Valle Roveto – Emergenze sanitarie senza risposte adeguate, personale lasciato solo e territori montani scoperti: è il grido d’allarme che lancia Alessandra Danese, infermiera che da anni denuncia le criticità del servizio di emergenza-urgenza nella Valle Roveto, nel cuore dell’Abruzzo interno. Una denuncia dura e circostanziata, che chiama in causa direttamente la Regione e l’assetto del 118. Riportiamo di seguito il suo intervento.
“Voglio ricordare che l’emergenza sanitaria esiste anche nella Valle Roveto, dove da anni chiediamo l’istituzione di ambulanze di tipo ‘India’ con infermiere a bordo o di automediche, almeno in affiancamento ai volontari. E con tutto il rispetto per il loro impegno, sappiamo bene che i volontari non possono effettuare manovre avanzate, come il posizionamento di accessi venosi o l’applicazione di protocolli clinici specifici.
Parliamo di una zona montana, esposta a rischi elevati di ictus, infarto e con una superstrada come la Avezzano-Sora dove si verificano incidenti tutti i giorni. È assurdo non garantire un’assistenza avanzata! Le ambulanze devono essere accreditate, e se un infermiere sale su un mezzo di volontari, deve avere gli strumenti e l’autorizzazione per intervenire.
Capita troppo spesso che, giunti al triage di un Pronto Soccorso, si chieda: ‘Hai preso i parametri? Hai fatto un ECG visto che il paziente ha dolore toracico? Hai posizionato un accesso venoso? Hai controllato la glicemia visto che sospettavi uno stroke?’ La risposta dell’infermiere a bordo, purtroppo, è sempre la stessa: ‘Non lo possiamo fare.’ E così ci ritroviamo ad allertare reparti per presunti ictus che si rivelano poi ipoglicemie o iperpiressie. Un sistema che porta a interventi inutili, spreco di risorse e danni per i pazienti.
Non siamo indietro… siamo molto oltre! Mi sono sgolata per anni. Si potevano creare postazioni INDIA, ma si è preferito combattere battaglie diverse. E così, molti operatori motivati e competenti hanno lasciato questa ASL, anche per altri problemi legati al ‘Sistema’.
Neanche la voglia di creare PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) nelle zone di confine. E vogliamo ricordare che l’ospedale di Sora non è inserito in una rete stroke o IMA? È assurdo. Avezzano invece ha tutto: rete stroke, rete IMA, vascolare e trauma. Ma se non si applicano i protocolli giusti, nei tempi giusti e negli ospedali giusti, si perde tempo prezioso. E il tempo è cervello e muscolo.
Serve un cambio di mentalità radicale. Basta dire: ‘Alziamo l’elicottero.’ E poi? Quando c’è la nebbia anche d’estate in quelle zone, mentre l’elicottero arriva, cosa facciamo? Ce lo guardiamo il paziente? Bastano i numeri? No, perché quei numeri sono vite perse. Riflettiamo. E poi riappaltiamo il servizio ai volontari, sguarnendo sempre di più il sistema sanitario… Davvero vogliamo continuare così?”.
“Caro Assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, – conclude – voglio ricordarle che l’infermiere è un professionista, e che per lavorare su un’ambulanza avanzata serve formazione e protocolli ben definiti. Il 118 ha bisogno di una struttura autonoma, capace di rispondere ai bisogni reali dei territori. La salute è un diritto di tutti, lo dice l’articolo 32 della Costituzione: ‘La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti’. Io, Alessandra Danese, infermiera, lo dico con forza: la sanità territoriale va ricostruita, con visione, coraggio e rispetto per le persone e i professionisti”.