Francesco Marinacci – Capitano della “Massa” di Collarmele durante l’invasione francese nell’ Abruzzo del 1799

Francesco Marinacci, futuro capitano della “massa” di Collarmele durante l’insorgenza filoborbonica in Abruzzo (1798-1799) contro l’esercito francese, nacque nel sopracitato ridente centro marsicano, da Matteo e Maria Palma d’Alessandro, il 27 dicembre 1757 (1). Questi intrepidamente ebbe parte attiva nel periodo della prima invasione delle truppe transalpine avvenute nel Regno delle due Sicilie (1798-1799) da essere ricordato come colui che,  il 29 giugno 1799

“[…]nell’attaccho fatto nella fortezza di Pescara […] fusse il p[ri]mo, che azzardò ad entrare in essa, senza commettere minima manganza, o saccheggio, ma essersi dimostrato sempre fedeliss.[im]o, ed obedientis.[sim]o a i comandi di d.[ett]o Sig.[nor] Generale ( è Giuseppe Pronio d’Introdacqua n.d.a.), ed attaccato p[er] la S.[ant]a Religione, p[er] la Reale Corona, e p[er] La Padria p[er] di cui difesa avrebbe isparso il p[ro]p[ri]o Sangue[…]”

     Il Nostro morì a Collarmele il 12 marzo 1821, alle ore ventitre. Nel relativo certificato di morte ( numero d’ordine 5) conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila, il sindaco ed ufficiale dello stato civile del comune di Collarmele, Domenico d’Alesandri (2), non riportò, come era felice consuetudine, l’età compiuta, alla data del decesso, del citato Francesco Marinacci carenza, questa, sopperita da un prezioso documento conservato nell’Archivio della Diocesi dei Marsi in Avezzano ( D  123, fasc. 269) dove apprendiamo anche tre alberi genealogici del clan dei Marinacci di cui,uno, è relativo alla famiglia del Nostro.

Ad onor del vero bisogna dire, però, che nel citato documento sono annotati due Francesco Marinacci, il Nostro, figlio di Matteo, nato il 27 dicembre 1757 e l’altro Francesco, nato da Aniceto, il 29 marzo 1780. Il dubbio circa l’esatta identificazione del nostro “Capitano” è fugato dalla deliberazione comunale dell’undici settembre 1799 del citato comune dove, in quella, i sindaci testimoniavano che il Nostro si era

“[…]trovato presente in tutti gli attacchi, ed imprese col mentovato Signor Don Giuseppe Pronio: e di avere altresì non solo lasciata in abbandono per otto mesi la di lui Casa affarosissima, e numerosa di famiglia, della quale egli è Padre, e vedovo Padre, per cui tutto poggia sopra la sua assistenza[…]”

Quindi, giocoforza, il Francesco Marinacci, nato il 27 dicembre 1757 è il capitano oggetto del presente lavoro in quanto, l’altro Francesco, nato il 29 marzo 1780, non poteva essere, a soli diciannove anni di età avere una famiglia numerosa se, per numerosa, s’intendeva avere minimo tre o quattro o più figli quindi, se così fosse, il secondo Francesco avrebbe dovuto sposarsi a 14-15 anni e ciò, a mia parere, non è credibile quindi, a rigor di logica il nostro personaggio dovrebbe essere, appunto ,quello nato nel 1757.

    La ricerca demografica del Nostro sarebbe stata più semplice se nell’Archivio Parrocchiale di Collarmele, fossero stati conservati gli “Stati Animarum” relativi ai secoli XVIII e XIX purtoppo, però, a causa del disastrosissimo terremoto del 13 gennaio 1915, tali documenti sono andati irremidiabilmente perduti, e, quindi, di conseguenza, non sappiamo come era formato il nucleo familiare del Nostro Francesco Marinacci nè sappiamo il nome della moglie. Sempre nel citato archivio da me visionato in data 27 agosto 2014 insieme con il parroco don Francesco Tudini che qui pubblicamente si ringrazia, non esiste neanche il “Liber Matrimoniorum” del XVIII secolo nè il ” Liber Confirmatorum” della seconda metà del ‘700 nè, infine, il ” Liber Defunctorum” relativo agli inizi del XIX secolo.

    Nel carteggio conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila ho appreso la solerzia, l’intraprendenza e l’operosità del Nostro che, all’indomani del “Sacro oracolo” emanato in Roma l’8 dicembre 1798, da re Ferdinando IV di Borbone immantinenti si mise all’opera:

 “ FERDINANDO IV.

PER LA GRAZIA DI DIO RE DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME ec. INFANTE DI SPAGNA, DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO ec.ec.GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA ec. ec. ec.

A’ Suoi Fedeli, Bravi, ed Amati Popoli degli Abruzzi.

NEll’atto che io sono nella Capitale del mondo  Cristiano a rimettervi la Sacrosanta  Nostra Religione, che coloro, i quali dicono sempre di voler rispettare, hanno distrutta e rovesciata dai fondamenti; i Francesi, coi quali ho fatto di tutto per vivere in pace, minacciano di voler penetrare nel Regno per gli Abbruzzi. Io accorrerò tra breve con un forte e numeroso Esercito a difendervi: ma intanto armatevi, ed opponete all’inimico, nel caso che avesse l’ardimento di passare i confini, la più valida, e coraggiosa difesa. Armatevi, e marciate contro di lui. Sostenete la Nostra Religione; sostenete il vostro Padre, e Re, ch’espone per voi la propria vita; e ch’è pronto a sagrificarla per la vostra difesa, e per conservare a voi quanto avete di più caro, la Religione, l’onore delle vostre moglie, delle vostre figlie, delle vostre sorelle, la vostra vita e la vostra roba. Ricordatevi, miei cari Abruzzesi, che siete Sanniti, e che avete sempre date chiare ripruove del vostro valore, e della vostra fedeltà.  Son sicuro che tutti, quanti siete, vi difenderete bravamente; ma chiunque fuggirà, sappia che non eviterà il pericolo, anzi lo affonterà indubitatamente, perché oltre alla perdita dell’onore, sarà trattato da Comandanti Militari e Regj Ministri, come ribelle alla Corona, e nemico di Dio, e dello Stato. Chi ha coraggio non sarà mai vinto: ed i Francesi non hanno mai vinto che quei, che hanno dimostrato la più vergognosa timidezza. Pensate che voi avete a difendere il proprio Paese, che la natura stessa difende colle vostre montagne, dove nessun’ Armata si è mai avanzata senza trovarvi il sepolcro. Pensate, Anruzzesi, che voi nelle vostre tre Provincie siete settecentomila abitanti, e che non dovete farvi soggiogare da qualche migliaio d’inimici. Voi più che ogni altro avete dovuto vedere lo stato di miseria, nel quale sono i Romani. L’inimico gli ha tolto tutto, niente gli resta che la propria disperazione, e la fiducia, che hanno in Dio, e in Me. Coraggio, bravi Sanniti, coraggio Paesani miei. Armatevi, correte sotto i miei Stendardi. Unitevi sotto i Capi Militari, che sono nelli luoghi più vicini a voi. Accorrete con tutte le vostre armi. Invocate Iddio, combattete e siate certi di vincere. Dato dal Quartiere Generale di Roma li 8 Dicembre 1798.  FERDINANDO. “(3)

 immediatamente abbracciò la causa Borbonica con i suoi fedeli commilitoni di Collarmele (4)  Pasquale del Fiacco (5), “Mastro Fabbricatore” e il Magnifico Francesco d’Antona, suo sergente (6). Con loro, si mise agli ordini del generale Giuseppe Pronio d’Introdacqua (7): uno fra i più prestigiosi capi degli insorgenti abruzzesi.

    Lo storico Pietro Colletta (8)descrisse con malcelato stupore e ammirazione,  nella sua celebre opera: “Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825”(9) l’ardore, l’intraprendenza ed il valore degli insorgenti:

“[…]Fu quello editto [ è il sopramenzionato “Sovrano Oracolo” dell’8 dicembre 1798] quanto voce di Dio; i popoli si armano, i preti, i frati, i più potenti delle città e de’ villaggi li menano alla guerra; e dove manca superiorità di condizione, il più ardito è capo. I soldati fuggitivi, a quelle viste fatti vergognosi, unisconsi a’ volontari; le partite, piccole in sul nascere, tosto ingrandiscono, e in pochi dì sono masse e moltitudini. Le quali, concitate da scambievoli discorsi e nella speranza di bottino, cominciano le imprese; non hanno regole se non di combattere, non hanno scopo fuorchè distruggere; secondano il capo, non gli obbediscono; seguono gli esempi non i comandi[…].Stupivano i Francesi, stupivamo noi stessi del mutato animo; senza esercito, senza re, senza Mack, uscivano i combattenti come dalla terra, e le schiere dei francesi, invitte da numerose legioni di soldati, oggi menomavano d’uomini e di ardimento contro nemici quasi non visti. E poiché lo stupore de’ presenti diviene incredulità negli avvenire quando ignorino le cagioni de’ mirabili avvenimenti, egli è debito della storia di investigare  come i Napoletani, poco innanzi codardi e fuggitivi, ricomparissero negli stessi campi, contro lo stesso nemico, valorosi ed arditi. Il valore negl’individui è proprio, perché ciascuno ne può avere in sé le cagioni, forza, destrezza, certa religione, certa fatalità, sentimento di vincere o necessità di combattere: il valore nelle società, come negli eserciti, si parte d’altre origini; da fidanza nei commilitoni e ne’ capi. Il valore negli individui viene dunque da natura; negli eserciti, dalle leggi: può quello esser pronto; questo chiede tempo, istituzioni ed esempi; e perciò non ogni popolo è valoroso, ma ogni esercito può divenirlo[…]Tali cose premesse, non farà meraviglia se i Napoletani, robusti e sciolti di persona, abitatori, la più parte, de’ monti, coperti di rozze lane, nutrendosi di poco grossolano cibo, amanti e gelosi delle donne, divoti alla Chiesa, fedeli (nel tempo del quale scrivo) al re, allettati da’ premii e dalle prede, andassero vogliosi e fieri a quella guerra, per mantenere le patrie istituzioni e gli altari; e, avendo libero il ritorno, proprio il consiglio di combattere, proprio guadagno, bastevole il valor proprio[…]”

    L’università di Collarmele, così come tutte le Università Abruzzesi, fece proprio il sopracitato “sacro oracolo” e, con propri atti amministrativi tesi ad arginare tale invasione nemica, in publico parlamento così deliberò,per una migliore, oculata ed opportuna difesa:

“ Colle Armele li quindeci Febraro mille settecento novanta nove Dalli Mag.[nifi]ci attuali Sindaci Filippo Angelucci, e Micchele del Fiacco precedenti li soliti banni nei luoghi consueti, tanto jeri sera quattordici del corrente, meSe di febrajo, q[ua]nto q[ue]sta mattina di sud.[dett]o, si è convocato publico parlam.[en]to nella publica piazza, nella quale radunatosi il popolo tutto vocale, e si è proposto il p[rese]nte Capo. Si propone alle SS.[ignori]e vostre come per riparare all’insorgere delle armi Inimiche Francesci, che cercano di abbolire, e mettere inderisione la Sacrosante Legge cattolica Romana, detronizzare il nostro Amabilissimo Sovrano Ferdinando quarto che D.[io] G.[uardi] con stabilirvi un Empio Governo Demogratico, Saccheggiare le Città, le Terre, e Castelli, e profanare li Sagri tempi, e saccheggiarle, e finalm.[en]te obligare il popolo ai di lori voleri, necessita formarsi la Leva in Massa armata da eligersi sopra il popolo di q[ue]sta Uni[versi]tà atte alle Armi; e come che possono nascervi i disordini nella formazione della massa Sud.dett]a, cosi per togliere ogni qualunque inconveniente, che potrebbe nascere nella scelta delle persone atte al maneggio delle armi, conviene, che le SS.[ignor]ie Loro debbano principalm.[ent]e destinare due probbi Cittadini i quali oltre della scelta delle persone atte alle armi, debbano cola nostra intelligenza prendere li espedienti necessari opportuni, che stimeranno più proprio per le proviste, e mantenimento della Massa eligenda quanto in tempo di marcia della medesima per resistere, e debellare l’Inimico. risolvono per tanto il convenevole Lettosi parola per parola con alta, ed intellegibile voce la retroscritta proposizione, e da tutti li Cittadini bene intesa, e sentita, nemine discrepante, e con vivi Suffraggi, si è risoluto, che debbano eligersi, come si sono eletti per Deputati li Mag.[nifici] D.[o]n Gio:[van]Fran.[ces]co Alesandri e il D.[otto]r Fisico Saverio Ricci (10), a quaili si da tutta l’onnimoda, e piena facoltà di non solo eligere le persone Cittadine atte alle Armi e difesa della nostra Santa Religione Cattolica, della Corona di S.[ua] M.[aestà] Ferdinando Quarto Glorioso Monarca delle due Sicilie, e delle nostre persone, e sostanze; m’anche destinare i Capi Massa, che debbano soprastare all’intiera Massa eligenda come sopra. Siccome ancora coll’ampla faccoltà di poter disporre l’espediente necessario, ed opportuno che essi Sig.[no]ri Deputati stimeranno piu proprio per le proviste, e mantenimento delli Cittadini destinati per la Leva in Massa armata, dichiarando tutti li Cittadini intervenuti al p[rese]nte generale publico parlamento, come ciascheduno si dichiara da ora in avanti prestare tutta l’obbedienza, ed osservanza alle disposizioni che prenderanno d.[ett]i Sig.[no]ri Depotati su le cose attinentino alla difesa come sopra, e di averle da ora per allora grate, e ferme, e di non mai contravvenirvi, e cosi si è risoluto, ed accettato + Segno di Croce di Filippo Angelucci Sindaco Ill.[etterat]o + Segno di Croce di Michele del Fiacco Sindaco Ill.[etterat]o Dom.[eni]co Ant.]oni]o d’Andreis Can[cel]l[ier]e Io d.[on] Giovanfrancesco Alesandri accetto a quanto si è risoluto Io D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci accetto a quanto si è risoluto[…]

Ferdinando Quarto per la Dio Gr[ati]a Rè delle due Sicilie D.[on] Gio:[van]Fran.[ces]co Alesandri, e D.[otto]r Fisico D.[on] Franc.[es]co Saverio Ricci Deputati Eletti Dovendo noi provedere la Leva in Massa eletta in q[ue]sta Uni[vers]ità di Colle Armele di Capitano, che deve tenere Subordinata la d.[ett]a Leva in Massa, e cosi togliere gli disordini, che possona nascere tra d.[ett]a Leva, ed altri Cittadini; quindi à che nel congresso da noi tenuto, abbiamo stimato eligere, e deputare per Capitano voi Mag.[nifi]co Fran.[ces]co Marinacci, dandovi tutte quelle faccoltà necessarie, ed opportune, giusta che si trova prescritta nell’istruz.[io]ni Reali militari, con ordine di dover correre contro l’Inimico, e così difendere la n[ost]ra Sacrosanta Religione, ed il n[ost]ro amabilissimo Sovrano D.[on] Ferdinando Quarto, che Dio sempre Feliciti, con q[ue]sto però dobiate dipendere da Condottiere, e da noi in tutte le cose necessarie, e tenere ragguagliato il Comandante G[e]n[era]le D.[on] Giuseppe Pronio nei Casi più gravi, a qual effetto abbiamo spedita la presente sottoscritta di n[ost]ra propria mano= Colle Armele li 16 Febraro 1799 Io Gianfrancesco Alessandri Deputato Eletto D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci Deputato Eletto[…]”

Il citato documento è riportato da Vicenzo Moscardi nel suo ottimo lavoro : ” L’invasione francese nell’Abruzzo aquilano nel 1798-99 ( Bullettino della Società di Storia Patri Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi, Anno Undecimo, Santini Simeone Editore, Aquila, Tipografia Aternina, 1899). Il Moscardi, o il  tipografo o chi per lui,  nel riportare il documento in questione ha commesso però due inesattezze infatti il cognome non è Marinucci bensì Marinacci e la data esatta dell’atto non è il 6 febbraio bensì il 16 febbraio 1799. Ad onor del vero, il Moscardi nel citato lavoro lavoro riporta sempre il cognome Marinacci in modo esatto (pp. 134-135). 

Nel comune di Collarmele, a causa del terribile cataclisma accaduto nella fatidica alba del 13 gennaio 1915 oltre alle numerosissime vittime che il terribile sisma mietè: 1300 furono i deceduti su una popolazione di 2026 abitanti (cens. 1911) secondo le note dell’importante volume “ 13 gennaio 1915 Il terremoto nella Marsica”(11) purtroppo furono distrutte, in quella tristissima e nefasta giornata,anche la quasi totalità delle abitazioni e di conseguenza irreparabili danni subì anche il patrimonio archivistico tanto che in loco non esistono al momento documenti utili al nostro discorso.

 Non esistono, infatti, nell’archivio comunale del Comune  di Collarmele, le deliberazioni amministrative riguardanti la fine del ‘700 e l’inizio del XIX secolo; non esistono nell’Archivio Parrocchiale di Collarmele gli “Stati delle anime”, i “Libri Mortuorum” né i “Libri Matrimoniorum” sempre relativi alla sopracitata epoca nè esiste, nell’archivio privato della famiglia Marinacci di Collarmele, come mi ha assicurato alcuni annni (2014) fa Manfredo Marinacci, alcun documento inerente sempre il citato periodo storico preso in esame. 

Un gravissimo danno per le microstorie dei centri rurali della nostra contrada marsicana e, quindi, di conseguenza, molto faticoso e arduo è cercare di delineare profili storici, seppur sintetici, di questi centri.

     Grazie ad alcuni documenti conservati nel Museo Civico di Cerchio riusciamo a capire come si mosse, in quel frangente, l’Università di Cerchio e, sicuramente, forse, più o meno allo stesso modo, fecero le altre università della nostra sub regione marsicana e, quindi in parte, si riesce a supplire a tale irrimediabile perdita: 

“[…] i quali abbiano ( sono i tre condottieri cerchiesi n.d.a.) la faculda di Condurre seco il corrispondente numero di Cittadini atti alle armi che sono quelli dell’età di quindici fino ai sessant’anni: e ogni Condottore debba condursi il Corrispondente numero di gente che dovrà prendere dal quartiere che gli resta assegniato[…]Al Secondo Capo si è datutti risoluto che i sindici passino in mano de i condottieri eletti i schioppi che trovanzi presentemente presentati una colle palle di piompo che trovanzi esistente presso di loro restante ad arbitrio de Condottori il ripartirsene dispensarle, ed esigerne Conto dovento armare i restanti della cota che non sono armati di fucili a loro genio e piacere di altre armi bianche; Per la provisione poi da spedirisi de viveri e foraggi si risolve e stabilisce che per il grano si panizzi dal panettiere a vendere il grano prenda ne granari del Università; il vino ed il formaggio si facci contribuire dai qui sotto segniati benestanti[…] tutto a spese di questa Università che il pane debba essere del peso di once (12) trenta per ogni giorno che il vino resti stabilito alla ragione di fogliette (13) due per ciascheduno al giorno e che la carne stimando doversi spedire la prentano al pubblico macello come pure stimantarsi frutti, legumi ed altro tutto ad arbitrio dei provveditori restando in di loro arbitri obligare i possessori degli Animali e contribuirli con pagare loro la corrispondente mercede[…]Finalmente che resti in libertà de Condottieri Suddetti lo spedir corrieri licenziare Individui e fare tutto ciò che credano più espediente e vantaggioso per la spedizione[…]

[…] In primis si propone, Come si sono ricevuti i pressanti ordini dal Signor General Pronio imponento a questa università che subito si fossero spediti per quel quartiere generale la quota di quindici individui come era restato esso Signor Generale in appuntamento con gli Magnifici Amministratori di questa  Terrapero si propone a questo Publico accio disponca l’occorrente. Prospostosi il Sopradetto Capo a Cittadini raunati in publico parlamento si è uniformemente risoluto di spedirsi senza discrepanza di alcuno al Signor Generale Pronio la chiesta Cuota di leva in massa delle genti più coragiosi, ed atti alle armi, che pero sendosi proceduto alla bussola di trenta scieldi individui per eligersene al numero di ventiquattro dodici per la prima spedizione, e che dovran servire per giorni quindici più o meno come a detto Signor Generale parera; e gli altri dodici per dar la muta a detta prima spedizione con l’istessa legge di servire per tanti giorni come la prima, e Conzideratosi l’attrasso di questa povera Università come l’impossibilitata di mantenere quindici individui così detto numero si è ridotto a quello di dodici che sono secondo de Cartelle per ordine uscito dalla bussola li qui sotto[…]I quali hanno il carico e peso di subito partire ad ogni ordine del Signor Governatore e Giudice incaricato espressamente protestantosi questo Publico di non essere tenuto a danno veruno nel caso che qualche uno di questi che a contratto l’obligazione di servire con la sorte fusse renitente. Considerato poi che questi non possono servire  e mantenersi a proprie Spese per essere molti di essi  poveri braccioli Cosi a norma de precedenti ordini e istruzioni a questa Università Comunicati gli si stabiliscie il pagamento di grana (14) venticinque il giorno, da prendersi suffondi, e rendite Fiscali, e demaniali di questa Università danto perciò a Magnifici Amministratori ogni faculda a radunare dette rendite, e fare le corrispondente paghe cosi[…]”(15)

 Le notizie riportate in due carteggi conservati nell’Archivio di stato dell’Aquila ( Preside 1a serie, Affari Generali, Categoria 27, 1766-104  fascicolo 172: ” Colle Armele 1799/Documenti conservanti i serviggi prestati allo stato in/tempo della depress’Anarchia da D.[on] Francesco Marinacci/come dentro” e fascicolo 183: ” Colle Armele 1800/Informo in ordine ai serviggi prestati allo Stato/in tempo della passata Anarchia da D.[on] Fran=/cesco Marinacci di Collearmele, come dentro”) ci rendono edotti del coraggio che il Nostro eroe profuse verso la causa filo borbonica tanto, se fosse stato necessario, da versare il proprio sangue. Partecipò insieme con il suo generale a tutti gli scontri a fuoco contro i Francesi e, addirittura, fu il primo ad entrare animosamente con la propria truppa, il 29 Giugno 1799, nell’assediata città di Pescara che fu completamente espugnata il giorno seguente dal generale Pronio: 

“[…] nel giorno 29 del Mese di Giugno ritrovandomi a servire in qualità di condottiero della Massa sudetta  nella truppa del Sig.[no]r Giuseppe Pronio mentre stavamo accampati a Cetrulo circa un miglio distante dalla città di Pescara, fui presente e viddi ocularmente, che il Sig.[no]r D.[on] Francesco Marinacci della terra di Colle Armele dell’accennata Provincia dell’Aquila tutto animoso e pien di coraggio azzardò nella presa della Fortezza di Pescara, laddove anche persistè del tempo tutta fedeltà, e coadiuvò con tutte le sue forze di notte e di giorno senza temere la propria vita, acciocche non insorgesse un qualche disordine di tradimento[…]”

    così testimonia, il 4 settembre 1799, Giuseppe Sabatini “Condottiero della Massa di questa città di Pescina”(16) e, più o meno le stesse cose attesta il “CapoMassa della terra di Cerchio” Silvestro Tucceri (17), il 7 novembre 1799:

“[…]il Mag.[nifi]co Francesco Marinacci quale Capo Massa dell’Uni[versi]tà d[e]lla T[er]ra d[e]l Colle Armele fin dal principio di Gennaro d[e]l cor.[ren]te Anno di continuo sia stato sotto il commando del Sig:[no]r Generale D.[on] Giuseppe Pronio d’Entrodacqua, ed abbia continuato a stare col med.[esi]mo Sig.[no]r generale per tutto il Mese di Agosto del sud.[dett]o corr.[en]te Anno, e siasi trovato in tutti gli attacchi fatti dallo stesso Sig.[no]r Pronio, e gli costa dippiù che nell’attaccho fatto nella fortezza di Pescara, il pred.[ett]o Marinacci fusse il primo, che azzardò ad entrare in essa, senza commettere, minima mancanza, o saccheggio; ma essersi dimostrato fidelis[sim]o, ed obedientis[sim]o ai Comandi di d.[ett]o Sig.[no]r Generale, ed attaccato p[er] la S.[anta] Religione, p[er] la Reale Corona, e p[er] la Padria in di cui difesa avrebbe sparso il p[ro]p[ri]o Sangue[…]”

Come chiaramente si evince il Nostro fu senza dubbio un uomo, un rappresentante delle culture cosiddette subalterne che amava il proprio re, la casa borbonica, la religione, la famiglia diventando senza saperlo, suo malgrado, un eroe, cioè un uomo, un vero uomo che lotta coraggiosamente per il proprio ideale rappresentato dai sacri confini dello stato, della propria regione, del proprio comune, dell’ intera propria comunità e di tutto ciò che ruota intorno ad esso appunto la Famiglia, la Religione, il proprio Re, il proprio Regno. 

    Non erano e non sono forse questi gli ideali di un uomo giusto?

 Per dare una visione più precisa dei fatti  collegati al Nostro Francesco Marinacci si riportano integralmente qui e nell’Appendice, tutti i documenti conservati nell’ Archivio dell’Aquila affinchè anche il lettore possa dare un giudizio intorno a questo grande movimento politico-sociale quale senza dubbio fu l’invasione da parte delle truppe francesi nel Regno di Napoli.

“[…]Li Sindaci, e Regim.[en]to dell’Uni[vers]ità del Colle Armele dela Provincia/dell’Aquila in Apruzzo, fanno piena testimonianza per la verità da rat=/tificarsi etia[m] col mezzo del di loro giuram.[ent]o quatenus Come il sig.[no]r Fran.[ces]co/Marinacci nostro Concittadino, all’istante fu inteso essersi da nemici/Francesi invaso q[ue]sto Regno di Napoli, e precisam.[en]te q[ue]sto distretto della/Diocesi Marsicana, il medesimo Sig.[no]r Marinacci uscì in Campo, coragiosa=/mente di Persona si portò nella Terra di Entrodacqua tuttoche fossero/tempi freddosi, e le strade piene di disastri, e di pericoli, distante non più/di tre miglia da Sulmona, dove soggiornavano due mila Francesci,/per concertare col sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio una potente coalizione di/più Paesi, onde radunare una pontente Massa da far fronte al Nemico,/e discacciarlo dall’invasa Provincia; mentre q[ue]sti Nemici con ordini/pressanti avevano obligate tutte le Uni[versi]tà di q[ue]sta Comarca à sorbitante/contribuzione di generi di viveri, di denari, ed Armi. Ma egli d.[ett]o Sig.[no]r Ma=/rinacci coragiosam.[ent]e animato per impedire tale contribuzioni, e spe=/cialm.[en]te quella della convicina Uni[versi]tà di Celano pose gente armata/in una strada di passaggio poco lungi dalla sua Patria luogo detto/la Madonna delle Grazie, mostrandosi il d.[ett]o D.[on] Fran.[ces]co sempre attaccatis:[si]mo,/pronto, e vigilantis:[sim]o sovra le armi, con spedire, e ricevere continua=/m.[ent]e Postiglioni, ad oggetto di dar notizie, e ricevere dal prelodato Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio li ordini opportuni in difesa della Sascrosanta Religione,/e della Corona per ponerli subitam.[ent]e in Esecuzione. Attestiamo in/oltre, che nel publico parlam.[en]to tenuto nel mese di frebraro fu accla=/mato universalm.[en]te da tutti, e dichiarato con l’onore, e carica di Ca=/

pitano della Truppa à massa di q[ue]sto riparto, con esserle spedita lettera Pa=/tentale in forma valida Anziche dichiarano dippiù di essersi sempre/mantenuto à proprie spese, senza aver fatto sentire interesse alcuno/all’Uni[versi]tà, ne ad altri Luoghi ove il medemo si è portato di com=/missione, e carico; Come anche contestiamo d’essersi trovato presente a/tutti gli attacchi, ed imprese col mentovato Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio: e di avere/altresì non solo lasciata in abbandono per otto mesi la dilui Casa affa=/rosissima, e numerosa di famglia, della quale egli è Padre, e vedovo/Padre, per cui tutto poggia sopra la sua assistenza; ma ancora d’es=/sersi mantenuto a proprie interessa[me]nte, e di avere anzi tenute/in Casa sua non puochi Armati per la difesa del nostro clementis.[sim]o/Sovrano, specialm.[en]te tutti i Postiglioni del d.[ett]o Sig.[no]r Pronio, tutti li picchetti/da q[ue]sto Gen[era]le spediti, e quasi tutti, in som[m]a gli armati Sudditi di S.[ua] M.[aestà] o transitanti per il Collearmele, o stazionary per più giornate in/d.[ett]o Paese. Quindi in autentica della pura, e sincera verità delle cose/premesse, e fatti genuini abbiamo formato il p[rese]nte certificato scritto di/proprio natural carattere del nostro ordinario Can[ce]l[lie]re, e sotto Croce Signate/da noi Sindaci, e monito col solito popular Sugello di q[ue]sto Publico/= Dato nel Colle Armele oggi li undeci /7[settem]bre 1799/+ Segno di Croce di Filippo Angelucci Sindaco Ill:[etterat]o/+ Segno di Croce di Michele del Fiacco Sindaco Ill:[etterat]o/Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Ordinario Can[ce]l[lier]e d’ord.[in]e/Scripsi “

“ Pescina li 4 9[nove]bre 1799/Io qui Sotto Scritto Giuseppe Sabbatini Condottiere della Massa/di questa Città di Pescina e Naturale di essa Città Provincia del Aquila/in Abruzzo, attesto, e fo piena, ed indubitata fede a chiunque la/presente sarà esibita etia[m] cu[m] iuramento quatenus opus p[er] qual=/mente nel giorno 29 del mese di Giugno del cor:[rent]e anno 1799 ritro=/vandomi a servire in qualità di condottiere della Massa sudetta/nella truppa del Sig:[no]r D.[on] Giuseppe Pronio mentre stavamo accam=/pati a Cetrulo circa un miglio distante dalla città di Pescara, fui/presente, e viddi ocularmente, che il Sig.[no]r D.[on] Francesco Marinacci/della Terra di Colle Armele dell’accennata Provincia del Aquila/tutto animoso, e pien di coraggio azzardò nella presa della Fortez=/za di Pescara, laddove anche persistè del tempo tutta fedeltà,e coadiuvò con tutte le sue forze di notte, e di giorno senza temere/la propria vita, accioche non insorgesse un qualche disordine di tradi=/mento. Ed egli medesimo il sig.[no]r Marinacci mostrò in tale occasione/la più costante sua fede, ed indefesso attaccamento verso l’Augusta/persona del nostro amabilissimo Sovrano ( che Dio Gradi, e Fe=/liciti), conforme mostrato si era per il passato degli altri attacchi; avendo ancora io osservato lo stesso Sig:[no]r Marinacci in quella circostan=/za sempre vigilantissimo, e pensieroso nel Come indirizzare l’opera/che doveva eseguire contro l’infame Repubblica in favore sempre/

dei vantaggi della Corona del Rè N.[ostr]o Signore. Che per la verità ho/formato il presente cerimoniale scritto, e Sottoscritto di mio pro=/prio Carattere questo giorno 4 Novembre 1799/Io Giuseppe Sabbatini condottiere certifico, ed atesto come sopra[…]”

“ Ajelli Li sette Novembre 1799/Il qui sotto Crocesegnato Silvestro Tuccieri CapoMassa d[e]lla T[er]ra di Cerchio/certifica, ed attesta, e fa vera, ed indubia fede con animo di/Ratificarla ubique et cum juram.[en]to, et sub pena falsi, qualm.[en]te/gli costa benissimo, che il Mag.[nifi]co Francesco Marinacci qual Ca=/po Massa d[e]ll’Uni[versi]tà d[e]lla T[er]ra d[e]l Colle Armele fin dal princi-/pio di Gennaro d[e]l cor.[ren]te Anno di continuo sia stato sotto il/commando del Sig:[no]r Generale D.[on] Guseppe Pronio d’Entrodacqua,/ed abbia continuato a stare col med.[esim]o Sig.[no]r generale per tut-/to il Mese di Agosto del sud.[dett]o cor.[ren]te Anno, e siasi trovato/in tutti gl’attacchi fatti dallo stesso Sig.[no]r Pronio, e gli costa/dippiù, che nell’attaccho fatto nella fortezza di Pescara/il pred.[ett]o Sig.[no]r Marinacci fusse il p[ri]mo, che azzardò ad entrare/in essa, senza commettere minima mancanza, o saccheggio;/ma essersi dimostrato sempre fidelis.[sim]o, ed obedientis.[sim]o a/i Comandi di d.[ett]o Sig.[no]r Generale, ed attaccato p[er] la S.[anta] Re-/ligione, p[er] La Reale Corona, e p[er] La Padria in di/

cui difesa avrebbe sparso il p[ro]p[ri]o Sangue. Ch’è q[ua]nto/p[er] La verità Richiesto di p[ro]p[ri]a Coscienza depone, ed attesta/Onde in attestato d[e]l vero ha fatta scrivere a me infra[scri]tto/Reg.[i]o Not.[ar]o La p[rese]nte, firmata e Crocesegnata di sua p[ro]p[ri]a mano/p[er] non saper scriver alla p[rese]nza de so[tto]scritti Test.[imon]y ed in fede/Lode a Dio sempre/+ Segno di Croce del sud.[dett]o Silvestro Tuccieri Capo Massa ill[ettera]to, ut dixit/q[ua]le attesta, e fa fede come sop[r]a/Io domenico nucci testimonio/Io Pasquale maccallini testimonio presente/Ita est, et in fidem Requisitus Ego Reg.[i]us Not.[ari]us Vincentius Angelitti T[er]re/Agelli hec scripsi, et hic me subscripsi, meoq:[ue]signo, quo utor mu-/nivi, atque signavi. Laus Deo sempre[…]”

   Leggendo attentamente i fascicoli 172 : “ Collarmele 1799 Documenti conservanti i Seviggi allo Stato in tempo della depress’Anarchia da D. Francesco Marinacci, come dentro ” e 183: “ Informo in ordine ai Serviggi prestati allo Stato in tempo della passata Anarchia da D. Francesco Marinacci di Collearmele,come dentro”, conservati, come sopra detto, presso l’Archivio di Stato dell’Aquila, relativi al sopramenzionato Don Francesco Marinacci e integralmente riportati in questo lavoro sembra quasi ripercorrere le vicende che molto realisticamente il grande regista americano Ronald Emmerich  ha proposto nell’emozianante film “ The Patriot “ magistralmente interpretato dal grande attore Mel Gibson nel 2000. 

