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Insorgenze nella provincia dell’Aquila. La Marsica (1806-1812)

Insorgenze nella provincia dell'Aquila. La Marsica (1806-1812)

   Il 23 Marzo 1806, quarantacinque giorni dopo l’entrata delle truppe francesi nel Regno di Napoli:

“[…] L’esercito francese riunito in gran fretta, all’indomani dell’aspra campagna nell’alta Italia e composto di poco meno di quarantamila uomini ripartito in tre corpi. Esso invase il Regno di Napoli il 7 e 8 febbraio 1806 per tre strade, le vie classiche dell’invasione: il corpo centrale con il principe Giuseppe Bonaparte,  marciò per S. Germano ( oggi Cassino) su Capra, la grande piazza d’Armi del Regno; la sinistra formata dai reggimenti italiani, sotto il generale Giuseppe Lecchi, marciò, per gli Abruzzi ( Rieti-Aquila); la destra sotto il generale marciò per Terracina e per l’antica Via Appia[….]” entrarono i francesi per la volta dell’Aquila, pacificamente, senza incontrare  opposizione. Posato appena nella piazza di quella città il generale francese smontato da cavallo si portò nel castello: quel prudente castellano accoltolo con le più gentili maniere  le chiavi del forte. Informato il generale che in quella città risiedeva il notorio  D.[on] Giovanni Salomone (1), il quale era uno de’ principali commissionati a raccogliere gente, e farne il desiato corpo di milizie volanti, ne ordinò subito l’arresto. Chiamato quindi a verificare le facoltative che teneva di assoldare la detta truppa e non potendole verificare ne fu ordinata la fucilazione. La sentenza si sarebbe eseguita se non fosse stata la   di quell’avveduto vescovo ( Francesco Saverio n.d.r.)(2) che ne rattenne l’esecuzione. Lasciata buona guarnigione in detta città il resto della truppa calò per la volta della Provincia di Chieti[….]”(3),

   scoppiò nella città di Celano(4) la prima insurrezione popolare avvenuta nella provincia dell’Aquila, la quale però, immediatamente, nello stesso giorno fu”[….]sedata nel momento da buoni Cittadini, e particolarmente dalla Duchessa , Contessa di Celano, e da alcuni suoi Amici[….]”(5)”[…]sin dalli 26 del mese di Marzo di questo corrente anno (1806 n.d.r.), avvenne in questa città (Celano n.d.r.) la prima insorgenza, i Capi insorgenti di quel tempo furono Costanzo Contestabile, Lorenzo Fantini, e gli altri che seguirono detta insorgenza furono Costanzo Contestabile, Lorenzo fantini, e gli altri che seguirono detta insorgenza furono  ,   Odoardo Magnante,  Giuseppe del Vecchio, Orazio Paris, Baldassarre Orsogna, Vincenzo Fellini, Vincenzo , Vicaretti, Simplicio Massaro, Giuseppe di Vincenzo Cerasoli, Vincenzo Fabj, Venanzio Stornelli, Domenico di Donato, Pietro di Luigi on Nerone, Nicola Pitone, Anton[io] di Pietro, alias Coccodrillo, Gaetano , Luigi Longo, Vin.[cenz]o Angelone/Pasquale Paris, alias Rondello, Saverio d’Innocenzo, A[les]sio Contestabile, Rocco de Sanctis, Giovanni Contestabile. Questi presero le armi nella mattina dello stesso giorno 26 Marzo, e nell’istessa sera le depositarono in mano de’ Galantuomini, e Principali Benestanti di questa Città che consecutivamente si armarono per reprimere la baldanza di questi: Molti furono arrestati, e trovansi presentemente nelle Carceri della Città dell’Aquila[….]”(6).

    Questa volta l’insurrezione in massa non ebbe l’entusiastico “ ammassamento” dei patrioti contro l’esercito invasore francese come era accaduto nel 1798-99 quando, quasi la totalità della popolazione, rispose all’unisono al proclama promulgato da Roma l’8 dicembre 1798 da re Ferdinando IV:

“ FERDINANDO IV.

PER LA GRAZIA DI DIO RE DELLE DUE SICILIE, DI GERUSA-

LEMME ec. INFANTE DI SPAGNA, DUCA DI PARMA,

PIACENZA, CASTRO ec. ec. GRAN PRINCIPE

Ereditario di Toscana ec.ec.ec.

A’ Suoi Fedeli, Bravi, ed Amati Popoli degli Abruzzi.

Nell’atto, che io sono qui nella Capitale del Mondo Cristiano a rimettervi la

Nostra Sacrosanta Religione, che coloro, i quali dicono sempre di voler rispettare, hanno distrutta e rovesciata dai fondamenti; i Francesi, coi quali ho fatto di tutto per vivere in pace, minacciano di voler penetrare nel Regno per gli Abbruzzi. Io accorrerò tra breve con un forte Esercito a difendervi; ma intanto armatevi, ed opponete all’inimico, nel caso che avesse l’ardimento di passare i confini, la più valida, e coraggiosa difesa. Armatevi, e marciate contro di lui. Sostenete la Nostra Religione,

sostenete il vostro Padre, Re, ch’espone per voi la propria vita; e ch’è pronto  a sacrificarla per la vostra difesa, e per conservare a voi quanto avete di più caro, la Religione; l’onore delle vostre mogli, delle vostre figlie, delle vostre sorelle, la vostra vita, e la vostra roba. Ricordatevi, miei cari Abruzzesi, che siete Sanniti, e che avete sempre date chiare ripruove del vostro valore, e della vostra fedeltà. Son sicuro che tutti, quanti siete, vi difenderete bravamente; ma chiunque fuggirà, sappia che non eviterà il pericolo, anzi lo affronterà indubitamente, perchè oltre alla perdita dell’onore, sarà trattato dai Comandanti Militari, e Regj Ministri, come ribelle della Corona, e nemico di Dio, e dello Stato. Chi hà coraggio non sarà mai vinto: ed i Francesi non hanno mi vinto che quei, che hanno dimostrato la più vergognosa timidezza. Pensate che voi avete a difendere il proprio Paese, che la natura stessa difende colle vostre montagne, dove nessun’Armata si è mai avvanzata senza trovarvi il sepolcro. Pensate, Abruzzesi, che voi nelle vostre tre Provincie siete settecentomila abitanti, e che non dovete farvi soggiogare da qualche migliajo d’inimici. Voi più che ogni altro avete dovuto vedere lo stato di miseria, nel quale sono i Romani. L’inimico gli ha tolto tutto, niente gli resta che la propria disperazione e la fiducia che hanno in Dio, e in Me. Coraggio bravi Sanniti, coraggio Paesani miei. Armatevi, correte sotto i miei Stendardi. Unitevi sotto i Capi Militari, che sono nelli luoghi più vicini a voi. Accorrete con tutte le vostre armi. Invocate Iddio, combattete, e siate certi di vincere. Dato dal Quartier Generale di Roma li 8. Dicembre 1798.

FERDINANDO.”.

Cosa era accaduto? Come mai non si unirono come avevano fatto 9 anni prima? Cosa era mutato ?

Nel febbraio del 1806, all’indomani della nuova invasione francese nel regno di Napoli, questa volta, quantunque gli addetti ai lavori avessero usata accortezza capillare, vedi per esempio l’abate Vincenzo Micarelli che nel dicembre 1805 era venuto a Cerchio per fare proseliti ( Amiconi F.: “ Venanzio D’Amore ,il “Dottor in utroque pure” che segnò la storia di Cerchio (1772-1854)”, Terremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025), le popolazioni non accorrono, come avevano fatto alla leva in massa del 1798 ed, infatti, le truppe francesi  entrano il 7 e 8 febbraio 1806 in modo pacifico, senza alcuna resistenza da parte dei locali. Solo gli irriducibili riprendono le armi e, come avevano fatto 9 anni prima, iniziano la guerriglia contro i napoleonidi. Attraverso i numerosi documenti collocati nell’Archivio di Stato dell’Aquila che qui, per quanto riguarda il territorio marsicano,  si riportano, veniamo alla conoscenza come, in quel tragico frangente, si mossero, volenti o nolenti, i nostri antenati. Veniamo, però, alla conoscenza di fatti, episodi, narrati da coloro i quali avevano vinto, da coloro i quali mettevano in risalto dal loro punto di vista tutti i vari accadimenti ove loro furono partecipi: non abbiamo purtroppo, peccato! ocumenti scritti dagli insorgenti, da coloro che, la dea bendata non fu amica: i perdenti. La vistosa lacuna causata, in maggior parte, dai tre infelici e sciagurati editti reali del 16 gennaio 1800, del 10 gennaio 1803 ed, infine, del 1 novembre 1829 attraverso i quali furono inceneriti tutti i procedimenti penali relativi, specialmente in quello del 1 novembre 1829(11), all’ultimo quarantennio e quindi, per noi umilissimi novelli Diogeni è quasi impossibile mettere nel dovuto e giusto risalto le gesta dei soccombenti. Attraverso l’attenta lettura dei documenti conservati, anche se di parte ( e ci mancherebbe altro), riusciamo a comprendere, seppur velatamente, la forza , la temerità, l’attaccamento da parte degli insorgenti, verso la Patria ed, infatti, riusciamo a percepire, dalle descrizioni dei funzionari napoleonidi un malcelato pizzico di ammirazione verso gli attori di quel periodo storico come senz’altro fu, per esempio, per quanto riguarda la nostra Marsica, Felice Ruggero alias giovinotti di Ovindoli ( 1760-1807)(10): sapendo “[…]ognuno l’indole sanguinaria, ed il coraggio d[e]l Ruggieri, che ha incusso timore a quei piccoli Paesi[….]”. “[…] Del resto essendo Giovinotti un’ Uomo capace di commettere i più grandi eccessi, e di Una incalcolabile temerità[….]”. “[….]Oggi verso le ventitre si è ricevuta una seconda lettera del Giovinotti, nella quale usando i modi più improprj ed irruenti di dire parlava generalmente a tutti i signori di Celano, incaricandoli di far scarcerare i Parenti, e d’impegnarsi per non farlo più perseguitare, altrimenti avrebbe posto in desolazione il Circondario. Assegna quattro, o cinque giorni di tempo per tale scarcerazione, ed in caso contrario dopo altri giorni di tempo sarebbe qua venuto con duemila e settecento Uomini d’infanteria, e trecento di cavalleria, per i quali sin d’adesso dava l’ordine di apprestarsi le razioni[….]”. Il coraggio mostrato dagli insorgenti negli scontri a fuoco con la truppa francese comandata dal tenente Errigo Alò e lo stesso ardore per i propri ideali li mostrarono, il 3 ottobre 1807, a Forca Caruso, nei pressi di Pescina, Giuseppe Monaco e suo figlio Giuseppe che, sebbene accerchiati dalle truppe francesi non vollero arrendersi preferendo morire in combattimento come tenace esempio di attaccamento verso i propri ideali (12). E proprio sul cadavere del “ Capo insorgente Colonnello de’ Reali Eserciti, e Comand.[an]te del Corpo Volante” Giuseppe Monaco furono rinvenuti quattro importantissimi documenti che, in parte, ci aiutano a capire l’animus degli insorgenti ed anche il perché delle loro azioni infatti, nel documento contrassegnato con il numero 4 apprendiamo:

“ Popoli tutti delle Amene contrade dell’uno e L’altro nostro Apruzzo, il naturale diritto, e la giusta necessità di mantenersi liberi e salvi, rendeva lente le battaglie con cui gli Antichi  Romani si difendevano da’ nemici, che gli assalivano, quanto più si  deve dire che militi a nostro favore la stessa ragione, avendo il dritto, e nella necessità ritrovandoci di preservare da ingiusti usurpatori il Trono, le nostre sostanze, La libertà, L’onore, La vita, e la stessa Religione che professiamo? Vi sovvenga sulle prima, che Ferdinando quarto nostro legittimo, e amabilissimo Sovrano, con sacrileghe maldicenze fù notato dagli Ingiusti aggressori non meno che da molti infedeli Suoi Sudditi, e da quelli specialmente, che furono gratificati dal medesimo, e garantiti, colla nota d’infame, e Tiranno nota, che va smentita col fatto, giacchè egli da magnanimo con Reale Magnanimità perdonò a tutti i Felloni, sino a richiamarli dalle pene, a cui erano stati giustamente condannati, reitengrandoli appieno delle robe confiscate non meno, che degli uff[i]zi, e posti nei quali d’apprima erano. Ad onta però di beneficenza, chi mai l’avrebbe creduto? I Felloni anziche arrendersi si sono vi e più insolentite in garantire il Nemico intruso chi senza senso di Umanità fà strage degli Uomini, rende esauste le Comuni, e senza menomo riguardo ai sacerdoti ai Religiosi, e ai stessi Santuarj,  contro ciò che maliziosamente in un Suo manifesto ripromettea. A voi dunque Populi tutti del nostro fioritissimo Regno, A voi tutti si appartiene all’allarmarvi una coi zelanti di gia usciti in Campo contro gl’interni, ed esterni nemici, i quali con subite scorrerie i nostri confini sorprendono, e quello più fa orrore. L’onore ancora delle nostre Donne. Riflettete che il nostro piissimo Amoroso Sovrano Ferdinando quarto per Divina disposizione sortì i suoi illustri reali natali dalla Reale, Antichissima Stirpe Borbona; nacque in questo nostro Aminissimo Cielo, e dalla Provvidenza ci fù dato per Re. All’opposto il Buonaparte è un Estero, di cui non si sa, se per legittima o illegittima Discendenza da vile schiatta sia oriundo. A voi finalmente Ricorre la stessa Religione che professiamo. E come un’anziana Madre, La quale posta in pericolo, rivolgersi// per ajuto a Suoi diletti Figliuoli, e vi supplica, e vi scongiura ad impedire il guasto della chiesa, La incominciata rovina dei Monasteri, e Monaci, gli obbrobrj dei sacerdoti. La profanazione de Sacramenti Lo spoglio dei Santuarj, Lo scherno delle croci, degli Altari, e di GesùCristo medesimo. Questi sono i giusti motivi, che ci hanno indotto a prender le Armi, a discendere nell’arena contro gl’inimici; e questi pure devono muovere gl’animi vostri ad accrescere, la nostra Armata; a sovvernirci nei bisogni, senza timore, ne delle vostre sostanze, ne della vita ne dell’onore; perché ci avvenga richiamare la primiera, smarrita pace, toglier di vita i Felloni, ove sono, e per fine morire in seno alla vera F[e]de di Gesucristo”.(13)

    Per questi ideali il colonnello Giuseppe Monaco ed il figlio Pasquale orgogliosamente ed intrepidamente rifiutarono la resa nonostante le bene addestrate forze francesi erano molto di più: 30 contro 5, nella inevitabile ed impari lotta che seguì persero la vita i sunnominati padre e figli: preferirono morire in combattimento anche perché il loro destino era, purtroppo per loro, già segnato. Perché, sicuramente, una volta resisi ed imprigionati sarebbero stati trasportati nella fortezza dell’Aquila e, dopo, un sommario processo sarebbero stati condannati a morte decollati delle teste e queste, come macabro trofeo, sarebbero state trasportate, come lo furono, nel loro luogo natìo: Introdacqua, come duro monito. Gli altri tre commilitoni: Pelino Petrella (14) di Pratola Peligna, Andrea Damiani (15) di Navelli, e Francesco Antonio Juliano (16) furono arrestati e, alcuni giorni dopo, d’ordine d’una commissione militare furono impiccati e le loro teste recise furono inviate nei loro comuni di appartenenza, affinchè, come duro monito, fossero affisse nella pubblica piazza. La stessa sorte toccò a Felice Ruggero Alias Giovinotti di Ovindoli, al nipote Vincenzo Rosato e, come abbiamo visto, ad Andrea Damiani: tutti e tre furono impiccati nella fortezza dell’Aquila, lo stesso giorno, il 9 ottobre 1807 (17).

     Da come chiaramente si evince il soprariportato proclama è pieno di patos, dove campeggia l’esortazione ad unirsi per difendere la patria, la religione, il re, la famiglia, l’onore delle donne e severamente punire i traditori: “[…]toglier di vita i Felloni, ove sono[….]” ed immolare per questi ideali, se occorreva, la propria vita come fecero i sopracitati insorgenti. I documenti rinvenuti sul cadavere di Giuseppe Monaco sono importantissimi perché sono gli unici, tranne qualche laconico bigliettino, pro insorgenti ,rinvenuti nell’Archivio di Stato dell’Aquila (18). Dal 1806 al 1812 dobbiamo immaginare che in questo lasso di tempo, durato 7 anni, furono prodotti, da parte degli insorgenti altri scritti, purtroppo per i succennati motivi, furono inceneriti per volontà reale: un vero peccato! Per capire e comprendere l’animus del combattente filoborbonico. Chissà se in qualche archivio privato, pubblico, ecclesiastico, ecc. Esistono documenti di prima mano scritti a futura memoria per i posteri, da parte dei combattenti filoborbonici? Chissà. Se si riuscisse a rinvenire i loro scritti sarebbero una testimonianza utilissima per capire meglio le loro personalità. I periodi bellici del 1798-99 del 1806-1812 hanno dato il la, hanno notevolmente contribuito affinchè, finalmente, gli appartenenti alle classi dove la miseria regnava invitta ed ab immemorabile: loro non erano atoni bensì erano esseri parlanti e pensanti non erano “bestie da soma” e con, finalmente, la loro “guerra paesana” contro il nemico invasore si sono guadagnati se non il rispetto almeno la conoscenza della loro esistenza sia da parte dei galantuomini sia da parte della nobiltà. Addirittura da comandanti delle masse sono ascesi a cariche di notevole importanza diventati come l’intrepido insorgente Rodio (19) addirittura  generale e marchese e Colonnello dell’esercito borbonico come avvenne per esempio a Giuseppe Pronio(20) d’Introdacqua, grazie alla loro abilità nell’arte della guerra: senz’altro si sono conquistati un posto nella Storia che conta. Sicuramente l’opera di questi strenui combattenti e la loro progenie porterà alla realizzazione del vagheggiato sogno dell’Italia: “ Una, Libera ed Indipendente “. Già,  anche dal loro contributo diventerà realtà la “ mera espressione geografica” nel 1861, l’Italia diventerà finalmente una nazione unita. Tutto il secolo XIX, sarà attraversato da furibondi e luttuosi eventi bellici infatti gli episodi guerreschi iniziati alla fine del secolo XVIII ( 1798-99) saranno continuati nel periodo cosiddetto napoleonico ( 1806-1815), nei “ Moti di Nola” (1820-21), nel 1848-49 ed, infine, nel 1860-1861 per continuarli con i garibaldini nel 1867 e 1870 ( Amiconi F.: “Serafino de’ Giorgio e la spedizione Marsicana nell’Agro romano del 1867, documenti sugli scontri tra Garibaldini e zuavi”, Edizioni Kirke, Cerchio, 2011)  per Roma capitale d’Italia. E’ questa l’indolenza degli uomini del Sud?

     Non credo e, addirittura, nel 1848-49, rimanendo nella nostra contrada Marsicana, nel primo parlamento del Regno delle Due Sicilie e nel 1861 nel Primo Parlamento del Regno d’Italia, l’aiellese Enrico Berardi (1801-1862) (21) è eletto all’onorevole carica di Deputato ed, alla sua repentina morte, immediatamente fu surrogato dal celanese Panfilo Tabassi (1803-1896) (22); del primo conflitto mondiale, dell’ascesa al potere del fascismo, della guerra di Spagna e della guerra d’Africa, del secondo conflitto mondiale e della lotta partigiana. E già gli attori sono, e non poteva essere altrimenti, sempre loro gli appartenenti alle culture credute atone, sono sempre, al di là di vuote, inutili e sterili demagogie, di quei tragici, terribili e funesti accadimenti dove entusiasticamente e, forse, anche ingenuamente, benedetta gioventù, si gettarono a capofitto “ l’un l’altro contro in singolar tenzone” alla ricerca, perché no, di gloria e di tempi migliori. Nel Bene e nel Male furono partecipi della sorte che a loro il Destino e la Storia aveva riservato. E “ scagli la prima pietra chi è senza peccato!” Al di là di vuote parole, per chi ama la Storia con la esse maiuscola può recarsi, armato di pazienza, andare a consultare gli archivi pubblici ed ecclesiastici. Si consiglia anche, per iniziare le prime ricerche, di consultare gli archivi parrocchiali e quelli comunali: In Italia, per fortuna, tutte le parrocchie e tutti i comuni hanno il proprio archivio dove sono conservati tutti (o quasi) gli atti da loro prodotti e, qui, rendersi conto, molto più da vicino, quasi toccando con mano, come si sono comportati gli attori di episodi importanti e meno importanti che hanno caratterizzato la loro esistenza cosicchè L’ars oratoria di molti trombonici parlatori voltagabbanici e trasformisti, una volta edotti dalle prove archivistiche, rimane solamente fine a se stessa, vuota:  “ fatti e non parole! “E, allora si che veniamo alla conoscenza della genesi dei fatti accaduti “ Carta canta!” e rendersi conto di quanti, non voglio dire la totalità, senza batter ciglio passarono dall’una all’altra parte. Per fortuna per chi ama la Storia, la Conoscenza, i Fatti reali, può senz’altro abbeverarsi nella fonte, mi si perdoni il giuoco di parole, dei fondi archivistici. E’ sconfortante vedere quante persone hanno curato, nel corso dei secoli, il lifting politico e quanti appartenenti alle famiglie egemoni in quel determinato periodo storico hanno immediatamente dismesso, senza alcun rossore ( come ancora oggi, purtroppo, si costuma), i panni dei perdenti per indossare i panni dei vincenti. E’ strano: stanno sempre a galla o loro stessi o la loro progenie, come mai?

Il grande Cicerone ammoniva: “ Il non sapere che cosa sia accaduto prima che nascessi è rimanere sempre fanciullo” e noi vorremmo diventare adulti ed ecco perché bisogna che ognuno di noi, tocchi con mano, con l’ausilio dei fondi archivistici, ciò che sta studiando.

    A noi umili ricercatori sta il compito di portare alla conoscenza e alla gentile pazienza del lettore episodi fatti, accaduti nel corso della Storia. Nell’Archivio di Stato dell’Aquila, rimanendo nel nostro discorso, sono conservati numerosi documenti, oltre ad altri, del periodo storico che va dal 1806 al 1812 oggetto del presente studio:

“[….] La Provincia dell’Aquila, chiamata quindi Provincia di 2(second]o Abruzzo Ultar, conteneva in se stessa all’epoca dell’ingresso dell’Armata Francese nel mese di febbraio 1806, i germi del brigantaggio, come le altre province del Regno. Vi erano quei capi briganti, ed Intriganti, che nel 1799 avevano figurato, e che sortiti nella maggior parte della classe dei Malfattori, e dell’infima Plebe, erano stati dalla passata Dinastia ricompensati nella maggior parte pei delitti commessi nel Brigantaggio di quell’epoca con donativi, con gradi militari, ed impieghi nell’Amministrazione del Regno. Il celebre Rodio Calabrese, che nel 1799 si rese rinomato nelle operazioni del brigantaggio, per cui ricevè il titolo di Marchese, e il grado di Generale, era stato qualche mese prima dell’ingresso de’ Francesi nella Provincia, incaricato dal Governo di allora, di un’organizzazione segreta di brigantaggio, che//doveva eclatare, allorchè i francesi occupato il Regno, si fossero dispersi pel medesimo, e fosse stato il Governo di Sicilia in grado di inviare de’ soccorsi particolarmente nella parte settentrionale del Regno per la via del mare e sul punto di Gaeta, Piazza, che doveva sostenersi a qualunque costo, siffatto individuo che non mancava di talenti, né d’intrigo, benchè non trovasse disposte le popolazioni[….]” (23)

Per dare una certa fluidezza e comprensione dei numerosi documenti ho preferito dividere il suddetto materiale archivistico in dieci capitoli che settimanlamente verranno pubblicarti sul “Nostro” Polvere d’Archivio, ed, ad ognuno, a mò di sommario, ho messo in evidenza il periodo storico ed il luogo dove questi documenti sono stati stilati. Da mettere subito in evidenza in questi documenti, sono gli epiteti usati dai napoleonidi verso gli appartenenti alle  masse filoborboniche: “ Insurgenti, Briganti, Assassini, Ladroni, Masnadieri, Scelerati, mal’intenzionati, Ribelli, infami rivoltosi, Massisti, orda di Assassinj”, l’affermazione del comandante francese della piazza di Avezzano rivolta agli avezzanesi nell’ottobre del 1806: “[…]se avessi avuto un altro Paese come Luco (dei Marsi n.d.r.), non avrei da queste parti, più Briganti da combattere[….]”, gli episodi legati all’uccisione di Giovan Francesco Malvini Malvezzi ucciso in Pescina, nel suo palazzo, dal popolo inferocito perché accusato, di essere Giacobino, il saccheggio avvenuto in Ortona dei Marsi nel palazzo del notaio Filippo Buccella, attacco alla corte di Lecce nei Marsi; episodi accaduti in Aielli; la relazione del tenente di Gendarmeria Alò circa la distruzione della banda di Giuseppe Monaco e Felice Ruggiero alias Giovinotti di Ovindoli e gli interrogatori degli insorgenti arrestati; incartamenti (molto importanti) rinvenuti sul cadavere di Giuseppe Monaco d’Introdacqua, conoscenza della data di morte dell’insorgente Luigi Longhi di Celano; episodi legati all’omicidio Botticelli e nipote avvenuto in Collelongo e notizie dell’affissione del proclama della “ Compagnia della morte”; notizie riguardanti la triste domanda “ Chi Viva?” usata anche negli sconvolgimenti politici del 1860-61 e ripreso dallo scrittore Ignazio Silone nel suo “ Fontamara” ed, infine nel decimo capitolo, notizie su Cerchio e personaggi cerchiesi tratti dall’Archivio d’Amore Fracassi conservato nell’Archivio Storico del Comune di Cerchio. Oltre naturalmente ad altri, quali furono senz’altro Francesco Saverio Petroni(24), Alessandro Mastroddi (25), Giuseppe de Thomasis(26), Pietro Colletta (27) solo per citarne qualcuno oltre naturalmente i già citati famosi insorgenti.

    Da mettere in evidenza ancora i combattenti insorgenti filoborbonici ed i combattenti filofrancesi dopo qualche decennio si trovavano insieme allistati, come si evince, chiaramente dai nominativi rubricati nella vendita cabonara del comune di Celano. (27)

Sarà capace la nobile schiatta italica di abbandonare il suo endemico voltagabbanismo, sarà capace la “ Terra dei cachi” di abbandonare come recitava una canzone degli anni sessanta “ il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto?” o “ ancora bisogna dividere per imperare?” O “ Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi “ o, per ultimo, “il fine giustifica i mezzi?”. Oppure, ancora, “ O Spagna o Franza purchè s’ magna”?

