Aquila è caduta, si è ammalata e giace riversa, coperta da una spessa coltre di polvere, non c’è più tempo per piangere. Ora che la nostra città è distrutta ed è avvolta dalle ombre spettrali della notte e dalle nebbie di dolore, vegliata solo dagli angeli della Perdonanza, tutto sembra perduto per sempre…L’olio della mia lanterna brucerà fino a consumare la mia carne, quest’olio che è il mio stesso sangue, questo sangue che ora è diventato il sangue dei suoi morti ed il grido di un’Aquila ferita che vi chiama. Ascoltatela, vi prego, abbiate compassione non siate sordi al suo richiamo. Io ho compiuto la mia missione. Ora soltanto voi potete proseguirla, dovete diventare come una coppa per accogliere Cristo, ed offrire il vostro vuoto perché venga colmato. In futuro e più che mai avremo bisogno di rimanere uniti come fratelli. Sono molto grato alla vita per avervi qui oggi, riuniti nel mio nome, miei compagni di sempre e mai dimenticati nel mio profondo!

Io, Celestino forse salverò tante anime, tutte quelle che ascolteranno quella intima chiamata, tutte quelle sincere e che con cuore puro si avvicineranno tramite me a Dio…Così che quegli uomini senza Dio, possano deporre le loro armi e le loro bandiere ed iniziare la loro ritirata. Mia bella città, verrà quel giorno, il tempo della tua rinascita, la tua ferita si chiuderà ed inizierai a guarire, allora la Grande Aquila tornerà a volare…e potrò  nuovamente rivederti. Mai più terremoti, mai più, mai più! Ma solo in balia di tumulti di emozioni ed avrò gli occhi che incontrano lo spirito e la sposa sull’altare del domani ;e mi ricorderò di oggi, di questi giorni tristi e stanchi, ed avrò le gote bagnate di pianto, di lacrime versate dal mio cuore diventato puro per il tuo ricordo, e mi accorgerò che neppure un’oncia di quanto ci ha sempre unito è andata perduta nel tempo.                

Germano Di Mattia

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Germano Di Mattia è un attore, regista, cantante, autore e sceneggiatore italiano.

Nato ad Avezzano (L’Aquila), fino all’età di 5 anni vive con i suoi genitori in Venezuela. Frequenta le scuole dell’obbligo in Abruzzo e a Manziana sul lago di Bracciano. Studia da geometra poi si trasferisce a Milano per lavorare come modello pubblicitario ed attore di fiction televisive.

Con il lavoro di attore diventa subito beniamino dei ragazzi lavorando per le reti Mediaset ed impersonando il ruolo di Jim il bassista dei Bee Hive, del famoso serial tv “Love me Licia” con Cristina D’Avena. Successivamente si trasferisce a Roma per seguire e studiare recitazione con Beatrice Bracco, Bernard Hiller. Contemporaneamente si occupa anche di design e di fotografia, diventando consulente dei migliori architetti milanesi tra il 1996 e il 1998.

Dal 1998 al 2002 vive tra Roma e Parigi in seguito ad un grosso ingaggio discografico per East West France. Ha lavorato con grandi nomi del cinema mondiale come: S. Leone, A. Argento, P. Del Monte, M. Piccolì, N. Cage, P. Cruz, J. Hurt, I. Papas, J. Madden.

È appunto nel 2000 che ottiene una parte in un film anglo americano di John Madden e canta in italiano nella colonna sonora dello stesso film Captain Corelli’s mandolin, lavorando a fianco di Nicolas Cage e Penelope Cruz.

Dal 2003 al 2007 lavora presso varie tv nazionali e private e diventa uno dei programmisti-registi-autori di punta della rete Leonardo Tv su Sky, occupandosi tra l’altro anche di Teatro e di Musicals .

Come filmaker ottiene diverse candidature a festivals e due vittorie al Salento International Film Festival con i films documentari: Valigie di cartone “The italian dream” nel 2005 e Secretum Secretorum “The celestinian code” nel 2009, una al premio Flaiano per l’Abruzzo, e Premio Emigrazione del 2005. 

Ha diretto e prodotto i films: “La leggenda del Lago Fucino” e “C’era una volta il lago Fucino, un mediometraggio e un documentario, per scoprire storie antiche, legate soprattutto al sacro femminile. Inoltre “Il codice celestiniano” sulla storia di Celestino V, e “Il mistero dell’Aquila” sulla città dell’Aquila, in Abruzzo, terminando le riprese di una settimana prima del terremoto del 6 aprile 2009, e ottenendo numerosi riconoscimenti per questi lavori da parte del pubblico e della critica, opere che sono state tradotte anche in inglese e francese. Collabora da qualche anno con una società di grandi eventi a Roma, è stato consulente di una produzione cinema e tv, di un tour operator Usa-Canada e di una grande casa editrice americana per lo sviluppo del potenziale spirituale, collabora con organizzazioni no-profit in Perù ed in Africa.

Come regista ed autore, nel 2017 ha finalmente terminato l’opera filmica La via dell’Angelo film documentario che racconta in un viaggio iniziatico l’incontro con L’Arcangelo Michele nei suoi luoghi di potere più conosciuti, quelli della ley lines energetica che dalla Cornovaglia, passando per la Normandia ed il Piemonte arriva alla Puglia e verso la Grecia arriva a Gerusalemme. Di questo progetto ultimato, ne sta realizzando una versione in inglese In the sign of the Angel con la partecipazione di due scrittori di lingua inglese: Craig Warwick e Lorna Byrne.  

Contemporaneamente lavora per terminare la produzione del film La profecía del Águila y del Cóndor, produzione internazionale ispirata dalla conoscenza e saggezza dei libri e dall’amicizia personale con lo scrittore peruviano Hernan Huarache Mamani, e che vede la presenza di sciamani e guaritori di tutto il mondo: dagli indiani Dineè Navajo, ai boscimani del Sud Africa, per arrivare ai grandi guaritori della scuola russa ed alla grande scrittrice francese Anne Givaudan.

Germano Di Mattia segue un percorso professionale libero ed indipendente, con l’intento di portare alla luce, antiche e moderne verità, attraverso tutte le sue attività artistiche (con un approccio indipendente, ed in sintonia con l’idea dell’arte intesa come senso divino del Bello e come bene supremo da tutelare). E’ attento all’arte come espressione della bellezza dello spirito, per esortare l’evoluzione delle coscienze, che dovrebbe essere la missione ultima di ogni artista sincero.

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Germano Di Mattia

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