Anche il Magnifico Don Francesco Marinacci così come il protagonista del film, Benjamin Martin, era vedovo ed aveva lasciato la sua numerosa famiglia per contrastare, a costo della propria vita, l’avanzata dell’esercito invasore.

     Francesco Marinacci, a differenza del protagonista del film, immediatamente abbraccia la causa filo borbonica ed immantinenti si dirige nel paese di Introdacqua, quartier generale dei patrioti, per stabilire con il generale Giuseppe Pronio il da farsi per arginare e contrattaccare il nemico sempre più baldanzoso. E da vero patriota e valoroso soldato partecipa, insieme al suo generale, per circa otto mesi, a tutti gli scontri bellici avvenuti contro l’esercito francese addirittura, come abbiamo detto, nell’attacco della fortezza di Pescara, avvenuto, il 29 Giugno 1799, fu il primo che azzardò ad entrare in essa “ senza commettere minima mancanza, o saccheggio”.(18)

     Il Nostro si mantenne sempre a proprie spese senza gravare sulle entrate della comunità e diede ricetto, sempre a proprie spese, a tutti gli armati e postiglioni filoborbonici che si rivolgervano a lui : la sua casa era sempre aperta a tutti.

     Senz’altro il Nostro merita il giusto riconoscimento da parte di noi posteri per la sua indefessa attività a servizio del proprio legittimo re, della propria nazione e della propria religione e senz’altro merita di essere additato quale esempio, al di là di ogni vuota demagogia, da essere imitato: senz’altro fu un vero eroe e patriota che anche a costo della propria vita, se ce ne fosse stato bisogno, si impegnò alla salvaguardia della propria terra, della propria famiglia, della propria  religione, della propria tradizione. Il 20 dicembre 1804 insieme con Filippo d’Andreis svolge l’onorevole carica di Sindaco dell’  “Università, e Regimento della Terra del Colle Armele”. (19)

    Nel 1806, però, anche questi, a nove anni di distanza dalle insorgenze del 1798-99, diventò , come la maggior parte dei galantuomini marsicani e del Sud, un filo francese infatti, il nostro, risulta, insieme agli altri benestanti di Collarmele in documenti, che qui di seguito si riportano, di non avere alcuna relazione con i “Briganti”, di essere fedele suddito di Giuseppe Napoleone, di essere amministratore locale  e di essere  “Benenestante probbo ed onesto” della Terra di Collarmele: 

“ […] Uni[versi]tà, e Regimento della Terra del Colle Armele/In Esecuzione del retroscritto venerato ord.[in]e Da noi so[ttoscri]tti, e Croce signata attuali sindaci si fa vera, ed indobitata Fede con animo di rattificarla quatenus opus E Qualmente li Benestanti probbi, ed/onesti di q[ue]sta nostra Patria sono li qui sotto notati. Il Sig.[no]r D.[otto]r Fisico D.[o]n Saverio Ricci= Filippo Angelucci= Il Mag.[nifi]co Fran.[ces]co Marinacci= Il Sig.[no]r D.[o]n Gio:[van]Fran.]ces]co Alesandri= Il Sig.[no]r Gio:[van]Ba[ttis]ta Alesandri= Fran.[ces]co di Pietrantonio Ciaglia= Fran.[ces]co di Simplicio Ranalli= Felice Antidormi= Giacinto Ciaglia, questi due ultimi sono attuali Sindaci. Onde in adempimento di tal venerato ord.[in]e siamo ancora à certificare che li d.[ett]i annotati non anno relazione alcuna con Brigandi; E per la verità di ciò abbiamo dato ord.[in]e al nostro Ordinario Can[cel]l[ier]e che formasse la presente Fede sotto scritta, e Croce signata di nostra propria mano, e roborata col popular Sugello di cotesta Uni[versi]tà in fede   Colle Armele li 10 8[otto]bre 1806 Io Giaconto Ciaglia sindico + Segno di Croce di Silvestro Antidormi Sindaco Ill[etterat]o  Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Ord.[ina]rio Can[cel]l[ier]e d’ord.[in]e scripsi ( al margine sinistro vi è apposto il sigillo ovoidale dell’università di Collarmele n.d.r.)”

[…]Giuseppe Napoleone per la Gr[azi]a di Dio Rè di Napoli, e di Sicilia, Principe Francese Grande Elettore dell’Impero In esecuz:[io]ne degl’Ord:[in]i dell’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Intendente di questa Provincia in data de ventisette del prossimo passato Settembre si sono avanti di noi Gov.[erato]re, e Caporiparto di questa Città, preced.[en]te ord.[in]e Speditogli, congregati il R[everen]do Parroco della T[er]ra di Collearmele D.[on] Aurelio Alessandri, gl’Amm.[inistrato]ri, e Sindaci della med.[esim]a Giacinto Ciaglia, e Silvestro Antidormi, ed i Principali onesti benestanti della stessa Com[m]une del Colle, affine di dichiarare affermativam.[en]te, o negativam.[en]te Su tutti gl’articoli proposti da d.[ett]o Sig.[no]r Intendente. Sul p.[rim]o Articolo, se nella loro Patria del Colle Armele vi siano Stati, o nò Insorgenti, hanno risposto, e dichiarato non essevene stato alcuno. Sul 2° Articolo, se essendo Stati Briganti, qual sia il di loro nome, e Cognome, quale il Capo ed in che tempo siano insorti, e se attualm.[en]te si siano ritirati alla Patria, o siano tuttavia in Campagna, aderendo alla risposta del p.[redett]o Articolo hanno risposto e dichiarato non esseci Stata alcuna insorgenza in d.[ett]a loro Patria, e di essersi Sempre vissuto con tutta la tranquillità. Sul 3.° Articolo, se nella Com[m]une del Collearmele vi siano penetrate le Masse, e se queste abbiano Cagionato dei danni al Publico, o a ciascun de Privati, hanno risposto, e dichiarato, che nel giorno Sedeci del prossimo Scorso mese di Settembre, circa le ore ventidue passò per quella Com[m]une la Massa dei Briganti,Com[m]andata da Ermenegildo Piccioli, proveniente dalla parte di Gagliano. Questa si accampò fuori le mura dell’abitato, e pochi n’entarono dentro il Paese, e fecero emanare gli banni, che tutti avessero esibito le armi, e che si fussero uniti gli Cittadini con loro; ma non gli fù data retta, ed indi, a poco tempo partirono p[er] la parte di Ajelli, non avendo fatto alcun danno ai Particolari, ma solam.[en]te presero dall’Uni[versi]tà un Barile di vino[…] Dato in Celano li 13 8[otto]bre 1806 D.[on] Aurelio Alessandri Prevosto Giacinto Ciaglia sindico + Segno di Croce di Silvestro Antidormi Sindaco ill.[ettera]to Gianfran:[ces]co Alessandri Giamb[atti]sta Alessandri D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci + Segno di Croce di Fran.[cesc]oMarinacci ill[ettrat]o Io Felice Antidormi + Segno di Croce di Filippo Angelucci ill.[ettera]to + Segno di Croce di Fran.[ces]co di Pietrant.[oni]o Ciaglia ill.[era]to + Segno di Croce di Fran.[ces]co di Giustino Ranalli ill.[ettera]to Tomassetti Governatore (al margine sinistro vi è impresso l’ ovoidale sigillo dell’università di Collarmele n.d.r.)”(20)  

“ Colle Armele 9 Marzo 1807 Certifico Io infra[cri]tto Parroco Curato di questa Terra di Colle Armele, come il Sig:[no]re D.[on] Venanz’Ant:[oni]o d’Amore (21) della convicina Terra di Cerchio è Persona da bene, onesta, ed attaccata al presente glorioso Governo, che Iddio feliciti; avendo dimostrato un tale attaccamento non Solo nell’aver ricevuto dell’Ufficialità del vittorioso Esercito Francese, e datogli trattamento corrispondente, che anche nel disimpegno di Deputato della Pulizia eletto dall’istessa Sua Patria pel buon ordine, e pell’estirpaz:[io]ne de briganti, pel quale oggetto vi si è prestato con tutto il calore. Mi costa altresì, che nella passata Anarchia del 1798 e 1799, fu molto bersagliato dalle Masse, e con molto interesse si esentò dall’essere vittima del di loro furore. E’ ciò a motivo, che egli ha delle forti Inimicizie con le principali Famiglie dell’istessa sua Patria, per cui non mancano calunniarlo , in tuttociò, che loro riesce. Ricercato della verità di tali fatti, che a me costano, sì per essere publici, e notj, per la vicinanza di q[ue]sto Paese con quello di Cerchio, sì per la conoscenza, che ho di d:[ett]o D.[on] Venanzo, Lo c ertifico, onde costi ove convenga, e munisco il presente del Suggello di q[ues]sta Parrocchiale Chiesa in fede del vero Io Aurelio d Alessandri Prevosto Curato Certifico Come Sop.[r]a(al margine sinistro vi è impresso il sigillo n.d.a.)Noi infrascritti, e Croce signata Amministratori, e decorioni del retroscritto Comune rattificamo, e confirmiamo tutto ciò, che dietro si è attestato dal Rev.[erend]o Curato D.[on] Aurelio Alessandri in rapporto alle bone qualità della persona di D.[on] Venanzo d’Amore di Cerchio Tutto a noi costa per essere convicini q[ue]sti due Comuni, ed a noi ben noto il sud.[dett]o D.[on] Venanzo e perciò abbiamo fatto scrivere la presente dal nostro Ordinario Can=/celliere di q[ues]ta comune, soto scritta, e Croce signata di nostra propria mano, e roborato col popular sugello di cotesto comune in fede Io Giacinto Ciaglia sindico + Segno di Croce di Silvestro Antidormi primo Eletto Ill:[etterat]o + Segno di Croce di Gio:[van]Bat[tis]ta Ranalli secondo Eletto Ill:[etterat]o Saverio Ricci Decurione Pasquale Fabrizi decurione Ferdinando Alesandri decorione Io Domenico Cipriani decurione + Segno di Croce di Fran.[ces]co Marinacci decurione Ill:[etterat]o+ Segno di Croce di Fran.[ces]co di Giustino Ranalli decorione Ill:[etterat]o + Segno di Croce di Filippo Angelucci Decorione Ill:[etterat]o + Segno di Croce di Gio:[van]Maria Mostacci decorione Ill:[etterat]o + Segno di Croce di Nicola Perosia decorione Ill:lettera]o + Segno di Croce di Carlomatteo d’Andreis decorione impotente a scrivere Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Can[cel]l[ier]e d’or.[din]e scripsi (al margine sinsitro vi è impresso il sigillo ovoidale dell’università di Collarmele n.d.a.)”(22)

Quale è stata la causa, o le cause, che, a soli nove anni di distanza dalla sua partecipazione più che attiva alle insorgenze del 1798-99 tanto di rischiare, come abbiamo soprariportato, la vita, hanno fatto cambiare e quindi passare all’altra sponda l’eroe filo borbonico Francesco Marinacci insieme agli altri galantuomini? 

    Quale è stato il motivo scatenante per questo repentino cambiamento?

Addirittura nessun cittadino di Collarmele ( così come pure i cittadini di Forme, Cese, Poggio Filippo, Ortucchio, Rovere, Antrosano e Bisegna ) partecipò alle insorgenze iniziate il 23 marzo 1806 ( solo nella cittadina di Celano due furono le inorgenze la prima, come abbiamo detto, il 23 marzo 1806 e la seconda il 19 settembre 1806) come chiaramente si evince dalle varie lettere (vedi appendice) che l‘Intendente dell’Aquila inviò a tutti i comuni come puro atto investigativo ponendo 4 o 6 quesiti:

“[…] Sul p.[rim]o Articolo, se nella Loro Padria del Colle Armele vi siano stati, o nò Insorgenti, hanno risposto, e dichiarato non esservene Stato alcuno[…]” (23)

     E quale è stato il motivo per gli insorgenti del 1806, valorosi combattenti del 1798-99 ora denominati ” briganti “ sia dagli ufficili francesi che dagli ex-commilitoni, a rimanere attaccati al proprio re e alla Casa Borbonica?

Il sogno di realizzarsi economicamente?

 Perché credevano al loro legittimo re? 

Perché avevano nel loro dna la passione per la difesa ad oltranza della loro patria e, quindi, come era avvenuto con le masse sanfediste comadante dal generale Ruffo, di riconquistare il regno di Napoli al loro legittimo re?

Il cardinale Ruffo l’eroe per antonomasia della campagna del 1798-99 contro i francesi ed i repubblicani fu inviato nel mese di gennaio 1806  a Parigi per cercare di evitare l’occupazione del regno di Napoli da parte dei francesi ma la sua ambasciata non sortì l’effetto sperato e di conseguenza il regno di Napoli,l’8 febbraio 1806, fu invaso e sottomesso dai Napoleonidi e, di conseguenza, in ossequio all’endemico morbo del trasformismo italico, la maggior parte dei galantuomini annuì e si inchinò ai nuovi padroni. Nel 1810 infatti, il cardinal Ruffo partecipa alla cerimonia religiosa delle  nozze di Napoleone con Maria Luisa ed il 26 gennaio 1813 fu nominato da Napoleone Ufficiale della Legione d’onore. (24)

Quale fu la spinta che, a costo della vita, e gli insorgenti questo lo sapevano perchè sperimentato nella passata belligeranza contro le truppe Francesi del 1798-99, ha convinto loro di riprendere le armi? 

Possibile che sia stato solo il miraggio di una novella ascesa sociale conquistata con l’arte della guerra come toccò al generale delle masse Giuseppe Pronio divenuto poi colonnello dell’esercito regolare borbonico? 

O soltanto per essere additati quali personaggi appartenenti, con le loro gesta, alla storia? 

O perché si ispiravano alle intrepide imprese avvenute nove anni prima realizzate dal suddetto Pronio o altri valorosi capimassa? 

O semplicemente per vendetta dei torti subiti verso di loro o dei loro parenti? 

Chissà.

     Illuminante è un documento rinvenuto sul cadavere del capomassa Giuseppe Monaco di Introdacqua “ Capitano delle milizie Provinciali nel passato Governo” e “ Colonnello de’ Reali Eserciti, e Comand.[an]te del Corpo Volante” ucciso in uno scontro a fuoco , insieme al proprio figlio Pasquale, avvenuto fra Forca Caruso (25) e Pescina il 4 Ottobre 1807, i quali, benché accerchiati dalle truppe francesi, non vollero arrendersi e preferirono morire combattendo:

” Pescina li 9 8[otto]bre 1807/Il Reg.[io] Gov.[ernato]re di Pescina/A S.[ua] E.[ccellenza]/Il Sig.[no]r Intend.]ent]e G[enera]le della Prov.[inci]a/ di Aquila/In esecuzione degli Ordini di V.[ostra] E.[ccellenza] in data de’ 8/del sudd.[ett]o andante mese di ottobre, sono nel dovere di r5assegnarle, che nel giorno 3 del corrente mese ver-/so le ore quindeci, il Ten.[ent]e della Gendarmeria Reale/Residente in Celano ricevè avviso da un naturale di Ovindoli, che da me ignorasi, che le comitive di/Monaco, e Giovinotto (26) erano nelle Montagne deno-/minate Arano: tal notizia partecipò subito al Capitano Fourier(27) Comand.[an]te nella Piazza di Cealno, ed/entrambi si disposero subito la loro Gente, alla testa/della quale si posero in Camino, diriggendosi, il/Cap.[ita]no con trenta Francesi, e tre Civici celanesi,/che non ne so i nomi, per la voltaq di Ajelli, ede/il Ten.[en]te con ventidue Gendarmi a cavallo e pochi/Francesi a piedi, ed un Civico si diresse vers’Ovin/doli, per mettere tra due fuochi le sud.[dett]e Comitivre. Il Cap.[ita]no Fournier camin facendo ricevè si-/cure notizie da varj Pastori della Rotta dei bri-/ganti, ed in poca distanza ov’essi erano anni-/dati incontro  un Pastaore chiamato Frtancesco An-/gelo di Ajelli, che con precisione additò il Locale,/ in dove giacevano li briganti; e che il loro numero era di ventidue per lo più a cavallo. Allora i/Cap[ita]no anzid.[ett]o per lo stesso Pastore scrisse al Ten[en]te/della gendarmeria, che si fusse ritirato in Ovindoli,/proseguendo egli la marcia; e dopo breve tratto/scovrì un’uomo, che passeggiav’alla cima di un Colle,/per cui sospettò subiro di esser la sentinella de’/briganti, e perciò si distese per terra, e lo mstesso fe-/ce eseguire alla sua Truppa; e dopo alquanto di tempo accorgendosi che tal Sentinella avea/abbandonato il Posto, e si era unito ai Compagni,/allora a marcia sforzata diè sopra ai scellerati,/ed il tutto fu bene eseguito, poicche esso Cap[ita]no/fu il primo a sparare il colpòo, e lo stes-/so fece tut-/ta la Truppa, in guisa che tuttìi brigan-/ti si posero in fuga,abbandonando quinbdici caval-/li, quattordici fucili, ed altre armi corte: è d’avvertirsi però, che Giovinotto tirò una fucilata/al Cap[ita]no, che non ferì, e que3sti gli corrispose/con un’altra, con cui lo ferì alla spalla sinistra. Così dispers’i briganti furono inseguiti per più/tratto di strrada, ma essendo essi prattici del lo-/cale, ebbero campo di nascondersi, ed involarsi/alla Truppa. Cinque di essi presero la strada/della Montagna di Collearmele, e furono Giusppe del Monaco, il di lui figlio, Pe-/lino Petrella(28), Andrea Damiani (29), e Ferrini (30), de’ quali es-/sendosi avveduto il Cap[ita]no Genot qui aqquartie/rato, e che la mattina era partito per quella/volta di Collearmele, e sospettanto che fussero/briganti, ordinò tirarsi due colpi di schiop-/pettate, al sentir de’ quali le sud.[dett]e cinque pèerso-/ne si posero in fuga: Si accertò allora esso Ca-/pitano, che tali persone erano effettivam.[en]te bri-/ganti, ed inb conseguenza ordinò alla sua sua Trup-/pa composta di trenta Francesi, di/darle se-/guito; comje di fatti avendoli inseguite dalla/Montagna sud.[dett]a, riuscì ad essa Truppa di am-/mazzare Giuseppe del Monaco, ed il di lui fi-/glio a colpi di fucile in poca distanza da questa/sud./detta Città di pescdina, verso le ore ventiquat-/tro della sera del sud.[dett]o dì 3 = Avuta una tal no-/tizia, spedj subito delle persone  a prendere i/cadaveri quali condottisi in questa med.[esim]a Città./furono riconosciuti per gli anzid.[ett]i Giuseppe/del Monaco, e figlio. Pelino petrella, Andrea damiani, e Ferrini s’involarono alla Truppa,/nascondendosi in una Selva in poca distanza/da qui; pewr la qualcosa compinai con questo/cap.[ita]no di spedire una partita di Francesi ac-//compagnati da tre Civici di questa riferita Città,/che furono Sig.[no]r Emidio Cambise, Sig.[no]r Giuseppe/Cambise, me Ber5ardo Sabbatini (31), qual Partita di/ritorno la mattina verso le ore tredici, condusse/arrestato in queste forze il nom[ina]to Pelino Petrella,/e poco dopo fu condotto anche arrestato Andrea/Damiani di Navelli, preso dal Civico Isidoro di/Cristofano in una Vigna in poca distanza da/questa pred.[ett]a Città: il med.[esim]o merita Una Rega-/lia, poicche solo, ed armato soltanto di una/falce, ebbe il coraggio di arrstare un tanto as-/sassino, e ciò anche affinchè si animano gli al-/tri alla distruzione de’/Scellerati. Le teste di Giuseppe del Monaco, e figlio, fu-/rono recise d’ordine del Sig.[no+r Gen[era]le, e d’ordine del/medesimo jeri furon trasportate dasl distaccam.[en]to/di questa Truppa nel comune d’Introdacqua/Patria di essi duer assassini, e gli altri due arre-/stati furono spediti in Celano, e jeri anche d’or-/dine del Sig.[no]r Gen[era]lre fu impiccato il celebre Peli-/no Petrella, e la di lui testa sarà trasportata/in Patrola sua Patria […](32)

   Dal documento-editto rinvenuto sul cadavere del Nostro notiamo l’estrema risolutezza e determinazione degli insorgenti filoborbonici:

“ Popoli tutti delle Amene contrade dell’uno e Laltro nostro Apruzzo, se il naturale diritto, e la giusta necessità di mantenersi liberi e salvi, renderà lecite le battaglie; con cui gli Antichi Romani si difendevano da’ nemici, che gli assalivano, quanto più si deve dire che militi a nostro favore la stessa ragione, avendo il dritto, e nella necessità  ritrovandoci di preservare  a ingiusti usurpatori il Trono, le nostre sostanze, la libertà, L’onore, La vita, e la stessa Religione, che professiamo? Vi sovvenga sulle prime, che Ferdinando quarto nostro legittimo, e amabilissimo Sovrano con sacrileghe maldicenze fù notato dagli Ingiusti Agressori non meno, che da molti infedeli Suoi Sudditi, e da quelli specialmente, che furono gratificati dal medesimo, e garantiti, colla nota d’infame, e Tiranno nota, che va smentita col fatto, giacchè egli da magnanimo con Reale magnanimità perdonò a tutti i Felloni, sino a richiamarli dalle pene, a cui erano stati giustamente condannati; reintegrandoli appieno delle robe confiscate non meno, che degli uff[i]zi, e posti nei quali d’apprima erano. Ad onta però di tanta beneficenza, chi mai Sarrebbe creduto? I Felloni anziche arrendersi, si sono  vie  più inzolenbili in garantir il Nemico intruso, chi senza senso di umanità fa strage degli Uomini, rende esauste le Comuni tutte, e senza menomo riguardo ai Sacerdoti ai Religiosi, e ai stessi santuarj, contro ciò che maliziosamente in un Suo manifesto ripromettea. A voi dunque Populi tutti del nostro fioritissimo Regno, A voi si appartiene all’armarvi una coi zelanti di gia usciti in Campo contro/gl’interni, ed esterni nemici, i quali con subite scorrerie i nostri confini soprendono; e più a maniera di- Ladri che di Soldati, le robe di ciascuno ne depredono, e quello più fa orrore L’onore ancora delle nostre Donne. Riflettete altamente che il nostro Piissimo Amoroso Sovrano Ferdinando quarto per Divina disposizione sortì i suoi illustri natali dalla Reale, Antichissima Stirpe Borbona; nacque in questo nostro Aminissimo Cielo, e dalla Provvidenza ci fù dato per Re. All’opposto il Buonaparte è un Estero, di cui non si sa, se per Legittima, o illegittima Discendenza da vile Schiatta sia oriundo. A voi finalmente Ricorre la stessa Religione che professiamo, e come un’anziana Madre, La quale posta in pericolo, rivolgesi per ajuto A Suoi diletti Figliuoli, e vi supplica, e vi scongiura ad impedire il guasto della Chiesa, La incominciata rovina dei Monasteri, e Monaci, gli obbrobrj dei Sacerdoti La profanazione de Sacramenti, Lo spoglio dei Santuarj, lo scherno delle Croci, degli Altari, e di Gesùcristo medesimo. Questi sono i giusti motivi, che ci hanno indotto a prender le Armi, a discendere nell’arena contro gl’inimici; e questi pure devono muovere gl’animi vostri ad accrescere la nostra Armata, a sovvenirci nei bisogni, senza timore, ne delle vostre sostanze, ne della vita ne dell’onore; perché ci avvenga richiamare la primiera, smarrita pace, toglier di vita i Felloni, ove sono, e per fine morire in seno alla vera F[e]de di Gesucristo.”(33)

     Ed ecco spiegato forse anche perché gli insorgenti filo borbonici furono molto duri nei confronti dei galantuomini che, a loro dire, avevano tradito la causa comune in quanto, come si evince dai numerosimi documenti relativi a questi cruenti episodi, appena nove anni prima, erano tutti attaccatissimi al loro legittimo re Ferdinando IV.

    I Galantuomini filofrancesi come si comportarono dopo, durante la Restaurazione Borbonica? E la classe dirigente nelle altre rivoluzioni del 1820-21, del 1848 e del 1860-61?

   Stavano sempre con i più forti? Amavano salire sul carro dei vincitori? O cos’altro?

    E’ ingiusto, secondo me, ancora oggi, etichettare i nostri personaggi “briganti” come li chiamarono gli ufficiali dell’esercito invasore ed anche gli  ex commilitoni ora diventati filo francesi. 

    A distanza ormai di ben 200 anni è tempo anche per loro di essere rivalutati e posti nella giusta considerazione: i Nostri erano dei partigiani, dei combattenti, dei patrioti, degli insorgenti, degli eroi appartenenti alle cosiddette culture subalterne, i quali erano stati educati al rispetto della patria, delle leggi, della religione, della famiglia e dei propri legittimi monarchi. Gli altri, i contendenti, erano per l’ uguaglianza, senza se e senza ma, fra gli uomini e convinti assertori che tutti gli uomini, al di là del colore della pelle o del loro credo religioso e politico, hanno gli stessi diritti: nessuno può essere padrone del proprio simile da ridurlo in schiavitù; nessuno comanda altri per diritto di nascita: “ Libertè, Egalitè, Fraternitè “ questo fu il loro motto.

     La rivoluzione francese è stato il primo importante passo verso il lontano, sofferto e quasi irrangiungibile traguardo della vera emancipazione dell’uomo. 

“ Libertè, Egalitè, Fraternitè “ quel messaggio caro ai rivoluzionari francesi fu recepito nel giusto modo? 

    Veramente i rivoluzionari fuono Liberi, Uguali e Fratelli ?

    Ancora oggi, purtroppo, dobbiamo constatare che nel mondo esistono nette disuglianze sia fra le nazioni cosiddette “civili” sia fra le nazioni cosiddette “incivili” sia fra gli stessi abitanti delle citate nazioni.

 Altrimenti come spiegare le guerre, i campi di sterminio, l’odio incoercibile fra etnie della stessa nazione, la povertà nel mondo, i soprusi verso il proprio simile, il razzismo?   

Saprà l’uomo, “tecnologico” e “meno tecnologico”, debellare l’ignoranza, fonte di tutti i mali della Terra, che ancora oggi, purtroppo, regna invitta ed incotrastata nel mondo?

    La loro scelta fu giusta ?

    Che cosa significa giusto?

    E’ molto arduo stabilire chi fu più o meno virtuoso in quanto, purtroppo, non abbiamo documenti utili al nostro discorso, sta a noi, umilissimi raccoglitori di “cose patrie”, al di là delle posizioni cari alla “parte” e “alle parti”, tramandare ai posteri  gli espisodi  che hanno caratterizzato la vita degli umili, dei creduti atoni, delle sbiadite figure senza voce né parte, che, comunque, lor malgrado sono stati attori di episodi siano essi eroici, raccapriccianti, nefasti e nefandi, più grandi di loro . Questi non si sono sottratti a quello che la Tradizione e la Storia a grandi lettere voleva da loro:  hanno risposto entusiasticamente a quanto veniva ad essi richiesto in nome di ciò che più amavano: la patria, il proprio re, la religione, l’onore delle  mogli, delle  figlie, delle  sorelle, e la strenua difesa della propria vita e della propria roba.  Sicuramente questi cruenti episodi avvenuti sotto il comando di ardimentosi ed audaci capi popolari, hanno fatto sì che la voce degli afoni, o creduti tali, sia, finalmente, stata sentita sia da loro medesimi, dalle masse popolari, dal volgo senza volto sia da quelli che per secoli avevano sempre diretto a proprio piacimento le sorti del Reame di Napoli e sia anche dagli innovatori che aspiravano alla Libertà, alla Uguaglianza ed alla Fratellanza del popolo e dei popoli. Aver voce quindi, dar voce alle culture subalterne è stato il vero miracolo della Rivoluzione Francese al di là se tutti gli attori  si combattevano strenuamente, “l’un l’altro in singolar tenzone”, per i loro ideali: finalmente tutti, sia gli abitanti dei borghi che delle città, avevano compreso di essere cittadini, e non servi, del proprio stato. Insomma grazie, per modo di dire mi si passi il termine, all’invasione perpetrata ai danni degli abitanti del regno di Napoli che tanti lutti arrecò ad entrambi, presero coscienza della propria identità e ben compresero, al di là del loro ceto di appartenenza, che erano un tassello importantissimo dello stato, di qualsiasi stato così come tanti secoli prima i Romani compresero che sia i patrizi che i plebei erano utili, l’un l’altro, alla causa comune e specialmente di più contro eventuali nemici esterni. Grazie alla rivoluzione Francese quindi nel reame di Napoli tutti i combattenti siano essi filo borbonici che filofrancesi avevano finalmente percepito se non capito appieno, di essere parte imprescindibile di una Nazione che, per il bene della quale, ognuno doveva privarsi di una parte della propria libertà e difendere le proprie convinzioni anche a costo della vita.