Cerchio, Dicembre 2025

                                                                                                Fiorenzo Amiconi

Note

  1. Amiconi F.(a cura): “ La guerra de’ Paesani co’ Francesi. L’azione del capomassa Giovanni Salomone nell’invasione francese negli Abruzzi del 1799”. Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2021.
  2. Mons. Francesco Saverio Gualtieri, nacque a Colle di Lucoli il 22 Luglio 1740 e deceduto a Caserta il 15 giugno 1831.
  3. Rambaud: “Naples sous Joseph Bonaparte, p. 15 in Coppa Zuccari Luigi: “ L’invasione francese negli Abruzzi 1798-1810”, Vol. I, Casa Editrice Vecchioni, Aquila, MCMXXVII, pp. 580-581, In Taccone Nando: “ L’Abruzzo Ulteriore Secondo durante la dominazione francese 1806-1815”, O.G.A. Grafiche Anxanum-Lanciano, 1975.
  4. Sempre a Celano, nello stesso anno, accadde, il 19 settembre 1806, un’altra insurrezione.
  5. Amiconi F.(a cura): “ La repressione del brigantaggio nell’Abruzzo Ulteriore II nel <<Rapporto Storico>> del Capitano francese Alò ( 1806-1812) dal Manuscrit Italien 1127 della Biblioteque Nationale de France”, Edizioni Kirke, Cerchio, 2021.
  6. Avezzano, 2019, p. 19.
  7. Amiconi F.: “ Storia di Celano durante le insorgenze filoborboniche (1806-1812)” , Terremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025.
  8. Amiconi F. (a cura): “ La repressione op.cit.”.
  9. Coletta P.:” Storia del regno di Napoli dal 1734 fino al 1825”, con una notizia intorno alla vita dell’autore scritta da Gino Capponi”, Tomo Primo, Torino, Cugini Pomba e Compagnia, 1852, Torino, Tip. Ferrero e Franco, 1852, p. 277.
  10. Amiconi F.: “ Venanzio D’Amore Fracassi ,il Dottor in utroque jure che segnò la storia di Cerchio (1772-1854)”, Terremarsicane, Polvere d’archivio, 2025.
  11. Vedi nota 8.
  12. Amiconi F.:” Felice Ruggiero alias Giovinotto di Ovindoli  ( insorgente) ( 1760?-1807), Terrremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025.
  13. Amiconi F.: “ Giuseppe Monaco d’Introdacqua Colonnello de’ Reali Eserciti, comand[an]te del Corpo volante”, Terramarsicane, Polvere d’Archivio, 2025.
  14. Vedi nota 11.
  15. Vedi nota n.5.
  16. Francesco Antonio Juliano di Prezza e non Tullliani erroneamente riportato in altri miei scritti, vedi qui il suo interrogatorio
  17. Vedi nota 5.
  18. Amiconi F.: “ Felice Ruggiero alias Giovinotto di Ovindoli (insorgente) (1760?-1807) “. Terremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025. Vedi anche nota 5.
  19. Vedi nota 16.
  20. Nato a Catanzaro nel 1777 e fucilato a Napoli in Piazza del Mercato il 27 aprile 1806. “[….]dopo una breve adesione alla Repubblica napoletana del 1799, passò alla parte sanfedista; con il grado di brigadiere, collaborò alla restaurazione dei Borboni nel Mezzogiorno e all’occupazione di Roma. Creato marchese, preside della provincia di Teramo (1801), commissario in Puglia (1804) e luogotenente del re in Abruzzo (1805), fu fatto prigioniero durante l’invasione francese (1806). Assolto dall’accusa di brigantaggio, fu fucilato per decisione arbitraria[….]”(Enciclopedia Treccani). Il celebre avvocato Francesco Lauria ( 1769-1828)”[…]assunse la difesa di Giovan Battista Rodio, incaricato dal Borbone di organizzare la resistenza ai Francesi, che nell’aprile del 1806 fu condannato a morte come brigante con una procedura che suscitò proteste: giudicato il giorno dopo da un’altra commissione militare e condannato[…]”(Dizionario biografico degli italiani, vol. 64 ( 2005 ) http:www.treccani.it/enciclopedia/francesco-lauria-(Dizionario-biografico/). << scrive Isabella Rauti: “ L’audace giovanissimo Rodio(….)presto e bene si impose il Circeo, con un gruppo di comandanti spericolati. Rodio avanzò metodicamente: occupava paesini, al posto degli abbattuti alberi della libertà inalberava nelle piazze la croce e la bandiera di Re Ferdinando, nominava nuovi reggitori e, quando doveva affrontare i francesi, andava allo scontro “ muro contro muro”  come se comandasse a sua volta un esercito regolare in uno scontro frontale a Valmontone; il 9 agosto si attestò a Frascati e con un suo “distaccamento” mise in fuga il presidio francese di Marino, inseguendolo sino a pochi chilometri da Roma”. Nel proclama di Veroli si firmava “ Nobile Patrizio della città di Catanzaro in Calabria Ultra, Commissario in capo di Guerra, Tenente Colonnello de’ Reali Eserciti di S.M. Siciliana, e comandante in Capo della Divisione dello Stato Romano, che forma la vanguardia della Grande Armata Cristiana”. Negli anni seguenti continuò la guerra ai francesi, finchè entrò in contatto con la Regina M. Carolina, mettendosi ai suoi diretti ordine. Divenne poi prima Brigadiere, poi Preside di Teramo e quindi di Cosenza, cavaliere dell’Ordine Costantiniano e infine Marchese(….). Nel 1804 venne inviato come Commissario Regio presso il Gen. Saint Cyr, compiendo un’ottima opera di “ seminatore di zizzania” fra i generali francesi e italiani. Al principio del 1806 fu spedito in Abruzzo con un corpo di cavalleria regolare con incarico di organizzare la controrivoluzione. In Puglia poi, mentre i francesi invadevano il Regno, fu fatto prigioniero di guerra e, in effetti, la Commissione militare, presieduta dal colonnello Cassan, ritenendo che non si potesse reputare “brigante” un Commissario Regio incaricato dal suo Governo di provvedere alla difesa delle provincie non ancora occupate dai francesi(….)assolse l’imputato, mercè anche l’abile difesa di se stesso che il Rodio seppe tenere. Ma siccome i veri briganti erano altri, il Massena, tenere in alcun modo la decisione della Commissione, il giorno stesso ne nominò un’altra straordinaria, che giudicò in ventiquattr’ore il prigioniero, e, naturalmente, lo condannò a morte. Il marchese Rodio vegliò in serenità tutta la notte, quindi si confessò, prese i Sacramenti, e morì con coraggio e abnegazione, nonostante dovesse subire pure l’umiliazione di venire fucilato alle spalle come i traditori ( traditore di che, poi?), in piazza del Mercato in Napoli. Riporta il Lemmi da un brano del Diario Napoletano: “ Dal suo confessore ho sentito che ricevette la sentenza di morte con l’infinita costanza, e siede in piedi di quello sino alle ore quattro d’Italia della sera stessa. Questa mattina si è riconciliato e, munito del Ss. Sacramento, è andato a morte. Si è inteso questa che il sacerdote che lo ha accompagnato andando a morte sia stato arrestato perché gli ha posto tra le mani una palma insinuandoli essere quella del martirio” ( Massimo Viglione, “ La Vandea Italiana”. Le insorgenze controrivoluzionarie dalle origini al 1814, Effedieffe, Milano 19995, in http://le calabrie.forumup.it/abaout 282- lecalabrie.html).
  21. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio e nei Distretti di Celano e Pescina”, Edizioni Kirke, Cerchio, 2012.
  22. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.
  23. Vedi nota 20.
  24. Francesco Saverio Petroni nacque ad Ortona dei Marsi il 26 aprile 1766 da Giantommaso e Vittoria Sabetti di Tagliacozzo. E morì in Chieti il 7 febbraio 1838. Fu un valente politico ed un fine studioso. Per la sua precoce intelligenza fu inviato dalla famiglia, che sempre tenne a cuore l’amore verso le Belle Lettere, all’età di nove anni nella città di Chieti e qui iniziò, sotto la protezione del canonico de Vincentiis, la sua formazione culturale. Amici del Nostro furono Giuseppe de Thomasis, Giuseppe Nicola Durini, Giuseppe e Gennaro Ravizza e Nicola Nicolini. Nel 1787 in Roma si laureò in filosofia e legge. Appena laureatosi si trasferì in Napoli dove ritrovò l’amico Giuseppe de Thomasis e con questi intraprese l’attività legale. Il 13 agosto 1806 il Nostro fu chiamato a svolgere le funzioni di segretario generale dell’Intendenza della Provincia Abruzzo Ulteriore Primo. Nel 1812 fu nominato segretario dell’Intendenza di Terra di Lavoro, nello stesso anno fu nominato commissario regio per la divisione del Demani del Matese. Con decreto regio del 6 dicembre 1813 fu nominato Intendente della Calabria ultra in Monteleone, Continuò a ricoprire a ricoprire tale carica anche quando ritornano i Borboni a Napoli. A lui bisogna dare la paternità della legge emanata il Primo maggio 1816, Con regio decreto fu nominato Intendente della Basilicata in Potenza. IL 13 dicembre 1820 il Nostro fu scelto alla carica di consigliere di stato. Nel 1821, nel mese di marzo fu destinato provvisoriamente alla carica di Intendente della provincia di Abruzzo Ulteriore Primo in Teramo. Negli spazi liberi si dedicò allo studio di filosofia e di economia. Dal 1823 partecipò ai lavori del Reale Istituto della Reale Accademia Pontoniana. Nel 1831 il Nostro fu richiamato in servizio da re Ferdinando II, come Intendente di Chieti. In tale veste si impegnò per sostenere l’istituzione della biblioteca provinciale della città di Chieti e, nel 1837,  tale nobile istituzione, ebbe la concessione regia. In questo stesso anno, nel dicembre del 1837, fu nominato consigliere della Gran Corte dei conti in Napoli, ma ammalatosi non riuscì, purtroppo, ad iniziare tale onorevole incarico e, nella notte fra il 7 e l’8 febbraio 1838, nella sua abitazione rese l’anima a Dio. Nella abitazione natale del Nostro sita ad Ortona dei Marsi è stata posta, a perenne ricordo, La seguente epigrafe elogiativa: “ TIBI DEUS OPTIME MAXIME/BONORUM OMNIUM/LARGITUR PROVIDENTISSIME/FRANCISCUS XAVERIUS PETRONUS I.C./ALOYSIUS VINCENTIUS PHILIPPUS FF/IUXTA AVITAS SEDES SACELLLUM CUM ARA/VOLENTES LUBENTES DEDICANT/ANNO […….]/I NOVELLLINI COMPITALES TRIBULES/SACRIS HEIC FACIUNDIS/PURA MENTE ADSUNTO/PROFANI ET FACINOROSI HOMINES/HANC PROCUL ARCENTOR”.
  25. Alessandro Mastroddi morì a Tagliacozzo il 18 luglio 1840 all’età di 85 anni era nato, quindi, intorno al 1755 dal facoltoso Domenicantonio e Cecilia Lipari. Uomo di grande spessore culturale, dottore in utroque jure fu eletto alla carica di giudice di pace. Il 9 settembre 1806 era, insieme con il compaesano Francesco Mancini, deputato di polizia e comandante la guardia civica di Tagliacozzo vedi qui). Rivestì la carica di consigliere provinciale ( 1808 e 1814-1817) di Sottintendente di Avezzano, mansione che occupava ancora nel 1835. In questo stesso anno, il 30 aprile 1835, insieme con il citato Vincenzo Mancini, scrive l’interessantissima relazione sui monumenti esistenti in quel tempo nella nostra contrada marsicana cosa questa, che ha permesso allo scrivente di darla alla stampa per le Edizioni Kirke, nel 2018. Il Nostro fu un uomo dotato di vasta cultura che spaziava da quella strettamente legata alla sua professione, ai vari ed impegnativi ruoli pubblici, all’amore verso la storia e l’archeologia del tuo circondario. Fu anche esperto in ambito edilizio. Amiconi F.(a cura): “ Viaggio Antiquario nella Marsica. Relazione dei monumenti di antichità eseguita da Alessandro Mastroddi e Vincenzo Mancini il 30 aprile 1835”, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2018.
  26. Giuseppe de Thomasis, nacque a Montenerodomo, il 19 marzo 1767 da Tommaso ed Orsola Pizzala. Il filosofo Benedetto Croce( 1866-1952), parente del Nostro così lo descrive: “[….] Giuseppe de Thomasis merita di essere ricordato in cerchia più larga di quella del paesello dov’era nato nel 1767e al cui bene concorse con l’opera dell’intelletto, perché egli fu veramente di quegli uomini ai quali l’Italia meridionale, e l’Italia tutta debbono la loro nuova vita nel secolo decimonono. Dottoratosi in Napoli preferì all’esercizio dell’avvocheria gli studi delle leggi, della politica e dell’economia, che convergevano allora nello zelo per la cosa pubblica; e, costretto a celarsi nella reazione seguita ai casi del Novantanove, entrò poi, sotto i Napoleonidi, nell’amministrazione e nella magistratura, Intendente di Sulmona nel 1806, procurò la riapertura del canale di Corfinio, intendente nella Calabria gli anni appresso, non solo amministrò in modo eccellente, ma si adoperò a educare quelle popolazioni, e represse, tra l’altro, la loro costumanza, offensiva dell’umana dignità, di genuflettersi innanzi ai baroni e agli alti funzionari del governo. E una volta- si racconta- che un notaio di quei luoghi, non ostante le sue rimostranze, gli si gittò innanzi a ginocchi, il De Thomasis, non riuscendo né con gli inviti né con le mani a sollevarlo, chè era grande e grosso di persona, si pose anche lui ginocchioni e lo invitò a conversare con lui in tale postura, e con quell’atto, divulgato dalla fama, valse a sradicare il vile costume. Commissario ripartitore nei tre Abruzzi dei beni demaniali e feudli, potè dalla sua missione riportare a Gioacchino l’annunzio di aver lasciato in quelle provincie trentamila nuovi proprietari, molte avervi fondato col raccogliere alcune centinaia di miserabili che vivevano dispersi nei boschi, un nuovo comune Ateleta, esente da imposte, come dice il greco nome. Nei moti di Sicilia del 1820 fu dato compagno del nuovo governatore, generale Naselli, perché ( scrive il Colletta) <<alla nota incapacità di questo supplisse la virtù di lui: usato stile dei governi assoluti per dare cariche pubbliche il lustro ed il benefizio ai favoriti il peso e i pericoli ai meritevoli>>. Finalmente , ministro della marina, e degli affari interni ed ecclesiastici, nella rivoluzione del 1820-21,e tra i più costanti sostenitori del regime costituzionale, fu costretto, fallita quella rivoluzione, a ritirarsi della sua grande e varia operosità di amministratore e magistrato ( della quale noi abbiamo potuto fare solo ben piccolo cenno); e, dapprima si ridusse a Firenze, dove legò amicizia col Capponi, col Ridolfi, col Nicolini, col Frullani e poi, per malferma salute tornato a Napoli, nel culto degli studi attese serenamente la morte, che lo colse il 10 settembre 1830. Poco innanzi prima di morire scrisse, richiesto, un parere intorno alla disegnata riforma della economia generale del Regno, e, nell’agosto del ’30, alcune norme pel principe ereditario, il prossimo futuro Ferdinando II, al quale consigliava tra l’altro, il buon accordo con le potenze Italiane per resistere alla pressione dell’estero, la liberazione dei detenuti e il richiamo degli esuli del ’21, l’ammissione di tutti i cittadini alle pubbliche cariche senz’altri titoli che quelli di capacità e di probità. Era, in verità, il De Thomasis la compiuta immagine dell’Uomo retto, dall’intelligenza lucida e semplice dalla larga e soda cultura, sicuro nella coscienza e negli atti, temperato e fermo, da tutti stimato, non mai censurato perché non mai censurabile. Dei suoi lavori letterari venne messa in istampa postuma, l’Introduzione allo studio del diritto pubblico e privato nel Regno di Napoli, che a singolar valore di documento perché attesta la meraviglia e lo sconcerto onde furono presi coloro che, educati nell’intellettualismo settecentesco, avevano bramato e domandato con tanta insistenza l’unificazione delle molteplici antiche legislazioni e la formazione dei codici per far cessare l’incertezza e dissidi  d’interpretazioni[….]” gli altri suoi scritti inediti attendono ancora chi voglia studiarli e trarne il pubblicarle[….]”. Croce B.:” Monterodomo storia di un comune e di due famiglie”, Bari. Gius. Laterza e Figli, Tipografi-Editori-Librai, 1919, pp. 29-32. Croce, Colletta,Tommaseo, Feola, Martone, Giannantonio: “ Giuseppe de Thomasis dal privilegio l diritto, dl feudalesimo alla società moderna” introduzione prof. Emiliano Giancristofaro, editrice graphitype, Raiano 2002. Amiconi F.: “ La pesca nel lago Fucino negli atti della Commissione Feudale”, Adelmo Polla Editore, Cerchio, 2002. Amiconi F.: “ Storia della Marsica attraverso gli atti della Commissione Feudale, Museo Civico di Cerchio, Quaderno n. 60, Anno VII, 2004, Serena Effe, Avezzano, LCL industria grafica Avezzano, 2005. Marinelli F.: “ Il pensiero e l’opera Giuseppe De Thomasis”, BDASP, Annata CIX (2018)[CXXXX dell’intera collezione], Arti grafiche Aquilane, L’Aquila, 2019.
  27. Pietro Colletta, nacque a Napoli il 23 gennaio 1775 e morì in Firenze l’11 novembre 1831. Fu, oltre ad essere uomo di lettere ed un valentissimo storico anche, durante il dominio dei napoleonidi( 1806-1815), regio giudice presso il Tribunale Straordinario di Napoli.
  28. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.

CAPITOLO PRIMO

ARVCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA

Gran Corte Criminale

Di Aquila

Processi ( Prima Serie)

Busta 147

“ f. 1r

Balzorano ( al margine sinistro sono impressi due sigilli ovoidali: il primo è impresso a stampa ed è racchiuso da due rami di palma con inscritto dentro una corona sopra tre gigli recante sopra la seguente scrittura: “ 1801/GRANI DUE “ e, l’altro impresso con un timbro, recante la seguente scritta:  “ CARTA/PER SOLO USO FISCALE “ n.d.a.)/Corte Criminale/Mazzo trentotto/Per i Briganti ( più sopra a destra, scritto da altra mano, si legge: “[….] li 10 Dic.[embre] c.s./Arch. N° 27/Reg° fol: 39” n.d.a.) Seguono poi altri fogli dove sono riportati: “ Aquila, e/Civitella Roveto, Civitandino, Canistro; Casatronovo, Meta, Morrea, Morino, Pesco Canale, Rocca Vivi, Rendinara, S. Vincenzo” che facevano parte sicuramente in antico, da sommario ai documenti ivi contenuti purtroppo, oggi non più verificabili in quanto questi “ sommari sono stati manomessi: alcuni sono posti uno di seguito all’altro non rispettando l’ordine e, altri ancora, sono collocati in altri documenti.

“ 806/Da Apr.[il]e al 9[novem]bre ( scritto da altra mano n.d.a.)/Rapporti de Particolari incaricati/sul Brigantaggio ( più sotto a sinistra è posto il numero “2” circoscritto da un piccolo cerchio scritto da ulteriore altra mano n.d.a.) nel n° di 83/c./C. 117 “//

“ Ecc.[ellen]za ( al margine destro è riportato il numero “1” ed, al margine sinistro è impresso il descritto sigillo ovale “ 1801/GRANI DUE” n.d.r.)/ Con sua venerata lett.[er]a del di 21 corrente si com=/piacque incaricarmi, perche riservatam:[ent]e l’avessi informata/su l’esposto di un ricorso che torno, de’ Particolari Cittadini di/Pescina, quali denunciavano una unione di sediziosi in d.[etta] Città diretta a compromettere la publica tranquillità, e la/sicurezza de’ particol:[a]ri. Lessi non senza commoz.[ion]e di animo/la pred:[ett]a sua lett[er]a p[er] la buona opinione, e fiducia di cui mi/onora, ad alla q[ua]le corrispondo con i sentimenti dovuti a/tanta gratuita cortesia; e con l’impegnio di meritarla/Lessi ancora con la dovuta attenzione l’indicato Ricorso, dalla/cui lettura si accrebbe in me maggiorm.[en]te il desiderio di soddisafa=/re a pregiati suoi comandi, e di tener paghe le virtuose Sue/premure p[er] la pub:[blic]a salvezza, e tranquillità. E quindi mi/sono portato in Pescina, dove ho avuto il piacere di tro=/vare, che il Capo de’ sediziosi Stefano Pera, altrimenti det-/to l’Ab.[ba]te Manduca (1), erasi fatto arrestare da quel diligentiss.[im]o/Sig:[no]r Gov:[ernator]e Locale, e spedito p[er] la parte di Celano, nelle prigio-/ni di cod.éest]a Reg.[ia] Udienza. Essenza punto palesare a d.[ett]o S.[igno]r Govern.[ato]re/il riservato impegno nel quale V.[ostra] E.[ccellenza] Si era degnata farmi,//mi è riuscito di risapere da Lui, che aveva pratticate le/diligenze giudiziarie su le sediziose macchinazioni, che for=/mano il soggetto del Rapportato ricorso, e ne aveva ac=/quistato molti lumi. Avendoli parlato delle perso=/ne denunciate nel Ricorso mi ha fatto comprendere,/che sopra le medesime versavano tali diligenze, e che/un nuovo indizio ne avevano dato con la fuga dopo/l’arresto di Stefano Pera. E siccome nel Ricorso si/enunciava il conpratico di d:[ett]o S:[igno]r Gover:[nato]re con il figlio/ di Pasquale Pera, ho voluto informarmi come ciò fos/se avvenuto l’ho trovato p[er] un’avvenimento casua=/le, poiche essendo seguito il battesimo nella Rinnovaz.[ion]e/del fonte battesimale, fu dal Vescovo (2) chiamato/il Gov.[ernato]re, che assisteva alla Fu[n]zione, senz’acche alcuno/di essi sapesse che il battezzato era figlio del Pera./Con l’istessa prescritta Riservatezza, ed estragiudi=/zialmente mi sono informato della denunciata Se=/dizione, e l’ho trovata sussistente, e già estrinsecava/con atti vietati dalla Legge, con armamenti, invi/ti alla insurrezione, e minacce di massacro contro la/Gente Onesta, e l’istesso ottimo Vescovo, e il Gover:[nator]e non/erano risparmiati. Giuseppe Buffone uno dei denunciati fece avvertire D.[on] Gio:[van]Batti[sta] Macarone (4) Cancell:[ier]e delle Doganelle (5) a starsi riservato/Luigi Morgani(6), poiche nelle passate vicende era Sta=/to persequitato come voluto Reo di Stato./Dal can:[oni]co Cur:[a]to/di questa Chiesa D.[on] Giand:[omenic]o Taglieri ho risaputo, che/nel di 19 di questo Mese essendosi incontrato con un/Pescinese che[….]faceva di veduta, e che lo disse esser (sopra al margine destro è riportato il numero “2” n.d.a.)/venuti per affare di D.[on] Gio:[van] Filippo Pompei di Pescina/colui li parlò della unione che sediziosi, e della dispo=/sizione nella quale erano d’insorgere, e di distrug=/gere quelli che essi chiamavano Giacobini, mentre/le truppe Francesi  sarebbero state di breve facciate,/e sarebbe tornato il fu Re. Trovai finalm.[ent]e cos=/sante la opinione in Pescina, che se non fosse se=/guito l’arresto dello Stefano Pera; e quei sediziosi/avrebbero eseguito quanto/minacciato avevano. Il vedere poi, che li machi=/natori, e gli agenti de’ presenti attentati sono/quegl’istessi che commisero i massacri del 1799/enunciati nel ricorso, e che veri sono: quelli che/sostituirono al vigor delle Leggi l’arbitrio e l’anar-/chia, e che cercarono di portasse in tutto questo/circondario l’istessi delitti, e distruggere ogni or=/dine publico,e del disgraziatam:[ent]e fui io testi=/monio allora: che essi ora a tutte le prove in/tenzioni criminosam:[ent]e esternate uniscono l’impe=/gno p[er] la Pro[d]dizione, mostrandosi disposti a fare/di tutto, onde questo Regno tornasse in mano dell=/’inimico dal q[ua]le Sperano impunità, effetto di/un governo in decadenza, che, tutte le cose, dispe-/rate, trar si doveva a queste esiziali conseguen-/ze, hanno animati gl’indicati malvaggi a nuovi/delitti; così l’espediente unico sotto un Governo/restauratore è di distruggere ogni lusinga di pote=re essere scelerato e delle circostanze. Ed io sarò troppo/fortunato se avrò potuto dare con la mia opi-/nione un impulso al publico bene; ed alla E.[ccellenza] V.[ostra[/Ortona dei Marsi il di 27 di Ap:[ril]e 1806/Um.[ilissi]mo Div.[otissi]mo Ser:[vitore] Obb.[ligatissi]mo/Fr:[ancesco] Sav:[erio Petroni (6) ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[ionisio] Cav.[alie]r Corsi/Colonnel]lo e Preside delll’Aquila” n.d.a.).

Note

  1. Stefano Pera alias l’abate Pagliuca fu uno dei fautori della rivolta di Pescina avvenuta nel mese di febbraio 1799: addirittura fu lui che “ uccidesse con appenzamento nel proprio Palazzo ( ancora esistente in Pescina n.d.a.) a colpi di stocco il fù duchino don Giovanfrancesco Malvini Malvezzi della città di Matera, che dimorava da anni prima  in q.[ue]sta città di Pescina, e che poi in unione di altri della med=/esi]ma gli rubasse molto denaro, gran quantità di grano, vino e tutti i mobili, che teneva nell’istesso Palazzo del fù Barone Camillo Tomassetti, perchè la di lui Madre D.[onn]a Teresa Tomassetti del fù B[aro]ne Camillo Tomassetti, per motivo che esso Duchino era aderente ai Francesi che la sera dell’istesso giorno anche p[er] il med=/[esim]o motivo il Pera con altri suoi compagni Briganti, tutti armati, si portassero in casa di D.[on] Giuseppe Melchiorre p[er] ucciderlo[….]” che altr’insorgenti del Paese uccidessero nel med.[esi]mo giorno li F.[rate]lli D.[on] Vincenzo e D.[on] Giuliano Ferrante, tanto vero che il Bartolomeo Ruggieri, recise con la Sciabla un’orecchia al D.[on] Giuliano dopo morto, portandola poi in trionfo nella punta dell’armatura[….]” ASA, Gran corte Criminale di Aquila, Processi (Prima Serie) Busta 147. Il Duca don Giovanni Francesco di annni 36, mesi dieci e giorni 14, il 10 febbraio 1799 “[…] presemptus Jacobinus in palatio ( plateis) huius vivatis a populo interfectus et depopulatis ed hora vigesima terti[….] 2. Don Giuliano figlio del quondam notaio Paolo Ferrante e della quondam Maria figlia del quondam Francesco de Nicola di anni 45, mesi uno ed un giorno l’11 febbraio 1799 “ a populo uti Jacobinus interfectus fuit[….] e il dottore in “ utroque jure” Vincenzo figlio del quondam notaio Paolo Ferrante “[…] frater enunciati Juliani” di anni 42, mesi dieci e sette giorni “ a populo uti Jacobinus barbare interfectus, ac depopulatus est una cum domo[….]” in Pietro Bontempi: “La Marsica nella storia moderna”, tipografia Casamari (Frosinone), 1974. Data l’enorme difficoltà di mettermi in contatto con il responsabile dell’Archivio Parrocchiale di Pescina sono stato costretto, obtorto collo, a servirmi delle soprariportate note.
  2. Era Monsignor Don Giovanni Camillo Rossi che resse il vescovado dei Marsi dal 9 luglio 1805 all’11 luglio 1818. Morì a causa del colera in Portici il 16 luglio 1818.
  3. Giovan Battista Macarone fu allistato nella vendita carbonara del comune di Pescina : “[…]57. Macarone Giovan Battista- Cons.[iglier]o al Regio- Entusiastico[….]” Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”
  4. Regia Doganella istituita in Pescina il 24 dicembre 1754.
  5. Luigi Morgani risulta iscritto nella vendita carbonara del comune di Pescina:[….] 63. Morgani Luigi- Sarto- Entusiastico[….]”. Amiconi F.: “ La Carboneria op.cit.”.
  6. Vedi qui.

“[…..]chè a me il solo interessato in questo Paese, ne ( al margine destro è posto il numero “6” n.d.a.)/farò aver luogo ad impegni, ma alla sola veri-/tà semplice, e nuda, con tutta la fedeltà, con cui/merita di esser Servito il nostro liberatore Sovra-/no. Se V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma stimasse addossarla ad un tal/D.[on] Michele Rossi di Pacentro ( è scritto sopra n.d.a.)/Avremmo un Giovane onesto da me consegnato dopo la com-/messa. Nel tempo stesso potrà V.[ostra] S.[ignoria] degnarsi di/ordinarne. Mò far ordinare à questo Sig.[no]r Comman-/dante, che dia, quando gli sarà Richiesta, qual-/che forza, per potere arrestare qualchè perso-/na che Risulterà Rea dietro detta informazio-/ne, ò prima di essa per assicurarla dalla fuga/Tanto debbo in dissimpegno del mio dovere,/e Sicuro del Zelo di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma. Sulmona 9 Agosto 1806/Div.[otissi]mo Serv.[ito]re vero obblig.[atissi]mo/Luigi Lozzi Deputato di Polizia Pac.o ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Cavalier Corsi/Preside in Aquila “ n.d.a.)”//[

“[…]Sig.[nor] e P[adro]ne Col[endissi]mo ( al margine destro è posto il numero “7” ed al margine destro è impresso il descritto sigillo ovale di grani due n.d.a.)/dall’essermi pervenuta costante notizia di trovarsi attruppata in Massa mol/titudine di gente in Bugnara, che minacciava condursi qui per aumen-/tarsi, e commettere degli attentati contro il governo, e la pub[blic]a tran-/quillità, primo motivo di rassegnare ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma q[ua]nto Siegue in/discarico dell’impiego di Deputati del buon ordine addossatomi da q[ue]sto/Pub[blic]o/perche dubitavasi oggi, che la Massa pred.[ett]a composta di più naturali/di varj Paesi di q[ues]ta Camarca, briganti per indole fossi premura/accedere in q[ue]sta T.[er]ra, dove sperano accrescersi, no[n] ho mancato di/portarmi in unione di altri principali Concittadini dal Gover-/natore Locale a premurarlo, acciò avesse subito disposto una compo-/nente Guardia Civica composta delle Persone probe del luogo, ed attac-[cate al p[rese]nte attuale Governo, affinchè armata q.[ue]sta pattugliasse q.[ues]to/abitato, ad oggetto di tenere difesa la Popolaz.[io]ne da ogni insulto stra-/niero, e di porre freno a mali intenzionati insorgenti ( che per altri/qui no[n] ne mancano) che possono Sedurre i buoni, ed induati ad//unirsi alla cennata Massa: li ha premurato[….]/rappresentanza ad V.[ostra] S.[ignori]a Ill.[ustrissi]ma la convicina Piazza di/Solmona; ma q.[ues]ta Popolazione tutta ci troviamo nell’evidente pericolo di una prossima aggressione della riferita Massa, e/un’insorgenza de mali intenzionati pred.[ett]i/Rappporto pertanto tutto ciò a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma per mio dovere, e la supplico/dar quelle disposizioni, che sono più efficaci a Scansare il d.[ett]o pericolo, e pieno di stima rispettosam.[en]te mi rassegno/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma. Pratola li 29 Agosto 1806/Div.[otissi]mo Servid.[o]re V.[ostro] Obl[igatissi]mo Sig.[no]r Preside della Reg.[i]a Ud.[ienz]a dell’(Aquila) n.d.a.)”//

“[….]Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “8” n.d.a.)/Non deve recarne a V.[ostra] E.[ccellenza] ammmiraz.[ion]e, se a seconda del concertato non/sia venuto Sig.[no]r Padr.[on]e, che unito a Sig.[no]r Nonno colla solita/distinz.[ion]e la ossequiano, perchè inibito da differenti inopina/ti accidenti, e specialm.[ent]e da quello, d’aver perduto il p.[ri]mo/il mio buon Cavallo Bajo, che dietro un’inchiodatura, la tra=/sandata Notte se ne morì, forse sopraffatto dal Sangue, as=/sicurandola però, che o lui, o jo non dilungheranno molto a/venire./ I Cavalli del Sig.[no]r Piccioli, mi è riuscito finora di osservarli, e non/trascurerò di adempirlo p[r]ima la mia mossa, o di Sig.[no]r Pad.[ro]ne/però costa; ed in tale occasione si preleverà l’altro Cavalllo/dalla Cap.a, che lo proposi, e che Stima possa uguagliare/il suo/si degni intanto di proseguirmi lo proposi, e che Stima possa uguagliare/il suo/si degni intanto di proseguirmi l’Onore di altri suoi Coma-/ndi ed ossequiarlo la Sig.[no]ra mi dico/D[i] V.[ostra] E.[ccellenza] Castello del Monte 30 Ag.[osto] 1806/Div.[otissi]mo, Umilis[simo], ed Ob[ligatissim]o S.[ervitor]e Ve[r]o/Domenico Ant.[oni]o Colelli ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Conninelllo (sic) Preside/D.[on] Dionisio Corsi/Aquila” n.d.a.)//”

