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Soldati spagnoli e commissario
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Sorgente Sponga: Colella, “Contro santa croce disegno criminoso degli enti, ci volevano far fallire per favorire altri. Ma non molleremo”

BORDATE A REGIONE ABRUZZO, COMUNE CANISTRO E NORDA
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L’Aquila. “Ritengo che, contro la Santa Croce, in questi anni sia stato messo in atto un disegno criminoso, già denunciato alle autorità competenti, volto a far fallire con atti illegittimi e illegali da parte degli enti la società e a sottrarre i suoi beni per favorire altri imprenditori”.

Così l’imprenditore molisano Camillo Colella, patron della Santa Croce Spa che, fino allo scorso anno, era concessionaria della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro (L’Aquila), in una un’infuocata conferenza stampa tenuta all’Aquila insieme ai suoi legali Roberto Fasciani di Avezzano e Giulio Mastroianni di Roma e al consulente Francesco Di Turi, presidente dell’Ordine degli architetti di Isernia.

“Siamo stati vessati e perseguitati, ma non sono riusciti nel loro intento, siamo un’azienda solida e in salute – ha rimarcato Colella – Produciamo in altri stabilimenti in Molise e nelle Marche con il nostro brand nazionale, e vogliamo tornare a imbottigliare acqua minerale anche a Canistro, con il nostro marchio prestigioso, il nostro stabilimento, le nostre infrastrutture, che non cederemo mai e a nessuno”.

Colella ha ricostruito passo passo, davanti ai giornalisti, il durissimo conflitto giudiziario e civile in atto con la Regione Abruzzo, in primis con il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, e la dirigente del settore Iris Flacco, il Comune di Canistro, di cui è sindaco Angelo di Paolo, e i sindacati.

Durante il lungo intervento, ha parlato di “istanze di risarcimenti milionari che stanno per partire” e anche di “associazione a delinquere che ha portato alla revoca, con atti pretestuosi e strumentali, della concessione vinta con il precedente regolare bando”.

Strali sono stati lanciati nei confronti della Norda Spa dei fratelli Pessina, che si sono aggiudicati provvisoriamente il nuovo bando.

Il patron ha denunciato, poi, un’azione “discriminatoria e persecutoria”, che ha causato “il blocco della produzione, la perdita di 75 posti di lavoro, il mancato utilizzo di milioni e milioni di litri di acqua minerale, che ora si riversano nel fiume Liri, e un danno incalcolabile per la società, pronta a chiedere il risarcimento ai diretti responsabili”.

Colella ha ricordato che “faccio l’imprenditore da 30 anni e quello che è accaduto a Canistro per me ha dell’incredibile. Ho subito un grande danno economico e anche psicologico. Eppure avevo rilevato un’azienda in crisi, accollandomi 85 milioni di debiti del vecchio concessionario che ho man mano onorato, riducendoli ora dei due terzi grazie alla rottamazione”.

“Ho investito milioni di euro per uno stabilimento all’avanguardia, ho affermato un marchio a livello nazionale, facendo arrivare l’acqua degli abruzzesi nelle tavole degli italiani – ha rivendicato – ma questo non è bastato: ho subito atti persecutori, mi hanno costretto a interrompere l’attività a Canistro, e ora milioni di litri di acqua minerale vanno a finire nel fiume”.

Riferendosi all’annullamento del bando vinto nel 2015 dalla Santa Croce, e alla successiva revoca della concessione, l’avvocato Mastroianni ha parlato di “provvedimenti a orologeria”, evidenziando che “a Canistro si è registrato un caso unico in Italia, considerato che ovunque vale il principio della continuità: in attesa del nuovo bando, normalmente si proroga la concessione esistente”

“Alla Santa Croce non è stata concessa, invece, nessuna proroga, che al contrario è stata concessa per la terza volta dalla stessa Regione Abruzzo alla Guizza di Popoli, con evidente disparità di trattamento – ha proseguito – E questo dopo che la Santa Croce si è vista annullare nel 2015 il bando vinto con un punteggio altissimo, perché la Regione lo aveva sbagliato”.

Per non parlare, ha incalzato il legale, “della revoca dell’aggiudicazione, motivata da un Durc irregolare, cosa da noi contestata. Ci sono poi provvedimenti a orologeria come il sequestro di 8 milioni di litri d’acqua nel nostro stabilimento, disposto dalla Regione violando il nostro domicilio – ha rievocato ancora – avvenuto il giorno dopo il mancato accordo nei tavoli sindacali e dopo che la Regione ha permesso l’imbottigliamento a concessione revocata”.

Molte anomalie, per gli intervenuti, anche nel secondo bando vinto poi dalla Norda Spa e impugnato dalla Santa Croce.

“La Italiana Beverage, controllante della Santa Croce, non ha ottenuto nella gara vinta in via provvisoria dalla Norda Spa, neanche soglia minima, è stata dichiarata inidonea – ha ricordato Fasciani – Davvero strano per una società che ha imbottigliato acqua minerale per 30 anni, che a Canistro ha stabilimento nuovissimo, un acquedotto da 4,5 chilometri, e poteva cominciare da subito ad imbottigliare con un marchio già affermato e riassumere”.

A tal proposito Colella, ha ricordato che “l’assessore Lolli aveva assicurato che, con il nuovo bando, sarebbe arrivata a Canistro un grande player, ma di fatto la Norda non ha un metro quadrato di terreno per costruire un nuovo stabilimento, né nuovi acquedotti. Sarà un iter lunghissimo – ha previsto – e ci sono due anni di tempo per cominciare a imbottigliare. Hanno illuso i lavoratori che solo ora cominciano a capire”.

E ancora la vicenda del diniego da parte della Regione di utilizzare l’acqua minerale della sorgente Fiuggino, di cui pure la Santa Croce detiene regolare concessione.

“Una vicenda che non ha una logica e che ha dell’incredibile: quella sorgente è a venti metri dal nostro acquedotto, ma con la concessione in mano non possiamo fare l’allaccio – ha incalzato Di Turi – mentre attaccati abusivamente al nostro acquedotto ci sono da anni prima che subentrasse la Santa Croce, varie abitazioni privati, e anche una clinica, che non pagano l’acqua. E nonostante le denunce, nessuno interviene”.

Colella ha ricordato, poi, che “la Flacco, denunciata da me, e inquisita per altre vicende, ha ricoperto la carica di presidente della commissione dell’ultima gara, a cui ho partecipato, in evidente conflitto di interesse. Ci sono fatti indizi e documenti che attestato un accanimento personale della Flacco nei miei confronti”.

“E anche Lolli, da me già querelato e sotto inchiesta, nei tavoli delle trattative, ha fatto il sindacalista, non l’assessore alle attività produttive super partes – ha accusato l’imprenditore – Ed è grave anche che il presidente della Giunta, Luciano D’Alfonso, abbia taciuto, che la politica regionale buona non prenda posizione: solo il presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, mi ha concesso udienza”.

“Ma io non mollo, a Canistro non vendo e non affitto. Io voglio ripartire”, ha concluso Colella.

INTERVISTA

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