    Questo stato di cose, durante il decennio Francese ( 1806-1815), portò all’emanazione della importantissima legge attraverso la quale, il 2 agosto 1806, si aboliva nel regno di Napoli, finalmente, la feudalità (vedi appendice): primo vero passo verso l’emancipazione di tutti i cittadini che comunque dovranno aspettare ancora molti anni affinchè tale sogno, la vera emacipazione appunto, diventi realtà.

     Tale legge comunque rappresentò per tutte le università del regno strumento utilissimo per le sentenze ed ordinanze emanate dalla Suprema Commissione Feudale (34) per dipanare le  numerosissime liti che sorsero, all’indomani della pubblicazione della stessa,per definire in modo inequivocabile le interminabili diatribe sorte fra comuni, ex feudatari, enti pubblici portate a termine grazie all’onestà intellettuale, l’intelligenza e perizia degli attori di queste sentenze come senz’altro fu il Regio Ripartitore Giuseppe de Thomasis (35) che arrivò all’apice della sua carriera alla prestigiosa carica di Ministro della Marina e, successivamente, a Ministro degli Affari Interni ed Ecclesiastici durante il travagliato periodo dei moti di Nola dal 1820-21 passato alla Storia come  “Nonimestre rivoluzionario”. Anche in questo periodo, ancora una volta, le popolazioni della nostra sub regione marsicana furono partecipi e furono oggetto di “attenzione” da parte della polizia borbonica inquirente, e, di conseguenza, per meglio controllarli, furono rubricati nelle varie “vendite carbonare” esistenti nel nostro territorio. Nel comune di Collarmele gli “appartenenti alle sette carboniche” furono 14:

“[…] A.

  1. D’Agostino Cesidio- Vaticale – Carb:[onar]o
  2. D’Alessandro Dom:[eni]co – Prop:[rietari]o – Id:[em] Ascritto in Pescina
  3. D’Agostino Dom:[eni]co – Brac:[cial]e – Id:[em]
  4. D’Andreis Felice – Prop:[rietari]o – Id.[em]
  5. Antidormi Gio:[van] Crisostomo – Id.[em] – Id.[em]
  6. D’Antona Gius:[epp]e (36) – Suddiacono – Id.[em] Ascritto in Caramanico
  7. D’Agostino Tiburzio – Brac:[cial]e – Id.[em]

B.

  1. Bencivenga Pietrant:[oni]o – Macellajo – Id.[em]

C.

  1. Camusci Gius:[epp]e – Cerusico – Id.[em] Id.[em]
  2. Ciaglia Gius:[epp]e di Fran:[ces]co – Fabro – Id.[em] Id.[em] 

M.

  1. Marolli Ant.[oni]o – Id.[em]- Id.[em] 
  2. Marinacci Luigi – Prop:[rietari]o – Id.[em] in Ortona
  3. Di Mascio Natale – Brac:[cial]e – Id.[em] 

R.

  1. Ricci Saverio – Medico – Id.[em] in Celano […]” (37).

Cerchio, lì 31 agosto 2023

                                                                                            Fiorenzo AMICONI

 Si ringraziano gli amici aiellesi Mario Palerma e Maurizio Di Censo che sempre mi hanno accompagnato ed aiutato nel reperimento dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato dell’Aquila.

Note

  1. ” 1835, marzo 20-maggio 13/Albero Canonico/di discendenza delle Famiglie/Marinacci/Stipite/ 1 Felice Marinacci/2(è stato cancellato n.d.r.) Biaggio figlio/da cui sono nati/i seguenti//+ 1 Gioacchino nato 5 N[ovem]bre 1692 sacerdote/2 Tomasso nato adi 3 8[otto]bre 1694/+ Gio.[van]Batista nato a 21 Gen[nar]o 1706 celibe/4 Matteo nato a 22 7[settem]bre 1708/1 Biaggio figlio di Tomaso d.[ett]o/nato 26 8[otto]bre 1731 celibe/2 Felice figlio nato a 23 Fe[brar]o/1733/#3 Aniceto figlio nato adi 19 Ap[ri]le/1735/4 Callisto figlio nato a 18 8[otto]bre/1737/celibe/   1 Matteo d.[ett]o figlio di Biaggio/2 Gio:[vann]i figlio nato 7 marzo 1749/sacerdote/3 Fran.[ces]co nato a 27 x[decem]bre 1757/4 Giuseppe figlio di Fran.[ces]co/nato 17 Luglio 1786/da Fellice sono nati i seguenti/è nata Lucrezia nata adì 16 x[decm]bre/1763 celibe/Tomaso nato adì 3 N[ovem]bre/1765 sacerdote/Scolastica nata adi 30 7[sette]bre/1772 celibe(sic)/Dom.[eni]ca ultima nata/adì 19 Maggio 1776 Maritata/# Aniceto figlio di Tomas-/so figlio nato da Aniceto/adi Gen[nar]o….1775/Fran.[ces]co figlio/adì 29 Marzo ….1780″. ADM, D-123, fasc. 269. Vedi anche Socciarelli A.M.:” Le carte di Collarmele nel Fondo dell’Archivio Storico Diocesano dei Marsi (1619-1914)”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 102, Anno XII, 2009, p. 43.
  2. Il Dottor Notaio Domenico d’Alisandri [ o de Alexandris) , nonchè Dottor di legge, dal 1811 al 1812, Dottor di Legge fu sindaco dei riuniti Comuni di Cerchio e Collarmele. Il Comune di Cerchio in seguito alla Legge del 2 Agosto 1806 ( Abolizione dei Feudi, Legge n. 230) e, con susseguente Legge n. 272 dell’8 Dicembre 1806 ”Legge, che determina i distretti del regno “[…] 2. Per facilitare l’amministrazione delle Comunità minori di mille abitanti, potranno le medesime essere riunite fra loro, e con altre maggiori fino al numero non maggiore di tremila, combinando  le ragioni di  località, e di  lontananza. 3. Le rettifiche di tali combinazioni si faranno dagl’intendenti di ciascuna provincia, che le presenteranno prima al nostro Ministro dell’interno[…]”. Cerchio, nel 1809, fu riunito assieme ai Comuni di Aielli e Paterno, con il Comune centrale di Celano in quanto la sua popolazione, come quella di Aielli e Paterno, era inferiore a 1000 abitanti e durò fino ai primi giorni di maggio del 1811. Nello stesso anno infatti, il 4 Maggio 1811, con Real Dispaccio n. 922 firmato a Parigi da re Gioacchino Murat,  “Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici provincie del regno di Napoli” di cui l’aritcolo 2 così recita:”[…]Questa nuova circoscrizione sarà eseguita dal primo di luglio prossimo per tutte le amministrazioni, eccetto soltanto la funanziera, la quale la eseguirà dal dì primo di gennajo 1812[…]”. Il Comune di Cerchio rilsulta riunito con il Comune di Collarmele( che prima era stato riunito con il Comune di Pescina – vedi Appendice) e, dal 1 Maggio 1816, Legge n. 360 “ LEGGE portante la circoscrizione amministrativa delle provincie del Regno di Napoli” emanata da Portici e susseguente decreto n. 361, sempre del 1 Maggio 1816 “ DECRETO portante una disposizione relativa all’antecedente Legge”, i citati enti risultano come comuni autonomi. Tale data poteva essere anticipata di un anno infatti, il 20 Gennaio 1815, Venanzio d’Amore Fracassi il Vecchio e d’Amore Vincenzo, in qualità di deputati, inviarono all’intendente dell’Aquila, una lettera attraverso la quale chiedevano la separazione con il riunito comune di Collarmele e, due giorni dopo, il 22 Gennaio 1815, così rispondeva il su menzionato intendente: “[…]Signori: se la domanda, che in nome di cotesta Popolazione mi avete inoltrata con vostra de’ 20 andante per la separazione di Cerchio da Collarmele, mi fosse giunta prima dello scadere 1814, onde aver tempo a conoscerne senza inferire alcun’untralcio all’amministrazione, avrei procurato di secondarla: ma poichè troppo tardi  mi giunse, ne riserbo gli effetti al 1816, assicurandovi che durante il 1815 prenderò quelle indagini, ed autorizzazioni che si convengano. Piacciavi di tener così prevenuti codesti abitanti: ed hò intanto l’onore di salutarvi[…]”. Gennaro Manna: “ Vertenza Cerchio-Collamele Parere Gennaro Manna”, Aquila Tip. Sociale di A. Eliseo, 1994, p. 27. Il Nostro, avente una rendita annuale di 203 ducati, svolse anche, dal 1817 al 1819, l’onorevole carica di consigliere del Distetto di Avezzano ed, il 20 settembre 1818,prestò il consueto e dovuto giuramento: “ Io Domenico d’Alesandro prometto, e giuro fedeltà, ed ubbidienza al re Ferdinado I°, e pronta, ed esatta esecuzione degli ordini suoi. Prometto e giuro, che nell’esercizio delle funzioni, che mi sono state affidate io mi adoprerò col maggior Zelo, e con la maggiore probità, ed onoratezza. Prometto, e giuro di osservare, e far osservare le Leggi, i Decreti, ed i Regolamenti, che per Sovrana disposizione di Sua Maestà si trovano in osservanza, e quelli, che piacerà alla Maestà Sua di publicare in avvenire. Prometto, e giuro di non appartenere a nessuna Società segreta di qualsivoglia Titolo, oggetto, e denominazione, e nel caso, che io appartenessi a qualcheduna di tali Società, prometto, e giuro di rinunziarvi da questo momento, e di non farne mai più parte. Così Dio mi ajuti. Avezzano 20 7[sette]mbre 1818 Domenico d’Alesandri   Visto Per il Sott’Intend.[ent]e del Distretto in Cong.[ed]o Il Consig.[lier]e Prov[incia]le Gio:[van]Batt[ist]a Masciarelli […]” Archivio di Stato dell’Aquila, Intendenza, Serie I, Affari Servizi Generali, Categoria 19, Anni 1818-1820, 4586B. Ed esendo stato nuovamente nominato a tale carica il 12 settembre del 1819 presta il seguente giuramento: “ Oggi che si costano li dodici del Mese di Settembre dell’anno mille ottocento diciannove in Avezzano Il Sig.[no]r D.[on] Domenico d’Alessandri nominato da S.[ua] M.[aestà] con il Real Decreto de 30 Luglio 1817, e confermato col Real Decreto de 29 Luglio 1819 Consigliere Distrettuale di Avezzano ha prestato nelle mani di Noi Valentino Gualtieri Sottintendente del Distretto il Suo Giuramento ne termini seguenti: Io Domenico d’Alessandri prometto, e giuro fedeltà ed ubbidienza al Re Ferdinando I°  e pronta, ed esatta esecuzione degli ordini Suoi. Prometto, e giuro, che nell’esercizio delle Funzioni, che mi sono state affidate io mi adopererò col maggior Zelo, e colla maggior probità, ed onoratezza. Prometto, e giuro di osservare e di far sooservare le Leggi, i Decreti ed i Regolamenti che per Sovrana disposizione di S.[ua] M.[aestà] si trovano in osservanza, e quella che piaccia alla M.[aestà] S.[ua] di pubblicare in avvenire. Prometto, e giuro di non appartenere a nessuna società segreta di qual si voglia titolo, e denominazione, e nel caso che io appartenessi a qualcheduna di tali Società, prometto, e giuro di rinunziarvi da questo momento, e di non farne mai più parte. Così Dio mi ajuti. Del che ne abbiamo fatto rediggere il presente Processo Verbale sottoscritto da noi e da Lui questo di, Mese, ed anno come sopra. Domenico d’Alesandri Cons:[iglie]re Dist:[rettual]e[….]”. Tale documento si trova nel medesimo sopracitato fondo aquilano. In realtà il Nostro, come abbiamo già riportato, era inscritto nella vendita carbonara del comune di Collarmele: “[…]2. D’Alessandro Domenico-Proprietario- Ascritto in Pescina[…]”.Amiconi F.:” La Carboneria a Cerchio op.cit. Fu nuovamente eletto sindaco del  comune di Collarmele nel 1820 cazrica che svolse anche nel successivo anno 1821. Morì in Collarmele il 25 febbraio 1852.
  3. Archivio Diocesi dei Marsi, Avezzano, E.3.102.
  1. Solo di cinque di essi, purtroppo, conosciamo i nominativi ricavati dalle loro testimonianze rilasciate nei mesi di Aprile e Maggio 1800 (vedi appendice) a funzionari all’uopo destinati: Magnifico Francesco d’Antona ‘di anni 26 circa’, Pasquale del Fiacco di anni 32, Serafino Mostacci di anni 19 circa, Felippo di Nicola Mostacci di anni 26 circa e Cesidio di Simplicio Prosia di anni 36 in circa.
  1. Pasquale del Fiacco nacque intorno all’anno 1755 e morì a Collarmele, all’età di settantanove anni, il il 18 giugno 1834. Era figlio di Gabriele di professione “Contadino” e di Maddalena Ranalli di professione “Filatrice”  il Nostro, invece, era di professione “Fabricatore”.
  1. Il Magnifico Francesco d’Antona, nacque intorno al 1772 e morì a Collarmele, all’età di 54 anni, il 7 agosto 1826. Era figlio del dottore Gaetano e di Maria Teresa Trombetta di professione, come il Nostro, “Civile” (atto di Morte n. 16 del Comune di Collarmele. Archivio di Stato dell’Aquila). Svolse anche l’attività di cancelliere  del Comune di Collarmele.
  2. Giuseppe Pronio nacque ad Introdacqua il 20 febbraio 1760 e morì a Napoli, di lue celtica, all’età di circa 44 anni, il 26 gennaio 1804. La sua vita è ricca di episodi eclatanti tali da rasentare la leggenda: è lui il personaggio, l’eroe per antonomasia che colpì l’immaginazione popolare per il suo vigore, astuzia,  intraprendenza e temerità: “ […] Giuseppe Pronio[…]era alto ed aitante della persona, e dotato di una forza erculea, mostrava un’audacia ed un coraggio che rasentavano con la temerità. Di carattere fiero ed indipendente, non tollerava soprusi e violenze da qualsiasi parte venissero, e fu per questo ch’era assai stimato e temuto. Non gli riuscì punto difficile raccogliere sotto di sé un gran numero di genti, perché col suo nome, con la sua alta statura e con lo straordinario coraggio di cui aveva dato tante prove, egli esercitava un fascino sulle masse. Ed a questo proposito si racconta ch’era giunta a tal punto la fiducia ch’egli sapeva ispirare ai combattenti, ch’era da essi ritenuto invulnerabile. La guerriglia ch’egli conduceva con molta abilità contro i francesi consisteva, quando trovavasi di fronte alle loro forze superiori, in frequenti sorprese ed imboscate, e nel non dar mai tregua al nemico. Era per giunta un perfetto tiratore, e non falliva un colpo[…]” così riporta Luigi Coppa-Zuccari  nel suo : “ Notizie biografiche sul capomassa Giuseppe Pronio d’Introdacqua (1760-1804” ), La rivista abruzzese di scienze, lettere e arti, a. 34(1919) 8-9,pp. 524-545 e 10-11,pp. 579-608. Vedi anche Susi G.:” Intradacqua nella storia e nella tradizione”, Tipografia La Moderna, Sulmona 1970; Mampieri R.:” Storia del brigantaggio politico e vari fatti di sangue accaduti nella conca di Sulmona tra il 1790 e il 1890”, Tipografia La Moderna Sulmona 1974; Amiconi F.:” Cerchio dal 1798 al 1867”, Bullettino Deputazione Abruzzese di Storia Patria Annata LXXXXII (1992) (CIV dell’intera collezione), L’Aquila, Litografia F.lli Cellamare, L’Aquila 1994; Amiconi F. “ Cerchio dal 1798 al 1851”, Stampa MCM, carsoli AQ, 2006; Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio e nei distretti di Celano e Pascina”, Edizioni Kirke, Cerchio 2012;  Amiconi F.: “ Parasitt Il brigante che morì due volte”, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2015.
  3. Pietro Colletta nacque a Napoli il 23 gennaio 1775 e morì in Firenze l’11 novembre 1831.Fu oltre ad essere un valente storico anche, durante il dominio dei Napoleonidi, Regio Giudice presso il Tribunale Straordinario di Napoli.
  4. Storia del di Napoli dal 1734 sino al 1825 di Pietro Colletta con una notizia intorno alla vita dell’autore scritta da Gino Capponi, Tomo Primo, Torino Cugini Pomba e Compagnia, 1852, pp. 203-204.
  5. Francesco Ricci, nato a Campoli nel mese di gennaio del 1758. Da Campoli emigrò in Collarmele nel mese di dicembre 1784 per svolgere la sua attività di medico condotto. Si unì in matrimonio nel 1786 con la vedova di Michele Gizzi di Collarmele, d’Amore Maria Grazia Generosa, nata a Cerchio il 17 aprile 1739 (era figlia di Gaetano e Mariangela Amanzi di Sant’Anatolia e sorella di Geremia d’Amore, Giudice della Regia Doganella nonché avvocato e maestro dei fanciulli dell’Università di Cerchio; era la zia anche di Venanzio d’Amore Fracassi il Vecchio (vedi nota n. 16). Fu sindaco dei riuniti Comuni di Cerchio e Collarmele dal 1812 al 9 gennaio 1816. Svolse l’attività di medico a scavalco anche nel comune di Cerchio dal 1822 al mese di luglio del 1827:”[…] Ai principi del mese di luglio ultimo il medico don Saverio Ricci del limitrofo Comune di Collarmele fù soprafato da un colpo apoplettico, che lo rese incapace a poter più oltre prestare il sevizio di medico da scavalco in questo comune come era fissato fin da quel momento feci loro conoscere simile avvenimento, loro verbalmente disposero, che per commodo di questa popolazione avesse io invitato l’altro professore del convicino Comune di Ajelli don Baldassarre Maccallini[…]”Amiconi F. :”Storia di Cerchio dal 1798 al 1851 op.cit.”. Il Nostro fu iscritto nella “vendita” carbonara del comune di Collarmele: “[…] 14. Ricci Saverio-Medico- Ascritto in Celano[…]” Amiconi F. :” La Carboneria a Cerchio op.cit.”. Morì a Collarmele il 3 Luglio 1830, all’età di 71 anni.
  6. AA. VV.:” 13 gennaio 1915 Il terremoto della Marsica” a cura di Sergio Castanetto e Fabrizio Galadini, Isituto Poligrafico e Zecca dello stato, Libreria dello Stato, 1999, p. 672 e p. 691.
  7. Misura di perso equivalente a gr. 26.
  8. Misura di liquidi pari ad 1/60° di Salma ( Soma= Ettolitro 1,200050) pari a litri 0,75 (3/4 di litro).
  9. Moneta pari ad 1/10 di Carlino.
  10. Amiconi F.:” Cerchio dal 1798 al 1867”op.cit. Amiconi F.:” Storia di Cerchio dal 1798 al 1851” op.cit.
  11. Giuseppe Sabatini di Pescina risulta inscritto come carbonaro nella “vendita” del comune di Pescina: “[…] 103. Sabatini Giuseppe- Proprietario – Carbonaro”. Amiconi F.:” La Carboneria a Cerchio op. cit.”.
  1. Silvestro (Gio:Silvestro) Tuccieri, di professione contadino, nacque a Cerchio il 30 dicembre 1765, da Francesco Saverio e Angela Rosa d’Angelo di Ovindoli e ivi morì all’età di 69 anni, il 23 febbraio 1833. Purtroppo di questo personaggio non abbiamo al momento, altre notizie utili tranne quelle riportate in una lettera conservata nell’Archivio di Stato dell’Aquila del seguente tenore: ” Celano 7 Aprile 1809/Il Giudice di pace del Circond.[ari]o di Celano/A sua Eccellenza il Sig.[no]r Duca d’Alanno/Intendente della Prov.[inci]a di L’Aquila( al margine sinistro si legge : ” Polizia/Rapporto settimanale/nella publica Tranquil-/lità, i delitti ….”n.d.r.)/Sig.[no]r Intendente/la publica tranquillità niente è alterata in questo cir-/condario./Riguardo ai delitti Comuni n’è avvenuta uno solo in Cerchio/nel dì quattro del corrente. Untal Silvestro Tuccieri ha ferito in testa con un colpo di bastone Tommaso  Carota di Ofena/domiciliante in questa Comune, e dalla deposizione del Chirurgo/rilevasi essere la ferita accompagnata da pericolo./Le rassegno i sentimenti del mio rispetto/Giuseppe Saliceti”.
  1. W. Del Villano – Z. Di Tillio : “ Abruzzo nel tempo”, Didattica Costantini Pescara, 1978, pp. 131-132.“[…] Nel frattempo gruppi di repubblicani fornirono esempi di eroi-/smo nel fronteggiare la reazione borbonica: Ettore Carafa, con-/te di Ruvo, nominato comandante in capo degli Abruzzi, dopo aver ricevuto festose accoglienze in Vasto, Ortona, Lanciano,/Francavlilla e in altre città antiborboniche, organizzò una estre-/ma difesa delle conquiste repubblicane. Dopo aver operato/alcune trasformazioni in seno alla municipalità di Pescara, il/Carafa riuscì a domare, seppur momentaneamente, una rivolta/antirepubblicana scoppiata a Chieti. Ritornato a Pescara do-/vette sopportare un lungo assedio da parte delle forze regie,/capitanate prima da Luigi De Riseis e poi dallo stesso Pronio, il/quale aveva avuto l’incarico di riprendere il forte che era rima-/sto l’unico baluardo repubblicano nel regno restaurato. Dopo/una strenua resistenza il Carafa si arrese (29-30 giugno). Data/carta bianca alla soldataglia perchè saccheggiasse e facesse bot-/tino, il Pronio si recò a Francavilla, dove fu festeggiato dalla/reazione rimasta fedele al re. Il Carafa venne fatto prigioniero/e, condotto a Napoli, fu processato e decapitato il 4 Settembre 1799[…]”.
  1. Amiconi F.:” Storia della Madonna delle Grazie in Cerchio (Aq) (documenti), s.c.e.( De Cristofaro Editore Roma) 1995, p. 109: ” Università, e Regimento del Colle Armele In esecuzione del retroscritto venerato ordine da noi sotto Croce signata attuali Sindaci della sopradetta Terra del Colle Armele si fa vera ed indobitata fede con animo di rattificarsi q.[ate]nus opus E qualmente le persone più probbe ed oneste di cotesta Università compresovi anche il Sacerdote Sono le qui sottoscritte annotate IL Sacerdote Reverendo don Tommaso Marinacci, secolari le persone Felice Antidormi, e Francesco di Giustino Ranalli, questo è quanto possiamo far fede di nostra propria conoscenza, per cui abbiamo dato ordine al nostro Ordinario Can.[cellie]re che formasse la presente sotto Croce signata di nostra propria mano e roborata col popular Sugello di cotesta Università in fede Segno di Croce di Francesco Marinacci Sindaco Segno di Croce di Filippo d’Andrea Sindaco Domenico Antonio d’Andreis Ordinario can.[cellie]re d’ordine scripsi Peretoriamente e senza ulteriore dilazione le qui sotto annotata persone si portino avanti di noi, altrimenti saranno Compulsi Cerchio li 20 x[decem]bre 1804 Fedeli Il reverendo don Tommaso marinacci felice Antidormi Francesco di Giustino Ranalli “.
  1. Archivio di Stato dell’Aquila,Intendenza S.I cat. 27, b. 4813 a.
  2. Venanzio d’Amore Fracassi il Vecchio, nato a Cerchio il 18.5.1772 ed ivi deceduto il 22 ottobre 1854. Fu uno dei più facoltosi ed illustri personaggi di Cerchio e dell’intero comprensorio marsicano. Avvocato “in utroque jure”, avvocato e maestro dei fanciulli del comune di Cerchio, sindaco del medesimo comune nel 1797, 1798 e dal 1816 al 1821. Filofrancese: il 30 novembre 1806 fu eletto consigliere al Consiglio della Provincia dell’Aquila  dall’Università di  S. Vincenzo Valle Roveto e, nel medesimo anno fu eletto anche come “Deputato della festa dell’abolita Feudalità”. Per le sue idee politiche il Nostro, il 18 luglio del 1807, subì il saccheggio del proprio palazzo da parte delle masse capitanate da Giuseppe Monaco di Introdacqua.Il primo marzo del 1817 inviò al Segretario di Stato e Ministro dell’Interno del Regno delle Due Sicilie, insieme ad altri 26 proprietari marsicani, una lettera attraverso la quale si esprimeva il desiderio di “ imprendere a loro rischio e spese l’esecuzione dell’opera del ripulimento del Gran canale di Claudio” per tentare di prosciugare il lago Fucino, terzo lago d’Italia. Nel 1821-22 rivestì la carica di Consigliere Distrettuale” e in tale qualità il 15 aprile 1822 stila una interessante relazione conservata nell’Archivio di Stato dell’Aquila dall’eloquente titolo: “ Memoria relativa all’articolo di Pubblica Sicurezza che da me Venanzio d’Amore Fracassi Consigliere Distrettuale si produce al Consiglio aperto nel Distretto di Avezzano a 15 aprile 1822”.Nel 1822 rivestì la carica di comandante la Guardia Civica. La morte lo colse alla veneranda età di 82 anni, il 22 ottobre 1854.  Vedi Amiconi F. :” Idee politiche di Venanzio d’Amore Fracassi ed episodi eroici e non accaduti nell’entroterra abruzzese durante l’invasione Francesse (1806-1809)”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 92, A. XI, 2008; Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”, p. 70-75 Amiconi F. : “ Parasitt il brigante op.cit.”. Amiconi F.:” Storia della Madonna delle Grazie di Cerchio Attraverso documenti editi e inediti”, Edizioni Kirke, Avezzano 2018. Amiconi F.:” La repressione del brigantaggio nell’Abruzzo Ulteriore II nel <<Rapporto Storico>> del capitano francese Alò (1806-1812). Dal <<Manuscrit Italien 1127” della Biblioteque Nationale de France”, Edizioni Kirke, Avezzano, 2019.Oltre vari articoli su varie riviste. E’ pronto per la stampa un volume interamente dedicato alla sua persona dal titolo : ” Venanzio d’Amore Fracassi il vecchio (1772-1854)”.
  3. Archivio d’Amore Fracassi in Museo Civico di Cerchio.
  4. Archivio di Stato dell’Aquila, Intendenza S. I cat. 27 b. 4813 A. Amiconi F.:” Insorgenze Marsicane” pronto per la pubblicazione.
  5. Fabrizio Ruffo nacque a S. Lucido di Calabria il 16.9.1744 dal duca di Baranello, don Litterio  e da donna Giustiniana dei principi Colonna. Il 29 settembre 1791 fu creato cardinale in pectore ed il 21 febbraio 1794 tale nomina venne resa pubblica. Nello stesso anno venne richiamato in Napoli e fu nominato Intendente di Caserta con l’incarico di migliorare gli opifici di S. Leucio. Dal 25 gennaio 1799 al 21 giugno dello stesso anno condusse, come capo supremo delle truppe filo borboniche, la Campagna militare contro le truppe francesi e contro i repubblicani. Nel mese di gennaio 1806 viene nominato Ambasciatore presso la Santa Sede e poi inviato a Parigi per tentare di evitare l’occupazione del Regno di Napoli da parte dei francesi. Nel 1810 partecipa alla cerimonia religiosa delle nozze di Napoleone con Maria Luisa, insieme al gruppo di Cardinali chiamato, per aver potuto conservare il vestito di porpora, dei “Cardinali rossi”. Il 26 gennaio 1813 fu nominato da Napoleone Ufficiale della Legione d’onore. Morì a Napoli il 13 dicembre 1827 all’età di 83 anni. Mario Battaglini (a cura di):” La lunga marcia del Cardinale Ruffo alla riconquista del Regno di Napoli”, Editore A. Borzi, Roma 1967, Collana di testi e documenti rari del Risorgimento.
  6. Valico dell’Appennino abruzzese in provincia dell’Aquila che mette in collegamento la Valle Peligna e Subequana con la piana del Fucino e la Marsica. Il passo si trova a un’altitudine si 1100 metri e ha sempre rappresentato una storica posizione “di frontiera”. Tristemente famoso per essere stato sempre, nel corso dei secoli fino agli anni ’40 del passato secolo, ricettacolo di malfattori, briganti e assassini e, teatro, spesso, di truci e cruenti episodi come quello, per citarne uno, accaduto il 20 settembre 1663, quando ” una masnada di ladri uccise barbaramente due monaci e increndiò quell’antico ricovero ( era il monastero di S. Nicola Ferrato  addetto a ricevere ed a nutrire i fanciulli, e le fanciulle nate da genitori incerti ” n.d.r.): tutti avevano timore di passare in quel luogo : “[…]Venni accompagnato da due guardiani del Barone ( è il barone Camillo Tomassetti di Pescina n.d.r.), i quali non dovevano lasciarmi se non dopo attraversato la Furca Carosa, la cresta più alta dell’Appennino, dove ikl viaggiatore può trovavarsi esposto ad ogni sorta di pericoli. Nell’inverno può imbattersi con un violentissimo vento da nord-est, che passando attraverso la gola di quei monti, diviene così gelata e pungente da intirizzirvi ogni giuntura, e rendere incapace l’individuo più forte di resistere alla sua impetuosità, nell’estate poi questo passo, privo di qualunque abitazione Umana, diviene covo di banditi, di modo che assassinii e rapine sono gli abituali avvenimenti della stagione[…]Durante il mio viaggio mai, fortunatamente, ebbi la sventura di essere assalito da briganti, però i numerosi segni posti a memoria di coloro che erano stati martirizzati od afforcati sul posto, mi provavano la esistenza del pericolo, e le barbarie che erano state commesse dagli assassini[…]” così alle fine del sec. XVII il viaggiatore svizzero Carlo Ulisse de Salis Marschlinis descrisse nel suo ” ” Nel regno di Napoli Viaggi attraverso varie province nel 1789″, a cura di Tommaso Pedio, Ristampa fotomeccanica, Congedo Editore, 1979. Vedi anche con lo stesso titolo la ristampa curata dalle Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 20  ). Di Pietro A.:” Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei marsi”, Tipografia Marsicana di Vincenzo Magagnini, 1869. Non distante, sul monte Coppetella, si trova oggi il parco eolico di Collarmele realizzato nel 1998. è uno dei più grandi parchi eolici d’Italia. 
  7. E’ il famoso Felice Ruggero alias Giovinotto di Ovindoli nato intorno al 1760 in quanto, alla data della sua morte, aveva 47 anni in circa. Il Nostro, all’indomani della chiamata alle armi da parte del re delle Due Sicilie, Ferdinando IV, con apposito proclama emanato da Roma l’8 dicembre 1798 immediatamente lo fece proprio e con il grado di tenente valorosamente si distinse. Anche nelle insorgenze del 1806 intraprendentemente prese parte e fu partecipa di numerosi cruenti scontri con le truppe francesi rimanendo ferito, nel violento scontro accaduto il 4 ottobre 1807 riuscendo, per alcune ore, a sfuggire alla cattura. Arrestato fu tradotto nella fortezza dell’Aquila dove subì un sommario  interrogatorio ed immediatamente fu condannato a morte mediante impiccagione. La sentenza fu eseguita all’Aquila il 9 ottobre 1807 e, la sua testa, come macabro trofeo e severo monito, fu esposta nella piazza di Onvidoli: “[…]A’ 9 Ottobre 1807 fù afforcato il capobricante Felice Ruggero dalla truppa Francese nella città dell’Aquila e la sua testa ricondotta qui in Ovindoli, esposta nella pubblica piazza. Età sua di anni 47 in circa”. ” Nel suddetto giorno 9 di detto mese di ottobre 1807 fu anche portato al patibolo il suo nipote Nicola Vincrenzo figlio di geronimo Rosato e Palma Tatarelli età sua di anni dieciotto, ed anche la sua testa fu ricondotta nel paese, e posta in pubblica piazza[…]”(Archivio Parrocchiale di Ovindoli, Registro dei Morti (1802-1811), f. 11 ora in Archivio della Diocesi dei Marsi in Avezzano). Sempre nel medesimo citato giorno fu impiccato anche il capobrigante Andrea Damiani di Navelli (vedi qui). Amiconi F. (a cura): ” La repressione del brigantaggio op.cit.”.
  8. E’ il capitano Giacomo Fournier, capitano del decimo reggimento, comandante la terza compagnia del Primo Battaglione delle truppe francesi. Sotto il suo comando furono disfatti, fra il 3 ed il 4 ottobre 1807, gli insorgenti comandati da Giuseppe  Monaco e Felice Ruggero, alias Giovinotto di Ovindoli.
  9. Nel registro dei morti della chiesa di S. Giovanni Battista di Celano (Liber Mortuorum ab anno 1801 usque 1815) apprendiamo in modo erroneo la data di morte del suo decesso : “[…]Nell’anno 1806 29 ottobre fu giustiziato Pelino Petrella alias Muscillo di Pratola: ricevuti i SS. Sacramenti necessari[…]” in realtà l’anno esatto è il 1807: è un palese error calami dovuto sicuramente alla concitatezza di quel burrascoso periodo. Il Nostro, senza alcun’ombra di dubbio, fu giustiziato, mediante impiccagione, quasi esattamente un anno dopo: l’8 ottobre 1807 come chiaramente apprendiamo da vari documenti conservati nell’Archivio di Stato dell’Aquila:”[…]Celano li 8 8[otto]bre 1807/Il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Eccellenza oggi a mezzogirono è stato giustiziato in questa città il/brigante Pelino Petrilli (sic) alias/Muscillo di Pratola. Finalmente la provincia è stata liberata da un mostro, che contando/venti cinque onicidj ( senza gl’ignoti commessi nel brigantaggio, di rendere più grande la serie se fosse restato in vita, di rendere più grande la serie, de’ suoi misfatti/Ho l’onore a rinnovarli della più grande stima. Giuseppe Saliceti ( nel retro si legge: ” Celano 8 8[otto]bre 1807/Da conto della Fucilaz[ion]e (???) di pelino/Petrilli a.[lia]s Muscilli di Pratola” n.d.r.) Archivio di Stato dell’Aquila, Intedenza, SI, cat. 27, 4815 A, fasc. 4).Altro vistoso errore , come chiaramente si evince, il Nostro infatti non venne fucilato bensì afforcato come inequivocabilmente viene riportato nello ” Stato nominativo dei capi briganti che sono esistiti nella suddetta Provincia ( è la Provincia di 2° Abruzzo Ultra n.d.r.) dal 1806 in avanti nativi della medesima/Nomi e Cognomi, Patria, Osservazione[…]Pelino Petrella-Pratoloa-Celebre scorridore di campagna sotto il passato Governo;aggraziato dal Governo attuale divenne capo brigante, e capo dei rivoltosi di Rajano in settembre 1807; arrestato dalla gendarmeria nell’attacco dei 3 ottobre deltto anno;fu impiccato in Celano[…]”(ASA, Intendenza, Serie I, Cat. 27,b. 4832). Amiconi F. (a cura): La repressione del Brigantaggio nell’Abruzzo Ulteriore II nel ‘ Rapporto Storico’ del capitano Francese Alò (1806-1812)”, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2019.
  10. ” Andrea Damiani-Navelli- Capo brigante nel 1806 sotto gli ordini di Piccioli-Fuggito nell’attacco del 3 ottobre 1807. Arrestato la notte seguente dalla gendarmeria con l’altro capo brigante Giovinotti; fu impiccato con esso in Aquila[…]”. Amiconi F.(a cura): La repressione del Brigantaggio op.cit.”. Dalle testimonianze del sessantasettenne Pasquale Sidonio, del sessantenne Angelantonio Evasio e del sessantacinquenne Pietro dell’Orso, tutti originari del comune di Prata, avvenuta il 3 ottobre 1808, vertente sulla figura del brigante “scarapellino” Andrea Damiani di Navelli,tra le altre cose, apprendiamo:”[…]Finalmente deponiamo che il Mastro Andrea Damiani de Navelli, perchè Brigante, e cospiratore contro l’attuale Felice Governo fù, per mezzo della giustizia contannato a morte, e la di lui testa esiste esposta nel comune di Navelli sua Patria ed è la verità[…]”(ASA, Int. I,Cat. 27, b. 4013 A ,Corte criminale di Aquila, Processi, Seconda Serie).Chiaramente si evince che ancora ad un anno di distanza dalla sua impiccagione avvenuta a L’Aquila il 9 ittibre 1807, dalla sua decollazione ed esposizione della sua testa, come duro monito, nella pubblica piazza di Navelli, questa era ancora esposta, come macabro trofeo, alla vista di tutti. Dobbiamo immaginare, quindi, che lo stesso metodo sia stato usato anche per le teste di tutti i giustiziati per ordinne dei vari comandanti francesi. Chissà quando e da chi queste furono spiccate e tolte. Dove furono collocate? Dobbiamo supporre che, una volta tolte, fossero sepolte in un luogo consono. E i resti dei corpi acefali degli indorgenti giustiziati dove furono sepolti? Nel luogo dove furono impiccati o nella loro piccola patria? Chissà se le teste furono sepolte insieme agli altri resti mortali di appartenenza?Dobbiamo immaginare che la pietas degli appartenenti a qualche confraternita (la Misericordia?) abbia cristianamente e piamente provveduto a tale misericordiosa e civile incombenza.
  11. ” Vincenzo Ferrini-Goriano Sicoli- Feroce capobrigante nel 1806; ferito quindi in una spalla nel 1808; fu arrestato e condannato dal Tribunale Straordinario ai ferri[…]” Amiconi F.(a cura): “La repressione del Brigantaggio op.cit.”. In rtealtà due furono i Ferrini di Goriano Sicoli che presero attivamente parrte agli scontri con le truppe francesi: il sopramenzionato e  Giovan Pasquale Ferrini, nato a Goriano Sicoli intorno al 1767 in quanto, nel giorno del suo interrogatorio avvenuto nella città dell’Aquila il 23 dicembre 1807, aveva ” 38 anni circa”.
  12. Berardo Sabatini risulta iscritto nella vendita cabonara del comune di Pescina: “[…]95.Sabatini Berardo-Brigadiere Forestale- Buona condotta, e morale[…]”.Amiconi F.:” La Carboneria a Cerchio op.cit.”.
  13. Archivio di Stato dell’Aquila, Int. I, SI, cat. 270, B 4815 A, fasc. 4.
  14. Archivio di Stato dell’Aquila, Gran Corte Criminale, Processi (Seconda Serie).
  15. Amiconi F. :” La pesca nel lago Fucino negli Atti della Commissione Feudale”, Adelmo Polla Editore di Patrizia Polla, Cerchio 2002. Amiconi F.:” Storia della Marsica attraverso gli atti della Commissione Feudale”, Serena Effe, Avezzano ,L.C.L. industria grafica di avezzano, 2005.
  16. Giuseppe de Thomasis nacque a Montenerodomo il 19 marzo 1767 da Tommaso ed Orsola Pizzala. Il grande filosofo abruzzese Benedetto Croce (1866-1952), parente del Nostro, così ne tratteggia la sua nobile figura nel suo : ” Montenerodomo storia di un comune e di due famiglie”, Bari, Gius. La Terza & Figli, Tipografi, Editori, Librai, 1919, pp. 29-32: “[…] Giuseppe de Thomasis merita di essere ricordato in cerchia più larga di quella del paesello dov’era nato nel 1767 e al cui bene concorse con l’opera dell’intelletto; perchè egli fu veramente di quegli Uomini ai quali l’Italia tutta debbono la loro nuova vista nel secolo decimonono. Dottoratosi in Napoli preferì all’esercizio dell’avvocheria gli studi delle leggi, della politica e dell’economnia, che convergevano allora nello zelo per la cosa pubblica; e, costretto a celarsi nella reazione seguita ai casi del Novantanove, entrò poi, sotto i Napoleonidi, nell’amministrazione e nella magistratura. Intendente di Sulmona, nel 1806, procurò la riapertura del canale di Corfinio; intendente nella Calabria gli anni appresso, non solo amministrò in modo eccellente, ma si adoperò a educare quelle popolazioni, e represse, tra l’altro, la loro costumanza, offennsiva dell’umana dignità, di genuflettersi innanzi ai baroni e agli alti funzionari del governo. E una volta- si racconta- che un notorio di quei luoghi, non ostante le sue rimostranze, gli si gettò innanzi a ginocchi, il De Thomasis, non riuscendo nè con le mani a sollevarlo, chè era grande e grasso di persona, si pose anche lui ginocchioni, e lo invitò a conversare in tale postura; e con quell’atto, divulgato dalla fama, valse a sradicare il vile costume. Commissario ripartitore nei tre Abruzzi dei beni demaniali e feudali, potè dalla sua missione riportare a re Gioacchino l’annunzio di aver lasciate in quelle provincie trentamila nuovi proprietari, oltre avervi fondato col raccogliere alcune centinaia di miserabili che vivevano dispersi nel boschi, un nuovo comune,Ateleta, esente da imposte, come dice il greco nome. Nei moti di Sicilia del 1820, fu dato compagno al nuovo governatore, generale Naselli, perchè (scrive il Colletta) << alla nota incapacità di questo supplisse il lustro ed il benefizio ai favoriti, il peso e i pericoli ai meritevoli>>. Finalmente, ministro della marina, e degli affari interni ed ecclesiastici, nella rivoluzione del 1820-21, è tra i più costanti sostenitore del regime costituzionale, fu costretto, fallita quella rivoluzione, a ritirarsi della sua grande e varia operosità di amministratore e magistrato (della quale noi abbiamo potuto fare solo ben piccolo cenno) e dapprima si ridusse a Firenze, dove legò amicizia col Capponi, col Ridolfi, col Nicolini, col Frullani, e poi, per malferma salute tornato a Napoli, nel culto degli studi attese serenamente, la morte, che lo colse il 10 settembre 1830. Poco innanzi prima di morire scrisse, richiesto, un parere intorno alla disegnata riforma della economia generale del regno, e, nell’agosto del ’30, alcune norme pel principe ereditario, il prossimo futuro Ferdinando II, al quale consigliava, tra l’altro, il buon accordo con le potenze Italiane per resistere alla pressione dell’estero, la liberazione dei detenuti e il richiamo degli esuli del ’21, l’ammissione di tutti i cittadini alle pubbliche cariche senz’altri titoli che quelli di capacità e della probità. Era, in verità, il De Thomasis la compiuta immagine dell’uomo retto, dall’intelligenza lucida e semplice, dalla larga e soda cultura, sicuro nella coscienza e negli atti, temperato e fermo, da tutti stimato, non mai censurato perchè non mai censurabile. Dei suoi lavori letterari venne messa in istampa l’Introduzione allo studio del diritto pubblico e privato nel regno di Napoli, che a singolar valore di documento perchè attesta la meraviglia e lo sconcerto onde furono presi coloro che, educati nell’intellettualismo settecentesco, avevano bramato, e domandato con tanta insistenza l’unificazione delle molteplici antiche legislazioni e la formazione dei codici per far cessare l’incertezza nella interpretazione delle leggi, e ora, avuti i codici, vedevano sorgere perplessità, incertezze e dissidi d’interpretazioni. […]Gli altri suoi scritti inediti attendono ancora chi voglia studiarli e trarne il pubblicabile[…]. Si unì in matrimonio con Lucia Gomez y Paloma, ” figluola del comandanrte la fortezza di Gaeta, che egli sposò nel 1813″. Fu lei che, nel 1831, dopo la morte dell’amato marito, fece pubblicare il sopracitato volume. AA.VV. : ” Giuseppe De Tomasis: dal privilegio al diritto, dal feudalesimo alla società moderna” introduzione prof. Emiliano Giancristofaro, editrice graphitype, Centro Stampa GraphiType, Raiano 2003. Amiconi F. (a cura):” La pesca nel lago Fucino negli atti della Commissione Feudale”, Adelmo Polla Editore, Cerchio, 2002. Amiconi F.:” Storia della marsica attraverso gli atti della Commissione Feudale”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 60, Anno VII, 2004, Serena Effe, Avezzano, LCL industria grafica Avezzano, 2005.
  17. In un documento, composto da 3 fogli, conservato nell’Archivio della Diocesi dei Marsi in Avezzano apprendiamo: “[…]f.1 (numerazione moderna scritto a matita n.d.r.) Ecc[ellen]za Rev[erendissi]ma/Dalle favorevoli notizie del perfetto stabilim.[en+to in salute di V.[ostra] E.[ccellenza]/Rev[erendissi]ma, prendo motivo di rassegnarle i miei sentim:[en]ti di grazie/all’Altis.[sim]o, e di congratulam.[en]to con Lei./Il Cielo continui a difendere la sua gra[zia] sop.[r]a la sua degnis.[si]ma/persona, ed ella non isdegni qua[le] sincero attestato di mia ri=/spettosa servitù./Mi fò nell’atto stesso un dovere di rassegnarle, che dopo q[ual]che/traversia datami da miei malevoli, il Tib[una]le Criminale ha/deciso su la mia perduta innocenza, farmi godere la Real/grazia de’ 16 Ap[ri]le 1812, e così dogliermi(sic) dalle fauci de=/gli nemici, che colla difesa mi avrebbero circondato,/come rileverà dall’annessa copia vistata dal Sindaco,/che mi fò un dovere trasmetterla. Ho motivi quindi di/sperare che anche V.[ostra] E.[ccellenza] Rev[erendissi]ma si compiaccia di dilegua=/re quell’ombra di Reità, che che m’impedivano l’abilitam.[en]to//f. 1v alla continuaz.[io]ne del mio stato Ecclesiastico; onde che fervoro=/sam.[en]te la supp.[li]co di prendere in benigna cponsideraz:[io]ne il mio/stato infelice, e deplorabile in cui mi ha ridotto l’altrui/malignità, compiacersi di abilitarmi ad esercitare co’/costa alle funzioni Sacre, per indi esser promosso al Dia=/conato, e Sacerdozio, rattrovandomi di anni 37./Son prondo nel tempo stesso ad adempire gli venerati ord=/ini/di V.[ostra] E.[ccellenza] R[everendissima], e a tutto ciò, che si compiacerà prescrivere;/ed attento suo favorevole riscontro, nel mentre che mi dò/l’onore di baciarle la Sacra mano, e chiederle la S.[anta] benediz.[io]ne/Di V.[ostra] E[ccellenza] Rev[erendissi]ma Colle Arnele 21 Aprile 1813/a S.[ua] E[ccellenza] Monsignor Rosso (sic)/Vescovo de Marsi (Napoli) Umilis.[si]mo, ed ob[ligatissi]mo S.[ervitor]e V.[ostr]o/Gius.[epp]e d’Antona f. 2r Copia= La Corte Criminale d[e]l Secondo Abruzzo Ulteriore= Vi/sti gli atti a carico del Suddiacono Giuseppe d’Anto=/na di Colle Armele= Delibera= L’azzione penale/per li sud.[ett]i misfatti, ed evasione è abolita, all’effetto/il suddiacono Giuseppe d’Antona non sia per essi/più molestato, e se gli tolga il mandato. Pria però/di licenziarsi si chiami l’intero Colleggio/gli si faccia comprendere di effetti d[e]lla Grazia/Reale, e si ammonisca a vivere subordinato alle/Leggi. Aquila li nove Aprile mille ottocento tredici/1813= Michiselli= Crisci= Battinelli = Ferrante =/Mastroddi = Angeli ni = Biondi Seg.[retari]o = per Copia/conforme/Francesco d’Antona/Can.[cellie]re Archiviario/Visto del Sindaco/S.[averio] Ricci (al margine sinistro è impresso il sigillo ovoidale del comune di Collarmele n.d.r.)”. f. 3r I[llustrissi]mo, e R[everendissi]mo Monsignor Vescovo/Cittadini Diocesani Zelanti dell’onore del ministero/espongono devotam.[ente] ad V[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, e R[everendissi]ma, che trà misfatti/commessi dal Suddiacono Giuseppe d’Antona di q:[uest]o Comune/di Collarmele, vi è q[ue]llo di furto di strada pubblica com=/messo l’anno 1803 da esso suddiacono, ritrovatosi nella/fragranza in mezzo ad’altri Ladri suoi collegni nel Luogo/degli assassinii denominato la memoranda contrada di/Forca (Caruso n.d.r.), sulla qual fragranza acclaratane l’infa=/mia Con sei Volumi, sistenti nel Tribunale Crimi=/nale della provincia, fù quindi tradotto nelle forze/della capitale, da dove da più anni fuggito, dopo/andato p[er] più, e più tempi ramingo, nè si sà se/nuovam:[ent]e pur anche riunitosi co[n] vagabondi, e ladri/credè al p.[rossimo] p.[assato] mese di Ap[ri]le profittare dell’/indulto dalla reale munificenza impartito p[er] i delitti/al 1806 anteriori, indulto, che sebbene la pena/afflittiva rimette, l’acclarato reo della caratteristica,/infamante un qud non priva e lo sottopone alla/vigilanza dell’alta polizia./Or’un tale uomo acclarato infame, giusta il risultato/di detta corte, e tale vieppiù assicurato col coman=//f. 3v dato indulto, che la reità del sogetto, che lo/chiede sempre suppone, anzi confesso lo presenta/tra sintesi, che al Sacerdozio osi inoltranza./perchè quindi ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, ed a S[ua] E.[ccellenza] il M[inist]ro del Culto/p[er] l’onore del Santuario il tutto sia noto, ci/facciamo un dovere tutto ciò rassegnarle/anonime strade, onde sfuggire l’odio del/Soggetto, che solito a delinguere, potrebbe, o/in qualche bosco, o altrove le nostre persone, e le robbe nostre insediare/Non manchiamo però baciarle co[n] rispetto la ma=/no/Monsig[no]re Ill[ustrissi]mo de’ Marsi”. Anche di questo personaggio, così come pure per gli altri da me trattati, purtroppo abbiamo scarnissime notizia. Dal sopracitato documento veniamo alla conoscenza che il Nostro il 21 Aprile 1813 aveva 37 anni e , quindi, era nato intorno al 1786 e, che, negli anni venti dell’ottocento era ancora suddiacono quindi, dobbiamo supporre che non fu mai elevato alla carica di sacerdote come lui sperava. A.M. Socciarelli: ” Le carte di Collarmele nel fondo D dell’Archivio Storico Diocesano dei Marsi (1616-1944)”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 102, A. XII,2009.
  18. Archivio di Stato di Napoli, volumi  4121-I, Ministero di polizia generale, II numerazione, Provincia del II° apruzzo Ulteriore Registro di polizia, 250/n.[umer]o d’ordine. Vedi anche Amiconi F. : ” La Carboneria a Cerchio op.cit.”.