“[…..]imo Sig.[no]re e P[adro]ne Sig.[nor] Col[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “9” ed a quello sinistro è impreso il descritto sigillo ovale di grani due n.d.a.)/Essendomi restituito in Casa trasandato Lunedì, che correvano li 15 dell’andante, ed avendomi pervenuto a notizia che il Regio Governadore, e Giudice di Capestrano trovavasi in Calascio,/così per la fedele esecuzione del riserbato incarico, che V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma si compiacque addos-/sarmi nel fortunato rincontro di averle costì baciato la mano nel dì 26 dello stesso/corrente mese personalmente mi conferj in sua Terra di Calascio per conferire con/esso Regio Gov.[ernato]re sul proposito e quivi disporre la forza Gendarmeria che presso di/se giusta la Facoltà accordatamisi da V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Essendomi appieno informato, che il Sacerdote D.[on] Basilio Leone della T[er]ra di S. Stefano/poteva essere efficace mezzo per il disposto arresto di Sabbato di Felice di lui/paesano, per essermi contemporaneamente posto a Giorno, di essere dello stesso/Inimico, così per Cura, ogni e qualunque riservatezza, e felicemente riuscire al/disegno di concerto con lo stesso Regio Gov:[ernato]re, al par di me mostrava l’impegno/tutto per tale disposizione, palesandomi d’averne anchesso formale de=/nuncia degli andamenti dello stesso di Felice contrarj al presente Governo/in corrispondenza di altri Su concordanti risultati con ordine formale;/chiamanti in Calascio il surriferito Leone, diretto Se la notifica per mezzo di un serviente della Corte medesima, per[…..]da mattino di Trapelarsi/l’arcano./Essendosi conferito in effetti alla presenza del Gov.[ernator]e e da il Leone in Calascio nel dì/27, e dimandate delle persone del di Felice assicurò di trovarsi in S. Stefa-/no, per oltre guardingo, e sospetto di estrinsecandosi nel tempo stesso la/premura di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma di volerli arrestare; e preceduta esso a prestarmi/la sua mano ne mostrò della retrossia, quanto colto una fosse stato prima/arrestato il di lui Nipote Giuseppe di Felice./Su queste dubbiezze per averselo di carcerarsi della felice riuscita nell’eruzione di/tal suo riservatissimo incarico, stima di bene di prescegliere soggetto//ben’inteso di S. Stefano, conoscente, ed amico dei sa[….] che fa/ il Sacerdote D.[on] Vincenzo Vespa, in unione di Pasquale E.[…]gelo di Calascio/istesso, ascritto quest’ultimo per la Colonna Mobile, di cui si è compiaciuto V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma anche a me darne l’incarico, e che stò tutta via accrescendo, non a=/vendone altri, che cinque ascritti, e quando sarà completato un discreto nu=/mero mi darò l’onore rimettere il Piedi lista per il vallo (sic) della sua approvazione, affinchè si conducessero in S. Stefano, per accertare la dimo=/ra del di Felice, custotovirlo (sic) in fidanza, e sicurezza; Onde partiti/questi con tale promessa dopo mezzo giorno da Calascio sudetto le dì/27 a circa le ore 22 mi diressi anch’io, con i Gendarmi, ed altre due/persone di mia fiducia per quella volta sull’ora tarda, e giunti al=/la scoverta del Paese sull’imprunire, col aver quivi fatto altro, circa una=/ora sopragiunse il sudetto Pasquale Evangelista, assicurandomi, che il Sab=/bato di Felice era già in Patria, e propriamente nella pubblica Piazza, Se=/duto ad un poggio, e tenuto a bada dal suddetto D.[on] Vincenzo Vespa,/ondecchè affrettati ci fossimo per ivi sopprenderlo( sic), sicchè si respinse in S. Stefano l’Evangelista, affinchè avesse cooperato il prefato Vespa a se=/quitare, a mantenere a bada il di Felice, ed in tanto  noi in proseguo/va nella Chiesa di S. Stefano fuori dell’Abitato, tanto L’Evangelista, che/Vespa furono ad incontrarci eransi ritirato in sua Casa./Tanto esequimmo con tutto il calore, e zelo, sicchè giunti appena nella/medesima venne circondata, essendosi avveduto forse del conflitto, ebbe ad uscirsene per la parte superiore, si assicuri V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, che verrà il zelo mio raddoppia=/to, non solo contro di questo, ma eziandio contro ciascun’altro/che porterà specialmente contro il diulgato Giu=/seppe Fontana di Penne, Provincia di Teramo, chè ho inteso/fuggiasco per le viciniori Montagne, Con averne date le con=/venevoli disposizioni per lo più accertate scoverte/averne date le con=/venevoli disposizioni per lo più accertate scoverte./Prevengo di più V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma che per la fuga del di Felice ho//cercato ponere in chiaro, e quante volte piaccia ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma for=(al margine destro è posto il numero “10” n.d.a.)/marsene Processura, potrà risolverlo, che non trascurerò di adempir-/lo./Mi Auguro l’onore di molti suoi veneratissimi comandi con tutto/il do[v]uto rispetto mi rassegno/D[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Casal del Monte 30 Agosto 1806/Div.[otissi]mo Umil[issi]mo ed Obl.[igatissi]mo ser.[vitor] V[e]ro/Domenico Ant.[oni]o Colellj ( al margine sinistro di legge: ” Sig.[no]r Colonnello D.[on] Dionisio Corsi/Spetabile Preside Nel/Aquila n.d.a.)//”

“[….] Sig:[no]re Sig[no]re P.[adro]ne Col[endissi]mo ( al margine sinistro è riportato il numero “11” n.d.a.)/I dissordini, che sentonsi in varie parti di questa Provincia, sono lontani, lode al/Cielo da questa n.[ost]ra Contrada, Mò[…..]Tufo 6 Settembre 1806[…..]//Rispetabilissimo Sig.[no]r Intend.[en]te (al margine destro è riportato il numero “12” n.d.a.)/Sono stato avvisato che ne’ Navelli Navelli (è scritto sopra da altra mano n.d.a.)  vi sieno/de Fucili nascosti: Spedito subito di essi Gendarmi a Cavallo colà/ il Capo di essi domanderà agli Am:[ministrato]ri di voler vedere il Libro d.[e]lla/Cedola presente sotto pre testo di voler danaro all’Esattore/Nicola Giansanti: Subito che egli si sarà presentato costui/Lo carceranno, si faranno condurre nel suo Granajo, dove/vi è una segreta Sottervanza ( è scritto sopra n.d.a.)con de’ Fucili e cartocci: questo Nicola Giansante vi è il conservatore, e sarà obligato di Rivelare il/luogo, ove si conservino, in caso non siano nello Segreto Indicato/di q.[uest]o si sono serviti i Piccioli per fomentare molti Paesi, frà/quali Fossa: assicuratevi intanto del med.[esim]o col mezzo descritto. I/Gendarmi anderannno a mezzo giorno per non dar sospetto. Se/le armi non si trovino, ove ho detto, dopo arrestato mil Giansante/fate obligare il Notaio D.[on] Francesco Giovannni dell’istesso luogo a Ri-/velare il nascondiglio. Esso non né Reo, che di averle vedute per ac-/cidente; perciò non merita d’esserne condotto costà carcerato//I fuggitivi in casa Piccioli sono quasi sempre in casa. I Francesi,/che da Solmona ultimam.[ent]e andavano a N[ave]lli per poca accortezza non il/presero: v’era anche il Capitano ( è Ermenegildo Piccioli? N.d.a.), che era tornato. Essi entrarono nel/portone di Sotto, e quelli fuggirono pel Portone di Sopra: Persona di mia/fiducia mi dice averli veduti di fuggire./Da Popoli in su io So, che q.[uest]a Provincia è quieta. I Paesi vi han/concepito timore, e credono, venga forza  Sig.[no]ri imponente.  Per impedire il/fermento, che questi Pic.[cio]li vanno spargendo conviene torglieli i mez-/zi. Questi s’impediscono coll’Arresto del Giansante che ho nominato, me /col togliene le armi. Fate battaglione continuam.[en]te sei, o sette Gendar=/mi a Cavallo per i Paesi d[e]l Circondario di Barisciano, S. Demetrio, e Capestrano: acciò si mostrino anche ne piccoli Paesi. Bisogna mostrare/coraggio, e vigilanza: Con poca forza procedere egualm.[en]te, che ve ne/fosse assai./Ai Gendarmi, che andranno a N[ave]lli non fate fare alcun tentativo in casa Piccioli, acciò i Fuggitivi si assicurino meglio. Io spero/quanto p[ri]ma averli, se ne sono ingannato nell’essene avvisato: Or ba-/sta farò  ad Ogni tu[tto] il possibile. Intanto fate con prestezza, che la Guardia/ Civica di Barisciano sia Armata, e che quel Capo dipenda da miei/Ordini Rimettermi per la p[rese]nte lettera diretta al Gov:[ernato]re di Capestrano,/acciò mi somministri ad Ogni richiesta i Gendarmi, che ha. Io spero/nel momento, che sarò avvisato, Sorprenderli di persona colla Guardia/Civica//giusta la presente[….] Rimetto acciò possa armare anche Gente di/mia Fiducia ( al margine destro è riportato il numero “13” n.d.a.)/Posso esser sicuro, che darete alle Fiamme la presente mia lettera? Fido per questo in voi. Riflettete, che io sarei subito ucciso:/Non mi determino a fare la spia per acquistare un Carattere/infame, ma io Rinuncio alla Parentela, a tutto quando si tratta/di salvare il Gov:[er]no, ed una Provincia dai Briganti./Mi assicuro nella v.[ostr]a vigilanza ed esattezza. Mi Auguro/l’Onore de’ V.[ost]ri venerati comandi, e colle più Vive idee di perfetta/Stima e Rispetto vi bacio la mano di ftta./P.[ost] S.[criptum] Navelli è senza Luogotenente; Il Gov:[ernato]re è fuggito: Com=/piacetevi Riscontrarmi per la sicurezza d[e]l Recapito della p[rese]nte./D.[evotissi]mo ser.[vo] V.[ero] Obl.[igatissi]mo/Angelo Piccioli//”

“[….]Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]r P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è posto il numero “14” e a quello sinistro è impresso l’ovale sigillo di grani due n.d.a.)/Questo Regio Gov:[ernator]e Sig.[no]r D.[on] Antonio Fedele mediante sua lettera d’ufficio de ‘ 6 andante, facendosi p.[rese]nte li urgenti bisogni di q.[uest]o/Stato, ed il timore dell’avvicinamento, e forza dell’invasione nello/stesso di una quantità di Briganti, ci ha comandato dover Noi dar/le disposizioni, onde armar di fucili, e monizioni da Guerra la com-/pagnia della Legione Pro.[vincia]le alllistata./Qui, per quanto è a n.[[ost]ra notizia, non vi sono detti fucili, e munizioni/E’ necessario dunque p[er] l’oggetto sudetto che V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma si compiac=/cia riscontrarci, se voglia de’ medesimi provveder q.[uest]o Publico; men-/tre in caso di sua annuenza si mandaranno a prendere./Siam pronti a suoi ambiti comandi, ed in attenzione delle sue grazie,/con sentimenti di perfetta stima possiamo divotamente a segnarci/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Montereale 7 7[settem]bre 1806/Divot.[issi]mo Serv.[itor]e V.[er]o Obb.[ligatissi]mo Fran[ces]co Sav.[erio] Ricci Sindaco Int.[erin]o ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi Preside,/e Colonnello nel’ (Aquila)” n.d.a)//

“[…]Sig.[no]r Intendente Preside della Provincia dell’Aquila ( al margine sinistro è riportato il numero “15” n.d.a.)/ I Deputati di polizia, e Comandanti la Guardia Civica/in Tagliacozzo/in seguito delle premure da noi fatte in varj paesi dello Stato Pontificio, seguì/jeri 8 dell’andante 7[settem]bre in Riofreddo l’Arresto di un dei Capi brigan=/ti di Tremonti p[er] nome Gian-Nicola Ruina, quello propriamente in/di una casa alloggiava il parroco Massucci. Dal nostro Incombenzato/Giacinto Ricciardi di quel luogo ci avea fatta premura  p[er] lo ricupe=/ro delle spese occorse p[er] la presa, e mantenimento del Reo. Noi gli abbia=/mo risposto, che di tutto avremmo dato parte a V.[ostra] S.[ignora] Ill.[ustrissi]ma, come veniamo/a fare; e ne avremmo attese le disposizioni; e che traditanto avesse/ bap/ato(sic) a farlo gelosam.[en]te custodire, e quando vi fosse timore di/fuga lo avesse fatto trasportare in uno più sicuro carcere di quello/Stato./Per l’arresto del Prete Massucci facemmo correre la l[ettera] di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, come/la riscontrammo, a Monsig:[no]r Gov:[ernato]re di Roma, che si mostrò pronto darle/esecuzione.  Egli però a tutti gli altri Briganti abbandonarono quella/Città; e secondo le notizie posteriori alcuni di essi si sono annida=/ti in alcuni luoghi dello Stesso Stato Romano. La maggior parte però/Si è oggi ritirata in padria, dove si fa vedere con tutta franchezza,/ed armata, senzacchè quegli Amm.[inistrato]ri, o Capo della Guardia, ce ne ab=/biano dato mai avviso, come replicate volte, e presentemente sono//stati incaricati, e da uni, e dal Comand:[an]te del [….] fu in Celano/senza ( a cooperazione da un di più Naturale, ciò n’espone la traccia,/no[n] è possibile avergli nelle mani; giacchè van di continuo vagando,/e Formando la nota in campagna senz’aver luogo fisso. Egualm.[en]te/impossibile aver in quel luogo persona di fiducia ad attaccata al Gov:[ern]o/di cui compromettersi, e p[er] le aderenze, e p[er] la complicità. Eglino in=/tanto praticano Liberam.[en]te p[er] quest’abitato, e territorio, insultano e /minacciano le persone zelanti del buon ord.[in]e; e quegli Amm.[inistratori, e quella/Guardia stessa tutto vedendo, e sapendo no[n] solo non gli arresta; ma mo=/stra la più rea intelligenza e forse  da noi spe-/cialmente incombenzato p[er] invigilarvi, essendosi voluto approssimare/dietro taluni, che gli recavano dei comestibili , p[er] indagarne lo Stato,/ricevei un colpo di fucile, che p[er] altro no[n] l’offese. Noi non abbiamo/mancato, ne mancaremo (sic)di raddoppiare la vigilanza, e gli esplorato=/ri p[er] cogliersi, se ci riesce a colpo sicuro; come no[n] manchiamo di/procurare a tutto potere, l’arresto di quei, che sono rimasti nel/Pontificio. Il preso ii Sorbo Angelo-Benedetto Magistrato, sebbene non sia più in Stato/pericoloso di vita; p[er]siste però in un cronico languore. Noi ne attendiamo l’oracolo chiesto a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma con altro nostro rapporto. Il di lui/compagno Dom.[eni]co Nuccitelli si è fatto vedere nei  scorsi giorni  nelle/vicinanze di Poggio-filippo; ma finora sfugge le nostre ricerche./Ci diamo l’onore di ripeterci col dovuto rispetto. Tagliacozzo à/di 9 7[settem]bre 1806/D[evotissi]mi S[ervi]tori veri ob[bligatissi]mi Alessandro Mastroddi (1)/Francesco Mancini (2) ( al margine sinistro di legge: “ In punto torna il Messo di Riofreddo, che, nel/portare la nostra responsiva all’Incombenzato Riccardi, è stato so/rpreso in [vi]cinanza della Rocca di Cerro verso Tremonti da due pe[rso]ne armate (al margine destro è riportato il numero “16”  ne armate, che gli an tolte la lettera. E’ regolare il Supporto, che/siano due di quei briganti “ n.d.a.)//

Note

  1. Vedi qui
  2. Vedi qui.         
  3.                                                  ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA                  

Int. Cat. 27 B 4822

“ Copia- Ill[ustrissi]mo Sig.[no]re. Questa mattina circa le ore sedici del gior=( sopra il margine destro è riportato il numero “8”  ed al margine sinistro è impresso il descritto sigillo ovoidale di grani due con in più la sigla F e C intrecciata n.d.a. )no che si contano li 26 corrente Marzo 1806, tempo in cui li Cittadini si erano portati al lavoro in campagna si sono qui condotti/cinque Individui uno della convicina T.[er]ra di Cerchio, e quattro/della Città di Celano, i quali essendo venuti a trovare, ci hanno fatto presente, che avessimo allestita la razione per sessanta persone/di Massa, le quali sarebbero qui arrivate fra momenti.  In sentire/siffatta novità abbiamo fatte segrete diligenze per Unire qualche/numero de’ Cittadini, ma non è stato possibile all’istante per lo ras-/segnato motivo. In questo mentre sono infatti pervenute altre trentasette persone armate, con schioppi, bajonette, e patrocino/tutti di Celano all’infuori di quattro, che abbiamo ravvisato essere/tre di d.[ett]a convicina T.[err]a di Cerchio,de’ quali non sappiamo pre=/cisamente il nome, né Cognome (1), e l’altro di questo Luogo chia=/mato p[er] nome Benedetto Angelitti (2), che attualm.[ent]e domiciliato in d.[ett]a di Cerchio. Costoro non appena arrivati hanno lacerate le Copie degli Editti, ultimamente pervenuti, emanati dal Principe Giuseppe Bonaparte in nome di S.[ua] M.[aestà] Imperador/Napolione. Minacciandoci la vita per averli in buone maniere/fatto intendere non esser cosa ben fatta. Successivamente hanno/presa la Razione(3), e per non esser trucidati da’ med.[esim]i abbiamo dovuto/sommministrargli pane, vino, ed una decina (4), e mezza di Salati. In/ seguito hanno preteso, che da noi gli si fusse allestita quantità/di Uomini armati p[er] unirli con essi loro. Ed essendoci opposti/abbiamo passato pericolo di essere massacrati. Finalm.[ent]e abbbiamo/osservato, che sonosi uniti co’ med.[esi]mi Pasquale, e Giuseppe Gio:[vanni]//Loreto Maccallini, Dom.[eni]co Rossi, e Tommaso di Domenico Maccallini di q,[uest]a T[er]ra di Ajelli. Si sono fatti leciti ancora, che li avessimo allestito un/uomo con Vittura per poterlo mandare in Celano a prendere gli schioppi/ed essendoci scusati, che non poteva rinvenirsi alcuno, abbiamo anche p[er]/questo corso il pericolo della vita; in questo mentre trovandosi presente/un tal Giuseppe Iacobucci, hanno obbligato il med.[esim]o di condursi in Ce-/lano, da dove non ancora è tornato. Similmente hanno obbligato il Balivo (5) di questo luogo di emanare Banni, acciò chiunque avesse/armi, ossiano schioppi di Calibro, li avessero esibiti Sotto la pena/della immediata fucilazione; ma non essendosi da niuno obbedito  alla pur/fine colla guida del prefato Domenico Rossi hanno perquisito le Case/di Tommaso di Pietro, e di Giovannni Iaocobucci, ai quali avendo rinve/nuti uno schioppo di munizione per cadauno li hanno presi. In/sequela poi han preteso una decina ( di palle,/ed una di polvere, e novellam.[ent]e abbiamo passato rischio di vita p[er]/non averli secondati. Alla pur fine sono da qui partiti circa le ore/ventitre, ed essendosi incamminati p[er] la volta di Celano in esclusione/de’ pred.[ett]i Naturali di Ajelli, all’infuori del rif.[erit]o Benedetto Angelitti./Dopo qualche tratto di strada sono ritornati indietro, e passati sotto/l’abitato si sono condotti nella d.[ett]a vicina Terra di cerchio, continu=/andoci le minaccie che sarebbero qui ritornati nel giorno di di=/mani, e ci fucilarebbero se non gli facciamo trovar pronta la gente/armata colla munizione.= Vedendoci inabilitati=poter resiste-/re alle di costoro violenze, e di altre persone, che possono/complottarsi, abbiamo stimato rassegnarlo a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, affinchè /si compiaccia di dare le convenevoli disposizioni per sicurezza ora, e degli/altri individui di questa T[er]ra. Ed in attenz.[ion]e de suoi venerati comandi le/ facciamo profondissime riverenza= Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, affinche/si compiaccia di dare le convenevoli disposizioni per sicurezza ora, e degli altri Individui di questa T[er]ra. Ed in attenz[ion]e de suoi venerai comandi le/facciamo profondissima riverenza= Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma= Ajellli li 26 marzo 1806=Sig.[nor] Pres.[id]e Gov.[eranto]re G[e]nera]le dell’Aquila Div.[otissi]mi S.[ervito]ri V.[er]i Baldassarre/Maccallini (6]= Sindaco= Ferdinando Petracca Sindaco ( è impresso il sigillo dell’Università  n.d.r.)

Note

  1. Sicuramente fra questi vi dovevano essere Giacomo Giusti, Nicola Paneccasio, Carlo Matteo Sperandio e Nicola Iacobacci. Amiconi F.: “ “ Parasitt’” Il brigante che morì due volte”, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2015.
  2. Questo personaggio doveva avere forti legami di parentela o di amicizia con il sunnominato Nicola Iacobacci infatti, nelle numerose segnalazioni delle allora autorità, vengono quasi sempre rubricati insieme.
  3. Una speciale rata di contribuzione alimentare forzosamente retribuita dagli amministratori comunali.
  4. Decina di unità di misura pari a 10 libre ( libra pari a KG. 0,3207599 e, di conseguenza, pari a kg. 3, 207599.
  5. Banditore pubblico.
  1. Nacque ad Aielli il 10 luglio 1775, dal medico Barlaam e Lucrezia d’Amore figliA del ricco proprietario cerchiese Fulgenzo (1701-1767),Baldassarre Maccallini, medico, sindaco di Aielli. Si unì in matrimonio con la cerchiese Maria Restituta Gemma Nicola D’Amore figlia del ricco proprietario cerchiese Anselmo e Rosa D’Amore. Per 5 volte fu eletto alla onorevole carica di consigliere provinciale e distrettuale. Era questi fratello del mio quartavolo Nicasio Benedetto Emidio Antonio (1758 Aielli, Cerchio 1824).

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “3” n.d.r.)/nella giornata de’ 13 corrente fù arrestato per ord.[in]e di V.[ostra] E.[ccellenza], e condotto immediatam.[ent]e/nelle forze di cod.[est]o Tribunale un tal Domenico Antonio di Cesare di Gagliano,/e per quello si è considerato che il di lui arresto posso esser seguito per causa/di reità di Stato in qualità d’insorgenza./In tale occorrenza per effetto di puro attaccamento, e fedeltà, che nudre all’at=/tuale n[ost]ro Regnante, che Iddio S.[empre] feliciti, primo colla presente rapprese=/sentarle quanto siegue su tale proposito, onde il tutto le fa noto con/maggior precisione. Primieram.[ent]e che il d:[ett]o Domenico Antonio Di Cesare, alias Cannavella, ne’/Scorsi mesi di Aprile, e Maggio, fino al giorno per così dire del Suo/arresto, ebbe degli abboccamenti, ed in seguito anche corrispondenza per/lettere col Padre Francesco Tomei della Religione Francescana che/dimorante nel convento di S. Francesco di Castelvecchio Subequo, il q[ua]le come un vero e Capo Insorgente andava per varj paesi p[er] Sollevare, ed eccitare le Popolazioni a prender le armi contro l’attua-/le Governo. Il che  è pratticato in seguito dal d:[ett]o di Cesare, e forse/con ingaggio Zelo ed efficacia, avendo perciò fatte ostensive à più/naturali di Gagliano delle lettere di commissioni del riferito Padre/Francesco Tomei acciò arrolasse delle gente col Soldo di grana (1) venticin//que (2) al giorno per l’ogetto sud.[ett]o. Richiese infatti fù tal proposito moltis.[sim]e Persone della Terra di Gagliano, in publico ed in privato, animandole ad/armarsi contro la Truppa Francese, e frà gli altri Si esternò un Anselmo An-/gerillli, Giuseppe Pasqualone, alias Saraca, col quale aveva della massima/intrinsichezza, con D.[otto]r Luigi Cardelli, e con domenico (3) di Giovanni Vacca/tutti di Gagliano cosicchè per sedurre quest’ultimo particolarm.[ent]e, ed il primo, gli fe il d:[ett]o di Cesare ostensive le Sud.[dett]e lettere d’incombenza, ma/ come si è trasferito che tutti furono a lui discordi./In secondo ed ultimo luogo Lo steso Domenico Ant.[oni]o di Cesare nella passata/Anarchia, trovandosi prescelto per uno de’ Capi di truppa in Massa di/allora, ebbe lo spirito, e l’attrivimento di ammazzare e poi bruggia-/re  ventidue Soldati Francesi, che in attacco, Si eran resi prigio-/nieri ad altra Massa non comandata da Lui, e che furono dal-/la tresca a lui consegnati per ritenersi in custodia; ma questa/in suo potere si cangiò nello sterminio de’ med.[esim]i; giacchè ben [le]/gati, e custoditi, avendoli condotti nella boscosa Montagna di Si-/rente (4), dominio di Secinaro, ivi eseguì il barbaro disegno che ave-/va fatto di ucciderli avendoli fatto far alto in concorso sito, volle obligare le Persone di Concezio Salsiccioli di Gagliano, Do-/nato di Turbalcina, e Carmine Maggi ed altri di Seci-/naro che volle lo sequissero per scortare i Sud.[ett]i Soldati Francesi/ad agiutarlo per uccidere i med.[esim]i; ma questi si misero a fug-/gire; lasciandolo Solo in compagnia del fù Agostino di Martello-/ne di Secinaro, che solo lo associò a dar morte a Sud.[ett]i venti-/due disgraziati, q[ua]li dopo l’uccisione li fece ardere nel fuoco,/conforme essi Soprad:[ett]i che fuggirono si viddero in distanza, giun//gendo fino ad inveire contro di essi co’ morsi ad uso di Mastino, o (al margine destro è riportato il numero “4” n.d.r.)/di lupo. Questo è q[ua]nto le devo, acciò V.[ostra] E.[ccellenza] possa disponere q[ue]llo si converra per-/chè un tal Brigante sia castigato. E nell’atto che passo con/tutto il rispetto a baciarle le mani, non oso sottoscriver dil mio no-/me, ad oggetto di rimovere l’occasione di Sapersi dal d.[ett]o di Cesare/i di lui parenti, gli Sarebbero in tal caso in grado di insidiar-/mi la vita, ed in tale intelligenza di nuovo le b.[aci]o la m.[an]o/oggi li 14 Luglio 1806./Di V.[ostra] E.[ccellenza]/(sotto a sinistra si legge: “ Sig:[no]r Cavalier D.[on] Dionisio Corsi/Preside della R.[egi]a Ud.[ienz]a dell’/(Aquila) n.d.r.)//

“ Gagliano 14 Lug.[li]o 1806/Anonimo contro il Carcerato/Domenicant.[oni]o di Cesare per/materia di Stato ( al margine sinistro si legge: “ Antecedente per potersi prendere/l’informo” n.d.r.)”//

Note

  1. Moneta pari ad 1/10 di Carlino ed a 1/100 di Ducato. Aveva lo steso valore di 1 Soldo.
  2. E’ l’identica somma stabilita dal “ General Parlamento” tenutosi a Cerchio il 7 marzo 1799 da erogare per ogni insorgente. Amiconi F.: “ Cerchio dal 1798 al 1867”, Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, Annata LXXXI (1992) ( CIV dell’intera collezione), Litografia F.lli Cellamare, L’Aquila, 1994.
  3. Fu allistato nella vendita carbonara del comune di Gagliano (Aterno): “[….] 40. Vacca Domenico Prop.[rietari]o- Carb.[onar]o[…..]”. Archivio di Stato di Napoli- Vol.  4121-I del Ministero di polizia generale II numerazione Provincia del II° apruzzo Ulteriore Registro di polizia.
  4. Monte Sirente è la cima più alta ( 2.349) del gruppo montano Sirente-Velino, nel quale è stato istituito l’omonimo Parco Regionale Sirente Velino.

“[….] e P[adro]ne Sig.[no]r Col[endissi]mo ( al margine destro è posto il numero “7” ed, al margine sinistro, è impreso il descritto sigillo ovale di grani due “ n.d.a.)/Dall’essermi pervenuta costante notizia di trovarsi attruppata in Massa mol/titudine di gente in Bugnara, che minacciava condursi qui per aumen-/tarsi, e commettere degli Attentati contro il governo, e la pub[b]lica tra/quillità, e primo motivo di rassegnare ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma q[uan]to Siegue in/discarico dell’impiego di Deputato del buon ordine addossatomi da q.[ue]sto/Pub[bli]co/perche dubitavasi oggi, che la Massa pred.[ett]a composta di più naturali/di varj Paesi di q.[ue]sta Camarca, briganti per indole farsi premura/accedere in q[uest]a T[er]ra, dove sperano accaescersi, no.[n] ho mancato di/portarmi in unione di altri principali Concittadini dal Governa-/natore Locale a premurarlo, acciò avesse subito disposto una compo-/nente Guardia Civica composta delle Persone probe del luogo, ed attac-/cate al p.[rese]nte attuale Governo, affinchè armata q.[ue]sta pattugliasse pro/abitato, ad oggetto di tenere difesa la Popolaz.[io]ne da ogni insulto stra-/niero, e di porre freno a mali intenzionati insorgenti ( che per altro/qui no[n] ne mancano) che possono Sedurre i buoni, ed individuati ad//unirsi alla cennata Massa: li ha premurato[…..] rappresentanza ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma la convicina Piazza di/Solmona; ma q.[ues]ta Guardia da me proposta no[n] si è voluta esermi/ a dubito, che neanche siasi fatto il desiderato Rapporto ad V.[ostra] S.[ignoria]/Ill.[ustrissi]ma, per cui io, e q.[ue]sta Popolazione tutta ci troviamo nell’/evidente pericolo di una prossima aggressione della riferita Massa/e/un’insorgenza de mali intenzionati pred.[ett]i/Rapporto pertanto tutto ciò a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma per mio dovere, e la Supplico/dar quelle disposizioni, che sono più efficaci a Scanzare il d.[ett]o pericolo, e pieno di stima rispettosam.[en]te mi rassegno/Di V.[ostra] S.[ignori]a  Ill.[ustrissi]ma, Pratola li 29 Agosto 1806/Div.[otissi]mo Servid.[o[re V.[ostro] Ob.[ligatissi]mo/Feliceant.[oni]o Colella Deputa/to Eletto ( al margine sinistro si legge: ” Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Preside della/Reg.[i]a Ud.[ienz]a dell’Aquila “ n.d.a.)

