Avezzano – La Primavera è come il liceo: se a 19 anni non hai finito, qualcosa non è andato per il verso giusto. Alessio Di Massimo li farà tra poco più di un mese – ma nel calcio giovanile conta il millesimo di nascita, non il giorno, per cui i classe ’96 sono ventenni e basta – ed è come quelli che a 16 vanno a lavorare e fanno le serali, e a 20 anni si ritrovano all’università. Il suo titolo di studio – scrive La Gazzetta dello Sport – è il Torneo di Viareggio vinto ieri, quando Juventus e Palermo sembravano destinate a supplementari e rigori, e invece il rigore decisivo lo ha tirato lui, dopo esserselo anche procurato, con un po’ di malizia, perché se hai giocato tra i dilettanti adulti invece che tra i giovani professionisti magari hai qualche problema col gioco di squadra, abituato a fare spesso tutto da solo, ma in quanto a furbizia vinci facile.

RIPETIZIONI DI CALCIO — Le doti ci sono, evidenti: progressione, tecnica in velocità, abilità magistrale nei calci di punizione (vedere il gol al Bologna, nei quarti). Tra i dilettanti abruzzesi era il più talentuoso per distacco, e in questi casi il giocatore va resettato: se i compagni sono meno bravi, tu tendi a fare tutto da solo, non sei abituato a chiedere l’uno-due a chi magari ti sbaglia il passaggio di ritorno, preferisci intestardirti nel dribbling che cercare soluzioni di squadra, non sei abituato a preoccuparti dei rientri in fase di copertura. E la Juve, per trasformare una gemma grezza in un gioiellino da mostrare, non ha perso tempo per farlo salire a Torino: ha iniziato a lavorare con Fabio Grosso già in autunno, senza giocare fino ai primi di gennaio, quando il Sant’Omero ha terminato il prestito all’Avezzano e messo nero su bianco quello – con riscatto, ovviamente – al club bianconero.
(QUASI) COME GROSSO — A sgrezzarlo, un tecnico abruzzese come lui, Fabio Grosso, uno che il campionato Primavera non l’ha fatto, perché stava alla Renato Curi di Città Sant’Angelo – club dilettantistico, anche se tra i più importanti e qualificati del panorama nazionale – e in A c’è arrivato a 23 anni suonati. Di Massimo in serie A non è ancora sbarcato, anzi ci ha messo un po’ pure per cominciare a fare il titolare coi coetanei: in Primavera la prima dall’inizio (segnando subito, contro il Trapani) l’ha fatta il 31 gennaio, a Viareggio ha giocato 6 gare su 7, nessuna intera, rimanendo in panchina con il Crotone, subentrando con il Bologna e nella finale col Palermo. Però ha segnato 3 gol, gli stessi fatti in serie D, e nel campionato Primavera: gli restano 3 mesi, può fare il triplete, visto che giovedì allo Juventus Stadium c’è la finale di andata di Coppa Italia, e che in campionato la squadra bianconera ha ottime chance di arrivare fino in fondo. Può farlo lui, non la Juve, che a dicembre è uscita dalla Youth League: lui ancora non era tesserato, quell’eliminazione non gli appartiene. Il successo di ieri sì, e non solo per il gol del 3-2 in finale (come Del Piero nel ‘94, ma le due storie personali non potrebbero essere più diverse). Prima del Torneo Grosso aveva perso il centravanti titolare, Favilli, arruolato dall’Under 19 insieme al centrale Romagna, in corso d’opera il numero 10 Clemenza, che si è rotto il crociato negli ottavi: Di Massimo è stato così il valore in più di una squadra che aveva perso tre colonne. La serie A è ancora lontana, magari non ci arriverà subito ma dopo una o due stagioni in prestito a qualche società amica. Però in fondo anche Torricelli ci arrivò a 22 anni, non a 19 e 10 mesi.