APPENDICE

Archivio di Stato dell’Aquila

Preside 1° serie

Fasc. 172

“ f. 1 (nuova numerazione scritta a matita n.d.a.) 

Coll’Armele 1799 /172 ( è scritto a matita n.d.a.)/Documenti concernenti i Serviggi prestati allo Stato in/tempo della depress’Anarchia da D.[on] Francesco Ma-/rinacci, come dentro/

f. 2 ( èscritto a matita n.d.r.)                                                   1( antica numerazione scritta ad inchiostro n.d.r.)         

Colle Armele li quindici Febraro/mille sette cento novanta nove/Dalli Mag.[nifi]ci Sindaci Filippo Angelucci, e Michele del Fiacco/precedenti li soliti banni emanati nei luoghi consueti,/tanto jeri sera quattrodici del corrente mese di febrajo, q[ua]nto/q[ue]sta mattina di sud.[ett]o, si è convocato publico parlam.[en]to nella/publica piazza, nella quale radunatosi il popolo voca=/le, e si è proposto il p[rese]nte Capo./Si propone alle SS.[ignori]e Vostre come per riparare all’insorgere delle/armi Inimiche Francesi, che cercano abbolire, e mettere/inderisione la Sacrosanta Legge Cattolica Romana, de=/tronizzare il nostro Amabilissimo Sovrano Ferdinando quar-/to che D.[io] G.[uardi] con stabilirvi un Empio Sovrano Demogratico,/Saccheggiare le Città, Terre, e Castelli, Violare e profanare/li Sagri tempi, e saccheggiarle, e finalm.[en]te obligare il popolo/ai dilori voleri, necessita di formarsi la Leva in Massa ar=/mata da eligersi sopra il popolo di q[ue]sta Uni[versi]tà atta alle/Armi; e comeche possono nascervi i dissordini nella for=/mazione della massa sud.[ett]a, così per togliere ogni qualunque/inconveniente, che potrebbe nascere nella scelta delle per=/sone atte al maneggio delle armi, conviene, che le SSig[nori]e Loro/debbano principalm.[en]te destinare due probbi Cittadini i quali/oltre della scelta delle persone atte alle armi, debbano colla/nostra intelligenza prendere li espedienti necessari oppor=/tuni, che stimeranno più proprio per le proviste, e manteni=mento della Massa eligenda quanto in tempo di marcia/

f. 2v

della medesima per resistere, a debellare l’Inimico. Risol=/vono pertanto il convenevole/Lettosi parola per parola con alta, ed intellegibile voce la retroscritta/proposizione, e da tutti li Cittadini bene intesa, e sentita, ne=/mine discrepante e con vivi suffraggi, si è risoluto, che deb=/bano eligersi, come si sono eletti per depotati li Mag.[nifi]ci D.[o]n/Gio:[van]Fran:[ces]co Alesandri, e il D.[ott]r Fis.[i]co D.[o]n Savedrio Ricci, a quali si/da tutta l’onnimoda, e piena facoltà di non solo eligere/le persone Cittadine atte alle Armi a difesa della nostra San/ta Religione Cattolica, della Corona di S.[ua] M.[aestà] Ferdinando Quar=/to Glorioso Monarca delle due Sicilie, e delle nostre persone,/e sostanze; m’anche destinare i Capi Massa, che debbano/soprastare all’intiera Massa elegenda come sopra. Siccome/ancora coll’ampla facoltà di poter disporre l’espediente/necessario, ed opportuno che essi sig.[no]ri depotati stimeranno più/proprio per le proviste, e mantenimento delli Cittadini de=/stinati per la Leva in Massa armata; dichiarando tutti li/Cittadini intervenuti al p[rese]nte generale publico parlamento,/come ciascheduno di dichiara da ora in avanti prestare/tutta l’obbedienza, ed osservanza alle disposizioni che pre=/deranno d.[ett]i Sig.[no]ri depotati su le cose attentino alla difesa/come sopra, e di averle da ora per allora grate, e ferme, e di/non mai contravenirivi, e cosi si è risoluto, ed accettato/+ Segno di Croce di Filippo Angelucci Sindaco Ill.[etterat]o/+ Segno di Croce di Michele del Fiacco Sindaco Ill:[etterat]o/Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Can[cel]l[ier]e/Io D.[on] Gianfrancesco Alesandri accettto a quanto si è risoluto/Io D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci accetto a quanto si è risoluto/Che la presente Copia sia estratto dal Libro Originale de consegli di q[ue]sta/

f. 3r

predetta Terra. l’attesto io qui sotto scritto Ordinario Can[cel]l[ier]e, e lo roborea/col popolar sugello di d.[ett]a Uni[versi]tà in fede/Io Dom.[eni]co Antonio d’Andreis ordinario Can[cel]l[ier]e attesto come sopra/(segue impresso il timbro ovoidale dell’Università di Collarmele n.d.r.),

f. 4r

n. 2/Ferdinando Quarto per la Dio Gr[azi]a Rè delle Due Sicilie/D.[on] Gio:[van]Fran.[ces]co Alesandri, e D.[otto]r Fisico D.[on] Franc.[es]co Saverio Ricci Deputati Eletti/Dovendo noi provedere la Leva in Massa, e cosi togliere gli disordini, che possono nascere tra d.[ett]a Leva, ed altri/Cittadini, quindi à che nel congresso da noi tenuto, abbiamo stimato eligere, e deputare per Capitano/voi Mag.[nifi]co Franc.[ces]co Marinacci, dandovi tutte quelle faccoltà necessarie, ed opportune, giusta che si trova/prescritta nell’istruz.[io]ni Reali militari, con ordine di dover correre contra l’Inimico, e cosi difendere la/n[ost]ra Sacrosanta Religione, ed il n[ost]ro amabilissimo Sovrano D.[on] Ferdinando Quarto, che Dio sempre Fe=/liciti, con q[ue]sto però dobiate dipendere da Condottiere, e da noi in tutte le cose necessarie, e tenere ra=quagliato il Comandante G[e]n[era]le D.[on] Giuseppe Pronio nei Casi più gravi; a qual effetto abbiamo spedita/la presente sottoscritta di n[ost]ra propria mani= Colle Armele li 16 Febraro 1799/Io Gianfrancesco Alesandri Deputato Eletto/D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci Deputato Eletto/Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Secretario ( al margine sinistro vi è impresso il sigillo ovoidale dell’Università di Collarmele n.d.a )/P[rese]ntes Licteras Patentales esse Scriptas à Mag.[nifi]co Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis, subscriptas a suprascri-/ptis Deputatis eorum propryo caractheribus, et Populari sigillo munitas, testor Ego Reg.[i]us/Not.[ari]us Ioan[n]es Nicolaus Angeloni T[er]re Agelli, Et in fidem Requisitus Signavi. Laus Deo semper (al margine destro vi è riportato il proprio tabellione notarile n.d.a.)/Id.[e]m qui suo.[r]a Reg.[i]us Not.[ari]us n.[an]u p[ro]p[ria]

f. 5r

Li Sindaci, e Regim.[en]to dell’Uni[versi]tà della Terra del Colle Armele dela Provincia/dell’Aquila in Apruzzo, fanno piena testimonianza per la verità da rat=/tificarsi etia[m] col mezzo del di loro giuram.[en]to quatenus Come il sig.[no]r Fran.[ces]co/Marinacci nostro Concittadino, all’istante che fu inteso essersi da nemici/Francesi invaso q[ue]sto Regno di Napoli, e precisam.[en]te q[ue]sto distretto della/Diocesi Marsicana, il medesimo Marinacci uscì in Campo, e coragiosa=/m.[en]te di Persona si portò nella Terra di Entrdacqua tuttoche fossero/tempi freddosi, e le strade piene di disastri, e di pericoli, distante non più/di tre miglia da Sulmona, dove Soggiornavano due mila Francesi,/per concertare col sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio una potente coalizione di/più Paesi, onde radunare una potente Massa da far fronte al Nemico,/e discacciarlo dall’invasa Provincia; mentre q[ue]sti Nemici con ordini/pressanti avevano obligate tutte le Uni[versi]tà di q[ue]sta Comarca à si orbitante/contribuzione di generi di viveri, di denari, ed Armi. Ma egli d.[ett]o Sig.[no]r Ma=/rinacci coragiosam.[en]te animato per impedire tale contribuzioni, e spe=/cialm.[en]te quella della convicina Uni[versi]tà di Celano pose gente armata/in una strada di passaggio poco lungi dalla sua Patria luogo detto/la Madonna delle Grazie, mostrandosi il d.[ett]o D.[on] Franc.[ces]co sempre attaccatis:[si]mo,/pronto, e vigilantis:[sim]o sovra le armi, con spedire, e ricevere continua=/m.[en]te Postiglioni, ad oggetto di dar notizie, e ricevere dal prelodato Sig.[no]r/D.[on] Giuseppe Pronio li ordini opportuni in difesa della Sascrosanta Religione./e della Corona per ponerli subitam.[en]te in Esecuzione. Attestiamo in/oltre, che nel publico parlam.[en]to tenuto nel mese di febraro fu accla=/mato universalm.[en]te da tutti, e dichiarato coll’onore, e carica di Ca=/

f. 5v

pitano della Truppa à massa di q[ue]sto riparto, con esserle spedita lettera Pa=/tentale in forma valida. Anziche dichiariamo dippiu di essersi sempre/mantenuto a proprie spese, senza aver fatto sentire interesse alcuno/all’Uni[versi]tà predetta, ne ad altri Luoghi ove il medemo si è portato di com=/missione, e carico; Come anche contestiano d’essersi trovato presente a/tutti gli attacchi, ed imprese colo mentovato Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio: e di avere/altresì non solo lasciata in abbandono per otto mesi la di lui Casa affa=/rosissima, e numerosa di famiglia, della quale egli è Padre, e vedovo/Padre, per cui tutta poggia sopra la sua assistenza; ma ancora d’es=/sersi mantenuto a suo proprio interessa[me]nte, e di avere anzi tenute/in Casa sua non pochi Armati per la difesa del nostro clementis.[sim]o/Sovrano, specialm.[en]te tutti i Postilgioni del d.[ett]o Sig.[no]r Pronio, tutti li picchetti/da q[ues]to Gen[era]le spediti, e quasi tutti, in som[m]a gli armati Sudditi di S.[ua] M.[aestà]/o transitanti per il Colle armele, o stazionary per più giornate in/d.[ett]o Paese. Quindi in autentica della pura, e sincera verità delle cose/premesse, e fatti genuini abbiamo formato il p[rese]nte certificato scritto di/proprio natural carattere del nostro ordinario Can[cel]l[ier]e, e sotto Croce Signate/da noi Sindaci, e monito col soluto popular Sugello di q[ue]sto Publico/Dato nel Colle Armele oggi li undeci 7[settem]bre 1799/+ Segno di Croce di Filippo Angelucci Sindaco Ill.[etterat]o/+ Segno di Croce di Michele del Fiacco Sindaco Ill.[etterat]o/Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Ordinario Can[cel]l[ier]e d’ord.[in]e/scripsi (al margine sinistro è stato impresso il sigllo ovoidale dell’Università di Collarmele n.d.r.)/

f. 6r

I.M.I./Fò piena, ed indubitata fede io sottoscritto Prevosto Curato della terra del Col=/le Armele Provincia dell’Aquila in Abruzzo, e rattificarla quatenus opus,/qualmente il Sig.[no]r D.[on] Francesco Marinacci mio Filiano, e Concittadino aven=/do Saputo, che il Nemico Francese si era portato ad invadere la Città/del Aquila, e la Provincia tutta, in un Subito Senza alcun riguardo alla/sua persona, e Famiglia nel colmo dell’inverno, ne punto badando a/pericoli, si conferì nella terra d’Introdacqua, vicino la Città di Sulmona,/in cui dimorando i Francesi, che volevano assoggettarla al loro indiscreto po=/tere, e nel med.[esim]o luogo di Introdacqua pensò il ridetto Sig.[no]r Marinacci di/abboccarsi come fece col Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio, ed unico oggetto di es=/pellere, e Scacciare gli audaci Francesi dalla mentuata Città, e Provin=/cia, radunando da’ più paesi Masse di numerosa gente armata, in questo/mentre si spedirono più, e più corrieri con lettere, che tanto esso Sig.[no]r/Marinacci, quanto il divisato Sig.[no]r Pronio scampievolm.[en]te trà loro si fe=/cero, ciò unicamente per abbattere la baldanza, ed audacia del Su=/perbo Francese. Anzi avendo il comandante Francese dato ordini di contri=/buzioni alle Università, e Populazioni de’ Luoghi, si oppose esso Sig.[gno]r Mari=/nacci chiamò subito gente di guardia nel Regio Trattore, sicchè non po=/tessero passare Le persone, che portavano gli editti per dette contribu=/zioni, ed il med.[esim]o Sig.[no]r Marinacci non ave mancato d’invigilare all’/onore, e difesa della Religione, e della Maestà dell’amabilissimo nostro/Sovrano (Dio sempre conservi) al quale è Stato con tutto impegno affezzio=/nato, e fedelissimo Vassallo coll’abbandono della propria Casa, e Famiglia,/e Sempre unito col ridetto Sig.[no]r Pronio. Quindi per la verità hò Sottoscrit=/ta la presente di mio proprio pugno, e roborata, col solito sugillo di/