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “8” n.d.a.)/Non deve recare a V.[ostra] E.[ccellenza] ammmiraz.[ion]e, se a seconda del concertato non/sia venuto Sig.[no]r Padrone, che unito a Sig.[no]r Nonno, colla solita/ditinz.[ion]e  la ossequiamo, perché inibito da differenti inopina/ti Accidenti, e specialm.[ent]e da quello, d’aver perduto il p[ri]mo/il mio buon Cavallo Bajo, che dietro un’inchiodatura, la tra=/sandata Notte se ne morì, fosse sopraffatto dal Sangue, as=/sicurandola però, che o lui, o jo non Si lungheranno molto a/venire./ I cavalli del Sig.[no]r  Piccioli, mi è riuscito finora di osservarli, e non/trascurerò di adempirlo p[ri]ma la mia mossa, o di Sig.[no]r Pad.[ron]e/però costa, ed in tale occasione si preleverà l’altro Cavallo,/dalla Cap.a, che lo proposi, e che Stima possa uguagliare/il suo/si degni intanto di proseguirmi l’Onore di altri Suoi Coman-/di ed ossequiarlo la Sig.[no]ra mi dico/D[i] V.[ostra] E.[ccellenza] Castello del Monte 30 Ag:[ost]o 1806/Div.[otissim]o,Umilis.[sim]o S.[ervitor]e Ve[r]o/Domanico Ant.[oni]o Colelli ( al margine sinistro si legge: “ Signor Conninello Preside/D.[on] Dionisio Corsi/Aquila “ n.d.r.)//

“[….] Sig.[no]re Sig.[no]re P[adro]ne Col[endissi]mo ( al margine sinistro è riportato il numero “11”n.d.a.)/ I dissordini, che sentonsi in varie parti di questa Provincia, sono lontani, lode al cielo da questa n[o]stra Contrada, Mò[….]Tufo 6 settembre 1806[….]”//

“[….] Rispettabilissimo Sig.[no]r Intend.[ent]e Na[ve]lli ( al margine destro è riportato il numero “12” n.d.a.)/Sono stato avvisato che ne ’Na[ve]lli Navelli ( è scritto sopra da altra mano n.d.a.) vi sieno/de Fucili, nascosti. Spedito subito dieci Gendarmi a Cavallo colà/;il Capo di essi domanderà agli Am:[ministrato]ri di voler vedere il Libro d[e]lla/Cedola presente, sotto pretesto di voler danaro all’Esattore/Nicola/Giansanti: Subito, che egli si sarà presentato costui/lo carceranno, si faranno condurre nel suo Granajo, dove vi è una segreta sottervanza (è scritto sopra n.d.a.) con de’ fucili, e cartocci: questo Nicola/Giansante vi è il conservatore, e sarà obligato di Rivelare il (luogo, ove si conservino, in caso non siano nello Segreto Indicato/di q.[uest]o si sono serviti i Piccioli per fomentare molti Paesi, frà quali Fossa: assicuratevi intanto del med.[esim]o col mezzo descritto. I/Gendarmi anderannno a mezzo giorno per non dar sospetto. Se/le armi non si trovino, ove ho detto, dopo arrestato il Giansante,/fate obligare il Notajo D.[on] Francesco Giovanni dell’istesso luogo a Ri-/velare il nascondiglio. Esso non è Reo, che di averle vedute per ac-/cidente, perciò non merita d’esserne condotto costà carcerato//I fuggitivi in casa Piccioli sono quasi sempre in Casa. I Francesi,/che Solmona ultimam.[en]te andavano a N[ave]lli per poca accortezza non li/presero: v’era anche il Capitano (  ), che era tornato. Essi entrarono nel/portone di Sotto, e quelli fuggirono pel Portone di sopra; Persona di mia/fiducia mi dice averli veduti di fuggire./Da Popoli in su io so, che q.[uest]a Provincia è quieta. I Paesi vi han/concepito timore, e chiedono, venga forza imponente. Per impedire il/fermento, che questi Sig.[no]ri Pic[ciol]i vannno spargendo conviene torglieli i mez-/zi. Questi s’impediscono coll’Arresto del Giansante che ho nominato, e/col toglierne le armi. Fate battaglione continuam.[en]te sei, o sette Gendar=/mi a Cavallo per i Paesi d[el] Circondario di Barisciano, S. Demetrio, e Capestrano; acciò si mostrino anche ne piccoli Paesi. Bisogna mostrare/coraggio, e vigilanza: Con poca forza procedere egualm.[en]te, che seve/fosse assai. Ai Gendarmi, che andranno a N[ave]lli palesandomi d’averne avuta anchesso, formale de=/nuncia degli andamenti dello stesso di Felice, contrarj al presente Governo,/in corrispondenza di altri su concordanti risultati con ordine formale;/chiamati in Calascio il surriferito Leone, diretto/Se la notifica, per mezzo/di un serviente della Corte medesima, per […..]da mattino di Trapelarsi/l’arcano./Essendosi conferito in effetti alla presenza del gov.[ernator]e e da il Leone in Calascio nel dì/27, e dimandate delle persone del di Felice assicurò di trovarsi in S. Stefa-/no , per oltre guardingo, e sospetto di estrinsecandosi nel tempo stesso la/premura di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, di volerli arrestare; e preceduta esso a prestarmi/la sua mano ne mostrò della retrossia, quanto colto una fosse stato prima/arrestato il di lui Nipote Giuseppe di Felice./Su queste dubbiezze per averselo di carcerarsi della felice riuscita nell’eruzione di/tal suo riservatissimo incarico, stima di bene di prescegliere soggetto//ben’inteso di S. Stefano, conoscente, ed amico dei sa[….] che fa il Sacerdote D.[on] Vincenzo Vespa, in unione di Pasquale E.[…]gelo di Calascio/istesso, ascritto quest’ultimo per la Colonna Mobile, di cui si è compiaciuto V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma anche a me darne l’incarico, e che stò tutta via accrescendo, non a=/vendone altri che, cinque ascritti, e quando sarà completato un discreto nu=/mero mi darò l’onore rimettere il Piedilista per il vallo(sic) della sua ap=/provazione, affinchè si conducessero in S. Stefano, per accertare la dimo=/ra del di Felice, e custotirvelo in fidanza, e sicurezza; Onde partiti/questi con tale promessa dopo mezzogiorno da Calascio sudetto nel dì/27, a circa le ore 22 mi diressi anch’io, con i Gendarmi, ed altre due/persone di mi fiducia per quella volta sull’ora tarda, e giunti al=/la scoverta del Paese sul imprunire, col aver qui fatto altro, circa una=/ora sopragiunse il sudetto Pasquale Evangelista, assicurandomi, che il Sab=bato di Felice era già in Patria, e propriamente nella pubblica Piazza, se=/duto ad un poggio, e tenuto a bada dal suddetto D.[on] Vincenzo Vespa,/ondecchè affrettati ci fossimo per ivi sorprenderlo, sicchè si respinse in/S. Stefano l’Evangelista, affinchè avesse cooperato il prefato Vespa a se=/quitare a mantenere a bada il di Felice, ed in tanto noi in proseguo/ va nella chiesa di S. Stefano fuori dell’Abitato, tanto l’Evangelista, che/Vespa furono ad incontrarci, impellendoci  ad affrettare il passo, gia chè/esso de Felice (sic) erasi/ritirato in sua Casa./Tanto esequimmo con tutto il calore, e zelo, sichè giunti appena nella/medesima venne circondata, essendosi avveduto forse del con=/flitto, ebbe ad uscirsene per la parte superiore, pria che/quivi consimile Cautela giungesse./Ciò non di meno non solo contro di questo, ma eziandio contro ciascun’altro/che porterà il semplice nome di mal intenzionato per l’at=/tuale util Governo, e specialmente contro il diulgato Giu=/seppe Fontana di Penne, Provincia di Teramo, chè ho inteso/fuggiasco per le viciniori Montagne, Con averne date le con=/venevoli disposizioni per lo più accertate scoverte.[…..]”.

“ Ill,[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]r P.[adro]ne Col[endissi]mo ( al margine destro è posto il numero “14” e, quelllo a sinistro è impresso l’ovale sigilllo di grani due n.d.a.)/Questo Regio Gov.[ernato]re Sig.[no]r D.[on] Antonio Fedele mediante Lettera/d’ufficio de’ 6 andante, facendomi p[rese]nte li urgenti bisogni di q.[uest]o Stato, ed il Timore dell’avvicinamento, e forza dell’invasione nello stesso di una quantità di Briganti, ci ha comandato dover Noi dar/le disposizioni, onde armar di fucili, e monizioni da Guerra la com-/pagnia della Legione Pro[vincia]le allistata./Qui, per quanto è a n[ostr]a notizia, non vi sono detti fucili, e munizioni/E’ necesssario dunque p[er] l’oggetto sudetto de’ medesimi provveder q.[uest]o Publico; men-/tre in caso di sua annuenza si mandaranno a prendere./Siam pronti a suoi ambiti comandi, ed in attenzione delle sue grazie,/con sentimenti di perfetta stima possiamo divotamente a segnarci/Di V[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Montereale 7 7[settem]bre 1806/Divot.[issi]mo Serv.[itor]e V.[ero] Obb[ligatissi]mo/Francesco Sav.[eri]o Ricci Sindaco Int.[erin]o ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi Preside,/e Colonnello nell/( Aquila )” n.d.a.)//

“[…..] Sig.[no]r Intendente Preside della Provincia dell’Aquila ( al margine sinistro è riportato il numero “15” n.d.a.)/I Deputati di polizia, e Comandanti la Guardia Civica/in Tagliacozzo/in seguito delle premure da noi fatte in varj paesi dello Stato Pontificio seguì/jeri 8 dell’andante 7[sette]mbre in Riofreddo l’arresto di uno dei Capi brigan=/ti di Tremonti p[er] nome Gian-/nicola Ruina, quello propriamente in/di lui casa alloggiava il Parroco Massucci. Dal nostro Incombenzato Giacinto Ricciardi di quel luogo di avea fatta premura p[er] lo sollecito/trasporto dell’arrestato, atteso esser quel carcere mal sicuro, e p[er] lo ricupe=/ro delle spese occorse p[er] la presa, e mantenimento del Reo. Noi gli abbia=/mo risposto, che di tutto avremmo dato parte a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, come veniamo/a fare; e ne avremmo attese le disposizioni; e che traditanto avesse/badato a farlo gelosam.[en]te custodire, e quando vi fosse timore di/fuga lo avesse fatto trasportare in uno più sicuro carcere di quello/Stato./Per l’arresto del Prete Masucci facemmo correre la l.[etter]a di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, come la riscontrammo, a Mons:[igno]r Gov:[ernto]re di Roma, che si mostrò pronto darle esecuzione. Egli però, a tutti gli altri Briganti abbandonarono quella/Città; e secondo le notizie posteriori alcuni di essi si sono annnida=/ti in alcuni luoghi dello Stesso Stato Romano. La maggior parte però/Si è oggi ritirata in padria, dove si fa vedere con tutta franchezza,/ed armata, senzachè quegli Amm.[inistrato]ri, o Capo Guardia ce ne ab=/biano dato mai avviso, come replicate volte e presentemente sono//stati incaricati, e da uni, e dal Comand:[an]te del [….]fu in Celano/senza ( a cooperazione da un di più Naturale, ciò n’espone la traccia,/no[n] è possibile avergli nelle mani; giacchè non di continuo vagando,/e Formando la nota in campagna senz’aver luogo fisso. Egualm.[en]te/impossibile aver in quel luogo persona di fiducia ed attaccata al Gov:[ern]o/di cui compromettersi, e p[er] le aderenze, e p[er] la complicità. Eglino in=/tanto praticano Liberam.[en]te p[er] quest’abitato,e territorio, insultano, e /minacciano le persone zelanti del buon ord.[ine]; e quegli Amm.[inistrato]ri, e quella Guardia stessa tutto vedendo, e Sapendo no[n] solo non gli arresta; ma mo=/stra la più rea intelligenza, e forse anche protezione. Nei scorsi gio=/rni il Capo della Guardia della convicina Villa di Sorbo: da noi spe-/cialm.[en]te incombenzato p[er] invigilarvi, essendosi voluto approssimare/ dietro taluni, che gli recavano dei comestibili, p[er] indagarne lo stato,/ricevei un colpo di fucile, che p[er] altro no[n] l’offese. Noi non abbiamo/mancato, ne mancaremo (sic) di raddoppiare la vigilanza, e gli esplorato=/ri p]er] cogliersi, se ci riesce, a colpo sicuro; come non manchiamo di/procurare a tutto potere, l’arresto di quei, che sono rimasti nel/Pontificio. Il preso in Sorbo Angelo-Benedetto Magistrato, sebbene non sia più in Stato/pericoloso di vita;p[er]sisste èerò in un cronico languore. Noi ne attendiamo l’oracolo chiesto a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma con altro nostro rapporto. Il di lui compagno Dom.[eni]co Nuccitelli si è fatto vedere nei scorsi giorni nelle/vicinanze di Poggio-filippoi; ma finora sfugge le nostre ricerche, Ci diamo l’onore di ripeterci col dovuto rispetto. Tagliacozzo à/di 9 7[sette]mbre 1806/D.[evotissi]mi S.[ervitor]i veri ob[bligatissi]mi/Alessandro Mastroddi (1)/Francesco Mancini(2) ( al margine sinistro si legge: “ In punto torna il Messo di Riofreddo che, nel/portare la nostra responsiva alll’Incombenzato Ricciardi, è stato sor=/preso in [vi]cinanza della Rocca di Cerro verso Tremonti da due pe[rso]ne armate che gli han tolta la lettera. E’ regolare il Supposto, che/siano due di quei briganti”  ( al margine destro è riportato il numero “16” n.d.r.).

Note

  1. Vedi qui.
  2. Vedi qui.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]r Sig:[no]r, e P.[adro]ne S.[igno]r Col[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “7” e, al margine sinistro è impresso il descrittto digilllo ovale da grani due n.d.a.)/Venerdi 29 agosto ritornando da Sulmona ove fui per ab-/boccarmi col Sig.[no]r Com.[m]andante, viaggiava col massimo timore, sul dubbio ben fondato d’incontrare i/Briganti, che dissipati in Bugnara, si erano diretti/a questa volta. Giunto vicino a Villalago, mi venne incontro una Persona di quel luogo, e mi avvertì esser/colà pervenute circa venticinque Persone armate dalla/strada di Bugnara. Mi posi in fuga sull’istante e/mi ricondussi in questa mia Padria, ed entrato nella/quasi certezza d’esser quelli Briganti, spedii in Vil-/lago (sic) a quel Deputato di Polizia Sig.[no]r D.[on] Celestino Pao-letti, ed al comandante della truppa Civica D.[on] Ro-/moaldo Parente, posta in attività la truppa civica/composta di galantuomini, e benestanti in numero di/sessanta, Disponemmo le Sentinelle avanzate, e da/Villalago ci fù recata notizia essersi qua Brigan-/ti posti in fuga./Non si desiste da noi per la Ulteriore vigilanza, e circa le ore trè della not=/te furono posti trà la forza ben custoditi. Mi è poi/giunto a notizia, che jeri la sera circa le ore ventitrè i cinque Briganti si fuggirono, ancorche fos-/sero guardati da molti Frati giurati , e Birri. Fuggi-/ti questi il Sig.[no]r Governatore Paoletti si vidde nella/massima indigazione, ed avendo fatto arrestare un/birro, che immediatamente custodiva la porta, men-/tre lo trasportavano nelle Carceri, questi fuori del/Palazzo si finse svenuto, per cui ristingendosi al-/quanti suoi partitanti fecero delle molte insolen=/ze, e minaccia di vita al sud:[dett]o Governatore, ed/indi da persone probe sedati, si condussero ad in-/seguire il Mastrodatti, che trovandosi vicino la/Casa di D.[on] Vincenzo Ciancarellli, ivi s’introdusse/e così si salvò dalle loro minacce. Non avendo/potuto sfogare il loro furore contro la sua Perso-/na, si portarono a far insolenze avanti la sua Casa/scagliando pietre alle finestre, ed al portone. Dicesi/che trà gli altri furono due persone, che gridavano= ammazzatelo, perché è Giacobino. Tanto le devo di ( al margine sinistro si legge: “ 8 7[sette]mbre” n.d.r.)/unita coll’altro Deputato di Polizia, e pronti a Suoi/venerati comandi, pieni di stima, e rispetto ci soScri-/viamo/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Div[otissi]mi Ob[ligatissi]mi Servi Veri/Vincenzo de Crescenti Dep.[uta]to di Polizia/Agatangelo Paulone Deputato ( al margine sinistro si legge: “ Il Sig.[no]r Preside/dell’Aquila “ n.d.r.).

“[….] Ill.[ustrissi]mo Sig:[no]r Sig[no]r, e P.[adro]ne Sig.[nor] Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “ 18” ed, a quello sinistro, è impresso il descritto sigillo ovale da grani due n.d.a.)/con mia de’ 29 pross.[im]o caduto Agosto, mi diede l’onore rassegnare a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma tuttoc-/cio, che si era da me oprato, ad oggetto di conseguire l’arresto dell’indiziato Reo di vera Macchinazione contro lo Stato Sabbatino di Felice di S.[anto] Stefano, e la suppplicai delle ulteriori disposizioni, che ho fin qui atteso in-/vano. Sono  ora in obligo di riferirle altresì, che avendo io trasentito di trovarsi anni=/dato una Comitiva di Ladri, fra quali si Vuole il rinomato Gian=/donato Tomaretti della Corvara nelle montagne in vicinanza di q.[uest]a/T.[er]ra, stima a proposito, per poter riuscire all’arresto di qualcuno, di/essa, ottenere sin da Martedì 2 corrente una pattuglia di diece perso/ne probbe, e valorose per questa terra, med:[esim]a, anche ad oggetto ei evi=/tare qualche aggressione che la stessa Comitiva potesse tentare. Io/mi arbitrai disponere d.[ett]e Pattuglie per aver il vantaggio di poter=/mi avvalere della buona gente, che la compone, contro della Comi-/tiva anzid.[ett]e, tantoppiù, che non ostantino tutte le mie premure ed/esortazioni fatte aj  Naturali di q.[uest]o paese, e dei convicini, avendo-/si incaricati anche molti valorosi soggetti de paese medemi, non mi è riuscito far a vivere nella Colonna mobile, di cui V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/si compiacque incaricarmene l’organizzazione e il comando per pote=/re indi distruggere, ed esterminare la Comitiva degli inso=/rgenti Pacentrani, che nil solo numero di cinque cosiche mi e riuni-/to di far con Cosa Gente di pattuglia qualche sortita per dette Mon=/tagne all’oggetto spiegato, abbenchè siano riuscite [….]per mancanza delle spie, le quali poco se ne trovano fedeli[….]procurato/non per e tanto di procurare piu di una, e sperarsene di arivare a/qualche cosa di buono con intesa del[…]Governatore. Capo//Briganti di Capestrano[….] ancora di[….] pattuglia di/assistere alla T[….]Castel del Monte li 9 9[nove]mbre 1806[….]”//

“[…..] Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “19” n.d.r.)/Il Colonnello Pezza Fra Diavolo (1) co’ suoi seguaci, che si dice/lei[….] si è inoltrato nel punto de[…..] 22 7[sette]mbre 1806

“Celano 12 7[settem]bre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “ 20” n.d.a.)Il Comandante la Guardia Civica di Celano/Al Sig.[no]r Intendente della Provincia dell’Aquila/Sig.[no]re Intendente= Mi è riuscito appurare, che p[er] Domenica prossima/14 del corrente settembre nel piano di Rocca di Mezzo si riuniranno più centinaja/di mal’intenzionati, e questi sono di quasi tutta la Vallata di Solmona, e di molti altri/Paesi p[er] esso costà Lunedì a Scarcerare i Carcerati, e poi girare la Provincia, questi/si vuole che Siano Comandati, ed animati dal Bricante di P.[adre] Domizio (1), e da due altri/Sig:[no]ri, il nome de’ quali S’ignora al momento. Nell’affrettarmi a darle questa notizia/i pronti ripari. La prevengo di essersi già spedito in Solmona acciò la Truppa Francese colà fissata porzione se ne partìi costà a garandire cotesta Città,/ e l’altra piombi in questa Marsicana, p[er] così prenderli alle spalle. Sappia anco-/ra, che al momento ho fatto girare delle Circolari a tutti i Comandanti della Guar-/dia Civica di questo Circondario, acciò Siano tutti pronti ad ogni mossa de’ ma-/lintenzionati p[er] distruggerli./Sono con tutta stima e Rispetto/Luigi Tomassetti”//

Note

  1. Vedi qui.

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “21” n.d.a.)/una Sommossa generale che (è stato cancellato n.d.a.) sento vicino a scoppiare in varj Paesi della Marsica, e di q.[ue]sto/Circondario: Vorrei sperare che fossero voci soltanto; ma siccome se fosse il contrario, qui non/vi sarebbe forza p[er] resistere all’Insorgenti, che potrebbero trovar partito; così con q.[ue]sta mia vengo/a Supplicare V.[ostra] E.[ccellenza] perche all’istante procuri mandar Truppa p[er] sedare qualunque/insurrezione, e correre ove il bisogno lo chiede. Sappia di più V.[ostra] Ec.[cellen]za, e la tenga/p[er] cosa certa, che una Masnada di Scelerati, guidati dall’Empio Fra Diavolo (1) ha posto in sconguasso Itri, Atina, Arpino ed altri Paesi vicino Sora, ove minaccia di entra=/re, e puntar quindi nella Valle di Roveto. Da Arpino anno uccisi quanti portavan/la Cuccarda Francese, e molte Famiglie sono fuggite. Vengo dunque ad implorare da/Vostra Res.[iden]za della Forza p[er] queste Contrade, giacchè diversamente saremmo perduti./Spedisco la p[rese]nte apposta p[er] atto di mio dovere e p[er] sua intellligenza, mentre ho l’onore di ripetermi/Avezzano 13 7[settem]bre 1806. Di V.[ostra] Ec.[cellen]za/Divotis.[sim]o Obbb[ligatissim]o Serev.[itor]e Vero/Aurelio Cav.[aliere] Mattei (2) “

Note

  1. Vedi qui.
  2. Vedi qui.

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “22” n.d.a.)/Varie notizie mi pervengono p[er] la via di Sora, e mi vengono confermate dal Sig.[no]r D.[on] Annibale Villa di Balsorano, Fra Diavolo jeri sera era aspettato a Sora: Tutti li/Sig.[no]ri di colà eran fuggiti, e lo stesso dovette far Lui. Esso veniva costà p[er] riferirne il/tutto a voce a V.[ostra] Ec.[cellen]za. Ma sentendo le Insorgenze a Rovere, è tornato indietro./Io Sig.[no]r Intendente, spero aver subbito da Costà ajuto e Soccorso di Truppa, pre=/venendole a essere impossibile di potere con la debbole forza civica far Fronte all’inimico, che si dice tanto ingrossato. La prego di calcolare le circostanze da Buo=/ni che sono critiche abbastanza./Al momento ricevo Avviso essersi arrestato in Ajelli il Cor.[rie]re che portava gli ordi-/ni di Allarmi del passato Governo./Nell’onore di ripetermi/Avezzano 13 7[settem]bre 1806/Di V[ostra] Ec.[cellen]za/Div.[otissim]o Obb.[ligatissim]o Servitor vero/Aurelio Cav.[alie]r Mattei”//(1)

Note

1) Vedi qui. Aurelio Mattei nacque ad Avezzano, da Ladislao e Anna Maria Minicucci, intorno al 1763 in quanto alla data del decesso avvenuto in  Avezzano il 22 Ottobre 1835, aveva 72 anni. Nel periodo dell’ insorgenze del “ Novantanove ”, come l’intera popolazione di Avezzano, si mobilitò strenuamente a difesa del “ proprio Principe, la Patria, e la Religione”. Nove anni dopo, invece, durante le insorgenze del 1806, rivestì la carica di Comandante la truppa Civica di Avezzano, dando la caccia, in quanto filofrancese, alle masse filoborboniche e, di conseguenza, ai suoi ex commilitoni. In conseguenza di ciò sicuramente, il 20 settembre 1806, dovette subire l’ira delle masse filoborboniche, comandate da Ermenegildo Piccioli e Padre Domizio Iacobucci di Aielli, le quali misero violentemente “ a sacco e fuoco” il palazzo dei Mattei come quelli degli altri “galantuomini” avezzanesi. Il 10 settembre 1808, Aurelio Mattei fu nominato, da Gioacchino Napoleone, re delle due Sicilie, Presidente del Consiglio Generale della Seconda Provincia di Abruzzo Ulteriore. Amiconi F.(a cura): “ La repressione del brigantaggio op. cit.”:Amiconi F.:”  Avezzano durante l’invasione francese (1798-99 e 1806-1813)”, Terrremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025; Amiconi F.: “ Padre Domizio Iacobucci alias fra Diavolo ( 1769-18??)”, Terrremarsicane, Polvere d’archivio, 2025. Amiconi F.: “ Storia di Celano durante le insorgenze filoborboniche ( 1806-1812)”, Terremarsicane, Polvere d’Archivio, 2025.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re ( al margine destro è riportato il numero “23” e, a quello, sinistro, è impresso il più volte descritto sigillo ovoidale di grani due n.d.a.)/Il Comandante la Guardia Civica di Celano/Al Sig.[no]r Intendente Gen.[era]le della Provincia dell’Aquila/Sig.[no]r Intendsentte= Da tutto quello che le scriverà questo Sig=/[no]r Gov:[ernato]re Caporiparto/rileverà che V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, che qui non si manca di vigilanza per sorprendere in tutto/i Briganti. Sig=/[no]re non né più tempo d’influenza di rimpetto a loro, che spar-/ge da per tutto il Piccioli(1). Vi Vuole la Forza per distruggervi per Sempre. Io/con tutti della Famiglia siamo in armi per resistere ai malintenzionati, e per man-/tenere il buon ordine dentro la Città. Sono nel dovere di farle Sapere i torbidi già Scoppiati nel circondario di Sora. Venerdì Sera alle due/della notte in Arpino Scoppiò la mina, gl’Insorgenti uccisero tutti quei che/trovarono colla coccarda Francese. In Sora alle ore 22 d[e]ll’istesso Venerdì si/aspettava Frà Diavolo (2) colla sua Massa, giacchè aveva mandato editto di/tener pronti li Quartieri, che niuno temesse, giacchè sarebbe stato di passaggio./Tutta la Gente da bene, e Galant’uomini erano fuggiti, e molti di essi eran/venuti da queste Parti da chè si è Saputo il tutto. Io vedo che il torbido/è generale per cui ci vogliono degl’espedienti i più forti, e di terro-/re. Sempreppiù le raccomando di mandarci dei Soccorsi, mentre non né Sperabile aver appoggio dai Villani, che già credono esser già giunti alla/vigilia di buttare i Staccj colla robba de Benestanti, e Galant’uomini./La sua de 12 d]e]l cor=/rente mi fu ricapitata jeri da questo Sig=[no]re Gov=[ernato]re Caporiparto, con chi caminerò di concerto p[er] mantenere il buon ordine, e l’allontanamento de’ mali intenzionati, e con tutto la mas[sim]a considerazione, e stima sono/Luigi Tomassetti//a 14 Sett.[embr]e 1806/che prosegua la stessa attività sino all’arrivo della Truppa ch’è p[er] giungere./Che Sebastiano Colasanti/sia gelosamente custodi-/to, e se il bisogno li ri-/chiegga si conduca altrove,/ma p[er] sicurezza maggiore//

Note

  1. Vedi qui.
  2. Vedi qui.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re, Sig.[no]re, e P[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “ 25” ed, al margine, sinistro,  è impresso il già descritto ovoidale sigillo da grani due n.d.a.)/Punt.[ualm.[en]te Deputato del buon ord.[in]e, sono nell’obligo di rassegnare a V.[ostra] S.[ignori]a/Ill.[ustrissi]ma, come Gius.[epp]e d’Andrea di Tommaso di questa Terra di Bugnara/essendo sento incaricato dal Gran Mag.[gio]re Sig:[no]r Moscati, con suo biglietto,/L’esterminio di Arcangelo di Vito Capo Massa di alcuni Brigandi di/qui Ieri li 13 del cor.[ren]te verso le ore dodici, nell’atto che il med.[esim]o Gius.[epp]e/di Tomaso si portava con altri suoi Compaesani nella vicina città di/Solmona in occasione del Mercato; Circa un mezzo miglio distante,/da questo abitato, è stato appositam.[en]te soprafatto, ed assalito dal/succennato Capo Massa Arcangelo di Vito, Ed altri armati, voluti i suoi Paesani, scaricando contro del Giuseppe sette colpi di fucile,/senza che  ne fosse offeso nella propria persona, ed è d’indole perversa, e mal’/intenzionato al male, e così non solo sarà p[er] perseguitare, e massacra-/re il riferito Gius.[epp]e, ma ben anche questi Cittadini, giacche come/Collegato colli Capi Massisti di Gagliano, e Goriano Sicoli, potrebbe di notte tempo invadere questa Terra, nella quale non vi sono Di=/fensori, che vi si potessero opponere, sì per la mancanza delle armi,/ e monizioni, e si perche la maggior parte di questi Cittadini ine-/sperti sono al maneggio dell’armi sud.[ett]e, e la speranza lo ha dimostra-/to,perche essendosi ostinati La guardia Civica, han voluto abbando-/narla, ne Io ho potuto di nuovo organizzarla. Si compiaccia dunque V.[ostra] S,[ignoria] Ill.[ustrissi]ma col suo Savio discernimento/dare quelle disposizioni convenevoli, e col più profondo rispetto/passo a farle profondis.[si]ma riverenza/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma Bugnara 14 Sett.[embr]e 1806/Umilis.[si]mo, e D.[evotissi]mi S.[ervitor]e V.[er]o Obl.[igatissi]mo/Gennaro de Santis Dep.[utat]o ( al margine sinistro si legge: “Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Preside p.[er] S.[ua] M.[aesta], Dio g.[uar]di/Aquila n.d.a.”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “ 26” n.d.a.)/Dalla qui acclusa lettera pervenutami jeri sera p[er] espresso speditomi dalla Com:[andan]te della Civi=/ca di Balsorano, riceverà V.[ost]ra Ec.[cellen]za il pericolo in cui siamo./Io la prego riflettere che l’avvicinamento del così detto Fra Diavolo con la Gente in Sora, può appiccar il fuoco della rivoluzione nella gran Valle di Roveto, e commu=/nicarlo sino a Noi; ed abbiamo a temere che se non ha diversivo alle spalle, non tenu/ti egli stesso di rivoluzionar q.[ue]sti luoghi strada facendo, e prender communicazione con/gli altri rivoluzionati alla volta di Gagliano, e vicinanze di Rocca di Mezzo. Che/se avverrebbe in q.[ue]sto funesto caso di questa Provincia?/Io ho posta da due giorni in attività la Truppa Civica, ma quel conto si può fare di/Gente non avvezz’alle armi, e che non sono i più Morale di fiducia? E poi qual conto/potrei fare di Gente venale, che non saprebbe resistere alla sete dell’oro, ed alla mania/che hanno della Rapina e del Saccheggio? La mia opinione p[er] buona che possa es=/sere è un debole rimedio a fronte di stimoli così forti. In confronto di una Massa imponente guidata dalla ferocia de Loro Capi, quall’/opposizione potrebbe fare una debbole Guardia Civica, senza monizione, e pochissimi/Fucili? Il num.[er]o de Buoni si restringe solo ai Galantuomini sù i q.[ua]li si può contare./La spedizione della Forza di Linea anche di 200 uomini ouò conservare la tranquil=/lità di q.[ue]sti luoghi, ed impedirne l’Avanzamento.//tanto per mio dovere debbo significare a V.[ostra] Ec.[cellen]za che la prego di prendere in seria/considerazione. E pieno di ossequio mi ripeto/Di V.[ostra] Ec.]cellenza/Avezzano 15 7[settem]bre 1806/( al margine sinistro e poi all’intero foglio è così riportato: “ P.[ost] S.[criptum] Partecipo a V.[ostra] E.[ccellenza], che l’Individuj della/Truppa Civica malvolentieri si prestano/al servizio, perche non sono pagati, e debbono perdere la Loro giornata. Sarebbe/giustizia di farle pagare in prest corrispondente di un tarì(1) al giorno, affinchè po-/tessero vivere, e servire con (è scritto sopra n.d.a.)/più buon Animo. L’Uni.[versi]tà (2) deve soccombere a questa spe-/sa, che nel momento è necessaria ed indispensabile. La prego perciò farne/Scossane gli Ordini corrispondenti all’Amm.[inistrato]ri, mentre io intanto pagarò di mio contro/la Truppa, e mi avvalerò se occorre del Denaro ritratto p[er] le forniture fatte/con q.[ue]sta Università circonvicine alla Truppa Francese/divotis.[sim]o Obl.[igatissim]o Ser:[vito]re Vero/Aurelio Mattei “.

