Avezzano – Un cielo ricoperto di nuvole, tanta commozione e un silenzio rispettoso da parte dei presenti, hanno caratterizzato questa domenica di maggio dal sapore struggente.
Difatti questa mattina il largo dedicato ai caduti dei Vigili del Fuoco, nei pressi della chiesa dello Spirito Santo ad Avezzano, è stato il luogo dove si è tenuta la cerimonia di inaugurazione di una pietra commemorativa, dedicata alla memoria dei 4 escursionisti, strappati alla vita da una valanga sul monte Velino il 24 gennaio.
La ferita provocata nel cuore dell’intera comunità è stata profonda, e a testimoniarlo sono state le tante persone intervenute all’evento, in senso di vicinanza ai familiari delle vittime, tra cui il sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio, accompagnato dai consiglieri e dagli assessori comunali, il vescovo della Diocesi marsicana, mons. Pietro Santoro, alcuni rappresentanti del corpo dei Vigili del Fuoco e delle forze dell’ordine, la Protezione Civile, i volontari.
A prendere per primo la parola è il sindaco Di Pangrazio: “Oggi è una giornata nuvolosa, e non poteva essere diversamente, perché ci ricorda una giornata brutta e distruttiva per la Marsica. Abbiamo colto oggi questa opportunità per rendere omaggio alle nostre vittime attraverso questa grande pietra che rappresenta la montagna, posta in questa piazzetta dedicata al corpo dei Vigili del Fuoco, per ricordare il coraggio degli uomini in divisa, che mettono il loro cuore e il loro impegno al servizio di uomini e donne”.

Prosegue poi: “Ringrazio consiglieri e assessori che ci sono stati vicino, insieme alla rappresentanza della Protezione Civile e delle forze dell’ordine, che in quei bruttissimi giorni erano con noi e con voi, e che non hanno mai perso la speranza di trovarli.
Oggi è una domenica che porta con sé due elementi fondamentali: il primo è il ricordare con il cuore e pensare che sicuramente in questo momento saranno accolti da nostro Signore, mentre il secondo è avere di nuovo la possibilità di ricordare la volontà, la solidarietà, tutto ciò che hanno fatto le persone, i semplici cittadini, i ragazzi, il dolore e l’apprensione di quei giorni, ricordare l’amore che avevano questi ragazzi per la montagna”.
Conclude infine il suo discorso: “Grazie a tutta la Marsica, a tutti i soccorritori, alle forze di Polizia, ai volontari, all’assessore regionale della Protezione Civile, grazie a loro siamo riusciti a dare pace ai cuori di tutte le famiglie”.

Interviene poi il vescovo, mons. Pietro Santoro: “Queste parole nascono non dalle circostanze, ma dal cuore. Queste morti sono storie di morte e resurrezione, abbiamo atteso, abbiamo sperato, abbiamo pregato, abbiamo accompagnato i soccorsi con angoscia e trepidazione, e poi abbiamo affidato al Dio della vita e della storia i nostri ragazzi, morti e risorti nello stesso tempo, perché ogni morte è vita e ingresso nella resurrezione. Quando diciamo che sono vivi non è retorica, perché sono vivi non nel tempo, ma nell’eternità”.
Continua poi: “La nostra vita è un cammino verso l’eternità, e oggi siamo qui per riconsegnare i volti dei nostri ragazzi alla storia della nostra Marsica, perché questi ragazzi appartengono alla storia nostra e del nostro popolo, tutto quello che è accaduto in quei giorni sta a testimoniare che ormai appartengono alla storia della nostra terra, delle nostre montagne.
Loro sono stati e sono per noi una lezione, come ho detto nell’omelia del funerale loro sono stati cercatori di meraviglia, oggi dico che sono stati cercatori di bellezza, simbolo di chi cerca bellezza e distribuisce bellezza, intesa come cura del creato.
Questa pietra che li ricorda e guarda il Velino contiene il cuore di tutta la Marsica, e l’invocazione affinché i volti dei nostri ragazzi ci accompagnino nella ricerca della bellezza, in questo pezzo stupendo di creato che Dio ha dato alla nostra vita“.
Termina infine rivolgendosi ai familiari: “A voi dico di pregare, affinché ciascuno di noi possa essere degno di quella storia, un giorno li rivedremo. Adesso è un legame diverso, ma deve essere duro e forte come questa pietra, siate fieri di questi ragazzi che ci stanno guardando”.

Pronunciate queste parole, il sindaco Di Pangrazio ha invitato un familiare per ciascun escursionista ad avvicinarsi alla pietra, coperta da un velo di stoffa, affinché potesse essere scoperta e vista dai presenti: tutti loro, insieme al sindaco, hanno rimosso il telo, gesto a cui è seguito un lungo e sentito applauso.
Tutti hanno potuto ammirare la bellissima lastra incastonata nella pietra, rivolta volutamente verso il monte Velino, raffigurante su uno sfondo azzurro cielo 4 figure dipinte di nero, dove su ognuna è stato riportato il nome di ciascun ragazzo: Valeria e Gianmarco, dipinti mano nella mano, Tonino e Gian Mauro, con le braccia rivolte verso il cielo.
Sotto la scritta: “Che sia sempre il sorriso a condurvi sulle cime più alte…”.
Mons. Santoro ha infine introdotto un momento di raccoglimento con una preghiera, seguita dalla benedizione della pietra e di tutte le persone presenti, concludendo di fatto la cerimonia, insieme a un timido sole che nel frattempo ha fatto capolino tra le nuvole.
Foto di copertina Antonio Oddi