f. 6v

questa mia Parrocchiale Chiesa di S. Felicita in fede/Colle armele tredici 8[otto]bre 179nove/Io D.[on] Brunone de Andreis Prevosto Cur:[at]o testifico/P[rese]ntem fidem esse subscriptam à R[everen]do D. Brunone/de Andreis Preposito Curato T[er]re Collis Armelis ejus proprio (al margine sinistro vi è impresso il sigillo ovoidale della parrocchia di Santa Felicita di Collarmele n.d.a.)/carcacthere mihi benè cognito, nec non Parrocchiale Sigillo/munitam, testor Ego Reg.[i]us Not.[ari]us Ioannes Nicolaus An=/geloni T[er]re Agelli, et in fidem Requisitus Signavi/Laus Deo, ac S. Fran.[ces]co Xaverio Semper (al margine destro è riportato il proprio tabellione notarile n.d.r.)/Id.[e]m qui Sup.[r]a Reg.[i]us Not.[ari]us Angeloni/m.[an]u p[ro]p[ri]a/

f. 7r

Pescina li 4 9[novem]bre 1799/Io qui Sotto Scritto Giuseppe Sabbatini Condottiere della Massa/di questa Città di Pescina e Naturale di essa Città Provincia del Aquila/in abruzzo, attesto, e fo piena, ed indubitata fede a chiunque la/presente Sarà esibita etia[m] co[n] iuramento quatenus opus  qual=/mente nel giorno 29 del mese di Giugno del Cor:[ren]te anno 1799,ritro=/vandomi, a servire in qualità di condottiere della Massa sudetta/nella truppa del Sig:[no]r D.[on] Giuseppe Pronio mentre stavamo accam=/pati a Cetrulo circa un miglio distante dalla Città di Pescara, fui/presente, e viddi ocularmente, che il Sig.[no]r D.[on] Francesco Marinacci/della Terra di Colle Armele dell’accennata Provincia del Aquila/tutto animoso, e pien di coraggio azzardò( è stato corretto n.d.a.)nella presa della Fortez=/za di Pescara, laddove anche persistè del tempo tutta fedeltà,/e coadiuvò con tutte le sue forze di notte, e di giorno senza temere/la propria vita, accioche non insorgesse un qualche disordine di tradi=/mento. Ed egli medesimo il Sig.[no]r Marinacci mostrò in tale occasione/la più costante sua fede, ed indefesso attaccamento verso l’Augusta/persona del nostro amabilissimo Sovrano ( che Dio Guardi, e Fe=/liciti), conforme mostrato si era per il passato degli altri attacchi;/avendo ancora io osservato lo stesso Sig:[no]r Marinacci in qualle circostan=/za sempre vigilantissimo, e pensuerisi nel Come indirizzare l’opera/che doveva eseguire contro l’infame Repubblica in favore Sempre/

f. 7v

dei vantaggi della Corona del Rè N[ostr]o Signore. Che per la verità ho/formato il presente cerimoriale Scritto, e Sottoscritto di mio pro=/prio Carattere questo giorno 4 Novembre 1799/Io Giuseppe Sabbatini Condotiere certifico, ed atesto come Sopra/Cos’ è, ed in fede Io Gio:[van]Filippo Pompei di Pescina pubblico, e/Regio Notaro, richiesto ho segnato Lode a Dio ( sotto a destra è riportato il proprio tabellione notarile n.d.r.) Io Med.[esim]o P.[redett]o, e R.[egi]o N.[otar]o m.[anu] p[ro]p[r]ia

f. 8r

Ajelli Li sette Novembre 1799/Il qui Croce Segnato Silvestro Tuccieri Capo Massa d[e]lla T[er]ra di Cerchio/certifica, ed attesta, e fa vera, ed indubia fede con animo di/Ratificarla ubique et cum juram.[en]to, et sub pena falsi, qualm.[en]te/gli costa benissimo, che il Mag.[nifi]co Francesco marinacci qual Ca=/po Massa d[e]l Uni[versi]tà d[e]lla T[er]ra d[e]l Colle Armele fin dal princi-/pio di Gennaro d[e]l cor.[ren]te Anno di continuo sia stato sotto il/commando del Sig.[no]r Generale D.[on] Giuseppe Pronio d’Entrodacqua,/ed abbia continuato a stare col med.[esim]o Sig.[no]r Generale per tut-/to il Mese di Agosto del sud.[dett]o cor.[ren]te Anno, e siasi trovato/in tutti gl’attacchi fatti dallo stesso Sig.[no]r Pronio, e gli costa/dippiù, che nell’attaccho fatto nella fortezza di Pescara/il pred.[ett]o Sig.[no]r Marinacci fusse il p[ri]mo, che azzardò ad entrare,/in essa, senza commettere minima mancanza, o saccheggio,/ma essersi dimostrato sempre fedelis.[sim]o, ed obedientis.[sim]o a/i Comandi di d.[ett]o Sig.[no]r Generale, ed attaccato p[er] la S.[anta] Re-/ligione, p[er] la Reale Corona, e p[er] La Padria in( è stato corretto n.d.a.) di/

f. 8r

cui difesa avrebbe isparso il p[ro]p[ri]o Sangue. Ch’è q[ua]nto/p[er] la verità Richiesto di p[ro]p[ri]a Coscienza depone, ed attesta/Onde in attestato d[e]l vero ha fatta scrivere a me infra[scri]tto/Reg.[i]o Not.[ar]o La p[resen]te firmata, e Crocesegnata di sua p[ro]p[ri]a mano/p[er] non saper scrivere alla p[rese]nza de so[tto]scritti test.[imon]y ed in fede/Lode a Dio sempre/+ Segno di Croce del Sud.[dett]o Silvestro Tuccieri Capo Massa ill[ettera]to, ut dixit/q[ua]le attesta, e fa fede come sop[r]a/io domenico nucci testimonio presente/Io Pasquale maccallini testimonio presente/Ita est, ed in fidem Requisitus Ego Reg.[i]us Not.[ari]us Vincentius Angelitti T[er]re/Agelli hec scripsi, et hic me subscrips, meoq:[ue] Signo, quo utor mu-/nivi, atque signavi. Laus Deo sempre ( sotto è riportato il proprio tabellione notarile n.d.r.)/Id.[e]m qui sup.[r]a Reg.[i]us Not.[ari]us m.[an]u p[ro]p[ri]a “

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

1^ SERIE/AFFARI GENERALI/CATEGORIA/27/1766/1804

Fasc. 183

“ f. 1r (è scritto a matita n.d.r.)

Colle Armele                                                                                                                                                 1800

183 ( è scritto a matita n.d.a.)/Informo in ordine ai Serviggj prestati allo Stato/in tempo della passata Anarchia da D.[on] Fran=/cesco Marinacci di Colle armele, come dentro/

f. 2r                                                                                                      1 (antica numerazione n.d.r.)

Ill[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P[adro]ne Col[endissi]mo

Con Real Carta spedita dalla Real Seg:[rete]ria di Stato, Giu=/stizia, e Grazia sotto il dì 11 Gennaro cor[ren]te Anno, fu a/me rimesso in collettiva, un Ricorso di D.[on] Francesco Ma-/rinacci di Collarmele, con cui aveva esposti i Servizj/da Lui prestati in tempo della passata Anarchia;ed/avendone io commesso l’informo al Reg.[i]o Gov.[ernato]re di Ta=/glia cozzo, si è fatto il caso di essersi dispersa la mia di/officio colla Supplica. All’incontro coll’annessa, oltre/al cennato motivo, mi si espone altresì la distanza del/Luogo. Quindi è che rimetto d.[ett]a nuova Supplica a V.[ostra] S.[ignoria]/Ill[ustrissi]ma, affinchè si compiaccia d’informarsi intorno alli/divisati servisj, e condotta tenuta dal Ricorrente, e farmene di=/stinta relazione, rimettendone le carte. E con tutta stima mi dico/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma  Chieti 14 Aprile 1800/

Sig.[nor]e D.[on] Gio:[vanni Amati R.[egi]o Gov:[ernato]re            D[evotissi]mo Serv.[ito]re Ob[ligatissi]mo

Giudice dello Stato di Celano                                                                   Ignazio Ferrante V[isitator]e G[enera]le

f. 2v

Die vig:[esi]ma nona m.[ensi]s Aprilis 1800 in Curia Status Celani/Et p[er] Curiam pred[icta]m eiusq[ue] sub[scri]ptu[m] D[omi]nu[m] Gub.[ernato]re[m], et Jiud.[i]ce[m]/visa re[troscri]pta Epistula D[omi]ni Cons.[ilie]rii D. Ignatiij Ferrante/Vis[itato]ris G[enera]li huius Prov:[inci]e fuit prov:m, et Dec:m quo supra/ordinata verificazione expositoru[m] M:[agnifi]ci Fran.[cis]ci Mari=/nacci fiant Diligentie quibus espleti fiat relatio,/et ista J.[oannes] De Amatis/A. Ranelletti Actus As.s

f. 3r                                                                                                                          2 (antica numerazione n.d.r.)

Eccellenza/Francesco Marinacci della Terra del Colle Armele/in Provincia dell’Aquila divotamente espone/all’Eccellenza sua, come avendo fatto presenti/alla M.[aestà] del Sovrano, D.[io] G.[uardi], li servizii da lui presta=/ti in sostegno della Monarchia, e dello Stato in/tutto il tempo della passata Anarchia, si è com=/piaciuta Sua Maestà con Regal Dispaccio di/commetterne la verificazione dell’ esposto alla/di Lei degnissima Persona; a chi per La molti=/plicità degli affari importanti, non essendo riu=/scito di versare su tale incarico, si compiacque/di suddelegare il Governatore, e Con[siglie]re di Ta=/glia cozzo, presso il quale avendo il Supplican=/te fatte premure per il disbrigo della giusti=/zia, il medesimo gli à fatto intendere di non/aver ricevuti tali di Lei Comandi. Da questa/risposta l’Oratore à presa l’occasione di ricor=/rere di nuovo dalla sua Giustizia, e pregarla/compiacersi di ricom[m]ettere simile informo; e per=/che Tagliacozzo resta molto distante dalla pre=/detta Terra del Collearmele, per cui gli riu-/

f. 3v

scirebbe gravoso il mandare ivi Testimonj, e far/quelle prove, che occorrono; così anche la Sup=/plica di far cader la ricommessa in Persona/di un Giudice del riparto della ripetita sua/Patria, ed il tutto lo riceverà a grazia, ut Deus” (un po’ più sotto vi è una vistosa cancellatura n.d.r.)

f. 4r                                                                                                                                 3 (antica numerazione n.d.r.)

Ferdinandus IV Dei Gr[ati]a Rex/D.[otto]r Gio:[vanni] Amati D.[otto]re d’ambe le Leggi,…., e Giud.[i]ce della Cor-/te dello Stato di Celano Deleg.[at]o/In disimpegno di quanto ci è stato commesso, ed incari-/cato in esecuzione di Real Dispaccio dal Sig.[no]r Consi-/gliere D.[on] Ignazio Ferrante Visitatore Gen[era]le di q[ue]sta Prov.[inci]a d’Abruzzo, ci necessitano le Sotte persone: Chep-/però loro dicemo, ed ordiniamo, che subito si confe-/riscano avanti di noi in q[ue]sta Corte, mentre infor-/mati saremo di q[ua]nto ci necessita, saranno colla/possibile sollecitudine disbrigate. Si guardino del/contrario sotto la pena d’oncie d’oro XXv per ciasche-/duno Fis.[c]o R.[egi]i Il p[rese]nte Dato in Celano 29 Ap[ri]le 1800 /J. Amati[…]/

Collearmele

Filippo Angelucci

Michele del Fiacco    olim Sindaci dell’Uni[versi]tà di d.[ett]a T[er]ra

Giuseppe Garofoli/Serafino Mostacci/Filippo Nicola Mostacci/Vincenzo Pernice/Tommaso Aquila/Mag.[nific]o D.[on] Francesco D’Antona/M.[agnifi]co Domenicant[oni]o d’Andrea/ A. Ranelletti […]/

f. 4v

Pasquale, e/Rufino del Fiacco/Cesidio di Simplicio Peroscia/Domenico del Fiacco/Vincenzo di Giustino di Mascio/A. Ranelletti  atto as.o/Colle Armele li 30 Ap[ri]le 1800/Simone Antidormi publico Balivo di d.[ett]a T[er]ra riferis.[c]e a me sot-/toscritto d’aver citato li soprad[ett]i in Casa e in Persona in/fede + Sig:[nu]m Crucis/Gio:[van]Pasquale Gregory d’ord.[in]e

f. 5r                                                                                                                      4 (antica numerazione n.d.r.)

Diligenze che si praticano in disimpegno dall’incarico del Sig.[no]r Consi-/gliere D.[on] Ignazio Ferrante Visitatore G [enera]le di q[ue]ste Provincie D’Ab-/bruzzo in Esecuzione di precedente Real Dispaccio per la veri-/ficaz.[ion]e dell’esposto con supplica fatta a S.[ua] M.[aestà] dal Mag.[nifi]co Fran:[ces]co/Marinacci della T[er]ra di Collearmele nel modo, che siegue/Die vigesima M.[ensi]s Aprilis millesimo octingentesimo 1800 In Curia/status Celani et cora[m]/Pasquale del Fiacco della Terra di Collearmele, dice esser M.[ast]ro Fabricato-/re d’età sua d’anni trentadue/Cesidio di Simplicio Prosia di d.[ett]a Terra dice essere/uomo di campagna detà sua d’anni  trentasei/in circa ut dixit/( a destra si legge n.d.r.) Domandati contesta-/m.[ent]e depongono, che es-/sendo loro compresi/ ( poi continua normalmente n.d.r.) nell’Armamentoin/Massa, che si fece nella Terra del Colearmele nel prossimo scor/so anno 1799, sanno e gli costa benissimo, che il primo a/proporre tal Armamento fù il Mag.[nifi]co Fran:[ces]co Marinacci dell’/istessa T[er]ra Com[m]une Padria, dove essendosi convocato Publico/Parlamento, ed Eletti i Deputati per la custodia, e stabili-/mento di d.[ett]a Massa, essendosi da med.[esim]i Deputati, e da Cittadi-/ni tutti ravisato il manifesto attaccamento dal d.[ett]o Marinac-/ci alla Real Corona, zelo, ed abilità del med.[esim]o, fù per-/ciò eletto per Capitano, e Capo della leva a Massa di essa/T[er]ra affinchè invigilasse, e s’impiegasse in rilevare, il Re-/gno dall’invasione de Nimici./Ed essendosi volentieri accettata tal carica dall’istesso Marinacci/si portò subito assieme con d.[ett]o Pasquale del Fiacco nella T[er]ra/D’Introdacquaa trovare il Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio G[enera]le delle/Masse offerendosi al med.[esim]o di unirsi nella difesa di d.[ett]a Real/Corona della Cattolica Religione, e per evitare nel Reg.[n]o d.[ett]a/invasione d’Innimici. Ed essendosi tal offerta accettata dal ( al margine sinistro è scritto verticalmente : “ Io Pasquale del Fiacco “ n.d.r.)/

f. 5v

Pronio, dicendo, che sarebbe fra’ giorni venuto a prendere la/Massa del Collearmele, tornassero in Dietro a ripadriare. Pochi/giorni doppo portandosi l’istesso Sig. Pronio nella convicina Città di Pescina, e chiamata ivi la Massa della riferita Terra/del Collearmele, si conferì subito, con altre Masse delli convi-/cini luoghi avanti d.[ett]o Sig.[nor]e Generalo(sic) Pronio presistendo per/tutto il tempo, che co[m]mandò dal med.[esim]o nella sua poderosa/Armata girando per diversi Luoghi, sostenendo varj attacchi/ e fatti d’armi contro i Francesi, anche nell’assedio e presa della fortezza di Pescara, facendo sempre da Capitano, e capo della Massa di Collearmele, il prefato Marinacci sotto le dispo-/sizioni, e co[m]mandi del pred.[ett]o G[enera]le Pronio./Depongono inoltre d’avere d.[ett]o Marinacci impedito in d.[ett]a Terra del Col-/learmele, e ne’ luogho convicini di pagare le contribuzioni/ordinate da Francesi in tempo che stavano in Solmona, con non/aver permesso il passaggio dell’Incaricato per tali contribuzio-/ni residetendo con armi perciò nel Reg.[i]o Tratturo./Inoltre, che sia stata la vaganza del Marinacci di otto mesi intieri nel giro colla truppa del d.[ett]o Sig.[no]r Pronio con molto di lui pericolo/di vita, lasciando in abbandono la propria casa, e Famiglia,/di cui ne’ è egli il capo, con so[m]mo discapito de propri beni e/pregiudizio di essa Famiglia./Depongono finalm.[ent]e che in tutto il giro del Marinacci colla Massa/del Collearmele non ave preso veruna ricognizione dall’Uni-/versità di d.[ett]a Terra, essendosi sempre mantenuto in tutto a/proprie spese, anzi abbia so[m]ministrato i viveri a tutti i Cor-/rieri spediti da d.[ett]o Sig.[no]r Pronio, e da altri Capi Realisti co q[ua]li/aveva corrispondenza, e carteggio per sapere giornalm.[ent]e le no-/tizie del Stato, ed azzioni de Nemici./+ Segno di Croce di d.[ett]o Cesidio Prosia q[ua]le confirma come sopra/

f. 6r                                                                                                                                 5 (antica numerazione n.d.r.)

Io Pasquale del Fiacco ò diposto come dietro/G[iovanni] Amati Luog.[otenen]te, e Giud.[ic]e/Eode[m] re[troscript]to die, ibide[m]      A. Ranelletti […]/Serafino Mostacci dice essere Sartore d’anni/decinnove in circa/Felippo di Nicola Mostacci dice essere Uomo di/Campagna d’anni ventisei in circa/(a destra si legge n.d.r.) di d.[ett]a Terra di Collear-/mele. Domandati di-/cono, che essendo loro an-/che stati compresi nell’/(poi continua normalmente n.d.r.) armamento a Massa nell’anno scorso 1799 fatto dalla Terradi/Collearmele per difesa della Real Corona, p[er]la fede Cattolica,/e per impedire l’invasione de’ Nemici presso il Capitano, e Ca-/po Mag.[nifi]co Fran:[ces]co Marinacci, sotto il comando del Sig.[no]r G[enera]le D.[on] Giu-/seppe Pronio, intieram.[ent]e contestano colli ind.[icat]i Pasquale del Fiacco,/e Cesidio di Simplicio Prosia per essersi bastantem.[ent]e noto, e/sono stati uniti, ed esecutori di tutto, e q[uan]do è stato da med.[esim]i/deposto/+ Segno di Croce di Filippo Mostacci q[ua]le confirma come sopra/Io Serafino mostacci ò deposto come /sopra                           G.[iovanni] Amati/ A. Ranelletti […]

f. 7r                                                                                                                                  6 (antica numerazione n.d.r.)

Die secunda M.[ensi]s Maj millesimo octingentesimo In Curia Status Celani/et coram/Giuseppe Garofoli della T[er]ra di Collearmele/dice essere M[ast]ro Ferraro, d’anni quarantadue/circa, ut dixit/Vincenzo Pernice della stessa T[er]ra dice essere/Camparolo, d’anni trentasei circa ut dixit/(a destra si legge n.d.r.) Domandati Conte-/stam.[ent]e depongono,/che essendosi inteso/nella T[er]ra di Collar-/mele loro ( poi continua normalmente n.d.r.) Padria l’introduzzione de’ Francesci in questo Regno, per/impedire l’ulteriori invasioni, in difesa della Cattolica Reli-/gione, e della Real Corona del Rè N.[ostro]S.[ignore](D.[io] G.[uardi]) nel prossimo/scorso anno millesettecento novantanove, vi fù un sollevamen-/to di quei Cittadini, fra’ quali fù il primo il Mag.[nific]o Francesco/Marinacci, cher propose l’armamento in massa, che già seguì,/ed essendosi convocato publico parlamento, ed eletti i Deputati,/da questi avvisato l’attaccamento del Marinacci alla Real/Corona, zelo, ed abilità del med.[esim]o, fù eletto per capo, e Capi-/tano di essa Massa, affinchè in vigilasse, e s’impegnasse co-/me sopra in difesa del n[ost]ro Rè per impedire l’invasione/pred.[ett]a de’ Nemici./Reale carica di Capo, e Capitano essendosi indi ben volentieri/accettata dal riferito Mag.[nifi]co Francesco Marinacci, c’impiegò/subito all’esercizio con’essersi portato unitam.[ent]e con Pasquale/del Fiacco nella T[er]ra d’Introdacqua a trovare il Sig.[no]r Gen[era]le/D.[on] Giuseppe Pronio, che con numerosa truppa si era per/l’istesso effetto armato per offerirsi conforme fece al med.[esim]o,/ed essendosi tal’offerta accettata colla promessa, che sareb-/be frà giorni venuto a prendere la Massa della riferita/

f. 7v

Terra, tornarono indietro, s’impiegò con di sta-/bilirla di guisa che stabilita già la riferita Massa/con numerosi Cittadini di essa Terra, e chiamata pochi/giorni dopo colla venuta di d.[ett]o Sig.[no]r Pronio nella convicina/Città di Pescina, si conferì subito avanti il med.[esim]o con le/Masse delli convicini luoghi, persistendo Dopo presso il me-/desimo col portarsi in diversi luoghi unitam.[ent]e con essi Test[imon]j,/che erano compresi nella Massa della prefata T[er]ra di/Collearmele, incontrandosi anche in diversi attacchi, e fatti/d’armi contro li Francesi, specialm.[ent]e nell’assedio, e ripresa/della Fortezza di Pescara, e in tutti tali attacchi fece sem-/pre da Capitano, e Capo della Massa del Collearmele l’an/zid.[ett]o Marinacci, sotto le disposizioni, e comandi del prefato/Sig.[no]r Gen[era]le Pronio./Che la vacanza del Marinacci sia stata da circa otto Mesi con-/tinui nel giro della Truppa a Massa in varie Parti per/lo più sotto li comandi dell’anzid.[ett]o Sig.[no]r Gen[era]le Pronio, lascian-/do in abbandono la propria Casa, e la Famiglia, di cui ne/è egli capo in pregiudizio della med.[esim]a, e in discapito de’/propri beni./In quel tempo che ritrovavasi in d.[ett]a T[er]ra di Collearmele, have/impedito nella med.[esim]a, e ne’ luoghi convicini di pagare le/contribuzioni ordinate da Francesi in tempo che stavano in/Solmona, né permettendo il passaggio dell’incaricati per/tali contribuzioni, resistendo con’armi nel r.[egi]o Tratturo/Inoltre depongono, che in tutto il tempo del giro, e impiego del/

f. 8r                                                                                                                                7 ( antica numerazione n.d.r.)

Marinacci, non ave presa veruna ricognizione dall’Uni[ersi]tà/di d.[ett]a T[er]ra del Collearmele, essendosi sempre mantenuto/in armi a proprie spese, e tenuto carteggio con d.[ett]o Sig.[no]r/Pronio, ed altri Capi Realisti, per aver giornalm.[ent]e le notizie/dello Stato, ed azzioni de’ Nemici/Io Vincenzo Pernice hò deposto come sopra/Io Gius.[epp]e Garofolo hà deposto come sopra/G[iovanni] Amati/A. Ranelletti […]

f. 9r                                                                                                                                  8 (antica numerazione n.d.r.)

Die quinta M.[ensi]s Maj 1800 In Curia status Celani, et cora[m]/Filippo Angelucci della Terra del Collearmele/le dice essere Uomo di Campagna, d’età/sua d’anni trenta due in circa, ut dixit/Michele del Fiacco di d.[ett]a Terra dice essere/Lavoratore di Campagna, d’età sua d’an-/ni trenta trè in circa, ut dixit/(a destra si legge n.d.r.)Domandati Contestam.[ent]e/depongono, che nell’an-/no scorso 1799, aven-/do Loro Am[m]inistrato/l’Ufficio di Sindaci,/ed Am[m]inistratori dell’/(continua normalmente n.d.r.) Università della terra di Collearmele appena sintese ivi l’in-/troduzzione de Nem[m]ici in q[ue]sto Reg.[n]o Saccesero(sic) tutti quei natu-/rali di sdegno contro de Nem[m]ici, e il primo, che propose l’arma-/mento in Massa, che si accettò, ed eseguì fù il Mag.[nifi]co Fran:[ces]co/Marinacci, ed essendosi in sequela convocato Publigo Parlam.[ent]o,/ed in q[ue]sto eletto li Deputati per lo Stabilimento di d.[ett]a Massa, e/non meno da med.[esim]i Deputati, che da Cittadini tutti ravvisato il/manifesto attaccamento alla Real Corona, Zelo, ed Abilità del/prefato Marinacci, fù perciò q[ue]sto per Capitano, e Capo della/leva a Massa eletto, e spedita la patente dalli Referiti Depu-/tati in cui fù da esso olim Sindaci posto il Popular Sugello di/essa Università, affinchè in vigilasse, e s’impiegasse in relevare/in d.[ett]o Reg.[n]o tal invasione de Nemici./Accettata volentieri tal carica dal prefato Marinacci, e ricevuta la/Patente, si portasse subito, con Pasquale del Fiacco uno di d.[ett]a/Massa nella Terra d’Introdacqua a trovare il Sig.[no]r D.[on] Giuseppe/Pronio G[enera]le delle Masse, e si ufferisse al med.[esim]o di unirsi per la difesa/di d.[ett]a Real Corona, della Cattolica Religione, e per evitare Ulteriori/invasioni de Nemici in q[ue]sto pred.[ett]o Reg.[n]o; quindi essendosi dal/riferito G[enera]le Pronio accettata tale offerta, colla promessa di/

f. 9v

venire a prendere la Massa di Coll’armele fra’ giorni nella/convicina Città di Pescina, con tale intelligenza ripadriassero in-/piegandosi a stabilo la Massa. Portatosi indi l’azid.[ett]o Sig.[no]t G[enera]le Pronio/in d.[ett]a Città di Pescina, e chiamata ivi la Massa della  riferita/Terra del Collearmele, si conferisse subito con q[ue]lla il Marinacci/assieme con altre Masse delli convicini luoghi aventi il nomina-/to Sig.[no]r G[enera]le Pronio persistendo indi sotto li com[m]andi del med.[esim]o/nella sua  poderosa armata, girando per diversi luoghi, sostenen-/do varj attacchi, e fatti d’Armi contro li Francesi, e con pericolo/di vita anche nell’assedio, e ripresa della fortezza di Pescara,/facendo sempre d.[ett]o Marinacci da capo, e Capitano./Nella permanenza in d.[ett]a Terra del Coll’armele siasi adoprato il Mari-/nacci d’impedire alla med.[esim]a e da luoghi convicini di pagare le/contribuz.[ion]i ordinate da Francesi in tempo che stavano in Solmona,/resistè con Armi nel Reg.[i]o Tratturo, e vietando all’Incaricato/che giravano per tali contribuzioni./Che il giro del riferito Marinacci colla Truppa a Massa sotto il com[m]an-/do del suaccennato Sig.[no]r Pronio in diversi luoghi, sia stato di circa/mesi otto, lasciando in abandono la propria casa, e famiglia/di cui ne [era] egli Capo, con discapito della med.[esim]a de suoi beni, e peri-/colo di vita./Contestiamo similm.[ent]e che in tutta la vaganza, e giro fatto dal Ma-/rinacci colla Massa della pred.[ett]a Terra del Coll’Armele non/abbia presa veruna ricogniz.[ion]e da essi olim Sindaci per parte/dell’Università, conf.[orm]e fù fatta agl’altri Individovi della di lei/Massa, essendosi sempre sostenuto in armi a proprie spese/anzi abbia som[m]inistrato li viveri a Corrieri spediti da/d.[ett]o Sig.[no]r Pronio, e da altri capi Regalisti con q[ua]li passa-/va carteggio, e corrispondenza per sapere giornalmente,/Le/

f. 10r                                                                                                                             9 (antica numerazione n.d.r.)

 Le notizie,ed opporsi, e resistere alle azzioni de Ne[m]mici.

+ Segno di Croce di d.[ett]o Filippo Angelucci, q[ua]le conf.[erm]a come sopra.

+ Segno di Croce del pred.[ett]o Michele del Fiacco, q[ua]le conf.[erm]a come sopra/G[iovanni] Amati[…]/ Ranelletti[…]

f. 10v

Eode[m] re[troscri]pta die ibide[m], et cora[m] eode[m]/Rufino del Fiacco della Terra del Coll’armele dice esser Uomo di/Campagna d’età sua d’anni quaranta trè in circa ut dixit/Dom[m]andato depone che essendo egli stato uno della Massa del./la Terra di Coll’armele armata nel prossimo corso anno 1799/per difesa della Real Corona della fede cattolica, e per impe-/dire l’invasione de Nemici presso il Capitano, e Capo Mag[nifi]co/Franc:[es]co Marinacci, e sotto il com[m]ando del Sig.[no]r G[enera]le D.[on] Giuseppe Pro-/nio, intieram.[ent]e contestano, a quanto è stato deposto dalli ritroscrit-/ti Felippo Angelucci, e Michele del Fiacco olim Sindaci, ed Am[m]inis-/tratori della pred.[ett]a Terra del Coll’armele/+ Segno di Croce di d.[ett]o Rufino del Fiacco, q[ua]le conf.[erm]a com.e sop.[r]a/G[iovanni]Amati[…]/A. Ranelletti[…]/

f. 11r                                                                                                                              10 ( antica numerazione n.d.r.)