Note

  1. Tarì o Tarino= Moneta pari a 2 Carlini; 20 grana.
  2. Comune.

“ All’Ill.[ustriss]mo Sig:[no]r Intendente, e Preside della Prov.[inci]a delll’Aquila ( al margine destro è riportato il numero “ 27” n.d.a.)/I Deputati di Polizia dell’Aquila ( la Guardia Civica in/Tagliacozzo/Ieri sera sulle ore 13 e mezza ricevemmo per Espresso, invito dal Co/mand[an]te del Guarda Civica di Avezzano, di armarci scambievolm.[ent]e, e di accorrere alle Valle di Roveto, che veniva minacciata d’insurrez.[ion]e, da pochi Briganti. C’incaricammo all’istante di spedire tutta la forza, che potem-/mo aver pronta, provedendola di monizione, e di prest. Col resto della Guardia,/che per esser Composta di Galantuomini, e di Artisti (1), chiedeva, do=/veva tragittarsi, di provedersi di vitture (2), e di scarpe più adatte, e risolvem-/mo di partire questa mattina. Ci parve la richiesta ragionevole, e che esigesse qualche dilazione. Oggi poi di buon mattino, nell’atto, chi ci an-/davano disponendo alla partenza, ci ha prevenuti con sua di Oss[ervanz]a questo/Governatore Capo Riparto aver avuto notizia di essersi in questo luogo van=/tato taluno di stare inteso più di venti persone con un tal Rocco del Grosso del Poggetello, che si vuole fuggito da Gaeta, e che era stato questo richiesto da’ Briganti di Tremonti ad unirsi per alterare il buon ord:[in]e, E che/in effetti gli era stato riferito per cosa certa, che jeri sera furono veduti/riuniti, ed armati i Briganti Sud.[dett]i, dirigendosi a questa volta per la stra-/da, che dal quel Luogo conduceva al Poggetello ed a Tagliacozzo: onde c’//insinuava a prendere i più efficaci espedienti, e di invigilare, per re-/primere la baldanza di chi attentasse qualche novità, e c’incaricava/di non indebbolire, anzi di accrescere la solita Guardia di persone di tut=/ta fiducia, e di far guardare le Carceri, trovandosi partita tutta la/Squadra, per accorrere alla Valle di Roveto./Atteso tuttociò, abbiamo stimato conveniente di qui rima-/nere, per invigilare a si interessanti oggetti, tantopiucche ci stà spe-/cialm.[ent]e incaricato il buon ordine, e la tranquillità di questa Contrada/a qual’effetto, savendo per mezzo di questo stesso Sig.[no]re Governatore fatto chiamare porzione delle Guardie di questa giuridiz.[ion]e tutte le Univer-/sità, sebbene, si siano mostrate pronte, hanno però spedite persone inu-/tili, e talune inermi, che siano stati costretti di licenziare. Il solo Tre-/monti ricevè di mal garbo la notifica, e non ha in alcun modo obbe-/dito. Partecipiamo il tutto a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, per attenderne gli oracoli. Ci/diamo l’onore di rassegnarci con rispetto./Tagliacozzo li 16 Settembre 1806./P.[ost] S.[scriptum]/in questo punto ci si dice, che Giannicola Ruina, muno de’ Briganti della/Terra di Tremonti, che giorni addietro fù carcerato in Riofreddo, come/le riferimmo, siasi fatto fuggire, me che noggi sia tornato nin Padria,/dove ci si dice parimenti, che si son fatte delle Feste, per le Voci allar=/manti che corrono. D.[evotissi]mi S.[ervitor]i V.[eri] Obl.[igatissi]mi/Aless.[anr]o Mastroddi(3)/Francesco Mancini (4) ( al margine sinistro si legge: “ Nello stesso istante, ci giugne (sic) l’annesso rapporto/della fuga del carcerato sud.[ett]o, e la nota delle spese/occorse. Si degnerà dar gli ordini, che crederà ragionevole” n.d.a.)//

Note

  1. Artigiani.
  2. Animali da trasporto: cavalli, asini, muli.
  3. Vedi qui.
  4. Vedi qui.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “28” n.d.a.)/Il più funesto giorno, che io abbia avuto in tempo di/mia vita, è stato quello di jeri. Il Carcerato/Ruina circa le ore 18: Ruppe le pareti del-/le Carceri ed uscito dalle medesime, si attaccò,/ad una ferrata, di ferro contigua allo Sfas-/cio ivi vi legò una Coperta divisa in quattro/teli,, e per quella Da per tutto si poteva supporre la fuga fuori che nel luogo, ove/è fuggito, mentre vi sono di altezza cir-/ca palmi (1)  160./Appena dunque Ricevuta la lettera per il trasporto in/Tivoli non mancai di spedire in Anticoli per due Sbirri, acciò si fossero portati in Riofreddo/per effettuare il trasporto unitamente al/solo Barigello dimorante in questa Curia,/ma inutilmente. Fù spedito in Arsoli, e succedè l’istesso; quindi in Cane morto, ma inva-/no chi per una scusa, chi per l’altra nes-/suno volle venire. Fui finalmente costret-/to spedire in Tivoli, ma siccome non fù tro-/vata pronta la squadra, disperatamente/partì il proprio Barigello di Riofreddo, e si/portò in Tivoli, quale che ore quattro//della notte portò Seco la squadra à Cavallo ma/il Carcerato era già fuggito. La med.[esim]a è venu-/ta in Casa alle ore sette, quasi con animo di/buttare à terra la porta, ma alzatomi da/letto, domandai chi era e da voce incompiu-/ta mi fù risposto aprite alla Corte. Io vera-/mente non mai pensava alla Corte di Tivoli/ma bensì a qualche unione del Carcerato per/cui mi dovetti mettere in difesa; finalmente/chiamai dalla mi finestra li Soldati doganali;/che restano incontro la mia abitazione, ai/quali dissi, che avessero bene assicurato qual/gente fosse questa, che era per entrare/nella mia Casa, ed allora Risposero li Sbir-/ri essere quell’istessi, che dovevano fare il/trasporto del Carcerato. Aperta da me la/Porta, il Caporale come cane arrabbiato/disse voglio esser pagato, ed io per non com-/promettermi con uno sbirro, dovetti soccomber/an-/che altro Contarello da me somministrato/al Carcerato, Spedizioni, Guardie, e Speziale (2)/che il tutto//(al margine destro è riportato il numero “ 29” n.d.a.)/to(sic) attesa la fuga del Carcerato, che suppongo possa essere stato opera diversa, e consenso di qualcuno/Per-/ciò né vià a mia notizia, sicuramente lo farò car-/cerare io med.[esim]o, quando non posso avere altri/lo condurrà in luogo sicuro. Il Bargello non hà che/fare sopra d.[ett]a fuga, altro non mi Resta a di lui da-/re, che vi abbia avuto parte la di lui Moglie./Non si può/sapere, se come possa essersi da per/se solo sferrato, di modo tale non posso persua-/dermi della fuga del giorno, ed improvvisa. Sentirò/vociferare da alcuni male intenzionati un River-/bero contro di me, come autore dell’arresto del/Ruina, ma io nulla curavo. Tutti quelli, che si cre-/dono fedeli, questi sono li peggiori. L’assenza, ò/sia la mutaz.[ion]e e di questo ov.[ver]o, credo che abbia qual-/cuno coadiuvato la fuga. Il Vice Gov.[ernato]re è il Sig:[no]re Filippo Agostini, il quale hà tenuto molti collo-/quj con la Moglie del Carcerato. La med.[esi]ma hà bri-/gato à prò de/Suo Marito, sò di Certa Scienza/avere offerto denaro dal Barigello, affinchè aves-/se con il di lui consenso procurato la fuga, ma invano. Io non hò verun sospetto del Sud.[dett]o/Sig.[no]re Agostini, il quale credo non possa esser Capace/di commettere simili mancanze, che anzi ap-/pena sentito la fuga, hà Spedito In Roma/a darne il suo Rapporto.(In tali, e simili circostanze sarei di sentimento, che//la Reintegrazione di simili Spese debba il Reo emendar-/le, e quante volte il Reo”non abbia che perde-/re, supplisce la Cassa de malificj (sic); almeno/così si prattica in Campagna, ed il simile./credo possa essere ancor farsi; Soggiungo che/la Moglie del Ruina si esibì al Barigello, che facendo fuggire il suo Marito sarebbe stato/capace  di far carcerare altri Individui di/Tremonti complici di maggiori delitti. Il/piccolo Ragazzo,/alla quale, se pure à proposito, gli/farei intendere le spese occorse per la Causa/del suo Marito, tanto più, che era pronta/di sborzare Scudi trenta per ottenere/la fuga del Suo Marito. Basta però, che io dopo tanti Rammarichi, timori e minaccie/non abbia à perdere quello per Cui hò do-/vuto pagare. Ciò non credo, essendomi suf-/ficiente l’avviso per Lettera di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma,/a cui confido. La mia ben dovuta Reinte-/grazione, e l’attaccamento, che hò avuto, ed/hò per la buona Causa/Ancora non posso avere Rincontro dal Sig.[no]re Auditore (4) di Ca-/ne morto per il noto arresto. Ho spedito à posto per/darle parte di tutto, ed ambizioso di un benigno Rincontro/al solito pieno di stima sono./Di Vostra Ill.[ustrissi]ma Riof[redd]o 16 7[settem]bre 1806/Dev.[otissi]mo, ed ob.[ligatissi]mo Se.[rvito]re/Giacinto Riccardi”//

Note

  1. Unità di misura pari a cm. 26,4 nel 1841: quindi la nostra è diversa comunque è giù di lì.
  2. Farmacista.
  3. Scudo moneta pari a
  4. Giudice.

“ Al Sig:[no]re Intendente dell’Aquila ( al margine destro è riportato il numero “30” n.d.a.) I Sindaci, e del Magistrato di Solmona/Sig:[no]re il Ten[en]te Colonnello Soffietti Comand.[an]te de due Squadro–/ni Cavalleria Cacciatori Italiani qui stanzionata, ha richiesto que-/sto Comune di fornigli le Caserme in paglioni, e mante (sic) per uso di/Soldati nel num.[er]o di cento cinquanta, e finacchè non si adempierà/a tanto ci ha obbligata a dare due grana(1) per ciascuno Individuo./Il Peso è grave, né questa Comune è nello stato di adempire at-/teso; continui passaggi, ed alloggi, non può porre in contribuzio-/ne il Circontario(sic) senza esserne autorizzata. Si spedisce p[er]ciò ci dia gl’ordini che stima convenienti, mentre lo stes-/so Sig.[no]re T[ene]nte Col[onnell]o Command[an]e ne scriverà su l’ascritto./Abbiano l’onore di sollecitarla con ogni considerazione/Solmona 16 Settembre 1806/Francesco Ignazio Grilli Sid.[a]co/Giovanni Alisandri Sind.[ac]o/Luigi Fracchia Sind.[ac]o”//

Note

  1. Grana moneta pari a 10 carlini.

“ Il Ten=[en]te Gio.[van] Batt.[ist]a Angelini 2° Mastro della Guardia Provin=/ciale d’Abruzzo Ultra ( al margine destro è riportato il numero “31” n.d.a.)/Al Sig.[no]r Generale Goulus Comand.[ant]e la Provincia medesima/Vi rimetto originalmente li due annessi Rapporti pervenuti/in questo momento dai diversi Luoghi che vedete, e/da me letti in virtù del permesso lasciatomi dal Sig.[no]r Te=/nente Colon=[nell]o Quinzi nell’atto che si è Egli portato all’Aquila. Io attendo il di lui ritorno, e rimango fer=/mo nella mia posizione, tenendomi nella massima vigi=/lanza, per osservar l’Inimico, e regolarmi a seconda de’ suoi movimenti, e delle vostra istruzioni comunicate a/questo Posto. Ho l’onore di salutarvi./Bagno 16 7[settem]bre 1806/Angelini “//

“ Rapporto ( al margine destro è riportato il numero “32” n.d.a.)/Il giorno tredici del corrente passò per Rocca di Mezzo An=/gelo Graziosi Vecchio di Secenaro; Io ero quivi con Truppa, e mi fù dalla Guardia presentato: nell’esame fattoli/in presenza del Governatore Locale, si trovò Contraddi=/torio: disse Egli prima che veniva dalla sua Patria,/ed andava in Rovere a vendere alcune pale di legno che/Egli portava, e di cui è Artefice; che avea costeggiata la/Montagna di Serente, e che non vi aveva trovato Persone;/li disdisse poi, e confessò che in d:[ett]o luogo avea osservati/alcuni Briganti, che vi faceva la Guardia avanzata, e/che nulla gli avevan detto; Finalmente rivocando quanto/aveva asserito, affermò che Egli veniva non già dai luo=/ghi sopra indicati, ma che Calava dalla Montagna di/Pezza, dove avea pernottato in compagnia di alcuni Pa=/stori. Ciò mi diede qualche sospetto, e stimai opportuno di/farlo arrestare, dubitando che fusse stato dai Briganti/spedito ad osservare qual quantità di Gente avessi meco/in Rocca di Mezzo: lo feci attentamente visitare, e nulla// gli fù trovato in dosso, a riserva di carlini quattro, che//disse aver ritratti, da alcune Pale vendute: Nel par-/tire da Rocca di Mezzo lo portai via, e mi ha por-/tato in tutte le Marce consecutive. Si rimette ora al Sig-/nor Intendente della Provincia, per farne ciò che sti-/merà Conveniente. Bagno 16 7[settem]bre 1806/Il Ten:[en]te Colonn:[ell]o Quinzj”

“ Il Marchese Giulio Quinzi Ten:[en]te Colon:[nel[lo delle Guardie Provin=/ciale dii Abruzzo ultra(al margine destro è riportato il numero med:[esim]a/al Sig:[no]r D.[on] Dionisio Corsi Intendente della Provincia med:[esim]a/Bagno 16 7[settem]bre 1806/e’ qua venuto di vostro Ordine l’Espresso a riceversi, un Vec=/chio da me trattenuto, come supporto che fa/compassione, per la sua età, e per la sua figura; può/darsi anche che non vi sia Reo, ma intanto  tengono assediate nel Forte il nostro le necessarie/precauzioni a prendersi, mi hanno obligato a guardarlo,/tanto più che nel Paese riseppi, che di tal Gente appunto/servivasi l’Inimico, per rilevar le nostre Notizie./I Briganti sono in vicinanza di Rovere, ed in Gagliano, do-/ve tengono nel Forte il nostro Maggiore, colla sua Gente; questa (è stato cancellato n.d.a.) jeri (è scritto sopra n.d.a.) mattina si vociferava, che minacciassero/Campana, ed Io dubitando di esser preso alle spalle, ho do-/vuto vincolare Bagno jeri sera però da sicure noti=/zie ricevute ho rilevato essere state falsa tal voce, ed in/seguito di altre sicure indagini, che stò prendendo, avanse=//rò nuovamente come, e dove meglio sarà possibile: Questa notte ho spedita una Persona fedele verso Gagliano, per bene appurare la posizione attuale di quel Luogo, e span=/dersi delle voci, che possono intimorire gli Assassini: anche/Io in Campana darò delle disposizioni acciò si preparino/degli alloggi per Truppa Francese, di cui farò credere im=/minente l’arrivo. Sono con poche forze, e non posso molto/compromettere: Scrivo a S.[an] Demetrio per aumentarle ,se/è possibile, e lo stesso farò in altri luoghi. Gl’Individui Ar=/mati di Barisciano, che facevano parte della mia Truppa/jeri mi hanno abbandonato, e dandosi ad una vergognosa fu=/ga si sono ritirati alla Patria. Ne ho fatto distinto Rap=/porto al Sig.[no]r Generale Io mi conosco con Voi mancante, o/Sig:[no]re per aver ritardato finora a darvi mie nuove= Io ve le/invierei, ogni momento, ma le continue occupazioni, me lo/impediscono affatto: il Sig.[no]r Generale, però, cui scrivo conti-/nuamente, ne immagino, vi terrà del tutto informato. Il/Numero de’ Briganti si fa ascendere a seicento=ciò/non può essere assolutamente, ma è certo che sono più di/trecento, e che ci sono trà essi Scelerati della Provin-//( al margine destro è riportato il numero “31” n.d.a.)/: Attendo l’onore de’ vostri venerati Comandi, e con tal desiderio vi saluto rispettosamente./Il Ten:[en]te Colonn.[el]lo Quinzj”//Al Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Intendente della Provincia di Abruzzo/ultra/Aquila ( al margine sinistro, scritto diagonalmente, si legge: “ Ten.[en]te Colon:[nel]lo Quinzi” n.d.a.)

“ Divisione degli Abruzzi Armata di Napoli ( al margine destro è riportato il numero “35” n.d.a.)/a Solmona li 16 7[settem]bre 1806/M. Soffietti  Tenente Colonnello N° (sic) Al Sig.[no]r Intendente della Provincia dell’Aquila/Le truppe ammontante in questa Piazza al numero di 160 di Caval=/leria, ed altrettante d’Infanteria mancano di ogni qualsiasi/fornitura di Caserma. L’Università vi chiede Sig.[no]r Intendente/i mezzi di farle confezionare. Io aggiungo la mia sollecitudine a quelle dell’Università, e sono certo che il vostro zelo per l’uti=/lità dell’occasione per protestarvi la mia distinta stima/Soffietti/Ten.[en]te Col.[onnel]lo”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “36” n.d.a.)/Io non manco darmi tutto il Moto possibile p.[er] resistere a mal-/intenzionati. Ho pro=/curato di rassicurare l’avvilita Gente con aver fatto pubblicare la veneratis.[si]ma di V.[ostr]a/Ecc.[ellen]za , e q.[ue]la del Sig.[no]r Intendente. Non ometto tenere in Moto continui cor.[rie]ri p[er] riscuote=/re le Notizie di tutt’i luoghi. Le notizie di Sora sono le stesse che le partecipai/Q[ue]lle di Gagliano che ci rimane più vicino si rendono sempre più pericolose p.[er] la/riunione de Briganti, che crescono a tutte l’ore./La n.[ost]ra situazione è critica, perché in mezzo a due Fuochi dai q.[ua]li non abbbiamo altro scam=/po, Sig.[no]re Ge.[nera]le, che un sollecito soccorso di Truppe, come V.str]a Ecc.[ellen]za me ne ha già assicura/to. In questa Speranza prosieguo ad aggire con il dovuto impegno, assicurandola che allo-/ra cederò con la/Civica di Magliano, e di Tagliacozzo./Son con la più profonda venerazione Avezzano 16 7[settem]bre 1806/di V.[ost]ra  Ecc.[ellen]za/Divotis.[sim]o Obb[ligatissim]o Servidor Vero/Aurelio Cav.[alier] Mattei”

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “37” n.d.a.)/Le pericolose notizie, che mi son fatto un dovere dettagliare a V.[ostra] E.[ccellenza] riman=/gano tutt’ora sul piede istesso dalla parte di Sora, come vengo assicu=/rato da quel Governatore ne sarà V.[ostra] E.[ccellenza] pienamente informa-/to, sono anche molto pessime. I Briganti sono riuniti, e crescono/sempre in numero. Anche da q.[ue]lla parte accade. Prego V.[ostra] E.[ccellenza] di/riflettere quale è la trita mia situazione, e q.[ue]lla di questa mia Pa=/tria. Siamo circondati dalle Masse, che minacciano seriamente q.[ue]sta/nostra Città Io parto al momento in unione della Truppa Civica/di Magliano Tagliacozzo, e q.[ue]lla di mio Commando, e vado a po=/starmi alle Gole di Capistrello, onde impedire il passaggio ai/Scelerati semmai avessero intenzione di venire avanti./Non abbandonerò mai qualunque impresa, ed il posto, se non quan-/do vedessi il caso disperato, attendendomi E.[ccellenza] i sentimenti più perfetti della mia stima e coll’usato rispetto mi rinuovo/D.[i] V.[ostra] E.[ccellenza]/Avezzano 16 7[sette]mbre 1806/Dev.[otissim]o Servidor vero/Aurelio Mattei”//

“Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “38” n.d.a.)Gl’assediati che erano in Gagliano nel Castello del Principe/questa notte se ne sono fuggiti, ma credo che vi sia stata la/maniglia de Gaglianesi, e ne le masse se ne sono avvedute/Il num.[e]ro delle masse nel giorno di Dom.[eni]ca ascendevano a mille e/trecento, ma in due tre altri giorni che si aumentava gin a/due mila e più, come di fatti ho risaputo che ne sia venuta/una moltitudine dalla parte di Sora, di Cappadocia e della Petrella, e jeri il P.[ad]re Domizio alias Fr.[a] Diavolo, che ne porto/circa trecento dalla parte di Sulmona, E questo che gli dico/colla mia politica l’o Scoverto da un Massista mio amico./Soggiunse che il piano di q.[ue]ste masse era di venire addirittu-/ra nell’Aquila ma essendo q.[ue]sta gente in Gagliano mutarono/idea di sbaragliare prima q.[ues]sti e poi venire nell’Aquila/circa le ore sette sono arrivati nel Tione i poveri assediati morti di fame e qui si sono un poco refugiati, che n.[on] potevano Sa-/ziarsi di pane. Eccellenza Scusa lo Scrivere,/perche scrivo/in campagna, e sul ginocchio, stando ad assistere alle/opere. Prego intanto l’Eccellenza Sua ad onorarmi d’al-/tri suoi a me grati commenti mentre con piena stima/mi ripeto/De.[votissi]mo S.[ua] Eccellenza/Tione 16 7[settem]bre 1806/Umiliss.[i]mo Dev.[otissi]mo S.[ervido]re V.[e]ro Ob[ligatissi]mo/Pier Sante Cervelli “//

“ All/I Deputati di polizia, e Comandanti la Guardia Civica di Tagliacozzo  ( al margine destro è riportato il numero “39” n.d.a.)/I Deputati di polizia, e Comandanti la Guardia Civica di Tagliacozzo/Si è disposto l’arrivo colà della truppa ( è scritto da altra mano n.d.a.))//Alle varie voci allarmanti, che qui si ascoltano, e da momento a momento,/è preso piede in questa popolazione uno sbigottimento G.[enera]le. La Guardia Civica non solo si è illanguidita; ma ad eccezione di pochi decisi galant-/uomini tutti gli altri Individui della med:[esim]a ricusano di prestare il Ser=/vizio, e n.[on] sentono più la voce del comando. Altri proprietarj delle ar=/mi con risentimento, e Minaccie le an richieste. In questo stato noi non possiamo ripromettere della tranquillità di questi luoghi, attesa an=/che la vicinanza dei Briganti di Tremonti, come nel rapporto di jeri. In/sostanza il buon’ord:[i]ne si va alterando, la publica sicurezza, e le no=/stre persone sono in pericolo. Ad ogni modo noi collo stesso zelo, e costan=/za con quei pochi Individui, e mezzi, che ci restano, in faccia a tanti in=/dolenti spettatori, continueremo a fare il nostro dovere, finchè, ci/sarà possibile./ Qualunque forza, che si facesse vedere in questi con=/torni, potrebbe riassicurarne i buoni, scuoterà gl’indolenti, e ridurre/all’obbedienza gl’insubordinati. Questa ci quella, che poi attende solle=/citamento dalle provvide disposizioni di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma. E col solito osse=/quio. Ci diamo L’onore di rassegnarci/Tagliacozzo à di 17 7[sette]mbre 1806//Divo[tissi]mi S.[ervitor]i V.[er]i Ob.[ligatissi]mi/Aless.[andr]o Mastroddi/Franc.[es]co Mancini”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “40” n.d.a.) a 21 Sett.[embr]e 1806. Si è accordata la salvaguardia p[er] alcuni/giorni, e si è promesso d’implorare a S.[ua] M.[aestà] la impunità Se rende de servigj ( è scritto da latra mano n.d.a.)/Mi fo gloria partecipare a V.[ostra] E.[ccellenza], come per far riuscire la con-/certata operazione, io avevo disposte le cose della più pro-/pria maniera, e ne avremmo avuto un esito fortunato; ma// il non  essermi giunte le armi come si restò in parola hò dato/ritardo all’impresa. Debbo intanto communicarle, essermi/que-/sta mattina giunto a notizia, che la Comitiva di Pacentro/siasi Spostata da queste vicinanze, ed abbia presa la direz-/zione di Gagliano affin di unirsi cola con altra Massa, che dicesi circolare in que’ contorni./Sentito ch’io ebbi, l’arrivo del Gran Magg.[io]re il Solmona, fui subito/da lui, e tenemmo un lungo abboccamento sull’operazione da/Regolarsi, ma il di seg.[uen]te con corriere, fù chiamato in Gaglia=/no, per non so quale insorgenza, e fin’ora non si è il mede.[esi]mo ri-/stituito in Solmona, appena tornerà, farò di nuovo da lui, e mi presterò a quanto farà per disporre. Rinnovo intanto a/v.[ostra] E.[ccellenza] le preghiere pel Salvo condotto di Raffaele Lucci, e Luigi /Ferrara di questa T[er]ra da me incaricata ad esplorare gli//andamenti, la prattica, e la popolazione de luoghi, ove annidata/la surriferita comitiva, ed i med.[esi]mi si sono molto fedelmente ar-/mati all’oggetto, e mi han dimenticato al/Governo, i quali tuttocchè persequitati, e calunnniati da persone/prepotente, ed andando raminchi non han giammai voluto/unirsi né colla nomata Comitiva di Pacentro, ne con altra/gente mala intenzionata, ed il dicostoro reato in non altro rag-/girasi, che nell’essere stati calunniati di furto, che per altro sen-/to non esser provato negli atti, come potrà V.[ostra E.[ccellenza] far riscontra-/re. Questi oltre all’essere attaccati al Governo, Sono Giovani di/Spirito, e non molto attivi per qualunque operazione da farsi a/prò del Governo; e moltoppiù per la difesa di questa T.[er]ra, che di breve resta spopolata di Uomini, che applicati, alla pasto-/rizia, se ne partono per la Puglia. Questi luoghi Eccellenza,/sono oppressi dal timore, perché restando privi de proprj. Individui dubitano di aver delle inquietitudini, e de Sconci/subitocchè non Siavi una forza imponente il Solmona, del che// (al margine destro è riportato il numero “41” n.d.a.)/vien pregata V.[ostra] E.[ccellenza] in nome de popoli stessi./Mi auguro intanto che farà per esaudire questi comandi, con inalterabile Stima mi Raff.[erm]o/Campo di Giove 17 /[settem]bre 1806/D.[i] V.[ostra] E.[ccellenza] Umilis.[si]mo Obl.[igatissi]mo S.[ervito]re Vero/Raffaele Ricciardi ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi Preside, ed/intendente Gen.[era]le della Prov.[incia]/di/Aquila “ n.d.a.)//Campo di Giove 1806 R”//affaele Ricciardi, presi/la salvaguardia p[er]/venti giorni accordata a Raffae=/le Lucci, e Luigi Ferrara”//

“ Celano li 17 ( è stato corretto n.d.a.) 7 [settem]bre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “42” n.d.a.)/Il Comandante la Guardia Civica di Celano./Al Sig.[no] r Intendente della Provincia/Sig.[no]r Intendente della Provincia/Sig.[no]r Intendente= Alle ore 12 d’Italia di questa mat-/tina spedisce d’Ajelli Piccioli indicando a questi Amministratori di dirgli l’intenzione della Popolazione di andar-/gli ad uscire incontro due mentre che con la consueta stima ho l’onore di ripetermi/di V.[ostra] Ecc.[ellen]za a cui p[er] rendere con di tutto/minutamente ispedisco./Avezzano 17 7[settem]bre 1806/Divotis.[sim]o Ill.[ustrissi]mo Servidor vero/Aurelio Mattei”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “44” n.d.a.)/Colla Venerat.[issi]mo di V.[ostr]a Ecc.[ellenz]a in data de 11 corr.[en]te, con mio sommo dispiacere sento i/rimproveri, che mi fa sulla poca mia diligenza nel formare la Colonna Mobile, e su l’inattività contro de rivoltosi. Si ricorderà felicem.[ent]e L’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a, che dal giorno, in cui mi compartì l’onore/dell’Incarico fui costà trattenuto da circa venti giorni per lo Costituto sul=/la Scoverta da me fatta del Criminoso Complotto, e maneggio contro del pre=/sente Governo, sicchè restituitomi in questa Padria circa la fine del tra=sandato Mese, non mi fù facile organizzare l’ordinami Colonna,/perché la Gioventù valorosa di questa Popolazione, di cui più di ogni/altro mi ripromettevo, la trovai tutta avviata per la Puglia colla me=/na delle pecore (1), e non potei averne di più di cinque./Con questi pochi non ho stimato azzardarmi, ad una impresa di tanto pericolo./Mi sono adoprato stimato azzardarmi  solo a mantenere il buon ordine in questo, e nei Pae=/si convicini, giusta ancora le Savie risoluz.[io]ni del Sig.[no]re Gov.[ernato]re Capo Riparto di/Capestrano, come con due Relazioni umilmente le ho rassegnato,/ed alle quali non si è compiaciuta rispondermi./Ecc.[ellen]za sia pur sicura, che a me non manca nè Spirito, né Coraggio, né/volontà per far tutto a favore dello Stato, e per l’esecuzione de’ vene=/rati suoi ordini, ma oltrre l’impossibile non giunge la mia Forza: Sarei/Sicuro, che se potessi io a voce farle il tutto presente, non sarebbe//soluto correr di persona dall’Ecc.[ellenz]a V.[ostr]a, e da cod.[est]o Sig.[no]r G.[e]n[era]le per farneli re=/stare intesi del tutto, ed una data quantità di Fucili per poter/armar qui altra gente di mia fiducia, onde poi dar ripruove del/Mio Coraggio, ed attaccamento allo Stato, ma perché mi avvidi, che/il timore delle Popolazioni era sì grande, stimo più cosa propria/rimaner qui ad animarla, e Spedir contemporaneam.[ent]e un Espresso/come fò all’Ecc.[ellenz]a V.[ostra] Supplicandola, come prattico anche con cod.[est]o lo d.[ett]o Sig.[no]r G.[e]n[era]le a disponere quanto di Sopra/Io fra’ di tanto non cesserò se/sia possibile di farle ponere in istato di difesa contro d.[ett]i Rivoltosi./Nell’aspettativa di un pronto suo Riscontro, e di molti venerati Coman=/di, passo a farle umile inchino./C.[astel] del Monte 18 7[settem]bre 1806/Di V.[ostr]a Ecc.[ellenza] Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Intedent]e G.[enera]le della Provincia di Aquila” n.d.a.)// de Principali del Paese mentre es-/so vole essere qui doppoi la Risposta, dicendo di ripristinare/il passato Governo. Ecco avverato le tante minaccie/fatteci, du[n]que veda di spedire la maggior forza che pote/per sbarargli, giacche noi Galantuomini ci siamo ritirati in questo Castello per non aderire alle sue domande/Quello ci farà mettere capo(sic) espiatorio, se non giun-/ge la Forza in tempo,/sarà i due Carcerati colasante,/elementillo, per che sicuramente si domanderanno, onde/per carità del Sig.[no]r ajutaci per non comprometterci, giacche/non abbiamo forza a resistere, mentre il Ceto de Villani è/deciso in contrario, e sono con tutta Stima/Tomassetti”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “43” n.d.a.)/Ieri, giusta preveni V.[ostra] Ec.[cellen]za mi condussi con la mia Truppa Civica in Capistrello, dove stimai sul fare/della Notte spedire la squadra sud.[dett]a in Civitella composta di 11 individui, perché messa dipeso/ed eseguità gli ordini di quel Gov.[ernato]re. Io intanto rimasi a Capistrello attendendo gli risultati/della spedizione. Ma qual è stata la mia sorpresa di veder tornarmi indietro la squadra con la Nuova, che tutto il Gov.[ernato]re Sig.[no]r Cini, che la Famiglia della rid.[ett]a Squadra che ave=/vo antecedentemente fatto partire p,[er] dargli l’Avviso dell’Arrivo mio in Capistrello, e della/Forza che gli teneva dietro, era stato, a circa le ore 3 della Notte sorpresa in Casa del/Gov.[ernato]re con la mia lettera dai Briganti di Civitella, e condotta ambedue da med.[esim]i in Sora?/Io non vedendo venire la Civica di Tagliacozzo che p[er] particolari ragioni non si era potuta/in ravere, né q.[ue]lla di Magliano, ho stimato questa mattina di ritirarmi, e partecipare tutto l’accaduto a V.[ost]ra Ecc.[ellen]za, non avendo creduto prudenza azzardarmi solo con la mia Gente, e com=/prometterla./Io mi Vedo nel Massimo pericolo, giacchè la mia Lettera sorpresa dai Briganti in mano del/Gov.[ernato]re Cini, conteneva insinuazioni così forti p[er] la distruzzione de Scelerati, che io con ragione/temo vedermeli sull’occhi ogni Momento./In q.[ue]sto punto che sono le ore 15 3/$ mi giunge di ritorno il Cor.[rie]re ultimo spedito-/si, La veneraz.[ion]e di V.[ost]ra Ec.[cellen]za mi ha rianimato, ma non mi vedrò mai sicuro p[ri]ma dell’Arrivo della Forza. Vado a far pubblicare sul momento come mi manda la sua/lettera p[er] Copia uniforme, e renderl’a tutti nota.// La lettera acclusami p.[er] il Caporiparto di Civitella con il [….] farla/penetrare sino in Civitella a quel Luogo. Tenente, se pur vi sarà. Cercarò anche quale/Emissarj p.[er] far  pubblicare il d.[ett]o Proclama facendolo affiggere o di giorno o di notte nel/rispettive Communi./Credo impossibile di poter communicare quando mi comanda all’altro Incaricato D.[on] Annibale/Villa in Balsorano (è scritto sopra n.d.a.9 p.[er] la ragione che essendo in quel Paese in rivolta, giusta le ultime notizie, o il Sig.[no]r/Villa si darà posto in salvo, ora si troverà chi voglia esporsi al Cimento di farsi sorpren-/dere con Carte in Saccoccia da quelle orde de’ Scelerati./Io nulla trascurerò, e V.[ostra] E.[ccellen]za ne avresti pure le assicurazioni che vengo a farle”//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re ( al margine destro è riportato il numero “45” n.d.a.)/Ieri l’altro in circa un’ora, e mezza di notte tornò in Magliano nostra Patria un tal Giovanni Paolini il quale era stato spedito in/Celano per appurare se esso, o nò vero, che i Briganti erano/giunti in detto luogo, come si diceva. Il medesimo rifer’avere/incontrata nelle vicinanze d’Antrosano molta gente, porzione armata di/fucili, e porzione di bastoni alla testa della qua=/le esservi il P.[ad]re Domizio (Jacobucci n.d.a.), che l’interrogò per sapere cosa si/facesse, e discese in Magliano. Il Paolini gli rispose d’essere un Pastore e che in Magliano non ci dimorava mai/però che niente sapeva. Ieri poi circa l’ore quindici/sentirono da un Tagliacozzano, che passato era per la Scurcola, che i Briganti in numero di circa cinquecento/si era acquartierati nel Convento di S. Antonio della/suddetta Terra, e che nel mentre, che esso passato vide/ di condurre nel suddetto convento delle Arme, che disse/essere le stesse di cui si serviva la Truppa Civica/per fare la guardia./ che disse/essere le stesse di cui si serviva la Truppa Civica/per fare la guardia,/Circa le ore sedici vedemmo, che i Briganti in grossa orda si di=/rigevano in Magliano, ove crediamo, che attualmente si trovino./poiche nel loro avvicinarsi al Paese, noi ne partimmo per la/strada opposta. Tanto le dobbiamo per farle conoscere lo Stato infelice in cui/trovasi la nostra Patria, che dal Governo, e V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma im-/plora un pronto, ed energico soccorso. Signore, mi ricordo, da/Gagliano e stato la Comune, che più si sia dimostrato attac=/cato, e fedele al Nostro Sovrano D.[io] G.[uardi] e premi di perfetta stima ci segnamo/Aquila 19 7[settem]bre 1806/D.[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/D.[evotissi]mo Ob.[ligstissi]mo Servi[tore] Pelino Mena/Angelo M.[aria] Petricca ( al margine sinistro  effetti non( è scritto sopra n.d.a.)si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Inten:/dente della Provincia dell’/Aquila” n.d.a.//

