Legittima l’ordinanza del sindaco Di Pangrazio sulla chiusura della casa famiglia, anche il Tar dà ragione al Comune: gli ospiti stranieri non torneranno a San Pelino 

Avezzano – Il Tribunale amministrativo dell’Abruzzo respinge la richiesta di riapertura della struttura avanzata dalla Fondazione San Michele Arcangelo, con apposito ricorso. Il sindaco di Avezzano: “Tutelato l’interesse pubblico. Abbiamo agito in maniera lucida, trasparente e legittima per la sicurezza di tutti, compresa quella degli ospiti».

L’azione di sicurezza e di tutela dell’interesse pubblico messa in campo, nel mese di febbraio scorso, dal sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio, con apposita ordinanza di chiusura della casa famiglia di via Santa Maria a San Pelino, è stata validata e considerata legittima anche dal Tar Abruzzo. Lo hanno messo nero su bianco i giudici amministrativi nel testo dell’ordinanza cautelare con cui respingono la richiesta di riapertura della struttura, da parte della Fondazione “San Michele Arcangelo Patrono Italy Onlus”. 

Il provvedimento del primo cittadino, quindi, è stato ritenuto dai giudici dell’Aquila più che fondato, poiché ha tutelato sia la sicurezza di residenti, sia la salute dei minori stranieri non accompagnati ospitati nella casa famiglia. «Il Tribunale amministrativo regionale, respingendo la richiesta di sospensione del provvedimento con cui ho ordinato la chiusura della struttura di San Pelino – spiega il sindaco – ha riconosciuto, in maniera evidente e incontrovertibile, la serietà e la correttezza della nostra azione amministrativa». 

Si tratta di una prima vittoria sul piano giudiziario in attesa che il Tar entri nel merito della vicenda e si esprima in maniera definitiva. «Abbiamo agito con fermezza – ricorda Di Pangrazio – per difendere la salute pubblica, l’ordine e la serenità dei cittadini di San Pelino: accogliere persone fragili non significa abbandonarle in contesti indegni, ma garantire loro condizioni di vita sicure e dignitose». Dagli elementi di valutazione acquisiti in corso di causa, «non emergono – scrivono i giudici nell’ordinanza – profili che inducono ad una ragionevole previsione sull’esito favorevole del ricorso, anche in considerazione dell’ampia motivazione del provvedimento impugnato». Nel febbraio scorso, il Comune ha compiuto un’azione sinergica con le forze dell’ordine: la firma dell’ordinanza di chiusura della casa famiglia è subentrata a seguito dei sopralluoghi effettuati dai carabinieri, dai servizi sociali e dagli agenti della Polizia locale. Sono state accertate le gravi condizioni in cui versata la struttura: sporcizia diffusa, impianti fuori norma, assenza di certificazioni antincendio, mobili precari, presenza di soggetti con precedenti penali e nuclei vulnerabili, tra cui una madre con due bambini piccoli.

Il provvedimento è stato trasmesso a Prefettura, Questura, Procure competenti e agli enti locali coinvolti per impedire ogni ulteriore utilizzo dei locali e ogni tentativo di reinsediamento. «La legalità e la sicurezza non sono negoziabili – conclude il sindaco – e questa ordinanza cautelare del Tar rafforza la nostra linea: Avezzano è una città in cui la buona qualità della vita viene tutelata attraverso il rispetto delle regole, del decoro e delle persone». Il Comune è stato rappresentato sul piano legale dall’avvocato Mario Limone.

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