Die septima M.[ensi]s Maj 1800 In Curia status Celano, et cora[m]/Mag.[nifi]co D.[on] Fran:[ces]co d’Antona della T[er]ra del Coll’armele/dice vivere del suo, detà(sic) sua danni(sic) venti sei/ut dixit/Mag.[nifi]co Dom:[eni]co Ant.[oni]o D’Andreis dell’istessa Terra dice/essere Cangelliere della Med.[esim]a, detà sua d’anni/cinquanta trè in circa ut dixit ( a destra si legge n.d.a.) Domandati con-/testam.[ent]e depogono/che nell’anno scorso/1799 appena intesa/l’invasione d’Inni-/mici in q[ue]sto Regno/ (continua normalmente n.d.r.) nella T[er]ra del Coll’armele loro Patria, si accesero tutti quei Na-/turali di sdegno, ed il primo che propose l’armamento in Massa/per resistere, e discacciare d.[ett]i Nemici fù il Mag.[nifi]co Fran:[ces]co Mari-/nacci/Essendosi in sequela convocato il Publico Coseglio, furono in questo (al margine sinistro è scritto verticalmente : “ Francesco d’Antona/Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis ” n.d.r.)/eletti per Deputati Li Mag.[nifi]ci D.[on] Gio:[van]Fran:[ces]co Alesandro, ed il D.[otto]r/Fis.[i]co D.[on] Saverio Ricci per lo stabilim.[ent]o, e formaz.[ion]e di d.[ett]a Massa,/e dalli med.[esim]i per diloro capo, e Capitano fù destinato il succen-/nato Marinacci, perché ravvisarono, ed era bastantem.[ent]e noto a/tutti i Cittadini la dilui abilità unita coll’attaccam.[ent]o alla Real/Corona, e Zelo nella difesa della Santa fede Cattolica,/si accettò volentieri la carica del Marinacci, il q[ua]le assieme con/Pasquale del Fiacco uno degl’Indivitovi destinati per d.[ett]a Massa/si trasferì subito nella T[er]ra d’Introdacqua a Trovare il Sig.[no]r G[enera]le/D.[on] Giuseppe Pronio ad offerirsi al Med.[esim]o affinchè sotto il dilui/com[m]ando avesse unita la Massa del Coll’armele, unitam.[ent]e col/copioso numero di altre Masse stavano sotto il di lui com[m]ando per/la custodia, e difesa del Regno./Che fusse dal Pronio accettata l’offerta cola prevenzione, che sarebbe/fra’ giorni andato nella convicina Città di Pescina a riceve-re la Massa del Coll’armele, con altre Masse dei convicini luoghi,/e con tale intelligenza ritornasse ill[or]o Patria il Marinacci, dove/con tutta vigilanza, ed attenzione si adoprò nella formazione/

f. 11v 

della Massa pred.[ett]a composta d’Indivitovi coraggiosi, ed atti all’armi/nella maniera che riusciva./Trasferitosi pochi giorni doppo il riferito Sig.[no]r G[enera]le Pronio nella predetta Città/di Pescina, e chiamati il Marinacci, si conferì subito portando seco la/d.[ett]a Massa dal Coll’armele, in cui era compreso in qualita di Sergente/esso Test.[imoni]o D.[on] Fran:[ces]co D’Antona, si pose sotto il com[m]mando di esso Sig.[no]r/G[enera]le Pronio, che portava seco poterosa armata di più Masse, e girarono/insieme per diverse parti del Reg.[n]o sostenendo varj attacchi, e fatti/d’armi contro li Nemici anche nell’assedio, e ripresa della fortezza/di Pescara, facendo sempre il Marinacci da capo, e Capitano con/som[m]o pericolo della dilui vita, e di d.[ett]a Massa del Coll’armele./Depongono inoltre, che il giro, e vaganza del Marinacci fusse circa otto Me-/si continuj lasciando nel decorso di tal tempo in abbandono la pro-/pria casa, e famiglia di cui ne è egli il capo con discapito della med.[esim]a/ e de proprj beni./Che nel principio del giro fece il Marinacci impedire alla d.[ett]a Terra del Coll’arme-/le, e Convicini Paesi di pagare le contribuzioni ordinate da Francesi/in tempo che stavano in Solmona, facendo resistere con armi nel Reg.[i]o Trat-/turo per non fare passare l’Ingaricati, che giravano per tali contribu-/zioni/Soggiuncono finalm.[ent]e di costargli benissimo, che il Marinacci in tutta la vaganza/e giro fatte cola Massa sotto il comando di d.[ett]o Sig.[no]r Pronio non a/giammai presa veruna ricognizione dall’Università, ed olim Sindaci/della med.[esim]a Terra com[m]une Patria a differenza degl’altri Indivitovi/de q[ua]li era composta la pred.[ett]a Massa, essendosi sempre sostenuto/in armi a proprie spese, anzi abbia som[m]inistrato i viveri/a diversi Corrieri spedito da d.[ett]o Sig.[no]r Pronio, e da altri capi e Regalisti, con q[ua]li portava carteggio, e corrispondenza in/

f. 12r                                                                                                                                11 (antica numerazione n.d.r.) 

occasione di separazione in d.[ett]o giro per sapere giornalmente le/notizie/opporsi, e resistere alle azzione de Nemici./

Io Francesco d’Antona ho deposto c.[om]e s.[opr]a

Io Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis hò deposto come sopra/G[iovanni] Amati[…]/A. Ranelletti[…]/

f. 13r                                                                                                                           12 (antica numerazione n.d.r.)

Die octava M.[ensi]s Maj 1800 In curia Status Celani, et coram/Domenico del Fiacco della T[er]ta di Collarmele/dice esser Uomo di campagna, d’età sua/d’anni quaranta circa ut dixit/Tommaso Aquila dell’istessa T[er]ra, dice esser/lavoratore di campagna, d’età sua d’an-/ni trenta circa ut dixit/(a destra si legge n.d.r.) Domandati Conte-/stamente depon-/gono, che essendosi in d.[ett]a T[er]ra del Collar-/mele intesa l’in-/vasione de’ Nemici/nel regno, quei Cit-/(continua normalmente n.d.r.) tadini si sollevarono  per discacciarli, e il primo che/propose l’armamento, e formazione della Massa, che già/seguì in d.[ett]a T[er]ra, fù il Mag.[nifi]co Francesco Marinacci./Convocato dopo il publico conseglio, ed eletti per Deputati D.[on]/Gianfrancesco Alesandri, e D.[otto]r Fisico D.[on] Saverio Ricci de’/Principali di quel Paese, conosciuto da questi l’abilità/di esso Marinacci, attaccamento alla Real Corona, zelo, e/premura di opporsi per la difesa a Nemici, e mante/nere la S. Fede Cattolica, l’elessero per Capo, e Capita-/no di d.[ett]a Massa./Appena eletto, si accettò la carica dal Marinacci, ed insie-/me con Pasquale del Fiacco, si portò nella T[er]ra d’Intro-/dacqua, offerendosi ivi al quel Gen[era]le delle Masse//Sig.[no]r D.[on] Giuseppe Pronio, che inviglava con poderoso/numero d’Individui per la difesa del Regno./Accettata dal med.[esim]o l’offerta colla promessa di venire/

f. 13v

frà giorni nella Città di Pescina per riceverla, ed avendo a ciò/adempito, alla chiamata del Marinacci, conferitosi avanti il/med.[esim]o unitam.[ent]e colla Massa del Collearmale, si pose sotto il/dilui comando, e girò in più parti, specilam.[ent]e nell’assedio, e/presa della Fortezza di Pescara, sostenendo coraggiosam.[ent]e più/attacchi, e fatti d’armi con Nemici, con evidente pericolo/della di lui vita./Che in tutto il giro fatto dal Marinacci, lasciò la Casa in abbando-/no, di cui ne è egli Capo, in discapito della famiglia, e/proprj beni./D’aver altresì inteso dire, che esso Marinacci in tutt’il tempo/del giro, no[n] abbia presa veruna mercede, ne ricognizione/dall’Uni[versi]tà di d.[ett]a T[er]ra di Collarmele, mentenendosi de pro-/prio./

+ Segno di Croce di Domenico del Fiacco, q[ua]le confirma c.[om]e sop.[r]a

+ Segno di Croce di Tommaso Aquila, q[ua]le confirma come sop.[r]a/G[iovanni] Amati[…]/A. Ranelletti[…]/

f. 14r

Con sua veneratissima de’ 25 del p.[rossimo] p.[assato] Mese di Gennaro/Si è benignata V.[ostra] S.[ignoria] Ill[usttrissi]ma comandarmi,, se l’esposto fatto alla/M.[aestà] del Re (D.[io] G.[uardi]) da D.[on] Francesco Marinacci del Colle fosse/vero, con dinotargli quel tanto mi costa./In disimpegno di tuttociò avendo letta la copia/di d.[ett]o esposto, da V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma rimessomi, l’ho ritrovato tutto/veridico, p[er] aver egli prestato que’ Servigj, che nella descrit-/ta Supplica enuncia./E qui Sempreppiù disposto a molti Suoi venerati/comandi, pieno di stima Sono/D.[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma Introdacqua 28 Marzo 1800/

D.[on] Ignazio Ferrante V.[isitatore] G[enera]le              Div[otissi]mo Serv.[itor]e V.[er]o Ob.[ligatissi]mo

nella Prov.[inci]a degli Apruzzi                                                                                   Giuseppe Pronio

                      Chieti /

f. 15r

Eccellenza/Con veneratissimo foglio de quattordici d[e]l prossimo scorso Mese di Aprile Anno corrente,/Restò servita v[ost]ra Eccellenza incaricarmi L’informo commessole con Real Carta de undi-/ci Gennaro d[e]ll’istesso Anno d[e]lla Reale Secreteria di Stato, grazia, e Giustizia in Rapporto/ e ricorso di D.[on] Francesco Marinacci d[e]lla T[er]ra d[e]l Colle Armele, ed esposti servizii pre-/detti alla Maestà d[e]l Rè N[ost]ro Sig.[no]re (che D.[io] G.[uardi]) in tempo d[e]lla passata Anar-/chia, Rimettendomi insieme La nuova Supplica d[e]l med.[esim]o coll’incarico di una di-/stinta Relazione, ed unione d[e]lle Carti./Per il douto adempim.[ent]o, avendo praticate Le più esatte diligenze, e percipito L’informo/coll’esame di molte Persone degne di fede, specialm.[ent]e de passati Sindaci, ed/Amm.[inistrato]ri d[e]ll’Uni[versi]tà di d.[ett]a T[er]ra d[e]l Colle Armele, mi è Riuscito di appurare,/che nel prossimo scorso Anno 1799 appena intesa ivi L’invasione de Ne-/mici in questo Regno, specialm.[en]te in questa Provincia d[e]ll’Aquila, si accesero/generalm.[en]te quei Naturali di sdegno, ed il p[ri]mo, che propose L’armamento/

f. 15v

in Massa p[er] Resistergli, e discacciarli fù il med.[esim]o Sig.[no]r Marinacci./Convocato indi il publico Conseglio, ed in questo eletti gli Deputati p[er] lo Stabilim.[en]to, e formazione/di d.[ett]a Massa, ed alli med.[esim]i p[er] di Lei capo, e Capitano fù destinato il cennato Mari-/nacci, perché Ravvisarono molto bene La di Lui coragiosa abilità, manifesto/attaccamento alla Real Corona, e Sommo di Lui Zelo sì per La difesa di/M.[aestà] S.[ua], come d[e]lla S.[anta] Fede Cattolica./Accettatasi in sequela tal carica più che volentieri dall’anzid.[ett]o Sig.[no]r Marinacci uni-/tamente questo con Pasquale d[e] Fiacco uno delli Individui destinati per d.[ett]a/Massa si trasferì subito nella T[er]ra di Introdacqua a trovare il Sig.[no]r Ge-/nerale D.[on] Giuseppe Pronio, che con copioso numero di Masse, invigila-/va p[er] La Custodia d[e]l Regno, e Provincia suddetta. Si offerì alla/unione, e sotto il commando d[e]l med.[esim]o, ed accettata L’offerta, colla pre-/venzione, che sarebbe fra giorni andato nella convicina Città di/Pescina a Ricevere La Massa d[e]lla Riferita T[er]ra d[e]l Colle Armele,/con altre masse de Convicini Luoghi, Ritrocedendo intanto il Mari-/nacci apperna Ripatriato si adoprò con tutta vigilanza, ed attenzio-/ne nella formazione, ed armamento d[e]lla Massa in essa T[er]ra/come composta/

f. 16r

composta di Individui coragiosi, ed atti all’armi, conforme gli Riuscì/Portatosi indi il Riferito Sig.[no]r Ge[nera]le Pronio nell’anzidetta Città di Pescina, e/chiamato, si conferì il Ridetto Sig.[no]r Marinacci portando ivi seco La Mas=/sa di d.[ett]a T[er]ra, e sotto il Commando d[e]l pred.[ett]o Generale Pronio con/poderosa armata di più Masse de convicini Luoghi, girò esso Sig.[no]r/Marinacci p[er] diversi Parti d[e]l Regno, sostenendo coraggioso varii attacchi,/e fatti d’armi contro gli Nemici sempre con pericolo d[e]lla p[ro]p[ri]a di Lui/vita, anche nell’assedio, e Ripresa d[e]lla Fortezza di Pescara, facendo/Egli sempre da Capo, e Capitano d[e]lla Massa di d.[ett]a Sua Padria:Costa altresì, che il giro d[e]l Marinacci colla Truppa a Massa d[e]l Colle Ar=/mele sotto il commado d]e]l prefato Sig.[no]r Pronio sia stato da cir-/ca otto Mesi, Lasciando in totale abbandono La p[ro[p[ri]a Casa, e Fa-/miglia, di cui ne è Capo, e Padre, e vedovo Padre, con discapito/d[e]lla med.[esim]a, e de proprii beni./Nel principio del giro fece il Sig.[no]r Marinacci con tutta vigilanza im-/pedire alla med.[esim]a T[er]ra d[e] Colle Armele, ed a Convicini Paesi/

f. 16v

pagare Le Contribuzioni ordinate da Francesi in tempo, che stavano in/Sulmona, Resistendo, e facendo Resistere continuam.[en]te con Armi nel Reg.[i]o Trat-/tojo p[er] non far passare gl’incaricati, che giravano per tali Contribuzio-/ni/Costa finalm.[ent]e, che il Marinacci in tutta La Vacanza, e giro fatto con d.[ett]a/Massa, non abbia presa veruna Ricognizione ne dall’Università,/ne dalli olim Sindaci d[e]lla prefata di Lui Padria, a differenza,/e distinzione degl’altri Individui di essa Massa, essendosi sempre/sostenuto in Armi, e ne i continui viaggi a proprie Spese, ed interessi,/anzi costa chiaramente, che abbia il med.[esim]o somministrati Li Viveri/a i Corrieri speditigli dal D.[ett]o Sig.[no]r Pronio, e da altri Capi Realisti,/co i quali passava carteggio, e corrispondenza q[ua]ndo accadeva,/qualche seste razione in d.[ett]o giro, per Sapere giornalm.[en]te Le no=/tizie per opporsi, e Resistere alle azzioni de Nemici./Tanto costa dett’esatte diligenze praticate coll’esame non meno de’/tredici Testimonii tutti Contesti, conforme mi do L’onore di Rife-/rire umilmente a V.[ostra] E.[ccellenza], e Ravviserà dalle Carti, che Le trasmetto/di/

f. 17r

di fogli numero dodici./Che insieme in Volume diviso La Copia d[e]l publico Parlamento, Lettere Paten-/tali, Attestati, ed altri documenti esibitemi dal pred.[ett]o Marinacci di Carte/scritte num.[ero] sette, per il totale adempimento dell’incarico, che si compiace/sse addossarmi. E Supplicandola farmi degno d’altri suoi Veneratis-/simi Commandi per darli, colla pronta esecuzione Riprova mag=/giori della Somma Stima e Venerazione con cui mi glorio Ripro=/testarmi/Celano Li 16 Maggio 1800/D.[i] V.[ostra] E.[ccellenza]/

Sig.[no]r Cavall.[ie]re Consig.[lie]re D[on] Ignazio Ferrante  Div:[otissi]mo Serv:[ito]re V.[ostr]o Oblig:[atissi]mo

Visitatatore Generale d[e]lla Prov.[inci]a di Apruzzo                                         Gio:[vanni] Amati R.[egi]o Gov:[ernato]re/

f. 17v

Aquila   Collarmele

               Pescina

Fran[cesc]o Marinacci

Li deve fare la/Rappresentanza/Con R[ea]l Dispaccio in Coll.a/de’ 11 Gen.[na]ro 1800 p[er] la R.[ea]l/Seg.[rete]ria di Stato Gius.[tizi]a, e Gra-/zia p[er] le provid.[enz]e analo=/ghe, e di giustizia a nor=/ma d[e]lle R.[ea]li Istruz.[io]ni ( al margine destro si legge : “ Fascicolo VII/ N° 86/”  e sotto, scritto verticalmente, si legge : “ L.M.M.21 “  n.d.r.).

ARCHIVIO DIOCESI DEI MARSI

E, b. 3, fascicolo 108

” FERDINANDO IV/PER LA DIO GRAZIA RE DELLE DUE SICILIE & c./D.[on] GIUSEPPE PRONIO Generale Comandante Economico./Editto per le Popolazioni di queste tre Provincie di Abruzzo/Con due rispettabili fogli, il primo di S.[ua] Eminenza/il Cardinal Ruffo Vicario Generale di questo Regno,/l’altro di S.[ua] E.[ccellenza] il Cavaliere D.[on] Antonio Micheroux Ple-/nopotenziario co’ quali ci vien concessa l’ampla facoltà di potere, e dovere disponere quanto occorre per il buon/ristabilimento di quelle Provincie di Abruzzo./Con quello di S:[ua] Eminenza ci vien prescritto quanto/siegue = Ill[ustrissi]mo Sig.[nore] Aveva già per fama inteso quanto o-/ra mi sono confirmato da più rapporti di diversi luoghi, e da’ Deputati spediti da varie Città, e terre special-/mente dell’impegno con cui ha sostenuto, e sostiene an-/cora con sommo valore la difesa della M.[aestà] del Re nostro/Signore, e siccome io mi trovo destinato dalla M.[aestà] S.[ua]/Vicario Generale di questo Regno desideravo appunto di avere una communicazione seria con lei, percdhè infor-/mata Ella delle mie, ed io delle sue operazioni potessi-/mo dar compimento all’impresa di far ritornare all’ub-/bidienza Reale tutte le Popolazioni. In quanto a me ho/la consolazione di vedere la presente realizzare ambedue le Calabrie, la Basilicata, la Puglua, ed ormai quasi lin-/tera Provincia di Salerno. Sento da’ detti legittimi rap-/porti ch’ella abbia fatto altrettanto negli Abruzzi, on-/de altr’ora non rimane, se non che dar l’ultima mano/all’esterminazione de’ nemici, e ribelli, e di sottomette-/re per fine anche la Capitale. Non dubitando pertanto,/che V.[ostra] S.[ignoria] sia per mettersi meco di concerto le invio quì/annessa una Istruzione, affinchè voglia compiacersi di uni-/formarvisi per giungere ad ottenere l’intento, che ci/siamo prefissi. Le accludo la Patente di Maggiore per l’in-/viato D.[on] Luigi Barone de Riseis restando a suo arbitrio/dopo aver riconosciuta quella di capitano dell’Esercito di/S.[ua] M.[aestà] di consegnarcela; e nella prevenzione e sicurezza, che/il Re vuole di dover essere V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma riconosciuta per/Generale Comandante di queste tre Provincie, e dispone-/re, ed ordinare tutto ciò che è analogo per l’Armata/e per quel riguarda il Politico, e l’economico del-/le Università; e con parzialissima stima sono = Di V.[ostra] S.[ignoria]/Ill[ustrissi]ma = Dal Quartier generale di Ascoli 2 Giugno 1799./D.[evostissi]mo Serv.[itore] vero E Cardinale Ruffo Vicario generale.=/Sig.[nor] Generale D.[on] Giuseppe Pronio Pescara. Nell’altro del Cavaliere D.[on] Antonio Micheroux si leg-/ge come siegue = Eccellenza = Ho udito avidamente le/nuove delle sue brillanti, ed onorevoli intraprese di quan-/to Ella ha operato in favore della causa del nostro ado-/rabil Sovrano, e della sua bravura, e de’ suoi talenti Mi-/litari, e sopra tutto del suo animo generoso, ed umano./Me ne congratulo vivamente con V.[ostra] E.[ccellenza], e mi auguro con/anzia il bene d’imparare a conoscere personalmente un’Individuo, che si è tanto distinto. Siamo al termine del-/le nostre brame, se così piacerà al Cielo. Ella sotto met-/te subito Pescara, dia gli ordini che convengono a co-/teste Popolazioni giuste le Plenipotenziarie, che le pas-/sa S.[ua] Eminenza il Cardinal Ruffo Vicario Generale del/Regno; e colla descritta aspettativa di conoscerla ho l’/onore di essere con sentimenti della considerazione più/distinta mi dico = Di V.[ostra] E.[ccellenza] = Montevalvello 3 Giugno/1799 = D[evotissi]mo ed Ob[ligatissi]mo Serv.[itore] vero io Cavaliere Mi-/cheroux./L’Enunnciate Istruzioni sono come sieguono./Istruzioni Generale per l’Armata Cristiana, e Reale/degli Abruzzi Signor Generale D.[on] Giuseppe Pronio =/Il suddetto Signor Generale D.[on] Giuseppe Pronio coll’istes-/so zelo, energia, e favore continuerà ad agire a prò di/S.[ua] M.[aestà] per la difesa del suo regno, e per la distruzione/de’ suoi Nemici, compromettendosi di tutta la Sovrana/Reale munificenza, e gratitudine, della quale noi darra/in virtù delle facoltà concesseli lo assicuriamo constante-/mente; a tal oggetto gli diamo tutte le facoltà possibi-/li per potere reprimere, e gastigare qualunque sorta si reo/specialmente di delitti di furti, di assassinio, e di violen-/za sotto qualunque pretesto, volendo il Re, che si pren-/da conto di tutt’i delitti, ed attentati, acciò le Popola-/zioni godano la pace, e la quiete./Ed affinchè la vittoriosa Armata degli Abruzzi ch’è/sotto i suoi ordini abbia una certa sussistenza, e de’ mez-/zi legittimi onde ritrarla, l’esatto Signor Generale farà/procedere al sequestro de’ Feudi, e di tutt’i beni de’ Baroni, i quali rattrovansi assenti da’ R.[eali] Dominij, oppure quando lo crederà a proposi-/to, vi lascerà quelli stessi, che li stanno attualmente/amministrando./Farà similmente procedere al sequestro de’ beni di tut-/t’i Rei di Stato de’ quali notoriamente si sappia, che/stiano fuori de’ R.[eali] Dominij.&E del pria disporrà. che si sequestrino i Beneficj, Cap-/pellanie, e Vescovati vacanti, che farà amministrare in/nome della R.[egia] Corte; nonchè disporrà il sequestro de’//beni di quei Beneficiati Abbati, e Vescovi, che si ritro-/vassero in luoghi dove sussista l’illegittimo Governo./ Del ritratto delle rendite di detti Feudi, e beni prodotti di sequestri del regio Erario, ne farà prendere re-/gistro, ed introito da un Tesoriere, che esso Sig.[nor] Ge-/nerale eliggerà a suo piacere, ed arbitrio./Prenderà conto delle Regj Percettori, Regi Ammini-/statori, ed uffiziali delle Dogane degli Abruzzi di tut-/ti i rispettivi prodotti, che appartengono al R.[egio] Erario,/con riscuoterre da’ medesimi tutte quelle somme, che li/occorreranno./Destinerà pure un Quartier Mastro tra gli Officiali del-/l’Armata, il quale tenga il conto particolare de’ paga-/menti del diario prest alla truppa sia militare, sia sciolta./E come al mantenimento del buon’ordine, e della pub-/blica tranquillità influisce principalmente la retta ammi-/nistrazione della Giustizia  con quella norma, ch’è detta-/ta dalle leggi del regno, così esso Sig.[nor] Generale orga-/nizzerà i Magistrati locali, eligendosi soggetti probbi,/onesti, abili, ed attaccati (sic) alla R.[egia] Corona, escludendone sempre que’ Soggetti, che sono stat’impiegati nella M[uni]cipalità, o abbiano esercitato altro impiego nel G[over]no De-/mocratico. E lo stesso pratticherà relativamen[te] al Go-/verno economico delle Università, laddove se ne conoscerà/il bisogno./nell’effettuazione delle cennate disposizioni, e con par-/ticolarità di quelle, che riguardano l’organizzazione de’/Magistrati politici, ed economici, oltre dei buoni sog-/getti che ha potrà valersi di altro sogetto di sua sodisfazio-/ne, e fiducia, nella sicurezza, che sceglierà un Sogget-/to onesto, attivo, ed abile alle materie. = Dato dal Quar-/tiere Generale di Ascoli 2 Giugno 1799 = Angelo di Fiore=/In forza dunque delle antecedenti facoltative da S.[ua] M.[aestà]/(D[io] G.[uardi]) ricevute, e delle presenti Plenipotenziali, come sopra, ognun vede, ed osserva a chi si è conceduto il Coman-/do Supremo nel Militare, nel Politico, e nell’Economi-/co; con che per non defraudare in menoma pa[rte] la Su-/prema volontà del Re; per adempire al dove[re] che più/che mai Ora ci assiste, e per quel tanto ci han mostrato/il lodato Vicario generale del Regno, e il Cavaliere Miche-/roux, non che S. A. De Cesare con sue replicate lettere. Co-/mandiamo, ed ordiniamo./I. Inculchiamo seriamente l’osservanza, ed esecuzione/di tutte le leggi, che antecedentemente si osservavano in/questo Regno sotto le stesse pene in esse descritte./II. Che niuno ardisca di commettere delitto alcuni, nè/di furto, nè di assassinio, nè di violenze, o di altro attentato/per qualunque siasi causa, o pretesto sotto pena dell’immediato arresto, e di essere trattati come Ribelli all’uso militare/colla pena di morte; e ciò eseguirà per quei attentati, e de-/litti di già commessi./III. Che tutt’i Militari, che han servito ne’ Reali Reggi-/menti si presentino nel nostro Accampamento nel termine di/quattro giorni, dal dì che sarà pubblicato il present[e] Editto, sotto pena d’immediato arresto, e confiscazione de’ beni./IV. Che chiunque ha armi, e munizioni o venghi a ser-/vire sotto il  nostro comando, o mandi dette Armi, e Muni-/zioni sotto pena della perquisizione, dell’arresto, e confisca-/zione de’ beni, e per non defraudare l’interesse del ter-/zo, e per maggiormente aggevolare detta esibizione pro-/mettiamo, che chi esibirà d.[ette] armi volontariametne, e che/non siano di quelle dispensate dalla R.[egia] Corte li saranno/pagate a corrispondente prezzo./V. Che tutt’i Precettori, Tesorieri, cassieri, Regi Eco-/nomi, e chiunque altro amministra fondi, e rendite Reg.[ie] nel/termine di sei giorni rimetta a Noi i rispettivi bilanci degli/annuali esiti, ed introiti, e dello Stato presente delle corrispondenti amministrazioni colla nota degli attrassi, e rendi-/te non esatte; quali bilanci debbono essere li più esatti,/li più fedeli, che possan considerarsi; altrimenti in caso/di mancanza, e di dolo, si procederà al corrispondente/castigo del delitto, che si commette./VI. Finalmente ordiniamo, e comandiamo, che il pre-/sente Editto sia esattamente da tutti osservato, ed ese-/guito; altrimenti saremo inesorabili per l’esecuzione/delle pene in esso descritte./Ed acciocchè il presente Editto sia a notizia di tuttre/le Popolazioni, ed Università di queste tre Provincie di/Abruzzo ordiniamo ai rispettivi Governatori, ed Ammi-/nistratori ne facciano la debita pubblicazione, ed affissa-/zione ne’ soliti luoghi sotto pena della responsabilità, e/ritorni a noi colla debita relata & c. Dato da questo Ac-/campamento di Fontanella nell’assedio di Pescara. 9 Giu-/gno 1799/GIUSEPPE PRONIO GENERALE/Rosato Gentile Segretario ” (1)

Note

1) Il presente editto è stampato in due colonne.

ARCHIVIO DIOCESI DEI MARSI AVEZZANO

D 122/211

” Ill.[ustrissi]mo, e Rev.[erendissi]mo Sig.[nor]e, e P[adro]ne Colol[endissi]mo/Rimetto a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma. e Rev[erendissi]ma lo qui accluso Memoriale di Mi-/chele, Fran.[ces]co Saverio, Serafino Mostacci, ed altri prevenutomi/con R.[ea]l/Dispaccio de’ 28 dello scaduto mese di Feb[ra]ro dalla Real/Seg.[rete]ria di Stato, ed Azienda. Si compiacerà dunque informarmi sull’esposto, e subito riferirmi: mentre con tutta la dovuta stima/ed ossequio passo a raff.[ermar]mi./Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, e Rev.[erendissi]ma Aquila ( Marzo 1800/Div.[otissi]mo, ed Obb[ligatissi]mo Serv.[itor]e/Ignazio ferrante V.[isitator]e G.[eneral]le ( al margine sinistro si legge: ” Mons.[igno]re Vescovo di/(Piscina)” n.d.r.).

” Ill[ustrissi]mo, e Rev[erendissi]mo Sig.[no]r Sig.[no]r  P[adro]ne S.[ervitor]e Col[endissi]mo/In esecuzione dei rispettabilissimi ordini di V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, e R[everendissi]ma/ rapporto al Francese ucciso posso accer=/tarla, come essendomi bene informato da Persone savie, che li primi ad assalirlo, ed a colpirlo fù il Sig.[no]r Medico D.èon] Michele, e di Lui Figli Francesco Saverio, e Serafino Mostacci, M[ast]ro Pasquale del Fiacco, M[ast]ro Giu=/seppe Cerasoli, e M[ast]ro Francesco Ciaglia. In seguito oc=/corse buona parte del popolo, e quindi se ne morì. Tanto le debbo per mio dovere. Ed implorandomi  l’o=/nore di altri suoi veneratissimi Comandamenti, a qua=/li il prestare pronta obbedienza le attribuirò sem=/pre a mia gloria, e vantaggio, pieno di alta sincerissima/stima le bacio le Sacre Mani, e passo a rinnovarmi/D[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, e Rev[erendissi]ma Collearmele 25 Marzo 1800/U[milissi]mo v[ostr[o Servitore Obl[igstissi]mo/Fra Domenciantonio Gagliardi “.

( N° 130) LEGGE, con cui si abolisce la feudalità

Napoli, 2 Agosto.

GIUSEPPE NAPOLEONE PER LA GRAZIA DI DIO RE

DI NAPOLI E DI SICILIA, PRINCIPE FRANCESE

GRAND’ELETTORE DELL’IMPERO

Udito il nostro Consiglio di Stato;

Abbiamo ORDINATO ed ORDINIAMO quanto siegue:

ART. 1. La feudalità con tutte le sue attribuzioni resta abolita.Tutte le giurisdizioni, sinora baronali, ed i proventi di qualunque, che vi siano stati annessi, sono reintegrati alla sovranità, dalla quale saranno inseparabili.

2 Tutte le città, terre, e castelli, non esclusi quelli annessi alla corona, abolita qualunque differenza, sarannno(sic) governati secondo la legge del regno.

3. La nobiltà ereditaria è conservata. I titoli di principe, di duca, di conte, e di marchese legittimamente conceduti, rimangono agli attuali possessori, trasmissibili ai discendenti in perpetuo, con ordine di primogenitura, e nella linea collaterale sino al quarto grado.

4. Il diritto di devoluzione a favore del fisco rimane estinto, come ancora il peso dell’adoa, del rilevio, del jus tappeti, e del quindennio.

5. I fondi, e le rendite finora feudali saranno, senza alcuna disposizione, soggetti a tutti i tributi.

6. Restano abolite, senza alcuna indennizzazione, tutte le angarie, le perangarie, ed ogni altra opera, o prestazione personale, sotto qualunque norme venisse appellata, che i possessori de’ feudi per qualsivoglia titolo soleano riscuotere dalle popolazioni, e da’ particolari cittadini.

7. Tutti i diritti proibitivi restano egualmente aboliti senza indennità. Ai soli possessori, che esiberanno o un’espressa concessione per titolo oneroso, o una compra fatta dal fisco, o un giudicato definitivo a loro favore, sarà data una indennizzazione corrispondente, salve le ragioni ai possessori di diritto convenzionale per una indenizzazione contro le Comuni, da esperimentarsi nel tribunale competente. Sono per ora conservati quei diritti proibitivi, che le università del regno hanno imposto volontariamente a se stesse, e loro cittadini, per contribuir colla loro rendita ai pubblici pesi; è ciò fino a che non siasi stabilito altro modo da soddisfarli.

8. I fiumi, abolito qualunque dritto feudale, restano di proprietà pubblica, e l’uso di essi dovrà essere regolato secondo gli stabilimenti del diritto romano.