“ Fiamignano 19 Sett.[em]bre 1806 ( al margine destro riportato il numero “46” n.d.a.,) Caro a.[mi]co D.[on] Di[oni]sio Se non mi si dà pronto riparo, l’incen-/dio dell’insorgenza si stenderà anche in questa contra-/da, ove già cominciano a manifestarsi de’ Sintomi/Questo riparo deve consistere in misure preservative; ma/senza la Forza, ogni misura è inutile. Un po’ di/Forza militare a Magliano può impedire la comunicaz.[io]ne dell’incendio della Marsica in q.[uest]a Regione;/ed allora possono qui usarsi delle misure che si con-/vengono. Vi devono essere de’ corrispond.[en]ti ed intellli-/genti co’ capi rivoltosi della Prov.[inci]a, che fomentano/la cattiva disposiz.[io]ne nel  Popolaccio, spargono delle/notizie allarmanti per infiammarlo; e questi sono/certam.[en]te i Capi Massa, e gli agitatori del 1799, con-/tro i maneggi secreti de’ quali/vi vuol riparo. Domin=/nio il Fronte è certam.[en]te amico di questi. L’altro/in-/conveniente si è che le Autorità Locali e del Ri-/parto, se non sono disposte a favorire direttam.[ent]e l’/insorgenza, almeno la favoriscono indirettam.[en]te colla/loro inerzia, e coll’usare una massima indolenza/per tutto ciò, che contribuisce a produrli. Volesse/il cielo però, che non vi fosse del guasto. Il tempo//scoprirà tutto. Ieri qui un uomo […..] all’autorità/spargeva di anno Saputo di certo da Suoi corrispond.[ent]i che/Napoli sia stato ripreso dalle Armi del passato re, e che/tutte le Prov.[idenz]e del Regno si sono rivoltate contro l’attuale/Gov.[ern]o. Quali in q.[ue]sti effetti non ( è scritto sopra n.d.a.) devono produrre queste maliziose/voci? Io sarò la prima vittima, se la insorgenza si/stende, o nasce anche qui. A tal’effetto ho risoluto di/fuggire in Rieti colla mia Famiglia, se la cosa non cul=/lmano, e se i sintomi crescono. Amico impegnativi al/riparo. Attendo da voi qualche consolante notizia. Se la/cosa calmassero, e svaniscono i torbidi, allora, potrei portar-/mi costì./Sono il v.[ost]ro a[mi]co e Ser[vito]re/ L. Martelli “//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[nor]e P.[adro]ne Colen.[dissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “47” n.d.a.)/Nel giorno di jeri, che si contavano li 18 del cor.[ren]te, un tal Modestino/Giuliani, nativo qui del Tufo ubriaco all’eccesso, tentò ndi porre in solle-/vazione tutta questa Popolazione, spacciando aver Egli ordine, di armar/gente per andarsi ad unire alle Masse del P.[adre] Domizio (Iacobucci n.d.a.), che diceva che in Tagliacozzo. Tutto il Popolo Sentì con indifferenza, e disprezzo/tali sia parola, e potè trovare appena trè soli Seguaci del suo ca-/rattere, che ponendosi la coccarda rossa, si armarono, ed uscirono/dal Paese. Io ero assente da questo Paese, essendo ritornato, mi riuscì/colle buone maniere, fargli deporre le armi, e tornare nel Seno/della propria famiglia, dove al presente godono della pristina tran-/quillità. Non ho creduto venire all’arresto de’ medesimi, Si perchè/volontariam.[ent]e anno conosciuto il proprio errore, come per eccita-/re con magior fermento, che potrebbe esser portato dai vicini bri-/ganti, che in gran numero presentano nella Marsica, tanto più che/questo suo Pastore, che in ogni tempo, possono dar conto di tal//misfatto, non Movendosi dalla Propria Padria,/Mi fò un dovere delare ragguaglio, e con sentimenti della più perfetta Stima, mi do l’onore di essere/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Tufo 19 Sett.[embr]e 1806/D.[evotissi]mo Ser:[vitore] V:[ostr]o Ob.[ligatissi]mo/Giuseppe Cioletti “//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig:[no]re ( al margine destro è riportato il numero n”48” n.d.a.)/Ne’ prossimi Scorsi giorni Si portò qui il Capomassa/Felice Angelantonj di Goriano delle Valli. Que=/sti a viva forza prese alcuni Giovani/di qui, e li condusse al suo Paese. I Giovani/Paesani non avendo rilevato che volevansi porta=/re dal Felice ad incorpar colla Massa, fug=/girono, e si trovano tuttavia in questo Paese, addetti unicam.[ent]e al travaglio delle Campagne,/per essere tutta gente dabbene, ed intenda so=/la al dissimpegno de propri affari./Ci diamo il vantaggio di tutto rassegnare ad/V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma per nostra esattezza, e con la più/alta stima ci Segniamo/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Secinaro 20 7[settem]bre 1806/Umil.[issi]mi, e De.[votissi]mi Serv:[ito]ri V.[er]i/Domenicant.[oni]o Colantonj Deputato/Fran.[ces]co Graziani Deputato ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Preside in/Aquila” n.d.a.)//

“ Am.[i]co dal latore sentirete ( al margine destro è riportato il numero “ 41” n.d.a.) l’occorrente, occorre dunque in no-/me de deputati di Polizia, e detti Am.[ministrato]ri di questa T.[er]ra, e del Tione fate  correre un esposto al Preside accio non siano in qual-/che colpa. Il Soggetto ave fatto ord.[in]e à tutti i Paesi convicini, come/dalla copia/che porta il Latore, da questo Paese si ave portato/cinque individui, Carmine Parfelice, Dom.[eni]co Ant.[oni]o Guidone, Gio:[van] Caterino/Angelantonj Prospero Tirolli, ed il Suddiacono d.[on] Fran.[ces]co Grampa, ave/ Pro-/nio, perche gli a fatto Credere, che Sono forzati ad andare, mà non gli anno dato retta, oggi si né incaminato verso la volta di Celano, con die-/ci Individui di Secinaro, che anche Sono venuti con esso armati da /Gagliano, non vi stò a dire le minaccie, che si anno a d.[on] Beniamino/ed altri, che voglia portare Gente à forzare gl’individui di questi/Paesi, che non vogliono andare; Per dissimpegno di nostro dovere/è necessario farsi tutto p[rese]nte, mà vi prevengo che non si faccia pe-/netrare da alcuno, anzi potete farlo capire con tutta la riserba al/Sig.[no]r Preside, per che non ci trovamo nello discolpare Se fù breve/non vi è qualche riposo, e dovete Sapere, che d.[on] Giacinto Voce, e con Suo/figlio sono Stati fucilati dalla Massa di Gagliano, non mi prolungo perché//voi capite tutto, il fatto di Voce è accaduto magiorm.[en]te perché è Supposto/ dalla massa, che i Francesi erano andati per istigazione su onde dover/con certare col Sig.[no]r Preside, che se vengono Francesi da queste parti, e facessero/qualche influenza alle case dei bei, magiorm.[en]te cresce il nostro pericolo, che/salme sotto queste montagne, e facilm.[en]te ò di notte ò di giorno ci possano/Soprafare, serviteci con zelo, e vi abb.[iam]o/è andato ancor con essi un tal Gaetano Cirillo di Succiano in quesito di vari/delitti e Sono/Il suo Servo Fran:[ces]co caldam.[ent]e si è prega esattam.[ent]e, e con fervore/dissimpegnare quanto si è pregata”//(al margine destro è riportato il numero “50” n.d.a.)/Nella notte 11 Cor:[rent]e i Briganti ri-/passarono porzione di essi/nel Ponte di Acciano, e si diressero verso Collepietro./Jeri al giorno 13 Cor.[rent]e un’altra porzione nel numero 70 circa,/passarono per la Cimata/della Montagna di Goriano/delle Valli, e andiedero ver-/so le Pagliara della Mon-/tagna del Tione. Vedu-/ti da qualche Paesano, mi-/Lantò de’ Briganti,/che andavano a prendere al-/tra gente per indi assaltare/questa Città/E’ da osservarsi, che il Gov:[ernato]re/Colantonj di Goraino delle/Valli Sud:[ett]o niente mai à/Riferito//In Goriano delle Valli vi è Felice/Angelantonj, che fù Capo mas-/sa nel 1799, e Compagno del Pronio(1). In oggi si vede/spesso andare nella Mon-/bagna di Goriano portando/cibarj con un Somaro. Con/verrebbe, farsi Subito art-/restare, e darsdi l’ordine/al Granmaggiore, ma av-/vertirlo, che non dipenda dal/Gov:[ernato]re, ma bensi da D.[on]/Raimondo Filippi, o D.[on] ( al margine sinistro è riportato: “ + Ma Sono di Guriano Sud:[dett]o” Sotto/la Loro Responsabilità del/Granmaggiore a Riferire/il netto con Segretezza”//

Note

  1. E’ Giuseppe  Pronio d’Introdacqua. Vedi qui.

“ Memoria ( al margine destro è riportato il numero “51” n.d.a.)/Le famiglie, che han preso partito, e sono co’ Briganti,/Sono= Felice Angelantonio, e Natale Lozzi di Goriano/delle Valli. Il Lozzi fin dal mese di Maggio Cercava/un Cannoniere di Stiffe. Interrogato del perché, rispo-/se, avere Sei cannnoncini di Campagna, che gli manca-/vano gli Artiglieri./L’Angelantonio diceva essere le armi in Colle Armeno (1). Le famiglie di Gagliano sono i Bianchi. Fratelli Mon-/tagna- Domenico, e Figlie de Ubeis. Fratellli Pasqualone/Goriano Sicoli- Gianfilipppo Tiburzi, e Ferrini-/Roccapreturo ha rispedito, che tre Volonatarj di esso paese, si/presentassero alll’Ispezione./Tione ancorchè di 500 Anime non ha che tre Volontarj”//

Note

  1. E’ l’attuale comune di Collarmele in provincia dell’Aquila. L’antica Cerfennia.

“ Goriano delle Valli li 16 7[settem]bre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “52” n.d.a.)/caro Amico Sig.[no]r Andrea= Avendo io ricevuto l’incarico dal Sig.[no]r/Commandante Piccioli di prevenire tutti gli Individui, che sono sotto la nostra Centuria per arrollarsi al medesimo; perciò vi prevengo/di avvisare tutti li medesimi, affinchè nel mio arrivo costà in Accia-/no, che Sarà frà poco, me li facciate trovare li medesimi. Son certo che tanto adempirete con/quella puntualità che si conviene, mentre io Con sentim.[en]ti di sti-/ma passo ad essere/D.[evotissi]mo Amico Ob.[ligatissi]mo/Felice Angelantoni/Capo Centuria “//

“ Copia.[….] Oss.[ervantissi]mi= Si Compiaceranno Senza menoma tardanza ( al margine  destro è riportato il numero “53” n.d.a.)/far  pervenire in quest’oggi nel Quartier Generale di Gagliano le/persone sottoscritte, allistate al mio Capocenturio per ordine/del Sig.[no]r Commandante D.[on] Ermenegildo Piccioli si guardino de/Contrario Sotto Reale indignazione del nostro Legittimo Sovrano Ferdinando Quarto. La presente torni da noi colle debita, relata de Mag.[nifi]ci Cancelllieri de’  Sott[oscritt]i Luoghi notificati tutti/li S[ottoscri]tti individui, e di aver pagato al presente espresso il/Suo giusto pedadico. E sono= Delle Signorie LL.[loro] Goriano delle/Valli 17 7[settem]bre 1806=Felice Angel’Antonio Capocenturio/Gl’individui Sono/Giusepp’Antonio Pasq[ua]le/Sebastiano Avellano/+ Luiggi Paolucci/Pasquale d’Angelo Rosato/tiene/varie uscite, e sono in Rocca/di Mezzo, Rovere, Ajelli, e Collarmele, Secinaro, Liberati/Giuseppe Crisi/Giuseppe Paolucci/Pietro Bizzarro”//

“ La montagna di Serente ( al margine destro è riportato il numero “ 54” n.d.a.) tiene/varie uscite, e sono in Rocca/di mezzo, Rovere, Ajelli, e Collarmele, Secinaro, e picciola parte in Gagliano, Goriano Valli, e picciola parte nel/Tione./Tutti i Luoghi denominati sono Terre di questa Provincia”//

“ Felice Angelantonj, Natale Lozzi, (al margine destro è riportato il numero “55” n.d.a.) e un tal di/Casa Colucci tutti di Goriano delle Valli,/assieme co’ Gaetano Cirilli di Socciano/di Beffi inquisito di varj delitti, e cari-/co di debiti per i quali motivi era pro-/fugo dalla sua Padria, anno ordinata la Massa in d:[ett]o Goriano, e in Acciano minacciando dette Uni.[versi]tà d’/incendiarle nel caso d’inubedienza, e Seminarci il Sale- Avevano di SE=/quito circa 16 Persone # armate ( è scrito sopra n.d.a.) Se non si ac-/corre colla pronta distruzione di que-/sti sud:[dett]j quattro Insorgenti, metteran-/no in Sconvolgimento tutte le popo-/lazioni di quelle Contrade. Essi ordina-/riamente dimorano nelle proprie case/Corre  voce che i Briganti abbiano già fucilati/D.[on] Giacinto Voce, e il suo Figlio Raffaele/a premura di un tal Domenico De/Rubeis di Gagliano: uno de’ primi Bri-/ganti della Comitiva, e abbia pure incendiato l’Archivio del Principe/Barberini. I Gaglianesi nella maggior/parte, per quanto dicesi da Soldati del//Seguito del Granmaggiore, si mostrarono/aderenti ai Briganti anzidetti/Massimo Cirilli, e Berardino Filippi di/detto Socciano nel Sentire le Masse/vicin e, mostrarono del gran pia-/cere, e contentezza, dicendo, che que-/ste avrebbero uccisi varj bene-/stanti di q.[ue]l Circondario, e saccheggiate Le loro Case, peggio di quelllo/anno fatte ai Sig:[no]ri Voce. Tali perso-/ne per essere torbide, e allarman=/ti, conviene, che si arrestino per/dare una remora ai malintenziona-/ti “

“(Al margine destro è riportato il numero “56” n.d.a.)/F. [rate]lli Montagna di Gagliano/tre altre inquisiti di d: [ett]o luogo/ Son Filippo Tiburzio di Goriano Sicoli/Soggetti essendo da giorni addietro perseguitati dalla Truppa/ Francese unire La Nazionale/giacchè i Sediziosi e I Nemici dell’ordine publico si/nascondono p.[er] esser inseguiti nelle montagne è neces-/sario ivi siano da Francesi condotti da Persone in=/tese della natura de Luoghi/Le Persone di fiducia sono tutti i Possidenti di Castel/V.[ecchi]o Subequo. D.[on] Felice Ant.[onio] Lattanzj, colla Compagnia di/Guardie Provinciale, che esso ha formata d’ord.[in]e del/S.[igno]r  ( segue uno spazio bianco n.d.a.)Giacchesi/di Pentima (è l’odirna Corfinio in provincia dell’Aquila n.d.a.)./Siccome Le Popolazioni sono disarmate, così allli Individui/sopra nominati, e che meritano la Confidenza del gover-/no, devono darsi le armi, che si richiederanno e p.[er]/le quali saranno risponsabii,//

“ Ajellli li 20 settembre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “ 57” ed, al margine sinistro è impresso il descritto sigillo ovoidale di grani due n.d.a.)/li sindaci, e Deputati d.[el] buon Ord.[in]e di d.[ett]e Commune./Al Sig.[no]r Commandante d.[ell]e Armi inCelano/nel giorno tredici dell’andante Mese di Settembre cor.[ren]te Anno 1806 pervenne qui un Corriere con ordine in nome.[el] pas-/sato Monarca spedito da D.[on] Ermenegildo Piccioli, che si asse-/riva Command.[an]te di Corpo, Volontari degli Abruzzi, e sottoscritto./to ancora da P.[a]dre Domizio Iacobucci qual Secretario, che/intendevaRipristinare il Governo passato/Non ostante che/Le Commmuni di Rocca di Mezzo, Rovere, e Ovindoli fatta La Relata di averlo Ricevuto, pure il D.[otto]re D.[on] Giuseppe di Pietro (1) Avvocato di questa Commune stimò arre-/starsi il d.[ett]o Corriere coll’enunciat’Ordine, il di cui Conseglio/essendo stato piena.[ente] applaudito, ed approvato dagli altri Prin-cipali Cittadini, p.[er] mancanza di Persone ch’era-/no in Cam-/pagna si arrestò da Med.[esim]i Colll’ord.[in]e sud.[etto, e fù costudito/nella Casa di questa Uni.[versità]. Immediata.[ent]e il d.[ett]o di Pietro col proSindaco D.[on] Fortunato d.[e]l Cecato (2) si portarono//al Governatore di Codesto Caporeparto, al q.[ua]le esibito L’ord.[in]e cennato,/ si spedì La forza armata per trasportare, conforme fù tra-/sportato in codeste Carceri il Riferito Corriere,/La sera d.[el] giorno seguente fù vociferato, che il d.[ett]o Piccioli, P.[adre]/Domizio colla Masnada di circa sei cento Persone, che sitro=/vavano nelle parti di Gagliano avrebbero dato sacco, e po-/sto fuoco alle Abitazioni di questo Luogo, e sopratutto D.[on] Fortunato./L’altro Sindaco Vincenzo di Pietro, ed il Can[cellie]re  Not.[ar] D.[on]/Vincenzo Angelitti, li quali concepirono timore, e terrore insieme con tutti li S[o]p[ra] divisati Principali Cittadini./La sera de’ Sedici di d.[ett]o Mese circa mezza ora di Notte perven-/ne in effetto in questa Comune la succennata Massa;/e Li pregati di Pietro, d.[e]l Cecato, Angelitti crederono assicurare Le Loro Persone colla fuga/Appena qui giunti il d.[ett]o Piccioli col p.[ad]re Domizio intimarono/che niuno fosse uscito di Casa, Indi fecero emana ban=/no, che sotto pena di fucilazione ognuno avesse posti li/lumi nelle finestre. Successivam[.ent]te avendo girato il Pae-/se d’intorno, Scielsero per Loro situazione la Casa/di D.[on] Alesandro Angeloni sita nel Castello Luogo più// eminente, dove appena entrati ordinarono emanarsi altro(al margine destro è riportato il numero “ 58” ed l margine sinistro è impresso il descritto sigillo ovale di grani due” n.d.a.)/banno p.[er] la esibizione d.[e]lle Armi Sotto la cennata pena./Da Felice Rugiero alias Giovanotto di Ovindoli, e da altri Massisti furono arrestati, Ligati, e maltrattati il Not.[ar]o/D.[on]Gio:[van]Nicolò Angeloni di questo Luogo, e D.[on] Fortun-/ato Berardi (3) di Gioia ( è l’attuale comune di Gioia dei Marsi n.d.a.), che qui domiciliava: ma condot-/to il Berardi dinanzi al d.[ett]o PIccioli Lo fece sciogliere/ed altresì ordinò, che si sciogliessero il Not.[ar]o Angeloni./Francesco d.[e]l Cecato Padre d.[e]l D.[on] D.[on] Fortunato d.[e]l Cecato pari.m[en]ti soffrì/gli stessi maltrattami.[ent]i, affinché avesse sul punto, alle=/stiti gli viveri p[er] li Massisti, che situano la mag.[gio]r/parte nelle Case de Particolari Cittadini, e si dove dare/a med.[esim]i doppia Razione./La Mattina appena giorno per non aver Li Posses.[o]ri delle Ar=/mi effettuati L’esibizione si portò buon Numero de/Massisti nelle Rispettive Case de pred.[ett]i Possessori, e/con minacce Li obbligarono a consegnali Le Armi da/fuoco nel num.[er] di circa ventisette insieme con polve-/re, palle, e Cartocci in poca quantità, che si erano apparecchiate p.[er] Resistere./Ligarono ancora Giuseppe D.[el] Pinto parim.[en]ti di questo Luogo, che maltrattarono, e corse pericolo di esser trucidato/conforme ancora entrarono si fatto pericolo altri Naturali./Nuovamente indi fu Rilegato il D.[ett]o Not.[aro] Angelo, al quale/intimarono L’imprestito di Mille ducati, che poi furono/Ristretti, e gli furono dal med.[esim]o fatti numerare, e conse-/gnare dotati duecento, e uno. Alcuni de Massisti vi/tolsero in seguito altre piccole Somme, alcuni Anelli/di oro usati, ed un Orologio minacciano sempre/di volerlo fucilare./Parim.[en]ti obligaron questa Comune allo sborzo diducati cento,/ma a gran stenti gli si dovettero numerare sessanta/de q.[ua]li il d.[etto] Piccioli ne formò Reci vo, con.[orme] fece al d.[ett]o Angeloni,/Vollero ancora L’intiera doppia Razione p.[er] d.[ett]o giorno, e si fecero/Lecito prequirere varie Case, dalle q.[ua]li si presero molti/pregiutti, e Cascio, che Rinvennero. Il prefetto Piccioli/volle  ancora fare il Recivo per cinquecento Razioni/ancorche La Massa si fosse numerata essere del/Numero di circa Cento quaranta, senza comprendere/mezza Salma(4) di Orzo, e paglia data p.[er] circa dodici vetture, che portavano ( al margine destro è riportato il numero “ 59” “ n.d.a.)/Finalmente sù le ore diecinove partirono da qui, e s’incamina=/rono p.[er] la strada d.[el] Piano, dirigendovi verso Paterno./De Cittadini di questo Luogo vi era unito Felice Antonio/Angelitti alias Cuculè, Giuseppe Iacobucci Cugino d.[el] P.[ad]re Domizio da più tempo fuggitivo. Vi si accom-/pagnò ancora Domenico Rossi alias Ciammmurone,/e finalm.[en]te si portarono Giuliano Iacobucci, e Bene-/detto di Simplicio Angeloni./Passate circa ore tre potendo essere Circa Le ore venti=/due di d.[ett]o giorno arrivarono altri ventisei Massi/sti, q.[ua]li parim.[en]ti con Minaccie di vita pretesero La Ra=/zione, e la giudaiche gli furono sommministrate/p.[er] aggiungere La Cennata Massa/Per averci minacciata la vita nel caso, che si fosse ardito ri=/ferire ciò che si è fatto presente; E similmente p.[er] non  es-/sersi potuto Rinvenire Espresso alcuno, non si è potuto p.[rima]/di q.[uesto] punto Rappresentarlo tanto ad V.[ostra] S[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, che al Sig.[nore] Intendente d.[ella] Provincia, pregandola infine/p.[er] Le Disposizioni, onde questa Commune Resti Rileva=/ta dal timore in cui segue a vivere, disposti à/suoi venerati Commandi, Restiamo facendoleprofonde riverenze ( un più sotto, al margine sinistro è impresso il sigillo dell’università di Aiellli n.d.a.)D.[evotissi]mi, ed Ob[ligatissi]mi Serv.[ito]ri Veri/Vincenzo di Pietro Sindaco/Fortunato Del cecato Sindaco/Francesco Macerola Del.[utato]/Ant.[oni]o Maccalllini(5) Deputato “//

                                               NOTE

  1. Giuseppe Di Pietro, nato ad Aielli il 13.7.1758 ed ivi morì il 17.4.1838,. Dottore in “utroque  jure”. All’ indomani della promulgazione della importantissima legge, emessa da Napoli, il 2 agosto 1806 n. 130 : “ Legge, con cui si abolisce la feudalità,” il Nostro fu prescelto, dalla Suprema Commissione Feudale, come agente della divisione dei demani. Giuseppe Di Pietro si unì in matrimonio con Carolina Maccallini ( 1772-1844) figlia del medico Barlaam (1713-17??) E’ la sorella del mio quartavolo Nicasio (1772-1844) dalla loro unione nacque ad Aielli  il 10 dicembre 1806 lo storico nonché teologo della diocesi dei Marsi, don Andrea,  deceduto in Cappelle dei Marsi il 16 marzo 1874.
  2. E’ riportato nell’elenco dei carbonari della vendita carbonara di Aielli denominata “ Figli de’ liberi Marsi” di cui era Gran Maestro Valentino Berardi fratello del più noto Enrico, futuro deputato del Primo Parlamento italiano. “ […] 18. Del Cecato Fortunato- Proprietario- Segretario I° Assistente Antico[….]”. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.
  3. E’ il padre dei sunnnominati Valentino ed Enrico, originario di Gioia dei Marsi.
  4. Salma ( o Soma)  unità di misura pari a 12 coppe.
  5. Antonio Maccallini nacque ad Aielli il 25.12.1756, da Barlaam e Lucrezia d’Amore di professione, come il padre, medico. Morì ad Aielli l’8 aprile 1821.

