L’Istituto Centrale di Statistica fece pubblicare i dati sulla produzione del grano nell’anno 1932, dimostrando, dati alla mano, che ben 75.150.000 quintali di raccolto furono il più alto dato che si fosse mai registrato in Italia. La relazione alla Camera dell’onorevole Acerbo, suscitò, com’era previsto, un eloquente elogio di Mussolini indirizzato alle «valorose e tenaci classi sociali», parlando di un graduale miglioramento del mercato rispetto a tutta la produzione agraria.
Per questo, un posto di primordine occuparono i padiglioni delle mostre agricole indette nell’imminente celebrazione del decennale: «La gigantesca opera del Regime per l’Agricoltura Italiana nella vasta documentazione delle Mostre di Villa Umberto e nel Galoppatoio di Villa Borghese che ospitava i padiglioni di tutte le regioni italiane» (1).
Come il solito, alla presenza del duce, un’imponente manifestazione organizzata a Piazza Venezia, richiamò ben cinquecentomila persone. Invece, nella sala dell’Augusteo di Roma, Emilio Bodrero (già funzionario della Corte dei Conti, parlamentare, professore universitario, presidente della confederazione nazionale professionisti e artisti, sottosegretario di Stato alla pubblica istruzione), comunicò dati importanti con una relazione esposta all’adunata degli intellettuali e dei professionisti (circa diecimila persone presenti). Seguì quella del capo del governo, che fissò dati sull’inquadramento centrale e periferico, sull’attività confederale e corporativa e sulla difesa dei titoli di studio. Presenti all’evento: Balbo, De Vecchi, Federzoni, Giurati, Acerbo, Ciano e Starace (2).
Ben venticinquemila gerarchi del partito fascista (tra cui erano presenti molti marsicani), ascoltarono con interesse le nuove direttive del duce per il prossimo secondo decennale: «Camerati! Bisogna essere inflessibili con noi stessi, fedeli al nostro credo, alla nostra dottrina, al nostro giuramento e non fare concessioni di sorta, né alle nostalgie del passato, né alle catastrofiche anticipazioni dell’avvenire» (3). In quest’occasione Mussolini premiò con la somma di 225.000 lire, centocinquanta coloni capo famiglia, che si erano trasferiti nelle zone di bonifica. Tutta la documentazione a nostra disposizione prova che, l’importante ricorrenza del decennale, ottenne subito il riconoscimento della stampa internazionale (Berlino, Ginevra, Budapest, Parigi, Londra), esaltando l’ascesa dell’Italia per impulso e volontà di Mussolini.
Il nazionalista Magyarsag, appoggiando l’operosità del regime, scrisse tra l’altro: «Tutti hanno avuto la precisa sensazione del Fascismo e della forza magnetica di quest’Uomo» (4).
Qualche giorno dopo, il duce, accompagnato dai ministri Balbo, Gazzera, De Vecchi e Starace, si recò a Torino, passando in rivista le truppe del presidio a cavallo di uno splendido destriero. Anche stavolta, una folla strabocchevole ascoltò il suo discorso (pieno di retorica e molto trionfalistico), capace tuttavia di galvanizzare la folla: «Camicie nere! Il Popolo di Torino, che appartiene ad una razza di guerrieri e di lavoratori mi è venuto incontro con tutti i palpiti di una fede veramente e profondamente sentita […]» (5).
Nella Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, riportata nei dettagli da Il Messaggero, si legge, invece, di tutte le altre «celebrazioni della rivoluzione fascista», avvenute nella Marsica in questo periodo. Per l’occasione, venne pubblicato un lungo articolo di Giuseppe Buccella, finalizzato a mettere in luce l’operosità degli agricoltori del Fucino, che proprio in quell’anno avevano raggiunto il primato di «circa 350 mila quintali di frumento, 500.000 quintali di patate e 750.000 quintali di barbabietole da zucchero, senza dire poi dei raccolti non indifferenti di granoturco, leguminose, foraggi, uva. Tale produzione supera di gran lunga il consumo locale, favorendo così un’esportazione che si aggira sui 300.000 quintali di patate e sui 100.000 quintali di grano». In proposito, venne intervistato anche il direttore della cattedra ambulante dottor Garattoni (un funzionario molto attento alle problematiche agrarie), che svolse il suo importante lavoro non certo a tavolino ma in mezzo alle campagne per risolvere i problemi dei contadini locali. Da professionista esperto, dichiarò: «Bisogna distinguere la zona corrispondente all’antico lago del Fucino, pianeggiante e fertilissima, da quella del restante territorio, molto più estesa, ma prevalentemente collinare e montuosa, e quindi meno fertile, anche per il fatto che mentre nella prima zona [quella di Torlonia] sono in uso sistemi di coltivazione abbastanza progrediti, nella seconda permangono sistemi primitivi, con deficienza di macchine, rotazioni difettose e poco razionali. In questa seconda zona è necessario che sia intensificata l’opera di propaganda, specialmente per il consumo e l’uso dei fertilizzanti. Oltretutto, abbiamo poche vere grandi aziende con terreni uniti: la maggior parte della proprietà è suddivisa, frazionata in piccoli appezzamenti. L’altipiano del Fucino, invece, è ripartito tra oltre dodicimila affittuari e, quindi, solo qualche azienda raggiunge l’ettaro di estensione. E lo stesso dicasi per i terreni fuori del Fucino, delle zone della Valle Roveto, dei Piani Palentini e del Piano del Cavaliere. Tale frazionamento è l’ostacolo principale al progresso agricolo e ad una efficace propaganda».
A conclusione del suo lungo e dettagliato articolo, Giuseppe Buccella, scrisse che era auspicabile una pronta riattivazione delle casse agrarie o rurali già esistenti, come le più adatte intermediarie nelle operazioni di credito tra gli istituti e gli agricoltori stessi. Infatti, per lui: «I problemi agricoli ormai si avviano verso una favorevole risoluzione. Il regime ha a cuore la sorte degli agricoltori e lo testimoniano i numerosi provvedimenti che continuamente vengono emanati. La Marsica laboriosa e disciplinata segue le direttive ed apprezza tutto quello che per l’agricoltura viene fatto. Essa marcia verso un avvenire di certezza, orgogliosa del posto che tiene nell’Italia rurale di Mussolini». Molto più difficile, però, sarebbe stato accordarsi con il principe Torlonia (5).
NOTE
- Il Messaggero, Anno 54° – N.229-233, Domenica 25 Settembre 1932. Il Duce annunzia la vittoria del grano nell’anno del Decennale.
- Ivi, Anno 54° – N.234, 1° Ottobre 1932.
- Ivi, N.247, Domenica 16 Ottobre 1932.
- Ivi, N.251, Venerdì 21 ottobre 1932.
- Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno X – Roma, 2 ottobre 1932. L’agricoltura marsicana. Oltre 350 mila quintali di frumento ad una media unitaria di 20 per ettaro.
Le Cattedre Ambulanti erano composte da un piccolo nucleo di tecnici e dirette da un consiglio di amministrazione che rappresentava le istituzioni fasciste partecipanti al finanziamento della cattedra sulla base di un accordo, fissato nello statuto, che stabiliva il contributo di ciascun ente. Le province e gli altri enti del territorio spesso sostenevano questo disegno, laddove le autorità locali trascuravano l’agricoltura. Poi altre istituzioni del regime contribuivano a finanziare la cattedra ambulante, come le casse rurali.