9. Saranno conservate, come beni burgensatici, tutte le macchine idrauliche dei molini, valchiere, cartiere, ferriere, tintiere, ramiere, e simili, che posseggono, animate dai fiumi pubblici; non escluse le fabbriche, acquedotti, e le altre opere manofatte per servizio delle stesse macchine.

10. Nei fiumi pubblici potrà ognuno, come anche nelle loro ripe, costruirvi scafe, ponti, ed altra qualunque opera, dopo che ne avrà ottenuto da Noi, o dai magistrati, che destineremo, la licenza, la quale si concederà subito che si conosca di recare utile al pubblico, e di non nuocere a’ diritti dei privati.

11. Sarà praticato lo stesso sistema per tutti coloro, che vogliano deviare le acque dei fiumi pubblici, per irrigazioni, ed altri usi di utile pubblico, senza danni dei privati.

12. Tutti i diritti, e prestazioni territoriali, così in denaro, come in derrate, saranno conservati e rispettati come ogni altra proprietà le università, o particolari, che avranno diritto dedotto, o non dedotto, per contendere tali proprietà, adiranno i tribunali competenti per la giustizia. Ci riserviamo di provvedere per quei diritti, e prestazioni pregiudizievoli all’agricoltura, con farli redimibili a favore de’ contribuenti, colla surrogazione di canoni in denaro, intanto viene espressamente proibita qualunque novità di fatto.

13. Ad oggetto che ai possessori de’ feudi, specialmente nella provincia di Lecce, non sia frodata la decima dell’olio che finora hanno esatto ne’ trappeti feudali, quando le parti non si mettano d’accordo, la detta decima dovrà pagarsi, o in olive, o in olio, precendente appresso; non volendo che coll’abolizione de’ diritti proibitivi venga diminuita la solita prestazione.

14. Di tutte le giurisdzioni, e diritti di portolonia, la bagliva, zecca di pesi e di misura, scannaggio, e simili, possedute sinora da molte università del regno, ne sarà fino a nostro sovrano ordine conservato da esse l’esercizio in nostro nome. Quelle possedute sinora dai possessori dei feudi, saranno anche date alle rispettive università, che ne terranno l’esercizio nel modo medesimo, e ne pagheranno a titolo di annualità quella somma, che i possessori attualmente ne percepiscono.Il capitale potrà essere affrancato alla ragione del cinque per cento. Le università che crederanno di aver ragione su tali corpi, potranno sperimentarle ne’ tribunali competenti, senza impedirsi il pagamento.

15. I demanj, che appartenevano agli aboliti feudi, resteranno agli attuali possessori. Le popolazioni egualmente conserveranno gli usi civici, e tutti diritti, che attualmente posseggono su de’ medesimi, fino a quando di detti demanj non ne sarà con altra nostra legge determinata, e regolata la divisione, proporzionata al dominio, e diritti rispettivi. Intanto espressamente rimane proibita qualunque novità di fatto.

16. Sarà libero ai possessori di espellere i fittuarj, terminato l’affitto, e di affittare i loro fondi ad altri, o urbani, o rustici che siano: ma se con iscrittura, per tolleranza, o per uso, siasi contratta enfiteusi, colonìa perpetua, o di tempo lungo, seguirà l’espulsione dell’enfiteuta, o del colono, quando per giustizia verrà accordata dal magistrato.

17. La feudalità degli officj è soppressa. Nientedimeno i possessori attuali continueranno a goderne provvisoriamente fino a nostra nuova disposizione.

18. Le dogane, piazze, ed altri diritti simili, estinta anche la qualità feudale restano agli attuali possessori nel modo, come si trovano, fino a che non saranno date le disposizioni necessarie pel buon regolamento delle dogane, e per l’indennizzazione dei legittimi possessori.

19. I suffeudi restano parimenti aboliti, ma le adoe e qualunque prestazione suffeudale, che solea pagarsi ai possessori de’ feudi principali, saranno conservate col carattere di censi riservativi, soggette però ad essere ricomprate in denari per lo giusto prezzo da valutarsi.

20. Tutti i redditi feudali in denaro, o in generi, che si contribuiscono per le tenasie, qualunque ne sia l’origine, dai possessori dei fondi, saranno conservati, e sottoposti alla stessa facoltà di ricomprarsi in denaro, come nell’articolo precedente.

    Vogliamo, e comandiamo che questa nostra legge si pubblichi colle rituali solennità, non solo ne’ luoghi soliti di questa capitale, ma anche ne’ suoi borghi, casali, e nelle provincie del regno, da Noi sottoscritta, e munita del nostro suggello, e riconosciuta dal nostro Ministro di giustizia, vista dal nostro Vice-Protonotario, e da lui vista autenticata dal segretario della nostra real camera di Santa Chiara.

                                                                                                                                                              Firmato, GIUSEPPE

                                                                                                                                              MICHELANGELO CIANCIULLI.

Vidit CARAVITA Prases S.R.C.

Et Vice-protonotarius

Pubblicata a’ 4 agosto 1806. 

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

Intendenza S. I cat. 27 b. 4813 a

“[…] Giuseppe Napoleone per la Dio Gr[azi]a Rè

D. Luigi de Marchesi Tomassetti Maceroni Gov.[ernato]re Caporip.[ar]to

Interino di q:[est]a Città di Celano

Per eseguire un’importantis.[sim]o affare addossatomi dal Sig.[no]r Inendente di q:[uest]a Prov.[inci]a mi necessita Risapere quali siano li Benenstanti probbi, ed onesti, e che non hanno Relaz.[ion]e coi Briganti della terra di Collarmele. Chepperò col p[rese]nte ordiniamo a Mag.[nifi]ci Ammi.[nistrato]ri d[el]la med.[esim]a, che subito in dorso del p[rese]nte ord.[in]e debbano certificare sotto la loro più stretta Responsabilità, quali siano i sudd.[ett]i Benestanti probbi, ed onesti di d.[ett]a Comune di Collarmele. Si guardino del contrario, se non vogliono esserne Risponsabili presso il sud.[dett]o Sig.[no]r Intendente.

Dato in Celano li 9 8[otto]bre 1806

                                                   Tomassetti Governatore

Collarmele 

Mag:[nifi]ci Amm.[inistrato]ri dell’Uni[versi]tà

I.M. Cardilli Mastrod.[atti]

Ord.[in]e c.[om]e s.[opr]a “

(nel retro , sopra a destra si legge: “ Collarmele” e più sotto a sinistra è così riportato: “ Gius.[epp]e Napoleone per la Dio Gr[azi]a Rè/I Mag.[nifi]ci Sindaci del Retro[scri]tto luogo/paghino subito al p[rese]nte Corriere(/ll suo giusto pedatico. E così.” n.d.r.)

“ Uni[vers]ità, e Regimento della Terra del Colle Armele

In Esecuzione del retroscritto venerato ord.[in]e Da noi So[ttoscri]tti, e Croce Signata attuali Sindaci si fa vera, ed indobitata Fede con animo di rattificarla quatenus opus  Qualmente li Benestanti probbi, ed onesti di q[ue]sta nostra Patria sono li qui sotto notati.

Il Sig.[no]r D.[otto]r Fisico D.[on] Saverio Ricci= Filippo Angelucci=Il Mag.[nifi]co Franc.[ces]co Marinacci= Il Sig.[no]r D.[o]n Gio:[van]Batt[ist]a Alesandri= Fran.[ces]co di Pietrantonio Ciaglia= Fran[ces]co di Giuglino(sic) Ranalli= Felice Antidormi= Giacinto Ciaglia, questi due ultimi sono attuali Sindaci. Onde in adempimento di tal venerato ord.[in]e siamo ancora à  certificare che li d.[ett]i annotati non anno relazione alcuna con Brigandi; E per la verità di ciò abbiamo dato ord.[in]e al nostro Ordinario Can[cel]l[ier]e che formasse la presente Fede sotto scritta, e Croce Signata di nostra propria mano, e roborata col popular Sugello di cotesta Uni[versi]tà in fede  Colle Armele li 10 8[otto]bre 1806

Io Giacinto Ciaglia sindico

+ Segno di Croce di Silvestro Antidormi Sindaco Ill:[itera]to

Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis Ord.[ina]rio Can[cel]l[ier]e d’ord.[in]e scripsi ( al margine sinistro vi è impresso l’ovale sigillo dell’Univesità.  n.d.r.)”

“ Giuseppe Napoleone per la Dio  Gr[azi]a Rè

D. Luigi Tomassetti Maceroni Gov.[vernato]re Caporip.[ar]to di Celano

Per disimpegno di un’urgetiss.[im]o affare addossatomi dal Sig.[no]r Intendente di questa Prov.[inci]a mi necessitano le Persone qui so[ttoscri]tte della terra di Collarmele. Chepperciò ordiniamo alle med.[esi]me di conferirsi personalm[en]te avanti di Noi in q:[uest]a Res:[idenz]a per il giorno di domani ad ore quattordici. Si guardino del contrario sotto la loro più stretta Responsabilità presso il sud.[dett]o Sig:[no]r Intendente. E così dato in Celano li dodici Ottobre 1806  Tomassetti Governatore

Collarmele

R[evere]ndo Parroco

Mag.[nifi]ci Amm.[inistrato]ri dell’Uni[versi]tà

D.[otto]r Fis.[ic]o D.[on] Saverio Ricci

Mag.[nifi]co Fran.[ces]co Marinacci

D.[on] Gianfran.[ces]co Alesandri

D.[on] Gio:[van]Batt[ist]a Alesandri

Fran.[ces]co di Pietrant.[oni]o Ciaglia

Fran.[ces]co di Giustino Ranalli

Felice Antidormi

Giacinto Ciaglia.

                                                                                                      Cardilli Mastrod.[at]ti

Ord.[in]e c.[om]e s.[opr]a

(nel retro si legge: “ Colle Armele li 12 8[otto]bre 1806/Riferisce il qui Sotto Croce Signata Michele Clementucci publico Balivo di d.[ett]a Terra aver Citati tutti li retroscritti nomi parte in persona, e parte in Casa in fede/+ Segno di Croce del soprad.[ett]o Balivo Ill:[etterat]o q[ua]le riferisce come sopra/= Dom.[eni]co Ant.[oni]o d’Andreis d’ord.[in]e scripsi “ n.d.a.) “

“ Giuseppe Napoleone per la Gr[azi]a di Dio Rè di

Napoli, e di Sicilia, Principe Francese

Grande Elettore dell’Impero

In esecuz:[io]ne degl’ord:[in]i dell’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Intendente di questa Provincia in data de ventisette del prossimo passato Settembre si sono avanti di noi Gov.[ernato]re e Caporiparto di questa Città, preced.[en]te ord.[in]e Speditogli, congregati il R[everen]do Parroco della T[er]ra di Collearmele D. Aurelio Alessandri, gl’Amm.[inistrato]ri della med.[esim]a Giacinto Ciaglia, e Silvestro Antidormi, ed i Principali onesti benestanti della stessa Com[m]une del Colle, affine di dichiarare affirmativam.[en]te Su tutti gl’articoli proposti da d.[ett]o Sig.[no]r Intendente.

Sul p.[rim]o Articolo, se nella loro Patria del Colle Armele vi siano stati, o nò Insorgenti, hanno risposto, e dichiarato non esservene Stato alcuno.

Sul 2° Articolo, se essendoci Stati Briganti, qual sia il di loro nome, e Cognome, quale il Capo ed in che tempo siano insorti, e se attulam.[en]te si siano ritirati alla Patria, o siano tuttavia in Campagna, aderendo alla risposta del p.[rim]o Articolo hanno risposto, e dichiarato non esservi Stata alcuna insorgenza in d.[ett]a loro Patria, e di essersi Sempre vissuto con tutta tranquillità.

Sul 3° Articolo, se nella Co[m]nune del Collearmele ci siano penetrate le Masse, e se queste abbiano Cagionato dei danni al Publico, o a ciascun de Privati, hanno risposto e dichiarato, che nel giorno Sedici del prossimo scorso mese di settembre circa le ore ventidue passò per quella Co[m]mune la Massa dei Briganti, Cu[m]mandata da Ermenegildo Piccioli, proveniente dalla parte di Gagliano. Questa si accampò fuori le mura dell’abitato, e pochi n’entrorno dentro il Paese, e fecero emanare gli banni, che tutti avessero esibito le armi, e che si fussero uniti gli Cittadini con loro; ma non gli fù data retta, ed indi, a poco tempo partirono per la parte di Ajelli, non avendo fatto alcun danno ai Particolari, ma solam.[en]te presero dall’Uni[versi]tà un Barile di vino.

Sul 4° Articolo, se nella loro Patria del Collearmele qual sia la meta de Cittadini attualm.[en]te assenti, e qual Sia la Causa della loro assenza, hanno risposto, e dichiarato, che in d.[ett]a Loro Patria tutti i Cittadini sono presenti, e niuno manca dalla prop.[ri]a Co[m]mune, eccettuatene pochi, che fin da jeri partirono p[er] lo Stato Pontificio al lavoro.

Dato in Celano li 13 8bre 1806

D[on] Aurelio Alessandri Prevosto

+ Segno di Croce di Silvestro Antidormi Sindaco Ill.[ettera]to

Gianfran:[ces]co Alessandri

Giamb[atti]sta Alessandri

D.[otto]r Fis.[i]co Saverio Ricci

+ Segno di Croce di Fran.[ces ]co Marinacci ill.[ettera]to

Io Felice Antidormi

+ Segno di Croce di Filippo Angelucci ill.[ettera]to

+Segno di croce di Fran.[ces]co di Pietrant.[oni]o Ciaglia ill.[era]to

+ Segno di Croce di Fran.[ces]co di Giustino Ranalli ill[ettera]to

                                                                                                            Tomassetti Governatore

( al margine sinistro vi è impresso l’ovale sigillo dell’università di Collarmele n.d.r.) “.

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

Int, S.I. Cat. 267, b 4815 C

” Pescina ….Agosto 1807/Il Reg.[i]o Gov.[ernato]re di Pescina/A S.[ua] E.[ccellenza]/Il Sig.[no]r Intend.[ent]e Gen[era]le della Prov.[inci]a di Aquila/La Mattina a buon ora è venuto da me il Sindaco di Colle Armele/per passarmi a notizia, che jeri Sera giorno de 27 dell’And.[ant]e Mese/di Agosto alle ore tre della notte, si portò all’improvviso in quel/Comune una Comitiva di c.[irc]a quaranta Assassini tutti a Cavallo, e trà questi eravi Gius.[epp]e del Monaco, e Giovinotti d’Ovindoli: Fù esso/Sindaco obligato a Somministrarli de viveri, e dell’Orzo per li ca=/valli. Tal Comitiva non Commise eccessi, e Subito se ne partì, pren-/dendo la volta della Strada del Cenciatojo, che conduce a forca Caruso./Tal notizia hò partecipato al Tenente di Gentarmeria resid.[ent]e in Cela-/no, ed al Sottintendente di Solmona:Hò fatto Sentire al Comandan-/te di questa Civica di tener pronti in armi un buon num.[er]o di/Civici per esser a portata di accorrere, ove il bisogno Lo Riche-/de, o almeno esser sul difensivo. Tanto ho stimato mio dovere/rassegnare a V.[ostr]a Ecc.[ellenz]a, affinche possa dare quelle più energiche/disposiz.[io]ni che creda opportune. Mi esibisco qui pronto a’ Venerati/comandi di V.[ostr]a Ecc.[ellenz]a, e con tutta la dovuta Stima, e dovuto Rispet-/to sono/Giuseppe Russo”.

VERTENZA

CERCHIO-COLLARMELE

PARERE

Gennaro Manna

A Q U I L A

TIP. SOCIALE DI A. ELISEO

1894

( pp. I-XV)

ALLEGATO II.

Domanda di Collarmele per separarsi da Pescina

ECCELLENZA

                      Signore

    Li sottoscritti, e Croce segnati Naturali della Comune di Colle Armele nel Distretto di Pescina tanto in Nome proprio, che dell’intiera Popolazione umilmente espongono a V.[ostra] E.[ccellenza], come negli atti dell’Intendenza N. 3 pagina 23 N. 12: si è benignata far palese le disposizioni di S.[ua] E.[ccellenza] il Signor Ministro dell’Interno sulla riunione delle Comuni colle Centrali in modo, che le Comuni riunite non obbligano più Cancelliere, nè Cassiere, nè godano del Bullettino delle Leggi, ed altro, come la Centrale. Quindi è che i Supplicanti nell’atto istesso, che venerano le Sovrane disposzioni; si vedono nella necessità di esporle le gravezze, ed i danni, che ne risentono, lungi dal riceverne quel utile, che l’animo pietoso del Sovrano (D.[io] G.[uardi]) si ripromette impegnato apportarle.Di fatti da che la Comune di Colle Armele fù riunita alla Centrale di Pescina, non ne hà sofferti che danni notabili.Ricevè il primo torto col minoraglisi il numero de Decurioni. Gli si destinò un sol Decurione, sotto il falso supposto di esser composta detta Comune di sole 187 anime, quando che giugne a circa Anime novecento; Giusta l’art.°. Dalla legge doveva avere trè Decurioni. Sin d’allora se ne dolse col Signor Sottindente; ed Intendente, ai quali si rassegnarono le liti, e discordie, che trà questa Comune con quella di Pescina erano state sempre accese per i territorj promiscui, e per le confinazioni; si dimostrarono le giuste ragioni, che rendono incomportabile la riunione tra i due Comuni dal loro origine discorde, e quasi nemiche per lo che il volerle riunire era lo stesso, che riaccendere il malcontento, le discordie, e i cimenti. Se ne vidde persuaso il Sig. Intendente coll’ispezione oculare; ne promise l’emenda; ma poi distolto da altre cure, non ne realizzò le promesse. Intanto i Nautrali di Colle Armele giornalmente ne risentono de Serj danni. I terreni promiscui vengono assorbiti dalla Centrale. I confini fin ora sostenuti sono impunemente violati. Le Fondiarie si vedono gravate in amendue le Comuni. I diritti Civici vengono assorbiti dalla più forte. Le riunioni del Decurionato sono sempre in pregiudizio della Comune riunita, di cui non si sente la voce. Mancava solo ora che la Centrale avesse il maneggio delle poche rendite, per assoggettarle alla maggiore delle disgrazie? E’ proprio del più forte d’incojare il più debole. In oltre come mai potrà reggere una Comune esposta al passo continuato delle Truppe senz’avere un Cassiere, che al momento provvegga al bisognevole per la medesima. Prima che l’Eletto precorra in Pescina per le occorrenze della Comune, gli affari comunali andranno, che nell’Inverno le Comunicazioni colla Centrale di Pescina sono precluse dai fanchi, ed alle nevj; e nella Stagione estiva sono più nojose ed incomode per la polvere, e pel caldo. Questi, e tanti altri danni, che per non infastidire V.[ostra] E.[ccellenza] si tacciano, dannno un giusto motivo ai Supplicanti di reclamare a V.[ostra] E.[ccellenza], ed a S.[ua] M.[aestà] (D.[io] G.[uardi]) per la detta riunione alla centrale di Pescina. La sua incorrotta Giustizia, e l’animo pietoso del Sovrano non potrà permettere, che parte dei suoi sudditi non godono gli stessi privilegi, e vantaggi, che godono quei delle Centrali. Se le Comuni riunite pagano eguali dazj alle Centrali, giusto è, che godono egualmente le beneficenze del Sovrano sotto la stessa Legge. Il sottoporle alle Centrali è lo stesso che privarle di tutti quei diritti, e privileggi, che hàn sempre goduto fin’ora; è un renderle schiave, e soggette ad opposizioni, che  inevitabilmente dee soffrire il più debole del più forte. L’evidenza, e la costante esperienza se ne persuade. Quindi è che i Supplicanti in nome della intiera Popolazione ricorrono a V.[ostra] E.[ccellenza] ed umilmente esponendo tutto ciò, la Suppliccano incaricarsene, col far presente a S.[ua] E.[ccellenza] il Ministro dell’Interno, affinche si compiaccia rivocare tale ordine di riunione tra la Comune di Pescina con questa di Colle Armele tanto nociva alla medesima, potendo più tosto riunirsi con altre Comuni Convicini di eguale numero, come sono Cerchio, ed Ajelli, quando non voglia concederglisi la grazia di lasciarsi sola nello stato in cio è stato per l’innanzi, come implorano, e lo avranno a Grazia ecc.

Seguono otto croci e sette firme.

A margine della domanda s legge:

Scrivere al Giudice di pace di Pescina acciocche impieghi la sua influenza per far comprendere ai naturali di Collearmele che non saranno ingoiate le rendite dovendo avere un budgèt in rubrica separata; f.f. e che nel giro che farò nella provincia gli darò que’ Decurioni che gli competano e concilierò i loro interessi i quali anzi che soffrirne detrimento con nuovo ordine di cose ne proveranno vantaggio.

f.f. 12 febbraio 1810 (1).

L’Intendente poi scriveva:

Informare il Ministro di quel che si è operato per conciliare questo Comune col Centrale di Pescina; da’ segnatarj stessi si desume non esservi persone capaci di amministrare, perciò non istimo che possa dividersi da Pescina. – Al soprappiù quando farò il giro della provincia potrò meglio esaminare e riferire lo che convenghi. (1)

_____

  1. La domanda fu inoltrata al Ministro, il quale in data 10 marzo 1810 N. 32 scrisse all’Intendente di metterla in relazione colla Legge 8 dicembre 1806 e di riferire.
  2. Archiv. Provinciale di Aquila – Serie 1°. Vol. 4702

ALLEGATI I.

Lettera dell’Eletto di Cerchio che annuisce alla

Riunione di Cerchio e Collarmele.

Cerchio lì 16 Maggio 1810.

4.a divisione

      L’Eletto del suddetto Comune

  1. S.[ua]  E.[ccellenza]

Sig.[nor] Intendente della Provincia di

                                                     Aquila

        SIGNOR INTENDENTE

    In data de 14 stante mi perviene un suo pregiatissimo foglio con cui è d’avviso, che il Comune di Colle Armele, amando di disunirsi col Comune di Pescina, ha domandato volersi unire con questo Comune, il quale resterebbe centrale formando un sol Comune; per cui V.[ostra] E.[ccellenza] mi ha incaricato dirle per mezzo dell’espresso se convenga alle circostanze di questo Comune tale riunione. 

In adempimento de sudetti venerati comandi ho l’onore di far presente a V.[ostra] E.[ccellenza], che questa Popolazione mal contenta di essere riunita con Celano per varj oggetti considerevoli, che danno delle continue inquietezze, è già ricorsa al Real Trono domandando la disunione con Celano; per cui la medesima in sentire la condiscendenza di V.[ostra] E.[ccellenza] non fa altro, che ringraziarla, e rimane anelando di sentirsi dissunita dalla suddetta centrale di Celano; convenendogli benissimo di accettare, che la Comune di Colle Armele venchi riunita con questa di Cerchio per essere territorio promisquo; e perche anche negli antichi tempi, come ravvisasi da varj monumenti antichi fù la Comune di Colle Armele, ed Ajelli riunita con Cerchio.

    In discarico di mio dovere posto tutto all’intelligenza di V.[ostra] E.[ccellenza], e con ogni rispetto e venerazione prendo da ciò l’occasione di Salutarla.

                                                                 VINCENZO CAROSONE ELETTO. (1)

1) Archivio Provinciale Aquila. Serie 1.a Vol. 4702. Sulla rettifica de’ Circondari e de’ Comuni. “

ALLEGATO III

Convenzione tra Cerchio e Collarmele

dell’11 Giugno 1808.

Convenzione che si fa dal Dottor Don Domenico d’Alessandri attuale sindaco di Collarmele

col Magnifico Dottor fisico Don Francescantonio Ciaglia [sindaco n.d.r.l] del Comune di Cerchio, mediante le facoltà aute dai rispettivi Decurionati sulla linea provvisoria di Demarcazione per la legge fondiaria dell’una e dell’altra comune, nel modo che siegue. Sia col nome di Dio amen. Oggi li undici Giugno 1808, inditione undecima. Atto in Cerchio propriamente nella casa palazziata del signor Don Vincenzo ( è Vincenzo d’Amore Milanetti n.d.r. ) e fratelli d’Amore, giusta i suoi confini. Noi in questo dì ed anno comse sopra. Personalmente costituiti alla presenza nostra il Dottor di legge Don Domenico d’Alessandri, attuale sindaco del Comune di Collarmele di passaggio in questo ecc., quale interviene a questo atto in nome, e parte di detto Comune suo principale in virtù di//facoltà di quel Decurionato giusta la seduta sotto il dì……(sic) giugno di questo corrente anno ecc., per se e suoi Sindaci successori da una parte, e dall’altra IlDottor Fisico Don Francescantonio Ciaglia attuale sindaco del comune di Cerchio, agente, ed interveniente parimenti alle cose infrascritte per se, e suoi Sindaci successori, ed in vigore delle facoltà di questo Decurionato, giusta la seduta tenuta il dì 10 giugno di questo corrente anno, ecc., a cui ecc. Anno essi parti graziosamente asserito, che per eseguirsi il Real Decreto degli otto novembre 1806 sul nuovo sistema Fondiario era d’uopo stabilirsi una linea prpovvisoria di demarcazione, la quale servisse di norma a potersi stabilire quali proprietà cader dovessero nella sezione di Collarmele distinte e separate dalle proprietà che cader dovevano nelle Sezioni di Cerchio; e perchè tanto l’università di Collarmele, che quella di Cerchio nel formare i rispettivi processi verbali di tali sezioni per mezzo del loro Controloro, e Commissari Ripartitori non sono caminati d’accordo, ma ognuno ha regolata loa linea detta, secondo ha creduto, è avvenuto nello sviluppo delle operazioni un numero grande di proprietà si è trovata duplicata, perchè//poste nelle Sezioni della Fondiaria di cerchio, ed alle sezioni della Fondiaria di Collearmele in grave danno, e pregiudizio, tanto dei proprietari di siffatte duplicazioni, che dei Comuni stessi per le Soprane disposizioni. E proseguendo tali loro assertive ànno inoltre asserito di essere tenute più sessioni, per parte dell’una, e dell’altra Comune senza siasi potuto adottare un sistema per evitare un tanto male, ed esservi stati più riscossi avanti legittimi Superiori per trovare dei mezzi conducenti alla bramata fine. Più accessi personali dei rispettivi Controlori innanzi al Signor Intendente della Provincia,e Signori Ispettori, ed in nulla essersi potuto convenire, perlocchè Esse Signore parti, volendo dar riparo alle duplicazioni di proprietà descritte son venute sponteneamente, e non per foza, o dolo alcuno a stipulare fra esse la segunete concordia e convenzione nel modo ecc. 1°. Che in qualunque situazione questa linea provvisoria venghi tirata e stabilita fra il territorio dell’una e dell’altra comune, la medesima non s’intenda ad altro oggetto formata, che per la sola legge Fondiaria, senza punto e poco alterarsi li diritti civici dell’una comune e dell’altra.//2°. Che la promiscuità de’ territori di cerchio e Collarmele restar debba nello stesso pi9ede, e coi stessi dritti che si è per lo innanzi considerata, e rispettivamente goduto, e coi stessi dritti che si è per lo innanzi considerata, e rispettivamente goduto, senza venirsi in minima parte a pregiudicare dalla linea provvisoria di demarcazione, che per la sola legge Fondiaria, e per evitare gli inconvenienti delle duplicazioni si è venuto amichevolmente a fissare, e stabilire. 3°. Essere spressa volontà delle parti contraenti di non solo volersi recare minimo pregiudizio ne’ rispettivi dritti territoriali, ma nè tampoco curarsi menomo danno o interesse, per cui si conviene per condizioni espressa che, esclusa la sola fondiaria ogni altra imposizione che gravitar potesse sull’intero quantitativo del territorio, e che a causa della linea provvisoria amichevolemente fissata venisse per parte dell’una e dell’altra Comune a diminuirsi, in tale caso ogni ripartizione d’imposta debba ripartirsi non colla legge fondiaria, ma colle oncie de’ rispettivi catasti, secondo la quantità e le possidenze, che nei Catasti di cerchio e di Collarmele sono descritte, perchè così e non altrimenti.//4°. Li dritti rispettivi sulla montagna ugualmente si conviene di rimanere nè punto nè fatto alterati. 5°. Di essersi per linea di demarcazione Provvisoria riconosciuta, e dalle parti accettata, la strada detta delle Ficurelle, che dal fiume della Fara, nel punto che imbocca al Morrone, conducendo allo stradone di Luna, li fondi a mezzogiorno ed occidente sotto la strada si annotino a Cerchio, e li fondi sopra detta strada ad oriente si annotino a Collearmele. dal detto punto dello stradone camminando verso al Colle (Collearmele n.d.r.) suddetto al punto delle strade che da Pescina conduce alla stanca di Celano fino alla strada che interseca detta di S. Stefano, li territori, a mezzogiorno sotto la strada a Cerchio, quei sopra la stessa strada ad Oriente al Colle (Collamele n.d.r.). La nominata strada di S. Stefano, ove và ad unirsi il fosso di S. Stefano, seguendo la traccia del Fosso, sino al Ponte detto di Ponte, e continuando il fosso sino al Ponticello di capo di Prata, le proprietà di là del fosso ad oriente al Colle, quelle poi a Ponente a cerchio: da detto punto poi prendendo la strada trta li pioppi del Signor Don Vincenzo d’Amore che imbocca al Fosso che tramezza la Valle del Mancino, e se-//guendo detto fosse Maestro sin dove interseca la Strada, che dal Colle conduce a cerchio, e da questo sin dove va a terminare alla grotta detta di Picazzaro, la mproprietà di la dal fosso a Ponente a Cerchio e la proprietà di qua dal fosso a mezzogiorno a Collarmele. E volendo ad effetto mandare detta loro voncenzione, e concordia, quindi è che oggi di suddetto essi attuali Sindaci D.[on] Domenico d’Alessandri e D.[on] Francescantonio Ciaglia, per loro stessi e Sindaci successori, in virtù delle facoltà avute dai rispettivi Decurionati, dichiarano che la presente convenzione, che altre oggetto non nha che l’indicato di sopra, senza inferire menomo pregiudizio alla Promiscuità, e rispettivi dritti dei Comuni di Cerchio e Collarmele, resti in ogni futuro tempo valida validissima sù quanto si è di sopra convenuto, e concordato, ed abbia ad avere il dovuto  effetto tam in iudicio quam extra, perchè così e non altrimenti. Promettendo esse parti avere l’espreswsate cose sempre per rate, grate e ferme, ed il contrario non fare per qualsiasi Causa, e per l’integrale osservanza delle cose predette avere obbligato loro stessi, eredi e successori ecc., beni rispettivi ecc. colla penale del//doppio ecc., da aplicarsi la metà al Regio fisco ecc., colla clausola del costituto precario pacto capiendi ubique ecc., e così ànno rinunciato, e rispettivamente giurato, toccate le lettere ecc. Noi ecc. questo dì ed anno come sopra ecc. Lode a Dio sempre ecc. Domenico d’Alessandri di Collearmele convengo e stabilisco quanto sopra Francescantonio Ciaglia convengo e stabilisco quanto sopra. Io Francesco d’Ancona di Collarmele testimonio richiesto conosco D.[on] Domenico d’Alessandri e D.[on] Francescantonio Ciaglia contraenti, quali han promesso e firmato di lor mano in ia presenza. Io Vincenzo di Marco d’Amore di cerchio test.[imonio] richiesto conosco D.[on] Domenico d’Alessandri, e D.[on] Francescantonio Ciaglia Sindaci contraenti, hanno firmato di loro mano in mia presenza. Io Ferdinando Continenza di cerchio regio Giudice a contratti conosco Don Domenico d’Alessandri e D.[on] Francescantonio Ciaglia quali ànno firmato in mia presenza. Io Regio Notaro Vincenzo Angelitti di Aielli richiesto ho rogato il presente pubblico atto, e conosco li suddetti contraenti D.[on] Domenico d’Alessandri e D.[on] Francescan-//tonio Ciaglia Sindaci quali hanno firmato di loro mano in mia presenza ed in fede ecc.(1)

1) Archivio comunale di Cerchio- Serie 1a Categ. 12 – Copia autentica rilasciata dal Notar Giuseppe Angelitti di Aielli il 28 aprile 1885.”.