“ Alll’Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]r Intendente e Preside della Provincia dell’Aquila ( al margine destro è riportato il numero “ 63” n.d.a.)/I Deputati di polizia, e Comandanti la Guardia Civica/di Tagliacozzo/Tivoli à di 21 7[settem]bre 1806/Nello sbigottimento generale di questa nostra padria, e nella desolazione/delle Guardia, come lo rapportammo coll’ultima nostra, noi/continuammo a sostenerci con quei pochi mezzi, che ci rima-/sero tutto il giorno di mercoledì 17 dell’andante 7[sette]mbre sul=/la ferma speranza, che dovesse giungere tra quei contorni della/forza. Ma avvertii circa le ore due della notte da’ Fratelli Ma=/sciarellli di Maglian di la fuggiti, che la Massa di Piccioli/e/Iacobucci si era approssimata in Ajelllo; ed accertata sulle ore/quattro da un’uomo della forza da noi spedito in Capistrello,/ed a miracolo salvato dalle mani did.[ett]a Massa, ch’era questa/pervenuta nella Scurcola ( odierno comune di Scurcola Marsicana in provincia dell’Aquila n.d.a.); esploratane la quantità superante/il decuplo della nostra debole Guardia, e temendo la mossa de’/Mal’intenzionati, che potessero esser nel paese, ma specillo.[ente]/l’intellligenza, e minaccia della convicina nella  T[er]ra di Tremonti di=/chiarata oramai tutta a l’attuai Gov:[er]no, ci determinammo/Noi tutti: il più decisi di sloggiare nella stessa notte. Ci/spinse maggiormente a questa risoluzione il vederci, collarino esatto della Massa appunto in questa sera, alla vigilia//di un funesto giorno, p.[er] l’intimo, che da Roma ci mandò a fare/un tal Tenente Ignazio Porcari di Avezzano, che p.[er] il Giovedì pros-/simo sarebbe seguita in Tagliacozzo una Strage,/Partimmo dunque sul far delgiorno armati; e ci ricoverammo la sera/del dì 18 nella Camerata stato pontificio, ove contavamo trattener=/ci p.[er] esser pronti ad accorrer alla p.[ri]ma opportunità. Meditam=/mo il di 19 di radunare, colla cooperazione del Gov:[ernato]re di Carsoli/e di D.[on] Giambenedetto Mari, le Guardie di questa vallata, e tor=/nare in Tagliacozzo, od almeno secondo la circostanza prender/posto in Collli ( è l’odierno Colli di Monte Bove  in provincia dell’Aquila n.d.a.) .[er] impedire in quella Gola, che le Masse s’inoltras=/sero;ma il nostro messo trovò il già comunicato anche in quel=/la contrada l’insurrezione, il Marj partito, ed il Gov.[ernator]e sul mo-/mento di partire p.[er] Oricola p.[er] essere a portate di rifugiarsi/nello Stato Pontificio Pontificio come fece la mattina seguente. Egli però/nell’uscire da Oricola fu sorpreso da una masnada, legato de-/rubato di cento piastre ed a Grazia rilasciato./Non era ancora tornato il nostro messo, che noi fummo avvertiti da altri contestato, riessersi attruppati vari Briganti/di quella sud.[ett]a vallata p.[er] sorprenderci Il luogo era ben for-/te p.[er] poterci difendere, ma quei Naturali stessi, p.[er] no.[n] compromettersi, ci costrinsero a partire../Partimmo nel pred.[ett]o dì 19, e ci ricoverammo in Anticoli: noi lasciammo Le armi, e nel Seg.[uen]te giorno de ieri (è scritto sopra n.d.a.) 20 passammo in questa Cit-/tà. Non appena qui giunti sopravvennero i fratelli D.[on] Gian=/Angiolo, e D.[on] Gian-Dionisio Maccafani di Pereto spad[…..]//per lo passo nostro. Ebbero eglino la disgrazia d’imbattersi co’ soc[….](al margine destro è riportato numero “64” n.d.a.)/vati di Oricola riuniti nel Cavaliere con quest’oste Gian-Dom.[eni]co/Riga, che col preteso, ch’eran miei nipoti, e p.[er] conseguenza at=/taccati all’attual Gov.[ern]o, che gli Spogliò di cento piastre./Questa mattina stessa, avendo inteso, che passava di qua il Succen=/nato Tenente Porcari, e di lui figlio è stato sorpreso col men=/tito abito di prete, ma colla spada, ed altre Rassegne da Officia=/le; ambedue avevano indosso coccarde rosse, e dalle carte, dalle quali p.[er] altro non si rileva, che di essere il padre stato nella/passata emergenza tassista. Il complesso però delle circostanze, l’intimo, cosa, fattaci fare, ed il tornare in Regno Chiamato/dal figlio in questa circostanza manifestano la sinistra inten=/zione, In questo punto, che giunge da Subiaco D.[on] Aurelio Mattei, ed il fratello D.[on] Giuseppe con altri di Avezzano, il tutto si con=/testa da loro con altre granati circostanze. Questo Gov.[ernato]re/a preso conto di tutto, lo à incaricato, e ne dà parte alla/Secreteria di Stato./Siamo sulle mosse di patire p.[er] Roma p.[er] presentarci al Ministro/di Francia, e p.[er] ottenere sia possibile, della forza in oggetto/di ripristinare in quella nostra contrada il buon ordine. Siamo/col maggior rispetto/D.[evotissi]mi S.[evitor]i V:[er]i Obl.[igatissi]mi Aless.[andr]o Mastroddi/Frances.[co] Mancini”//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re e P.[adro]ne Col.[endisssi]mo ( al margine destro è mancante un pezzo e, sicuramente nel citato pezzo mancante, d vi dovete essere il numero “65” n.d.a.)/Gli Amm.[inistrato]ri e deputati della Polizia di Goriano delle Valli doppo aver fatto p.[rese]nte a V[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, che un tal Felice Angelantoni, di questa/T[er]ra sotto nome di Capocenturio fatto in tempo del General Pro-/nio presente.[men]te mandato da d.[ett]o Ermenegildo Piccioli fece e-/manar bando per questo paese, che tutti gl’Individui notati per/le masse nel tempo sud.[dett]o si fossero presentati d.[ett]o Sig.[no]r Piccio-/li nel quartier di Gagliano ( l’odierno Gagliano Aterno in provincia dell’Aquila n.d.a.), e lo stesso ord.[in]e fece correre ne Paesi/convicini, anzi in Acciano, e Beffi vi andiede esso Angelan-/tonj, di persona armata, ed accompagnato da c.[irc]a otto Individui di/Secinaro, e quattro di questa T.[er]ra tutti armati di focile, e per/questi di Goriano, siccome non vi sono armi per essersi tutte con-/segnate al Sig:[nor] Commandante di Popoli si fecero esibire daiFrati/giurati li quattro foci che esso Sig:[no]r Comandante aveva rilasci-/ti per uso del loro impiego/Si partì esso Angelantonj con detti individui e si disse perla volta di Celano portando ancor seco il suddiacono d.[on] Francesco Grampa Reo//di omicidio, e Gaetano Cirillo di Succiano pure inquisito, per diver-/si delitti, minacciando tutti gli altri Individui, che non vollero an-/dare, che Sarebbe venuto colla forza amata a prenderli, e che ave-/va le facoltà di focolare chi non gli ubbidiva, e gli Esponenti an-/che con minacce dovettero dare ad essi Individui la razione./Doppia di ciò è giunto a notizia degli Esponenti, che piansi portati appresso di d.[ett]o Angelantonj altri due Individui di questa T.[er]ra per nome/Carlo Tirolli e Felice Spadone, ad oggi che sono li 21 del corrente mese si è/risaputo che nella notte antecedente siano tornati nelle loro case/li quattro Individui cioè Gio:[van]Caterino Angelantonj, Dom.[eni]co Ant.[oni]o/Guidone, Carmine de felice, e Prospero Sinollli di mandare che sono/tornati tutti gli Individuidi questo Paese à riserba del Felice An-/gelantonj ed il Suddiacono Gram-/pa, e i è risaputo da tutti Indivi-/dui tornati, che l’Angelantonj, ed il Grampa in unione del Gaetano/Cirillo, ed alcuni Naturali di Rocca di Mezzo e Rovere si aderirono sù/nella. Montagna di Secinaro./si è anche risaputo da essi Individui, che l’Angelantonj abbia spedito/diversi corrieri al Sig.[no]r Piccioli,  e fornirli altri l’Alfiere D.[on] Gaetano//Grampa zio di esso Suddiacono Grampa, e che non sia tornato, come infatti (al Margine destro è riportato il numero”66” n.d.a.)/non si è veduto in questo Paese da più giorni,  e sia apppurato ancora/che da d.[ett] D.[on] Gaetano ne giorni che Piccioli era in Gagliano andasse, a tro-/varlo più volte, e che poi tornato andasse persuadendo gl’Indi-/vidui notati a portarsi a Picciolo (sic) altri.[en]ti sarebbero Stati foci-/lati, e per persuaderli spacciasse, che le masse erano in gran nu-/mero da per tutto, ecche era venutoli P principe ereditario con gran/truppa.Avrebbero gli Espo.[nenti] dato qualche passo. per l’arresto di detti Individui/tornati,  ma non è possibile eseguirsi per mancanza di forza, an-/che perchè essi sono facinorosi, onde il tutto anno stimato rasse-/gnare à. V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma per le disposizioni di giustizia, Prevendo-/la che gli Esp:[onenti] si fossero nel quasi certo pericolo di avere qual-/che effetto da queste montagne, perché Felice Angelantonj à/minaciato le famiglie buone,  especialm.[ent]e gli Esponenti,perchè/crede avergli tutte le rappresentanze, che gli competono, e qui disposti ad eseguire ingrati Comandi ci rassegnamo./d.[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma Goriano delle Valli,  lì 21 7[settem]bre 1806/ UmIlis.[si]mi Servitori/Fran.[ces]co Travaglini Sindaco/Carmine Salura Sindaco. (Al margine sinistro si legge: “ Ill.[ustrissi]mo Preside dell’Aquila “ n.d.a.)//

“ Fiamignano 21 Sett.[em]bre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “67” n.d.a.)/Caro a.[mi]co S.[igno]r B.[aro]ne= Scrivo nella maggior ag.[itazio]ne, e tra i pianti di una Famiglia costernata. Gl’Insorgenti de’/quali Sono i pieni i concioni Luoghi della Marsica,/sono per ispangersi in questa Vallata del Cicolano alfi=/ne di stendere l’insorgenza, e mettere a contri-/buz,[io]ne,  a sacco, e a ferro gli amici dell’attual Gov.[erno]/Rimangono le notizie le. Più affliggenti: mi è stato assi-/curato, che abbiano già scritto al Corvaro, per ra-/zioni e Quartiere. Già i malintenzionati stanno in/ordine per prendere le armi,  ed unirsi; e temo, che/possa succedere a momenti qualche movim.[en]to rivolu=/zionario in alcuni punti, mentre risono veduti gira-/re ieri alcuni emissari. Io nella risoluz.[io]ne di fuggire via colla Famiglia; ma come portare le cra-/ture piccole?come abbandonarci tutti alla disperazione Pe pietà riparatevi, caro/amico; Salvateci.Vi è ancora un istante, se [….]/fa soffrire, non vi è più riparo, tutto è perduto.//Un centinaio di uomini di Truppa, che si spedissero/sul momento da costa al Corvaro per la via di Tor-/nimparte, montagna di Castiglione, e Valle Pulita impedirebbero all’insorgenti della Marsica di Spandersi/nel Cicolano, i malin-/tenzionati Cicolani ad insorgere, e metterebbero/in mezzo gl’Insorg.[en]ti stessi, se sono inseguiti dall’altra parte di Celano. Coi cento Uomini sud.[dett]i di/Truppa riuscirebbe facile unirvi quasi altrettanti/paesani armati col mezzo di D.[otto]r Raimondo Antonini,/mio, e di altri. Questa è la misura la più propria/per salvare noi, e per salvar la Provincia da un/incendio più esteso, e forse generale. Se non si/pricuri, sull’incendio non si estenda oltre, e/ la la massa degl’Insorg:[en]ti non (è scritto sopra n.d.a.) divenga maggiore,  il/riparo è assai più difficile. In questi casi, in cui /il male morale si comunica per. Contatto, come nell’epidemia fisicha(sic), bisogna tagliare da tutti i pun/ti la comunica.[io]ne triadi non farla propagare./Vi dico di più, che il piano del’Insorg.[en]ti è di Sten-/dere da una parte la comunicazione per. La Valle di Ro-//veto cogli Insorgenti di Terra di Lavoro, e di stendersi all’altra ( al margine destro è riportato il numero “68” n.d.a.) per la Cicolana Vallata di Borghetto Antrodoco. Dal Corvaro possono anche stendersi a Tornimparte/ Fate tutto presente a V.[ostro] Generale Ripa./[….], vi torno a ripetere, per pietà. Voglio sperare/che mi darete tutta la premura per un affare di tan-/ta importanza./Sono il V.[ostro] a.[mi]co S.[ervito]re Luigi/Ieri si vide in giro il fratello di Tuttappposta,  e di/fermo in Petrella e Borgo San Pietro.Quest’Uomo è/amicone del Fra Domizio (Jacobucci n.d.a.); sicché andrà Insinuando/torbidi, e sarà un di lui emissario.//All’Ill.[ustrissi]mo Sig[nor]e Sig.[nor]e P.[adro]ne Col.[endissi]mo/il S.[gnore] N.[ostro] e Pa.[dro]ne e Mag.[nifico] Seg.[greta]rio G.[enera]le/d’Intendenza in q.[uest]a Prov.[inci]a di/Aquila”//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “69” n.d.a.)/Dalla lettera ieri direttami pel G.[enera]le Goulllus/sarà stato informato dell’accaduto: null’ancora vi è/di nuovo. Per tutto la Truppa fa sortite senz’ancora trovar niente: dovunque saranno sia sicuro che saranno battuti. Si prendono misure dappertutto, e la Truppa è sufficientissi-/ma.Si sono fatte bruciare le armi d.[e] G.[overno] passa-/to Ristabilite sulle Ponte dai Brig.[an]= /ti Per Gov:[vernato]re si è desti-/nato il Sig.[no]r Baldassarre Lanciano Provvisoriam:[en]te, che si è posto in buon aspetto dai Migliori Galantuomini d.[e]/t.[ut]tociò, che Riguarda il Servizio Reale./La Colonna presente distruggerà certam:[en]te t.[ut]ti ii/Briganti che sono attruppati: ma dopo quest’osservazione,/acciò i dispersi non si Riuniscano, ed i malintenz.[ionat]i Stiino(sic)/ al Dovere sarà necessario d’avere qui come centro di molti/luoghi circa 150 Uomini per due mesi almeno con un Go=//vernatore politico provvisorio, che badi alla tranquil-/lità, ed alll’esecuz[io]ne degli Ord.[in]j= La Rivoluzione in t.[ut]to q.[ues]to circonda-/dario era successa formalm.[en]te = I Governatori erano tolti, saccheggio, fucilaz.[io]ni, Ristabilim.[en]to delle Armi, e del passato/Gov[er]no tutto c’indica, che i Paesi Realm.[en]te avevano abba=/ndonato il pensiero del Gov.[er]no p.[resen]te. La forza li fa sta-/re al dovere, ma si vede in loro l’intenz:[io]/ne cattiva, che/non hanno totalm.[en]te abbandonato./La prego indicarmi qualche cosa sù q.[ues]to/Particolare. La n.[ost]ra Colonna + + forte. di 500 fu.[cilie]ri ( è scritto sopra n.d.a.) centro, ha due colonne/ai lati, la forza è Sufficientissima, ma la vigilanza d:[e]l/Gov.[er]no non deve abbandonare i Paesi, che conservano in-/tenzione cattiva. Dopo fatta l’operaz.[io]ne essa si Ritirerà. Ne’/suoi quartieri, ma q.[ue]sti luoghi non debbono Restare scoperti./Per mio dovere le ho fatto t.[ut]to p.[rese]nte: V.[ostra] S.[ignoria]/Resto disponga quello, che meglio crede; /Salutand.[ol]a con considera:[zio]ne le bacio le mani/Avezzano 22 7[settem]bre 1806/D.[evotissi]mo S.[ervito]re V.[ostr] Ob.[ligatissi]mo/Angelo Pier di Cavag: a”//

“ Memoria, che si presenta ( al margine destro è riportato il numero “70” n.d.a.) al Sig.[nor]e/Generale Golllius (sic), relativam.[en]te alla Re/-laz[io]ne del Gov.[ernator]e di Pratola (è l’attuale Pratola Peligna in provincia dell’Aquila n.d.a.) in data de/22 corr:[en]te Set.[embr]e, intorno al falso rive-/lo delle armi, fatto da Cittadini di q.[ue]lla Comune di Pratola, fero=/ce di Briganti,  e di mal Intenzionati/Dice quel Gov.[eranto]re, che le armi rivelate/Sin da mesi addietro, e non mai pre-/sentate, nel poi numero di circa/novanta fucili, non si fida di te-/nerle in un Luogo Sicuro, p.[erch]e po-/trebbero sorprendesrsi da mal’Inten-/zionati, repressi p.[er] altro finora dal/poco num.[er]o di volontari Provincia-/li, che colla loro vigilanza han fino=/ra tenuta a freno la temuto ri-/volta. Già indica, che in Pratola voglia con d.[ett]a Sua/relaz.[io]ne insinuare al Sig.[no]re Intenden/te a far rimanere presso de Pos-/sessori  le d.[ett]e armi, col pretesto di//far pattugliare p.[er] esecuz.[io]ne degl’Or-/dini del Gov.[ernato]re Capo Riparto./un amante dell’ordine pubblico, ed at-/taccato all’attuale Governo, fa pre-/sente a d.[ett]o Sig.[no]r Generale, che le ar-/mi pongo ritenersi dai Soli attacca-/ti al p.[rese]nte Gov.[er]no a tenore dell’ul-/tima Sovrana Determinaz.[io]ne, e que./sta lista di attaccati può formar-/si dall’Incombensato di Polizia/Sig.[no]r Felice Ant.[oni]o Colella, coll’assi-/stenza de’ Volontari Provincia/li Sig.[no]ri Gaetano de Cesare, ed Eusebio Fabrizi assai noti all Gov.[er]no, il/ p.[ri]mo, cioè de Cesare, a cui furono/Sagrificati due F.[rate]ll, ed il Secondo,/ cioè Fabrizj,a cui furono sacrificati il P.[ad]re, ed un zio, come Rei/di Lesa Maestà, dalla visita Abruzzi adì 20 Gennaio 1800/fatta d Ignazio Ferrante, e Raffaele de Giorgio; Lista di attaccati, che/dovrebbe subito rimettersi da med.[esim]i/Colella, de Cesare, e Fabrizi, alla/censura, e Sanzione di d.[ett]o Gov.[ernato]re Capo Rip.[art]o//poliz.[i]a di Capistrano ( al margine destro è riportato il numero “71” n.d.a.). Dovrebbe ordinarsi intanto a quel Gov[.ernato]re/ di Pratola, che tutto. Li circa novan-/ta fucili, all’infuori di q.[ue]lli de Vo-/lontarj, si trasmettano Subbito alla/Piazza di Sulmona p.[er] la loro Si-/curezza/or siccome li d.[etti] Possessori di Armi/ han Prodata la intenzione, che/misure del Gov.[er]no col non rivelare/l’ingente numero delle altre armi/che posseggono, cioè fucili, carabi-/ne, pistoni, e baionette, stili, colte.[ll]i, co-/sì dopo detto disarmo, Li d.[ett]i Incarica-/ di Polizia, e Volontari dovreb-/bero prendere un’esatto conto sopra/di q.[ue]lli, che in verun/conto le han rivelate. Ciò potreb-/be appurarsi col sentirsi gli one-/sti, e. Bravi Cittadini attaccati al p.[rese]nte/ Gov.[er]no, come Sarebbero i Sacerd.[ot]i D.[on] Li-/berato, e D.[on] Gabriele Santangelo/Lu-ciano Petrella, Marsilio de Nino,/Giambatt.[is]ta de Nino, Gaetano di Cri-/stofano,Giuseppe, e Nicola di Cioccio, Gaetano di Cristofano,  e l’ar-/miere Nicola Pugliellii, colla mi-/nacia di esserne quest’ultimo ri-/sponsabile indipendentem.[ent]e dal Go-/vernatore Locale, rese soggette/p.[er] la grande sua indolenza, ed imbe-/cilllità. Colla deposi.[io]ne giurata di/costoro,  col prescriversi alll’incari-/cato Colella La massima riserbatez-/za in questo geloso incarico, si ver-/rebbbe in chiaro che le armi di tutte le sorti non sono state affatto/rivelate, e consegnate, e che tutta-/via si rattengono dai non pochi mal’/Intenzionati in Pratola, se pure/le rivelate non siano le inutili,/allorchè Pratola è l’emporio di/brave e buone armi, alla Prov.[nci]a ben/note qui Comune nel 1799, e che/mai. È. Stato disarmato come/non// (al margine destro è riportato il numero “72” n.d.a.)/non poche Sono Le munizioni di pol-/vere, e di palle, che sono state prov-/vedute, e che esistono in Pratola, p.[er]/la rivoluz.[io]ne, che tuttavia si sta ivi/tramando da Tommaso, e D.[on] Nunzio Pii/e figlio Presutti, da D.[on] Pelino, e Ang-/elo Rossi, da Emiddio Iacobucci, da D.[on] Gennaro Santoro, da D.[on] Gaspare co-/lella, da D.[on] Giam-/pietro de Carmine di Prospero, da D.[on] Vincenzo Palombizio, da D.[on] Gain-/pietro de Vincentiis, da Giovanni di/Bacco, da Placido Margiotta, da Se- /bastiano Tarantelli( al margine sinistro si legge  “e da Nunzio Margiotta” n.d.a.) molti de q.[ua]li sono/stati intelligenti col Brigante Piccioli ( è Ermenegildo n.d.a.), che sono Stati a trovarlo nelle mon-/tagne di Gagliano, ed altri, li q[ua]li colle/voci,ed insinua.[zio]ni allarmanti, alla Sedizione, e rivolta. Con-/tro il p.[rese]nte felicisssimo Governo;/sedizione, e rivolta non ancora ac-/caduta,  p.[erche] quel comune è situa-/to in una. Pianura, accadeva sen-/z’altro se piccioli porzione di Bri-/ganti del Capo Piccioli può metter/piede// piede(sic) in q.[ue]lla Comune di Pratola/Per misura di Sicurezza,  potrebbero arre-/starsi gl’Indicati Capi della Temuta/rivolta, e poi scriversi a quel Gov.[ernato]re/Capo Riparto di Capistrano, che pren-/da un’esatta Informaz.[io]ne sopra l’Espo-/sto di un’amante dell’Ordine, e dell-/la tranquillità pubblica, ed attac-/cato al felicissimo attuale Governo/di S.[ua] M.[aestà] Giuseppe Napoleone,/Se oltre l’arresto degl’indicati rivolto-/si, e rei di altri enormi delitti, Si/sorprendessero Le Carte di D.[on] Pelino/Rossi, sarebbe facile trovarvisi qual-/che segreto Carteggio, relativo alla/rivolta, di un Suo Nipote Li-/berato Rossi, creato Tenente p.[er] li/meriti del 1799, e fuggito dalle/Calabrie in Sicilia, dove attualm.[en]te si trova. Sarebbe pure facile/trovarsi qualche Carteggio, Sorpren-/dendosi, le carte di Tommaso, e D.[on] Nunzio Presutti, di D.[on] Giampietro/de Vincentiis, di D.[on] Vincenzo Palom-/bizio, e dovrebbe Obligarsi Benia-/mino Santoro, anche attaccato a// p.[resen]te Governo(al margine destro è riportato il numero “ 73” n.d.a.) ad esibire La Paten-/te al f.[rate]llo D.[on] Gennaro Santo-/ro dall’Abbate Micarelli (vedi qui), che lo incaricò mesi addietro ad arruolar gente p.[er] le masse, come tentò di fare con/Gia[n]stefano de Nino, ed altri./Si avverte, che oltre al tramata ri=/volta gli Sopra descritti Capi Rivol-/tosi, furono Briganti nel 1799 con/essere Stati dei Capi Massa, e Massi-/sti, che saccheggiarono, uccisero; e Pe-/lino ed Angelo Rossi, Emiddio Iacobucci,/ed un suo figlio, Giovanni di Bacco,/Nunzio Margiotta, e Sebastiano Ta-/rantello Sono Ladri, che commisero un/furto di 20 mila docati ad un tal/Celestino Trincani di Pentima, e reo di furto anche di Strada.//Pratola/Memoria contro i Briganti”//

“ Celano 22 Settembre 1806 ( al margine destro è riportato il numero “74” n.d.a.)/Al Sig.[no]r Intendente Generale della Provincia/il Command.[an]te. La Truppa Civica di Celano/Sig.[no]re Intendente= Dietro le altre mie relazioni, e quelle di questo Sig.[no]re Governatore/dirette ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, debbo presentemente riferirle che Mercoledì di prossimo scorso, che si con-/tavano li 17 del corrente Mese, circa le ore ventuno, nell’atto che Io con tutti gli altri/Galantuomini di questa Città stavamo rinchiusi dentro il Castello, si poetarono qui il Bri-/gante Felice Ruggeri, alias Giovanotti di Ovindoli (vedi qui) con altri Cinque Compagni armati di/tutto punto, con coccarda rossa, questi mi fecero fare la. Ricerca dei due Carcerati Se-/bastiano Colasante de Navelli, e Antonio. Di Pietro, alias Coccontrilllo e nome di Ermene/gildo Piccioli, che con il resto della sua numerosa Massa stava Sun mezzo miglio distan-/te dalla Città. Mi vidi perduto a tale audace preposizione di Popolo non/voleva affatto acconsentire alle mie insinuazioni di prender le Armi contro/de Rivoltuosi assassini. Già non ostante feci rispondere alla presuntuosa domanda, che/li Carcerati non si potevano restituire senza ordine del Sig.[no]re Intendente della. Provincia, e che noi eravamo pronti a difenderci contro la loro minacciata aggressione./in questa Città./Tanto bastò, che questi se ne partirono, come fece all’istante anche/tutta l’intera Massa p.[er] la volta di Scurcola la sera stessa de’ 17, ed in Seguito il/giorno 18 in Avezzano/la mattina de’ 19 con rincrescimento non meno mio, che di tutti questi pochi Galantuomi-/ni ci avvedemmo, che il fermento andava crescendo all’avvicinamento de’ Briganti,e/colle proprie orecchie Sentivamo le minacce di Sacco e di massacro delle nostre Perso-/ne. La notizia Sicura, che abbino, che la Massa si era aumentata a dismisura/in Avezzano, dove si erano uniti degli altri Briganti calati dalla Valle di Roveto, e//che la sera senza ritardo Sarebbero venuti p.[er] toglierci la vita, e le Sostanze, a causa di/non aver voluto restituire li dueCarcerati, ci posero nel massimo Orgasmo, Circa la sera/dell’istesso giorno alla voce dell’avvicinamento de’ Rivoltosi, moltissimi presero la Noccar-/da Rossa, p.[er] cui per evitare la morte, che a tutti li Buoni veniva minacciata, pen-/sammo uscire dal Castello, dov’era impossibile poter resistere alla moltitudine, ed al/crescere del tumulto tutti li Galantuomini uscirono dal Paese colle rispettive Famiglie/p.[er] la salvezza de’ propri Individui così feci Io con tutta la mia Famiglia, così fece il/Governatore, che più d’ogni altro si vedeva perduto, Così fecero tutti li Buoni Cittadini, che venivano minacciati. Alle due della Notte entrarono circa quaranta Brigan-/ti, la prima loro operazione fu quella i unire al loro Partito tutta la gente/malintenzionata, di andar perquisendo le Case p.[er] l’esibizioni delle Armi minac-/ciando fucilazioni a chi non le dava e di aprire le Carceri e porre in Libertà li/due Briganti Colasante, e Coccodrillo, con tutti gli altri, che vi esistevano. Dal-/la voce del Carceriere ho rilevato, che l’apertura delle Carceri fù a Lui ordinata da Felice Ruggieri ali Giovinotto di Ovindoli, e da molti altri Briganti armati, che per l’oscurità non riconobbe, e che in seguito di Vero voler andare a trovare il Go-/vernatore,, il quale la sera antecedente era fuggito: Cominciarono Sac-/cheggio. Dalla stalla del Sig.[no]r Barbati con prendersi tre Somari, e no.[n] poterono tirare innanzi, perché gli venne sopra le spalle la Truppa Francese./La mattina del giorno 20 nell’aver Io inteso, che la Forza Militare era arrivata a Cerchio (1), mi partii da Ajelli, dove mi ero rifuggito e ritornai in questa Città contempora-/neamente colla medesima. Nell’approssimarsi della Truppa Francese due Bri-/ganti Gaetano Picccone, e Generoso di Giustino Ranaletti, ebbero l’attrimento di andare a mano armata (2) nella Chiesa Colleggiata di S.[an] Gio:[vannni] Battista, ordinare al/Sacrestano di sonare la Campana ad Armi, questo ricusò, e fuggì dalle Loro mani/per non essere massacrato, gli medesimi Si posero a Sonare (3)./li Briganti furono immediata.[en]te sbanditi, e cinque Solamente ne. Rimasero morti den-/tro il Paese: Presentemente tutto è tranquillo./Il Sig.[no]r Angelo Piccioli Commissionato. P.[er] la publica tranquillità stante l’assenza//dell’ordinario Governatore mi ha incaricato provvisoriamente all’esercizio di Governatore/di Celano, e sue adiacenze, sin a nuovo ordine di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi].ma/Io ho fatto richiamare il Governatore D.[on] Luigi Capoccetti, mi dica dunque E debbo nella/Sua venuta depositare l’ufficio nelle mani del medesimo./La truppa interamente partì l’istesso giorno p.[er] Avezzano; all’istante p.[er] la garanzia de’/buoni, che si videro umanizzati p.[er] la partenza anzidetta, e p.[er] mantenere la publica/tranquillità, e pace ordinai la Truppa Civica generale, la quale sta. In attività./Le rimetto originalmente L’annessa Relazione, che mi han fatta pervenire, li Sindaci, e/Deputati del buon ordine della Terra di Ajelli/Tanto mi occorre riferirle, e Sono con tutti Stima/Luigi Tomassetti”//

                                                     NOTE

  1. Amiconi F. (a cura): “ La repressione del Brigantaggio op.cit.” Amiconi F.:” Storia di Celano durante l’invasione francese (1806-1812”, Terre Marsicane, Polvere d’Archivio, 2025.
  2. Vedi la soprariportata not 1.

