La scrittrice Maria Assunta Oddi presenta le opere di Maria Kalamkarian Pavone in mostra a Luco dei Marsi

Luco dei Marsi – La pittura di Kalamkarian, nata in Georgia nel 1907 da genitori armeni e trasferita in Italia nel 1935, evidenzia in tutto il suo vigore la forza delle donne.

Maria Assunta Oddi

Ad una vita trascorsa nel frastuono assordante e disumano delle guerre mondiali e del genocidio, dove i valori della solidarietà e dell’accoglienza vengono calpestati dalla sete di potere, la pittrice oppone la fede nell’arte come riscatto dal dolore. La sua grandezza è nell’essere consapevole che non si nasce donne ma si diventa con il coraggio di rompere il “Silenzio” per contrastare la dissonanza con l’armonia di una pittura che vivendo “L’Ordinario” si fa “Straordinario”.Basta uno scorcio di luce per colorare di sereno il cielo nel paesaggio mediterraneo: boschi, ruscelli, laghi, parchi e marine sono la sua tematica dominante ed effondono un’atmosfera tale da coinvolgere l’osservatore ponendolo emotivamente all’interno dell’opera.

Basta un fiore apparentemente arido e pungente come quello di un cardo per ricordare la bellezza gratuita ed effimera del dono.Basta un volto rappresentato intingendo il pennello non solo nella tavolozza ma nel cuore per dar vita ad un ritratto dell’amicizia.Così come nelle opere dedicate alle donne,con i suoi toni chiaroscurali, esalta
la femminilità in tutta la sua bellezza.

Questa esposizione, che si presenta come un “Diario”da leggere non solo con gli occhi passo dopo passo ma con riflessioni memoriali, è un’interrogazione sul senso dell’esistere come dialettica della presenza-assenza sul filo di luci ed ombre.La metafora della relazione tra uomo e donna ,tra certezza e vuoto, tra relativo e assoluto, come rappresentazione della realtà ,si fa paesaggio simbolico dell’anima.Non manca mai l’acqua,energia vitale, né l’albero che affonda le radici a terra e tocca con le fronde il cielo, unendo questi due principi.

Per questo non potrei mai definirla una paesaggista o una ritrattista: gli elementi reali sono utilizzati per giungere ad “Altro”. La pratica del ritratto non è separata dal paesaggio: dentro gli sguardi ritrovi i luoghi della riflessione,passione o solitudine. La sua arte è un viaggio e l’artista in tal senso un viandante (Der Wanderer, per i romantici tedeschi) e una pellegrina (per i credenti) che anela ad una meta.Tra le varie sperimentazioni tecniche e formali del novecento, l’arte di Maria ha ,a mio avviso, per i fruitori moderni,un valore etico.Esso è un monito contro quell’uomo che invoca la pace e si alimenta di guerra (non importa se fra nazioni,nel condominio,o forse anche con se stesso).

Noi del resto viviamo da sempre per gli “Oscuri mercati della storia”.Libertà e necessità,secondo me, sono state le due categorie che hanno accompagnato il suo percorso umano e professionale attualizzando il pensiero oraziano: Ut pictura poesis. Maria Kalamkarian, infatti,affida le sue emozioni a parole che si fanno disegno e colore. La sua esperienza, il suo immenso lavoro insegna, ancora oggi, ad essere modesti e forse migliori nel lasciare qualcosa di cui rallegrarsi nell’intento di rendere più bello,anche se per un solo attimo,il Paese in cui viviamo.

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