ELENCO DEI SINDACI DEL COMUNE DI COLLARMELE

1808-1865

1808 : Domenico d’Alesandri

1809 : Il comune di Collarmele è riunito con il comune di Pescina

1810 : Il comune di Collarmele è riunito con il comune di Pescina

1811: Domenico d’Alesandri è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio

1812: Domenico d’Alesandri è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio

1813: Saverio Ricci è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio

1814: Saverio Ricci è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio

1815: Saverio Ricci è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio

1816: Francesco Ricci è sindaco dei riuniti comuni di Collarmele e Cerchio fino al 9 gennaio 1816.

1816: Francesco Ricci

1817: Francesco Ricci 

1818: Michele d’Alesandri 

1819: Michele d’Alesandri 

1820: Domenico d’Alesandri 

1821: Domenico d’Alesandri 

1822: Francesco Mostacci

1823: Francesco Mostacci

1824: Francesco Mostacci

1825: Filippo d’Andreis

1826: Filippo d’Andreis

1827: Filippo d’Andreis

1828: Giuseppe Marinacci

1829: Giuseppe Marinacci

1830: Giuseppe Marinacci

1831: Giuseppe Marinacci

1832: Venanzio Ciaglia

1833: Venanzio Ciaglia

1834: Luigi Marinacci

1835: Lugi Marinacci

1836: Luigi Marinacci

1837: Luigi Marinacci

1838: Luigi Marinacci

1839: Luigi Marinacci

1840: Gio:Pietro Angelucci

1841:Gio:Pietro Angelucci

1842:Gio:Pietro Angelucci

1843:Gio:Pietro Angelucci

1844:Gio:Pietro Angelucci

1845:Gio:Pietro Angelucci

1846: Venanzio Ciaglia

1847: Venanzio Ciaglia

1848: Venanzio Ciaglia

1849:

1850:

1851: Giuseppe Aquila

1852: Gio:Pietro Angelucci

1853: Gio:Pietro Angelucci

1854: Gio:Pietro Angelucci

1855: Gio:Pietro Angelucci

1856: Tommaso Ranalli

1857: Tommaso Ranalli

1858: Gio:Pietro Angelucci

1859: Gio:Pietro Angelucci

1860: Gio:Pietro Angelucci

1861: Arcangelo Ciaglia

1862: Arcangelo Ciaglia

1863: Arcangelo Ciaglia

1864: Arcangelo Ciaglia

1865: Arcangelo Ciaglia

SPIGOLATURE COLLARMELESI

NOTIZIE UTILI PER LA STORIA DI COLLARMELE

ARCHIVIO PRIVATO

” RELAZIONE GALLARANO 1718 – 1723 “

     Dalla fotocopia  ( purtroppo mutila ) dell’importante documento noto come ” Relazione Gallaraino” (1) gentilmente inviatami nel 2003 (2) dall’amica  ricercatrice antropologa Adriana Gandolfi, ho tratto, pensando di fare cosa utile, le seguenti sparse pagine relative al paese di Collarmele. Il collezionista privato che possiede la rarissima copia ottocentesca della citata “Relazione” ( recante la data del 26 Giugno 1847 ) inviò, non in modo integrale, le fotocopie del citato manoscritto che qui, in mancanza d’altro, ho preferito comunque, in quanto è inedita, di riproporla al gentile lettore:

” I.M.I. 26 Giug.[n]o 184771723  cas.a 8 fol. 3/Tedeschi/Relazione ed apprezzo dello Stato di Celano colle sue/Otto terre/

[…]Della terra di Coll’Armele/la pred.[ett]a Terra di Coll’armele è parim.[en]te membro del gran Stato di/Celano compresa nelli confini generali e dista da d.[ett]a Capitale/Terra di Celano p[er] miglia 4. dalla città dell’Aquila dove ri=/siede la R.[egi]a Udienza Prov[incia]le p[er] miglia 20; dalla Città di Chieti/dove residede l’altra Reg.[i]a Aud.[ienz]a Prov[incia]le dell’Abruzzo Citra p[er] mi-/glia 30 della Città di Solmona p[er] miglia 12 dalla grande Terra/di Scanno; p[er] altre miglia 12 dalla Città di Pescina Capo della Ba-/ronia p[er] miglia 2, dal Lago Fucino p[er] miglia 2, e dalla Città/di Roma p[er] miglia 60, la distanza di questa Capitale Città/di Napoli s’hà collo Stato, della terra di Celano, ed in quanto alle strade p[er] tutto si può andare in Calesse, e p[er] dentro il Terr.[ito]rio di Coll’Armele/vi passa il Tratturo Reg.[i]o, che è di passi 60, che piglia da sotto Paterno, e/cala in Puglia./Stà edificata la pred.[ett]a Terra s.[opr]a d’un piccolo, et ameno Colle, d’onde/à sortito il nome d’Ameno e corrottamente si dice Armele, e/stà circondato da muro in parte caduti, e con due porte vi ci/aveva l’ingresso, una verso ponente detta Portanova, e l’altra verso mezzogiorno denom.[ina]ta Portavecchia ma p[er] essere/il muro circondato rotto, da più parti si hà l’adito./Le Case, che compomngono d:[ett]a Terra sono di fabrica di pietra vi-/va, consistenti alcune in basso, e p.[rim]o app.[artamen]to altre in due app.[artamen]ti, et altri/in trè tutte coverte a tetti con canai di buno’ordine di fabirca, et in/essa Terra vi sono più case di qualche speciosità, e frà l’altro la Ca-/sa del medico Trombetta di Pescina, oltre il Rev.[eren]do Preposito che/fa l’ufficio di Curato, altra delli fratelli d’Alessandro, e poi vi sono/alcune case più mediocri//con quantità di alberi fruttiferi, mela, pera, amandole, ed altri/frutti a riserba d’olive, fico che non ci allignano p[er] lo freddo, e da  d.[ett]o. tanto/se n’hanno quantità de’ grani, vini, legumi, e di altre cose, che si diranno appresso./Gl’uomini della pred.[ett]a Terra godono anche il benef.[ici]o delle montagne delle […]/le vicine sono senza boschi e rase d’alberi, e buone per pascoli, ed anche la/parte p[er] seminarci, mà p[er] li legnami da fuoco l’inverno, e la està si van-/no a provvedere nell’altre montagne dello Stato non più distante di/miglia 6, ne meno di trè, e dissero non pagarne fida, e fra d.[ett]e montagne/vi sono terreni seminatorj vicino la montagna, dove si dice Cilaet/le montagne pred.[ett]e sono abbondanti di pernici, e starne ed altri uc[elli]/ed anno abbondanti di lepri, e Volpi come sono anche nelli piani con/quantità di quaglie ne’ suoi tempi./La pred.[ett]a Un[iversi]tà di Coll’Armele ha certificato nella fede fatta, e prodotta negli/atti fol.[io] 5 del proc.[esso] di Coll’Armele che il Territorio di q.[uest]a terra confina colli/territorii di Carrito, Castelvecchio, Gagliano, Ossicinaro ( è l’odierna Secinaro n.d.r.), Rovere, Ovindoli, e/l’/Uni[versi]tà ha il jus di legnare, pascere, e far calcare, e che ha promi-/scuità coll’Uni[versi]tà di Cerchio, e Città di Pescina, in alcuni punti/Sop.[r]a la faccia del luogo p[er] non avere avuti nè dall’Esperti ne dall’Uni[versi]tà/minuta distinz.[ion]e de confini, p[er] ciò con più distinz.[io]ne non registro, e non/intendo apportar pregiudizii a veruno colla pred.[ett]a generalità di punto/di confino p.[er]chè la med.[esim]a Uni[vdersi]tà di Coll’Armele le[….]/Dalli predetti Terr.[ito]rii lemorandini di Coll’Armele se ne raccogliono annualm:[en]te/da c.[irc]a 1000 salme di grano, 200 salme d’orgio, 50 di fave/1000 di mosto, e lo grano più, e meno si è venduto a carlini 20 la Salma/in tempo di raccolta, et a mag.[gi]o e Giu.[gn]o à Carl.[ini] 24 in c.[irc]a, e nell’anni fol:[i]o 6, quali vitto-/vaglie bastono all’Università, e vantaggiano, e fra l’altro di vini, che sono bian-/chi, e p[er] lo più cotti e delle altre cose riesce quantità fuori del terr.[ito]rio/che si smaldisce a Pescina, ad Avezzano, Celano, ed altri luoghi, e le/Chiuse de’ Forastieri che possedono beni in Coll’Armel ne estra[…]//vettovaglie ne loro territorj./Li Abitatori della pred.[ett] a Terra di Collarmele, secondo la fede fattane dal R.[everen]do Pre=/posito Curato prodotto negl’atti dell’apprezzo di Coll’Armele fol:[io] 17 si/legge essere mascoli 233; femmine maritate, e zitelle 224, figliuoli da 7 si-/no a 15 anni mascoli e femine 136, ed infantechini fino di età pueril/159, che in tutto sono 152 ( palese error calami, in realtà facendo la somma il totale della popolazione risulta essere di 752 (3) persone n.d.r.); e p[er] li pesi reali che paga p[er] fochi 111 quan=/to appunto fa l’ultima enumerazione, ma nell’antica fu 200 (4); ma/l’effettivo numero, secondo il num.[er]o delle anime è molto di più delli 111./tra li pred.[ett]i vi è un medico fisico, 3 o 4 persone di civiltà e di commodità,/che hanno un fondo di qualche migliajo di docati vi sono li Preti no-/tati nella Chiesa mag.[gio]re, vi è un m[ast]ro Ferraro, un Fabbircatore un Man-/date, e p[er] lo più degli artisti si avagliano dell’artisti di Pescina, ò di Celano, vi sono bensì due lavoratrici ( levatrici?) d.[e]l Paese, e lo restante de-/gli abitatori vivono colla coltura de’ campi, che fanno ò nelli/pochi terr.[itor]ry proprj ò de’ forastieri, che possedono in Coll’Arme-/le, ed altri vanno fuori terrt.[ori]o a faticare, e nello Stato/della Chiesa, o in Puglia, et in d.[ett]a Terra non vi sono locati di Foggia/poche persone civili vestono di Giamberga, e gl’altri colla Cappa/vestono panni rozzi, che li filano e tessono nel paese e le donne sono di/mediocrità di aspetto, e per lo più vestono di panni di lana colle gonne/cuscite alli corpetti, colle maniche appese, con tovaglie a te-/sta, con qualche guarnim.[en]to di fettuccie di seta, con qual=/che cosarella d’oro e d’argento, et hanno nelle loro case com-/modità di soppellettile, e mobili, e p[er] lo più dormano sopra ma=/terazzi di lana, e poco sopra paglirieci; e sogliono ordina=/riam.[en]te dar di dote alle loro zitelle circa d.[oca]ti trenta di danaro,/tengono poi quasi tutta la casa, e molti di essi hanno terri-/tory proprj et alcuni armento cioè vaccine c.[ic]a 300; percore[…]”.

Note

1)  Il regio tavolario Donato Gallarano nella sua ponderosa opera composta da ben ‘300’ carte annotò tutto ciò che valeva di essere apprezzato, di ogni centro facente aprte della contea di Celano: Celano, Aielli, Cerchio, Collarmele, S. Potito, S. Jona, Ovindoli e Rovere e della baronia di Pescina: Pescina, Venere, San Benedetto dei Marsi, Speronasino, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Aschi e Feudo di Vico, S. Sebastiano e Cocullo. Questi, per ordine del Sacro Regio Consiglio, in quanto era sorta una violenta disputa fra le nobili famiglie dei savelli e degli Sforsa-Cesarini circa l’ertedità dello Stato di Celano e Baronia di Pescina fu inviato affinchè, come tecnico super partes, valutasse ed apprezzasse i beni che singolarmente ogni Università (Comune) possedeva. Nel 1731 la Suprema Corte di Napoli pose fine alla lunga contesa durata molti decenni fra Gasetano Sforza Bovadellia, Giuliano Colonna e Caterina Giustiniani concedendo il feudo, quali eredi legittimi, afli Sforza Bovadilla. Con lettera inviatami il 29.3.1988, a seguito di una mia richiesta, dal responsabile del Grande Archivio di Stato di Napoli, mi comunicava che nell’anno 1943 l’intero fondo archivistico della ” Commissione Feudale” andò distrutto in seguito ad eventi bellici ( bombardamento aereo) e che al numero d’inventario 698 vi era il succitato documento così contrassegnato. ” Relazione ed apprezzamento dello Stato di Celano e Baronia di Pescina, e terre annesse e detti Stato e Baronia, formato dal regio tavolario del sacro Regio Consiglio D.[on] Donato Gallarano coll’intervento del regio Consigliere D.[on] Carlo Carmignano nell’anno 1718, di carte scritte n.[umer]ro trecento”. Una grave perdita per la storia della Marsica del primo ventennio del ‘700. Come abbiamo accennato però, grazie all’amica Adriana Gandolfi, sappiamo con sicurezza che un collezionista abruzzese conserva una copia ottocentesca, da me vista, di tale importante “Relazione” formata da 396 fogli e recante la su accennata intitolazione. Non sappiamo da chi e per quale motivo è stato duplicato tale documento forse, sicuramente, servì come atto probatorio per dipanare, in qualche causa fra comuni o enti amministrativi, la legittimità territoriale contesa dalla parti. E’ forse servito anche per le ordinanza emanate per i comuni di Gagliano Aterno, Collarmele e Cerchio nel luglio 1840 e luglio 1849 dove, alle note del relativo Bullettino della Commissione Feudale, appare un certo Federico Tedeschi? Amiconi F.:” Una relazione tecnica nella Marsica del ‘700″, Deputazione Abruzzese di Storia Patria, Annata LXXXI(1991) (CIII) dell’intera collezione), Litografia F.lli Cellamare, Nucleo Industriale di Bazzano, L’Aquila 1993. Manna G.:” Vertenza Cerchio-Collarmele Parere di Gennaro Manna”, Tip. di A. Eliseo, 1894, L’Aquila. Amiconi F.:” Storia di Cerchio nella settecentesca relazione del regio tavolario Donato Gallarano (1718-1723)”, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 10, Anno I, 1998.

2)Testo della lettera: ” Pescara 16.x.03/Caro Fiorenzo,/finalmente ti ho potuto fare le fotocopie del ‘frammento’ del/’prezioso’ manoscritto in mio possesso./Purtroppo, non risulta molto comprensivo/perchè il collezionista che sa sua/volta mi ha fornito le fotocopie/non è stato molto accorto./Comunque tornerò alla carica per/averlo tutto.. non demorderemo!/Buon lavoro/Adriana”.

3) Numerazione esattametne riportata nal “Summario del numero delle Anime di tutto lo stato trovato nel tempo dell’accesso fatto nel 1718[…]Coll’Armele numero 752[…]” della relazione finale composta da 23 fogli elaborata dal medesimo surriportato regio tavolario Donato Gallarano il 30 settembre 1723 e da me integralemtne pubblicata sul Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria dal titolo: ” Una relazione op.cit.”, p.326.

4)La popolazione di Collarmele nel 1625 ammontava a 183 fuochi ( P[aolo] C[artaro], Abruzzl Ultra, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb.[erini] Lat. 4415, f. 10). Quindi a causa della nefasta e mortifera pestilenza accaduta nella Marsica (1656-1657), dove morirono 4080 persone (Archivio della Diocesi dei Marsi, Avezzano, B/57/162) la popolazione di Collarmele diminuì di ben 72 fuochi.

ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI CERCHIO

” Factum, et Jus Pro/Un[iversita]te Castri veteris/a/Un[iversita]tem Collis Armeli (1)

” Nemo contentus Sua Sorte vivit(2)./I Confini prescritti dalla natura, e da humani Superiori alla gente del/Colle Armele distintivi dal territorio dell’Uni[versi]tà di Castel vecchio Subequo, Sì/bene siano div[u]lgatiss:[i]mi acclarati no[n] meno per la ttestimonianza di persone/costituite in età decrepita, quanto per documenti de Laudi, sentenze/anzi notorij per le medesime scritture, istrum:[en]ti e testimony prodotti dal=/la parte cobtraria stessa, tutta via pure vogliono tanto che no[n] più am/pliarsi pregni del maledetto vitio d’una manifesta rapina, come sè/il torre la robba d’altri no[n] fusse contra il settimo precetto del Santo/Decalogo, e tante buone raggioni del Pubblico di castel Vecchio non Solo/Sin hora decantgate per languide, ma si è permesso che restassero sporcam.[en]te/soffoggate per la sola incuria de Cittadini, che con lo spirito, ed attentione dovra/per l’interessi co[m]unali, e della loro Pratia hanno trascurato d’accodire i Loro/Avocati, dentro le angustie di poch’hore, e del tempo estivo, che corre, si coacer/vano le raggioni che seguono./Attento il medesimo istrum:[en]to dell’anno 1617 in cui la parte tutto si fonda, no[n] saprei,/come potesse difficcultarsi, che la falda di Ventrino, che riguarda il Colle Armele sia/distretto, ten[n]imento, e Territorio di Castel Vecchio; E se voglia imprendersi, che si scon/certi il senso della Rubrica di detto istrum:[ent]o sù quelle parole, e tira[n]no verso Valle/Rancia(sic) caminando per la falta di Ventrino, e che perciò non possa intendersi la/falda, che tiene, e mira il Colle, si risponde che tutto L’errore consiste à non haver/per vero che due sono gli locali di Valle Lancia, uno in te[n]nim:[en]to di Gaglia.[n]o, e l’altro di/Castel Vecchio, quando s’intenda, come deve intendersi q[ue]llo di Castel Vecchio il teno=/re della Rubrica camina con buon tuono, e tutte due le falde restano per Castel/Vecchio, ansi si riflettino meglio le parole della pred:[ett]a Rubrica, poiche dicono, e ca=/minanno per la falda di Ventrino tir[r]anno verso Valle Lancia: Hor mi confessi/la gente del Colle, caminanbdosi per la falda, che mira Castel Vecchio, e per q[ue]lli sentieri,/che essi dinotano si tira verso Valle Lancia, ò si calpesta il Locale di valle Langia, sen/za tralasciarsi un palmo di paese? Anzi per peggio tal locale viene à restar per lo=/ro, come se Loro n’ esigessero le collette delli Padronali di quei terreni, ch’è s’esigono dall’Un[iversi]tà di Castel Vecchio, e Gagliano.//S’ha d’havere un altra consideratione, cioè d’attendersi valle Lancia nel princi=/pio verso forca Caruso, e nel fine verso Sirente se si camina per la falda  di/ventrino, che mira il Colle, conforme sempre  sin’ ad oggi si è caminato, il che evi=/dentem.[en]te appare per una via ben battuta fattaci, che ivi si trova, e si tira/come per forza deve tirarsi verso Valle Lancia, che vi è a sboccare ver=/so bocca di Canale, siamo fuora, d’ogni difficultà, e la rubrica resta a da=/re buon senso, ed il terreno di Gagliano resta à man destra in conformi/tà di d:[ett]a  Rubrica./Parme dunq[ue] che non voglia tirarsi verso Valle Langia, mà voglia invadersi/questo Locale ancora, e chi non vede, chi non conosce, che le parole tiranno ver/so Valle Lancia, chi si consideri come si vuole solam:[en]te si sono apposte per restringere/L’Un[iversi]tà di Castel Vecchio verso la parte del Colle acciò non si fosse slargata dalla falda di Ven=/trino, descendendo, mà più tosto fusse venuta salendo, in altra forma si sarebbe com=/preso nell’istrom:[en]to e caminando per la falda di Ventrino, e propriam.[ent]e in Valle Lan/cia, e non si sarebbe detto tiranno verso valle Lancia, q[ua]li parole forzatam:[en]te han-/no da sonare che il camino veniva per linea obliqua. Altro è tirare verso Valle Lan=/cia, altro è caminare per Valle Lancia, quando si dice che si tiri verso Valle Lancia,/non porta per necessità che si calpesti quel locale, ma che solo il camino vada à/corrispondere à q[ue]lla volta, q[ua]ndo per altro tal locale verso sirente nel fin del cami/no per la falda di ventrino viene à calpestarsi, nel che come hò detto siamo fuo/ri di bisogno./Per acclarare più apertam:[en]te che il luoco detto forca ferrata sia destinto, e molto diverso/da quello detto forca Caruso, circoscritto, che la publica voce, e fama tramanda-/taci da nostri Avoli, sotto tali stessi vocaboli c’è gl’hà sempre, ed in ogni tempo deno=/minati, si riflettino ben bene L’ultime parole, che si leggono nella rubrica di d:[ett]o Istru-/mento, in cui si legge: S’arriva à S. Nicola di ferrato, ed al primo monte di S. Ru=/fino, dove è cominciata la prima Rubrica, si legghino le prime parole cioè/incominciando dal p:[rim]o monte di S. Rufino, q[ua]le confina con il Territorio di Carrito, dal/qual monte si tira a forca ferata donde s’entra al Monte di Ventrino./Sicche dunque Forca ferrata no[n] può essere l’istessa, che forca di Caruso, mà è q[ue]lla in cui/si vede una Macerie di pietre, ed il monte di S. Rufino per forza ha da esser q[ue]llo,/che tiene di rimpetto, e non Cucumella, che stà annesso, ed’attaccato con forca di/ca//caruso, la prova  per sè stessa è evidente, perche havendosi per l’ultime parole della/rubrica che perviene à S: Nicola, ed al p.[rim]o monte di S. Rufino donde principia/la p:[rim]a rubrica, ognuno, che sente Sproportione d’organi, e che intende senza confu/sione d’intelletto, confessa che per monte di S. Rufino hà da intendersi un monte/vicino, e non rimotissimo, come quello di Cucumella, poiche quelle parole S’arri=/va à S. Nicola sono apposte per terminbare la rubrica, e poi L’anguentem:[en]te come/se non nL’havesse voluto opporre, ed à Sola maggior chiarezza S’aggiungono al/primo Monte di S. Rufino; E non si acorge oguno che forzosam.[en]te hà da in/tendersi un Monte più vicino? e Se no[n] fusse quello attaccato à forca di Caruso, p[er]=/che non mentionare La Chiesa di S. Rufino, loco più evidente, e che doppò/lungo tratto di paese veniva a restare di mezzo? questo sono riflessioni di poco/prezzo, perche le raggioni di Castel Vecchio sono nate ignude, e sotto pessima costella/tione. Dicono che da Forca Ferrata non s’entra in Ventrino, et io rispondo, che la/rubrica dell’istrum:[en]to non canti che forca Ferrata stia dentro Ventrino, mà che/da questa s’entri in Ventrino; Per entrarvi si necessita dare il passo, quando vo=/gliano darsi le radici al monte di Ventrino, hò osservato, che per entrarvi ba=/sti un passo d’un Zoppo à tutti due i piedi./Si riflettino i Catasti di Castel Vecchio vi si leggono molti, e diversi Terreni descritti, situ=/ati nel monte di Ventrino, il che non si può dire delli Catasti de Colle./Se voglia haversi credenza à processi fabricati, e sentenze late nella Dohana nell’an/no 1673 appresso il Sig.[no]r Presidente Morgano, per la lite tenuta con Marco Gen=/tile di Cocullo per tanti testimony esaminati, concludentem.[en]te, si riconosce/provato, che il monte di Ventrino, Fonte Manusci, Fonte di Ca[n]nela sta[n]no siti/nel Territorio di Castel Vecchio, e sono corpi propry di quel Publico:/Se non vogliono soffocarsi raggioni più evidenti, si potrebbero riflettere dispassiona=/tamente li documenti del laudo datto dal D.[otto]r Dom:[eni]co Sabatino di Pescina che sot/to li 22 Maggio in Anno 1544 condannò molti Particolari del Colle a paga/re alcunje Salme d’orzo à benefitio del Publico di Castel Vecchio per ricognit:[ion]e/del Dominio, perche havevano fatto alcune Calcare al monte Ventrino./Come dunque potrà negarsi à prò de Cittadini di Castel Vecchio la manutentione/nel possesso di d:[ett]o Monte di Ventrino, poiche vi sono tante buone chiarezze,/e le dimostrazioni, che sequono.//La  prima è che più deve fare impressione à chi giudica, e quella che nasce dal/lungo mantinem:[en]to di questa Lite, che non è picciola prova à mostrare il/possesso Ces: de Gram: Decis: 4 n.° 1 de rest: Spoliat: Farinac: Decis: 307 n. 2/in novis: Tom: 1 Decis. 634 n: 4 tom. 2 et iata fuisse decisum per Rota[m]/Romana[m], refert idem Farinac: Decis: 86 tom: 1 in noviss:/La Seconda si causa dalli testimony esaminati da d.[ett]a Dohana; Nam teste/deponentes de possessione opte probant ad’effectum manutentionis Fari/nac: Decis: 673 n. 2- et Licet cent eiusdem/Universitatis, que litem patitur Cyriac. Contr: 522 n. 35, alysq[ue]/Nec opponatur qiod testes predicti fuerunt recepti parte no[n] citata, quia in/iudicio manitentionis Su[m]maryssimo non solum potest Judex fidem testib[us];/prestare, licet prefato modo receptis post Alex:Nevizan: et Fo. et alios Mascard:/Deprob: conclus: 1366 n.9 Farinac. de test. quest. 77 n. 71 Post. de Manten:/Observ: 79 Sub n: 7 sed decretu[m] quoque manutentionis interim interpo=/nere valet, etima parte non citata, set. post. alios idem Post. ibid: n. 14/et etiam nullo ordine iudiciario servato Gayll. Prat. observ Lib 6: 4 observ/7 n. 5/La terza nasce da d.[ett]e sentenze, e Laudo, per le q[ua]le si vede provato il possesso, che n’/haveva tenuto, e teneva d.[ett]a Un[iversi]tà di Castel Vecchio, qua semel probata presumit?/Semper continuata Seraphin: Decis: 107 n. 8/La quarta nasce dalla depositione d’un Vecchione prodotto dalla parte, che no[n] deve/riputarsi di picciol peso, nam dicta à proprys testibus etiam in proprium/preiudicum approbare tenetur producens, Gravet. Cons. 100 n. 51 menoch./Cons. 60 n.28 tom. 1 Milanens. Decis. 4 n. 237 Muct. Decis. 76 n. 1 Dom. Con=/sil: 8 taib. resol. 110 n. 3 Post. innumeratos  quesard: Dissert: 12 n: 26 Post./de Manuten. Decis. 646 n° 39./Hac currenti calamo//Factum, et Jus Pro/un[iversita]te Castri Veteris/a/Un[itat]em Collis Armeli”.

Note

1)  Così è riportato nel retro dell’ultimo foglio del citato documento. Documento  anonimo e senza data.

2) ” Nessuno vive contento della sua sorte”. Allocuzione sicuramente tratta dalle Satire di orazio ( I,1): ” Nemo sua sorte contentus” : Nessuno è mai msoddisfatto della sua condizione.

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

” Carte relative alle manifestazioni/di gioia per la ricorrenza del di/natalizio del sovrano/1811-1812″

4799/97

” Colle Armele 5 Ap[ri]le 1811/Ecc[e]ll[en]za/Il sindaco del sud[dett]o Comune/Al Sig.[no]r Intend.[ent]e della prov.[inci]a (al margine sinistro si legge: ” Oggetto/Riscontro alla Circolare/N° 8491/Sul fausto Annuncio/del parto di S.[ua] M.[aestà]/L’Imperatore de Francesi” n.d.r.)Signore/Mi fo un dovere a V[ostra] E.[ccellenza] il gene=/rale giubilo di questa Popolazione d’Italia, che/Ella si è compiaciuta comunicarmi con/sua de’ 29 cad.[ut]o Marzo. la medesima, Maestà Loro, ed Augusta Fami=/glia. Secondi il Celo le nostre brame, e/feliciti benanche il Nostro Augusto Sovra=/no nel viaggio intrapreso per q[ue]sto oggetto,/come le auguriamo./Sono con sentimenti di Stima e rispetto/Di V.[ostra] E.[ccellenza]/Domenico d’Alessandri Sid:[a]co”.

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

Anni 1814-1818, 4586 A, fasc. 6

”  Collearmele/Coopia= L’an[n]o mille Ottocento diecesette oggi li dodici Luglio nella solita Casa Municiaple/Il Sind:[a]co ha proposto come l’art.[icol]o 127 d[e]lla legge de’ 12 x[decem]bre 1816, ordina che il/Decurionato debba procedere alla proposta de’ Candidati p[ei] Consigli Di=/strettuali, e Pro[vincia]li invita il Decurionato a proporre un oggetto p[er] ciascun Consiglio, giusta l’art.[icol]o 124, d[e]lla citata legge, i q[ua]li/debbano avere le qualità richieste p[er] detta Carcia./Il Decurionato in adempim.[en]to d[e]l prescritto d[e]lla sud.[ett]a legge, ha deliberato di pro=/porre, conforme propone a Cons[iglie]r Distrettuale la persona d[e]l Sig.[no]r/Dom.[eni]co Alesandri (sic) di q.[uest]o Comune, e la p[erson]na d[e]l Sig.[no]r Venanzio d’Amo=/re (sic) d[e]l limitrofo Comune di cerchio a Cons.[iglie]r Prov.[incia]le, a q[ua]li concorrono/li requisiti necessarj=Firmati=Ferdinanbdo Alesandri Dec.[urion]ne/Francesco Mostacci dec.[urion]e= Dom.[meni]co Perosia Dec.[uorio]ne= Felice Antidormi/Dec.[urio]ne= Dom.[enic]co Castretta Dec.[urio]ne= Felice Ranalli Dec.[urio]ne= Francesco Ciaglia Dec.[urio]ne= Il Sind.èa]co S.[averio] Ricci/Per certificato vero/Il Can[cellier]e Arch.[iviari]o/Francescvo d’Antona/Visto del Sindaco/S.[averio] Ricci ( a fianco è posto il circolare sigillo del comune di Collarmele n.d.r.)”.

ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

Intendenza, Serie I, Affari generali, Categoria 19, Anni 1842-1858, b. 4593

” Collarmele/Copia l’anno 1842 li 4 settembre in Colle Armele/Riunito il Decurionato in seduta nella Solita casa Comunale./Il Sindaco ha invitato il De-/curionato a proporre un Candidato/per lo Consiglio distrettuale, ed un’altro per/Consiglio Pro=/vinciale= Il Decurionato ad unanimità ha proposto per/consigliere Disttettuale D.[on] Luigi Marinacci. E perchè non si è trovato nella lista degl’Eligiibili il Candidato per lo Consiglio Pro/vinciale giusta l’articolo 124 della legge amministrativa;/perciò si è proposto per consigliere provinciale D.[on] Stefano Tabbassi(sic) Domiciliato nel Comune di Pescina/Firma de Decurioni= Venanzio Ciaglia= Giuseppe Mostacci= Gio:[van] Pietro Gargani/Pietro Pavolo Serafino= Felice Ranalli=/Ludovico de Andreis D[ecurio]ne Ill[etterato] Il Sindaco Gio:[van] Pietro Angerlucci=/Visto del Sindaco/Gio:[van] Pietro Angelucci ( a sinistra è impresso l’ovale sigillo del comune di Collarmele n.d.r.)/Per Copia Conforme/Il can[ce]ll[ier]e Archiviario/Gio:[van] Pasquale Gargani”.

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