“Ill.[ustrissi]mo Sig.no]re Sig.[no]re Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero”76” n.d.a.)/nel giorno de venti del Corrente rappresentas=/simo ad V.[ostra] S.[ignoria] Illl.[ustrisssi]ma che cinque Individui di questo luogo, cioè Modestino Olivieri, Luigi del Fra, Luigi d’mustacchio, Simeone del Fra, e Ferdinando Olivie=/ri, si avevano posta la Cucchiarda/Rossa, e si erano inviati alla. Volta della Scurgola ( è l’attuale Scurcola Marsicana in provincia dell’Aquila n.d.a.) dicendo di andarsi ad/uni-/re alla truppa in Massa Comman=/data dal Padre Domizio ( Jacobucci n.d.a.)./Nel giorno di ieri li ventidue detto à circa le ore tredici si viddero quì ritornare Uni=/ti a Francesco Ipppoliti alias Rotella/di Pescorocchiano paese ora in provincia di Rieti n.d.a.)parimenti con Coccarda rossa portando un ordine il di cui teno=/re dil seguente Videlicet//Modestino Olivieri= Ordiniamo Noi qui Sott.[oscritt]i Com=/mandanti Luigi Allegretti e Filippo Mat=/tei a voi Ammministratori, e Modesto Olivie=/ri del Tufo, gli diamo qualuque pote=/stà di Armare, e fare Armare qualsi=/voglia Paese, ed Università debbo far buttare il bando à presentare le/Armi bianche e da fuoco, e munizio-/ne sotto la pena di Sacco, e Fuoco, e/Fucilazione, dunque non mancate/perchè gl’idimici son pochissimi, e chi=/unque farà qualche molestia si am=/mazzi subito senza riservar timore,/e vi presenterete domani sera per tem/po= Luigi Allegretti Commandante=/ Tale ord.[in]e si vede senza data, e senza il luo=/go dove sia stato scritto./Indi chiamarono gl’Amministratori, alla quali/dissero che volevano Armi, e monizione,/queste gli furono negate, mà finalmen=/te per ritogliersi da ulteriori/molestie,//giacchè minacciavano di Carcerare detti/Amministratori, furono costretti perquie=/to (al margine destro è riportato il numero “ 77” n.d.a.)vivere dargli Carlini quindici./Dopo di ciò presero il Balivo (1), e li fecero but=/tare il bando per tutte le contrade/di questo Terra cacio gli fossero Som=/ministrati le Armi, e non avendo/obbedito niuno, si portarono essi stessi/in varie Case, e violentemente si ra=/pirono delle Armi./Ieri sera poi si unirono coi medesimi anche/Camillo Lustrati/,Gio:[vanni] Palma, Pa=/trizio Angelini, Paolo de Santis, de Angelo Barile di Carsoli commorante/nel Tufo, e questa mattina tutti uniti/ed Armati à circa le ore quindici so=/no partiti, ed hanno presa, la volta di/Pietrasecca./Inoltre rappresentiamo, che la lettera man=/data da V.[ostra] S.[ignoria] Illl.[ustrissi]ma risponsiva al no=//stro primo rapporto, che mandò ieri,/pervenne in mano di detta gente Ar=/mata, pere cui stimassimo di Spe=/dire il Corriere per non maggiormen=/te irritare i nominati soggetti, Occor=/rendo potrà V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma Spedire dove/bisogna, mentre da questa Univer=/sità sarà rimborsato/Tanto le facciamo presente per preciso/Nostro dovere, e discarico, mentre con/sentimenti di stima passiamo a ripe=/terci/D.[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Tufo 23 7[settem]bre 1806/D.[evotissimi] Ob.[ligatisssi]mi Ser.[vito]ri V.[e]ri/Li Ammministratori del Tufo ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Govern.[ator]e di/Pescorocchiano” n.d.a.)//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “78” n.d.a.)/Abbandonato dalla mia presenza di spirito p.[er] i molteplici sofferti avveni=/menti, che non ho cuore di rammentare senza piangere. Tutto è noto a V.[ostra] E.[ccellenza]/Io sono ricoverato in Casa d’un mio Parent. I Fratelli raminghi, la/piccola, ed innocente Famiglia è ripartita in situazioni diverse, come/lo è la disgraziatissima mia Cognata. La comune esistenza la ripotia=/mo solo da quell’ente Sublime, che ne regola il destino./Il fortunato arrivo in q.[uesta] Città dell’imponente Truppa Francese./dileguò l’Universale terrore de’ Buoni, e restituì la calma. Nonostante/il brigantaggio, è nei vicini Monti, e non lascia di minacciare Straggi,/e ruine maggiori. Ne sono periti molti sotto il ferro della Truppa:/Ma non p.[er] q[uesto] è cessato il pericolo, e lo spavento: anzi si ha ragione/di fortemente temere.L’odio, ed il veleno dei Parenti di coloro, che/sono di q[uesta] stessa Città, che si unirono ai Briganti della Valle Roveto,/e che porzione de quali è perita, e la rimanente continua a far numero/dell’Orda degli Assassini. Se q.[ue]sto Paese viene abbandonato dalla Truppa/tutti i buoni sono involti in più ferale catastrofe./ Se le preghiere di tanti infelici, fra quali io, e la mia Famiglia, faccia=/mo il primo numero, hanno adesso al Magnanimo cuore di V.[ostra] Ec.[cellen]za// esse sono dirette a supplicarla, come fò a nome di tutti, onde benigni disponere/la permanenza in q.[uesta] Città di una Forza, che crederà corrispondere al bisogno,/ almeno fino a che non rimanga distrutto ed annientato il Brigantaggio. Tanti/buoni Cittadini, e Fedeli Sudditi del più ottimo dell’attuale nostro Sovrano,/non meritano di essere abbandonati alla diserzione, ed alla barbarie de/Scelerati. Nel soggiorno che qui fece il glorioso ingresso delle Armi /Francesi in q.[ue]sto Regno, la Truppa, il Brigantaggio, non ardì mai di al=/zare il Capo, e se in qualche sito si fece sentire, fù al momento dissipato/p.[er] cui si godeva la Sicurezza, e la tranquillità. Io Signore non ho più fiato, ne lena da far conoscere la necessità del rimedio ad un male, che da/momento a momento può rendersi più funesto, ed irreparabile./Di tante n.[ostre] particolari disgrazie siamo in certa maniera contenti; perchè/avvenute p.[er] un motivo, che rende onore alla mia Famiglia. Noi fummo/saccheggiati, non solo perché il Cavalier mio Fratello, come Comand:[ant]e della/Guardia Civica ebbe tutto l’impegno di mantenere, come mantenne il buon/ordine ma perché con le Armi alla mano resistemmo ai briganti, commanda-/ti dai due Ladroni Piccioli e Padre Domizio (Jaocobucci n.d.a.), e contro de quali non/si incontrò riparo di far fuoco. Quali sono stati i danni sofferti nel Sac=/cheggio dato alla n.[ostra] Casa, e quale l’orrore, che ne manifestano gli avanzi/può renderne testimonianza il Sig:[nor] Command:[ant]e d’Alò (1)= Un altra preghiera/mi resta a darle ed è quella di perdonarmi, se in mezzo alle convulsioni/delllo Spirito risono troppo dilungato, e non espressa nel modo che avrei desiderato./E con sentimenti della più riverente stima passo a rassegnar-/mi D.[i] V.[ostr]a Ec.[cellen]za Avezzano 24 7[settem]bre 1806/D.[evotissimo] Ob.[ligatissi]mo Servitore//Serafino Mattei”//

                                                          NOTE

  1. E’ il futuro Capitano della Gendarmeria reale francese Errigo Alò, originario di Popoli. Di questo personaggio, che ebbe grande importanza nel periodo dell’insorgenza del 1806-1812 conosciamo ben poco nonostante la sua attiva ed infaticabile opera nel reprimere duramente le sommosse filoborboniche specialmente nella nostra contrada Marsicana come chiaramente si evince in questo lavoro. Vedi anche il mio più volte citato : Amiconi F.(a cura):” La repressione del brigantaggio nell’Abruzzo Ulteriore II nel <<Rapporto storico>> del capitano francese Alò ( 1806-1812) dal Manuscrit Italian 127 della Biblioteche National de France”, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2019.

“ Tufo li 24 /]settem]re 1806 ( al margine destro è riportato il numero “79” n.d.a.)Gli Sindici della Comune diTufo/Al Sig.[no]r Comandante la Truppa Francese in Cicoli/Molti Facinorosi in q.[ue]sto luogo, mossi da Modestino/Olivieri, anche di qui nativo, giorni sono si posero la Coccarda rossa, cercando di ponere in sollevaz.[ion]e i Paesi vicini. La Gente da bene gli guardò con disprezzo mà/non bastò.Molti gli si unirono, e fatto il numero di/undici di q.[ue]sto solo luogo, prendendosi le armi violen=/tem.[ent]e da chi le teneva, ieri partirono andandosi ad Uni=/re ad una altra truppa de Sollevati comandata da Gian=/domenico Rica, nelle pianure del Cavaliere, di dove/d.[ett]o Rica è Oste. Il numero di q.[ue]sti, per quanto dicesi/si crede dentr’oggi posso riunirsi a circa cinquanta/e minacciano di sacco, fuoco, e morte le Persone one=/ste, che non prendono con essi parte. Per riparare/ad un imminente danno, che tutti soprasta, ma’ in/specie a q.[ue]sta Comune, sentendo esser giunta costà//della forza, veniamo a supplicarvi, volerne spedire qui/un distaccamento di quaranta o cinquanta, mentre/fra’ di tanto non lasciamo di perderLI di vista acciò/venendo la forza, possono cadere nelle mani della/giustizia. Si previene, che q.[ue]sta unione eddè più/vili, timidi, e miserabili, armati di pessimi fucili./ e quasi privi di munizione./ E con sentimenti di perfetta stima abbiamo l’onore/di salutarvi/Gli Sindici della Comune diTufo ( al margine sinistro è impresso l’ovale sigillo della Università diTufo n.d.a.)//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[nor]e Sig.[nor]e Pad.[ro]ne Col.[endi]ssimo (al margine destro riportato il numero “88” n.d.a.)/Con altra mia de 19 corr.]ent]e rassegnai ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/che cinque Individui di/questo Luogo, si erano Sollevati,Mà mi era riuscito poi quel/giorno farli quietare, non avendoli fatti arrestare, per non aver forza e/sperando ridurli Colle buone maniere. Quando però credevo, vedere estin-/to un tal fuoco nel nascere, l’ho veduto riaccendere con maggior for-/za. A quelli si sono uniti altri sei facinorosi anche di questo Paese/ che spacciano un’ordine di cui le racchiudo copia nel di 22 cor.[rent]e/fecero di loro autorità, di buttare i bando, cacio si fossero presentate le Arme. Vedendo, che veruno obbediva, violentarono varie Case, e so-/le presero per forza, Obligano gli Ammministratori, a darliCerto danaro,/ per prevista di Monizione. Tutti così armati, in unione di alcuni/altri Forestieri. Jeri mattina, presero la strada di Pietrasecca, da do-/ve Si sente, che piansi diretti per la volta di Carsoli per unirsi ad/altra Massa, comandata da un tal Gio:[van] Domenico Rica, oste del/Cavaliere, con cui avevano da vari giorni intelligenza. Secondo quel-/lo, che si sà, in questo’oggi la Truppa crescerà al numero di almeno di cin-/quanta, e se avranno tempo i Proseliti saranno infiniti. Anno commes-/so finora molti ricatti di considerazione, minacciano [….]/[….], e [….] varie famiglie. Per adescare altri facinorosi//ad unirsi con loro, spacciano che molte Persone di questi Luoghi, che/godono la buona opinione del Popolo, sono ad essi uniti. Anno fra/l’altro detto, che io mi sarei quanto prima armato, con cento Uomini,/in loro unione./Rappresentato tutto ciò ad V.[ostra[ S.[ignoria] Ill.[ustrisssi]ma, acciò dia quelle disposizioni più/energiche, e Sollecite per Salvare dall’imminente pericolo tante/Persone dabbene, ed oneste, che si vedono senza riparo esposte al favo=/re de Malviventi./E con sentimenti della più alta stima, ho l’onore di sottoscrivermi/Di V.[ostra] S.[ignoria] Illl.[ustrissi]ma/Tufo 24 Sett.[embr]e 1806”//

“ Copia= Modesto Olivieri=/Ordiniamo Noi qui, sotto.[scritt]i comandanti Luigi Alle=/gretti, e Filippo Mattei a Voi Amministratori, e Mo=/desto Olivieri del Tufo gli diamo qualunque potestà/di armare, e far armare qualsivoglia Paese, e detta Uni.[versi]tà debba far buttare il bando, a presentare le/armi bianche, era fuoco, e mozione sotto la pe=/na di sacco, e fuoco, e fucilazione; dunque non man=/cate, perché gl’idimici son pochissimi, e Chiunque/farà qualche molestia, si ammazzi subito, senza/ nessun Timore, e vi presenterete domani ben per/tempo= Luigi Allegretti Comandante/Tale Ordine si vede senza data, e senza il luogo,/ove sia stato scritto”//

“ Ill.[ustrisssi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( la margine destro è riportato il numero “82” n.d.a.)/Domenica pas.[sata] dell’and.[ant]e Settembre, ebbi jo, qual Gov.[ernato]re e Gud.[ic]e dello Stato di Carsoli, che funzionavo/da Comandante della Truppa Civica, la comunicazione della unione de Briganti in vari punti/della Provincia.Dai nell’istante tenere le disposizioni inerenti all’impedim.[ent]o della introduzione de med.[esim]i in d.[ett]o Stato. Avendo taluni malintenzionati tal fremito spiegato minacce di volermi/arrestare, in odio della duplice carica, di cui ero investito, stimai da Pereto, ove. Mi trova-/va in visita, passava in Ovindoli, p.[er] avere una vantaggiosa situazione. Quivi giunto/trovai una insurrezione di Briganti, abbandonata la Gu e la costante notizia/di dovere essere arrestato, e fucilato dalli Briganti di Oricola, Rocca di Botte, e Pereto,/animati dall’Oste del Cavaliere, e forse ancora dal Prete D.[on] Petrantonio Pace, dimorante in/Oricola.I Principali del Paese eran tutti p.[er] emigrare, ad incitazione di q.[uel]lli di Tagliacozzo, Pereto, Magliano minacciati Stapiu./Io che più non ero ascoltato, ubbidito, ne sicuro del-/la propria esistenza, determinai passarmene in Arsoli, p[.er] campar la vita, Spedirle un Espres-/so p.[er] avere una forza, ed indi tornare a reprimere q.[ue]lla sollevazione, e tutto ciò non mi/fu dato p.[er]che all’uscir di Oricola, e p.[er] istrada fui assalito da Sedici Masnadieri armati/di fucile legato scosso e/dirubbbato di cento piastre; inveendo, e protestando altri di voler-/mi fucilare, e taluni e’tradurmi all’Oste del Cavaliere, al Capomassa di Carsoli, che non/so chi sia. Le buone parti di D.[on] Giacomo uomini, e di altri di quel Paese il p.[i]ano di/Essi espone a consimile pericolo, mi sostonettero dalle mani di q.[ue]lli assassini. Mii è con-//venuto prendere un asilo in q.[uest]a Capitale, ove si trovano tutt’i principali di Tagliacozzo, Avezzano,/Magliano, Pereto, ed Oricola emigrati con me;i pro.[mi] de q.[uali] parim.[enti] funzionavano da comandanti/della Truppa civica de rispettivi paesi. I fratelli Maccafani di Pereto furono similm.[ent]e/dirobbati di cento piastre, ed un Orologio dalll’oste sud.[dett]o del Cavaliere, il q.[ua]le vengo assicurato, che tenga una torma de’ Briganti di que paesi continuam.[ent]e al passo. E noi gli/emigrati unicam[.ente implorano una forza p.[er] ritornare in padria, cui son pronti a/unirsi. Io parim./enti la imploro Con q.[uest]e disposizioni sarà p.[er] comunicarmi in risposta/onde andare a visustinare il governo, Cessato p.[er] la nomata circostanza, in quello Stato./Ecc.[ellenz]a mia le spedisco p.[er] posta, col ritorno della q.[ua]le attendo le sue determinazioni, con la notizia, se possa jo con gli altri emigrati rientrare p.[er] la parte di Rieti, a n.on volerci di vantaggio com-/promettere p.[er] q.[ue]lla di Carsoli./In tale attenzione, ed in molti Suoi pregiatissimi Comandi, con sensi d’immmutabile stima/ho l’onore di rinnnovarmi/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrisssi]ma Roma 25 settembre 1806/ P.[ost] S.[criptum] I Briganti hanno occupate tutte le strade che comunicano con q.[uesto] Stato p.[er] la parte di Carsoli. La prevengo a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma p.[er] le disposiz.[io]ni Dovrà dare sulll’istante che/si compiacerà communicarmi in risposta./D.[evotisssi]mo Obb.[ligatissi]mo Serv.itor Vero/Gio:[van] Battista Granini ( al margine sinistro si legge: “ SIg.[no]r Cav.[alier] Dionisio Corsi Preside, ed Intend.[ent]e/G.[eneral]e della Provincia di/Aquila “ n.d.a.)//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “83” n.d.a.)/Sul principio di questo andante mese trovandomi colla Partita degli/Armigeri presso il Caporiparto in Pesco Costanzo, colà mi fermai; ma atteso la mia indisposizione, consigliato da quel medico, passini Solmona/ove per la. Med:[esi]ma causa dovei trattenermi circa dieci giorni e quindi a/Sedici dell’istesso corrente mese con sette de Sud.[dett]i Armigeri, giacché gli/altri li lasciai in Pesco Costanzo m’incasinai per tornare in cot:[est]a Presi-/denza affine potermi guaire dell’infermità, che tuttavia Soffro; ma/passando per la città di Pescina, fui incaricato non solo dagli Amm[.inistrato]ri/ della med:[esim]a; ma benanche da alcuni Galantuomini della Stessa di prestar/il servizio colla Guardia Civica, dapoichè li Briganti si sentivano/girare ne convicini paesi avrebbero potuto anche invadere d:[etta] Città,/come infatti da quel tempo tra ieri per l’oggetto divi/sato, dimodocè tanto digiorno ed anche nelle Campagne,/per cogl’istessi/Individui fare la Guardia nel Paese, ed anche nelle Campagne,/per allontanare la gente malintenzionata, Nella Scorsa Domenica//poi che si contavano li venti del riferito andante mese pervennero in/detta Città Sessanta Soldati diCavalleria, e Fanteria Francese, e con/questi ho continuato a prestare il servizio. Nel dì 24 detto alll’incon=/tro la Truppa partì per questa volta, ed io con li sette Armigeri andai/in questa Città med:[esi]ma  di accorrere ove il bisogno lo richiedeva./Qui giunti questo Sig:[no]r Gran Maggiore Comand:[ante] m’impose di andar/Seco cogli Armigeri, e colla Truppa conducendomi in Bugnara, dove/si era avuto notizia di esserci de Briganti, ma. Non furono trovati/per essersi mezz’ora prima fuggiti, ed esso ig:[no]r Gran Maggiore se/incendiare la roba di quattro Capi de Briganti, e se arrestare li/Sindaci, e Canc:[ellli]ere, perché non avevano riferita l’andata colà de Bri-/ganti, e furono qui condotti, a disposizione di esso Gran Maggiore./Partecipo tuttociò a V.[ostra] E.[ccellenza per discarico del mio dovere, nel mentre col/più umile rispetto le bacio la mano, e mi ripeto,/Di V.[ostra] E.[ccellenza] Solmona li 26, Sett:[embr]e 1806/umilis.[si]mo Servitore (segue una firma illeggibile e al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi[….]” n.d.a.) 

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “84” n.d.a.)/Mi sarei fatto un preciso dovere subbitamente ragguagliare V.[ostra] Ecc.[ellenza] dell’accaduto in Avezza=/no Il da 18 spirante Mese se ci fossero state Occasioni, e il mezzo della Posta. Privo di tali Opportunità, mi vedo nell’obbligo adesso (è scritto sopra n.d.a.) rifarlo inteso, che sono stato costretto a rifuggirmi in q.[uesta] Capitale dopo non solo aver tentato ogni mezzo p[.er] impedire l’ingresso delle Masse in d.[ett]o luogo/ma ben anche di aver posto in evidente pericolo la mia vita. All’approssimarsi delll’infame/Orda di Piccioli, e P.[ad]re Domizio (Jacobucci n.d.a.), le assicuro, che mi studiai, e feci di tutto p.[er] oppormi al loro in=/gresso, ma le voci esagerate di essere la med.[esim]a in gran num:[er]o fece sì, che molti de na=/turali si togliessero la Maschera, e si determinassero a gettarsi al Partito di q.[uella]. Pur non/ostante, avendo io in mira il mio sincero Attaccamento all’attuale Governo, non valutando il Peri=/colo,  uscii incontro alla rmd.[esim]a, ma ne avvenne Ciò che doveva essere, che in pochi Momenti restai solo,/essendomi fuggiti coloro de q.[uali] credevo fidarmi, non volendosi i med:[esim]i trovare in mezzo a due /Fuochi, cioè delle Masse, e dei molti mal-intenzionati Paesani che ero (è  scritto sopra n.d.a.) lontano supporre./In tale circostanza, e conflitto mi convenne ritirare, avendo ricevuti tre Colpi di Fucile, che/miracolosamente scampai. Mi confusi tra la folla, e ritirandomi in una Terza Casa con un mio F.[rate]llo evitai così la Morte, che ad ogni foto mi si voleva dare; tant’ero che poco dopo/ fù imposto un premio di 200 Piastre a chi mi avesse consegnato vivo in Mano Loro. L’unica/operazione che si fece dai Nominati Assassini si fu q.[uella] di mandar  annoiar V.[ostra] Ecc.[ellenz]a in dettarglielo, ma/soltanto le dico che fu risparmiato il Fuoco e l’incendio di essa, essendo portato via tutto//Dopo di q.[ue]sta, se ne partì la Massa sud.[ett]a, ma subito si riseppe che la [….] sareb/be giunta porzione della Massa di Fra Diavolo dalla parte di Capistrello[….]Segnatamente/in mira la mia Persona. Questo mi determinò a partire, ad ogni Costo, abbandonando l’infeli-/lice Consorte con 8 piccoli Figli, a ponermi in Salvo. Essendo rimasto quasi nudo con tutta la/famiglia, e privo d’ogni comodo, con mio F.[rate]llo D.on Giuseppe posi in viaggio, frà/Montagne e dirupi, preferendo una Morte incerta, ad una quasi certa. Sono giunto in Ro=/ma, e non avendo potuto andare immediatamente dal Sig.[no]r Ministro Alghier p.[er] informarlo di tutto./non aggiungo un più preciso dettaglio di quanto accade colà, perché oltre che le sarà/certo tutto noto, le giungerebbe anche tardi, senza mia colpa. Non mi resta dunque altro/Sig.[no]r Intendente, che d’implorare quanto più sì e posso la Sua Protezzione, affinché possa Sua/Maestà aver in considerazione che io non ho risparmiato né mezzi, né la ita istessa/p.[er] il Suo Servizio. Giuro, che son pronto a sacrificar anche q.[ue]sta, quanto la necessità lo/richieda; ma ho fiducia nella di Lui Clemenza, rettitudine,  generosità, avendo tutto/perduto, e posta la Famiglia in uno Stato di bisogno positivo./Si compiaccia dunque di coadiuvarmi con una favorevole delazione, accio possa essere ac=/certo il Sacrificio che ho fatto, e se si crede, rimuneratore, p.[er] l’esempio, e p.[er] lo Stimolo/Agli altri./Non sarà impossibile che io mi porti a Napoli, ma se vuole favorirmi de Suoi Carat=/teri, sappia he mi troveranno qui p.[er] la posta ventura./Intanto con il più distint’ossequio ho l’Onore di ripetermi costant.[ement]e/Roma 27 7[Settembre] 1806/Suo Divotis.[sim]o Obl.[igatissim]o Ser.[vito]r Vero/Aurelio Cavalier Mattei ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Intendente G.[ener]ale della Provincia dell’Aquila” n.d.a.)//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “85” n..a.)/Nel giorno 27 corr.[ente], circa le ore ventuno giunse qui la Truppa Francese/dove pernottò. I Briganti dal momento, che si erano attaccati, non si erano fatto/più vedere. La Matina de’ 28, appena partita la Truppa per Carsoli, in-/cominciò a sentirsi, che i Briganti di riavvicinavano. Gli fù fato Sapere,/che avessero depositate le Armi, e fossero rientrati pacifica.[ment]e, mentre si/gli sarebbe ottenuto il perdono. Riconfermo d’annuire a tal domanda, anzi/fecero sapere se volevano uccidere gli Amministrati, ed latri che avevano/procurato l’alloggio, e viveri a d.[ett]a  Truppa Francese. Sul mezzo giorno si seppe/che avevano lasciato le Armi in una Chiesa che sta fuori l’abitato, ed inco-/minciò, a veder fare rientrare qualche uno disarmato. Si sperava, che aves-/sero voluto farsi il fatto loro, quando circa le ore 21 Di sentì un Tumulto,/e si disse, che i Briganti (però disarmati) si erano in porzioni riuniti, e/volevano uccidere l’amministratore, e dar fuoco alla di Lui Casa, come/anche al Quartiere, dove. Erano stati alloggiati, la precedente volta, i Francesi. Allora fù, che chiamati alcuni bravi uomini, ed in specie  Giuseppe/Mazza, e Bernardino del Fra gli furono incontro, e gli riuscì prendere/il Capo Salvatore e, Modesto Olivieri, ed il di lui cuggino[….]/[….]Castrati/Agli altri tre il[….]”//

Riuscì Salvarsi colla fuga= Dal momento scortato da d.etti Giuseppe Mazzei (sic),/e Bernardino del Fra furono trasportati in Carsoli e consegnanti alla forza/Francese, nelle di cui mani attualmente si trovano./Vede V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, che il felice risultato di tale. Operazione, devolsi a Giusep-/pe Mazzei, ed a Bernardino del Fra, i quali àn promesso dar nelle ma-/ni della. Giustizia, anche sfuggitivi. Mà Siccome d.[ett]o Mazzei,  e del Frà anno un’inquisizione nel vicino Stato Romano,  dove non possono/andar a buona morte; E perché d.ettiRei si rifugiano dentro al med.[esim]o Sta-/to Romano,  cioè al confine, che attacca in vari parti col Tufo, senza/a pregar V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, colla qui annessa Supplica, volergli fare intercede-/re presso la corte di Roma, l’assoluzione dalla loro inquisizione./E con sentimenti profonda Stima, mi dò l’onore di confermarmi/Di V.[ostra] S.[ignori]a Ill.[ustrissi]ma/Tufo 28 sett:[emb]re 1806/[….]”//

“ Ecc.[ellen]za ( al Margine destro è riportato il numero “86” e, al margine sinistro è impresso il più volte descritto ovale di grani due n.d.a.)/Giuseppe Mazzei, e Berardino del Fra del Tufo devota=/mente l’espongono, come avendo gelino tutto operato per/l’arresto dei Briganti loro Concittadini, ne hanno infatti/arrestati tre, fra i quali i Capi. E siccome desiderano far/dar nelle mani della giustizia anche gli altri porzione de quali risono rifugiati nel Confine del vi=/cino Stato Romano, dove i Supplicanti non possono entra=/re, a motivo di un’inguisiz.[ion]e, che hanno colà avuto, gli/vien ritardata tale operazione. Supplicano però l’E.[ccellenza] V.o[stra] far=/gli ottenere dalla Corte di Roma, l’assoluzione di tal lo=/ro interdetto, tanto più trattasi di un affare, di cui a torto/sono stati imputati, e condannati in contumacia dal Tribunale delle finanze, quale si sarebbe superato, se i supplicanti avessero avuto danaro da spendere. Che della Grazia”//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]r ( al margine destro è riportato il numero “87” e, al margine sinistro è impresso il più volte descritto sigillo ovoidale di grani due n.d.a.)/Essendo noi incaricati di riferire a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, tutto/e quando accade in q.[ue]sta nostra T.[er]ra onde sia-/mo a farci un dovere, e farne p.[rese]nte Come og-/gi che si conta il p.[ri]mo di 8[otto]bre su le. Ore. 17 in/circa siamo veduto i Gov.[ernator]e Locale D.[o]n Giacomo/Bagnini, e tenea al suo Commando quattro/armigeri non essendoci noti li nomi di d.[ett]i armi-/eri, li q.[ua]li si son portati a prendere un paio/di bovi di Bartolomeo Costanzo al arato q.[ua]li/stavano a Seminare il grano ne riportarli in Sopra Sincontrò(sic) Giuseppe Costanzo con d.etti armigeri, dicendogli q.[uesti] sono li miei novi, onde ristituitem-/eli, gli armigeri addetti non volendogli affatto ri=/consegnare d.[ett]i bovi lo han Cominciato a percuotere Con le armi causandogli lividure, è affianco sinistro una ferita profonda, e perico-/losa di vita la qual ferita, è stata Causata con/armi di Corbello,  o Sia baionetta attesa la rico-/gniz.[io]ne de professori q.[ua]le han proposto di esser// essere pericolosissima di vita, ed atteso ancora/il Costituto del ferito q.[ua]le a d.etto/Gov.[ernator]e Bagnini che disse, a d.[etti] armigeri men-/ate e tirate avanti./uno di d.[ett]i armigeri trovasi arrestato e Consegnato in/potere del Luog.[otenen]te di q.[ue]sta Corte. Onde siamo/ a farci un dovere il tutto a riferire a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma. Spettabile Sig.[no]r Preside accio in risulta di q.[ue]sta/nostra possiate dar riparo un volta a simili/sconcerti, e delitti che si Commettono da d.etto Gov.ernatore e/q.[ua]le non vol finirla di turbare la pubblica pace/e tranquillità di tutta q.[ue]sta fidelis.[sim]a Popolaz.[ion]e/ ricolmi dunque di ossequi e rispetti ci facciamo un/dovere di tutto ciò farne p.[rese]nte, e Sicuri del rip=/aro che darete colla vostra zelanti.[si]ma facoltà/e Giustizia, ansiosi dunque di riferirci in appresso/accadendo il tutto, Con Cenni di alta, e perfetta stima passano ( è scritto sopra n.d.a.(/Costantemente a rassegnarci./Di V.[ostra] a Bussi. Avendo perduto la traccia in dato Paese. Penza=/simo di scrivere al Comand.[an]te della Valle di Sulmona, se ne aveva noti=/zia Ed io lasciando la il Capitan Bonetti, con la maggior parte della Trup-pa Andai unitamente col Capitan Tasolini, e trenta Uomini, per. Pigliare/notizie, e animare quella Popolazione di Capestrano. E pigliarmi una vendi=/na di quelli Soldati di Truppa Civica ma il fatto si fu che trovai/che tutti avevano riconsegnati i Fucili al Governat.[o]re di Cesare. E ne pure/facevano la guardia di notte. Mi parve mio dovere di incaricare il/governatore, è il Comand.[ant]e di quella Guardia D.[on] Giovanni Corsi, che sotto/la loro responsabilità avessero rimesso la guardia. E che se non vo=/levano ubbidire li Soldati ascritti l’avessero fatto presente a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Devo ancora farvi presente, che nel indorare che facessimo in Capistrano/nella Sera di 2 corrente sondassimo un tamburo che si sonava un violone/un viulino, e un Tamorelllo, si che li parve di bene di tornare quella Casa/e vedere che gente era la dentro. E avendo ingrati non trovassimo aldri/che queste quattro persone, che sonavano questi istruenti, si che ci parve di/bene arrestarli, per vedere se ci era qualche cosa. Ma siccome alle ore/dieci avessimo una lettera del nostro Capitan Comand.[an]te che subito si aveva-/no portati per vederci col Com.[andan]te della Valle di Solmona, che ti aveva//scritto, che subito si avessimo portati cola, per. inseguire[….]/da di assassini, era massa di Piccioli ( Ermenegildo n.d.a.) si che per non rrratenermi consiglia le/Carti al governatore, e gli arrestati; e li levai l’incarico(sic) di riflettere le parti, e/informarmi, che persone erano. E che il tutto poi avesse fato presente a V.[ostra] S.[ignoria]/Ill.[ustris]sima. Sia che ve lo partecipo per mio dovere/Rigiu di ieri. Matina circha le ore 14 qui dove sul punto partì il magior//con tutta la truppa che ci era per Pescio Asseroli ( è l’odierna Pescasseroli in provincia dell’Aquila n.d.a.) dove ebbe la notizia certa/che era detta massa- lascio me ed il Capitano, che avevamo arrivati Stanchi/per guarigione di questo Paese, quale vi assicuro, che viene molto mena=ciato dai Briganti,  e in particolare la Famigli Serafini. Questa popola-/zione vi farà una duplica, chiedendovi una guarnigione, e io vi prego/acordaglila, mentre e molto necessaria./Vi accludo un foglio dove rilaverete la marcia dei Briganti./fra qui Villa laco, e Frattura o arrolati sopra a quaranta individui/Vi prego autirizarmi per prendermi la Guardia provinciale di Castel di Sangro, e altri Paesi di la Vicino, che senso siano bracci gio-/vani. E pregandovi ancora ha mandarmi, il Gendarmo Panfilo Mo-/naco. In punto che sono le ore 4 mi viene rapporto da Villa Laco /da Evangelista Luzi, che la massa guidata da Padre Domizio (Jacobucci n.d.a.),  e Gioseppe Monaco, e quelle di Cugnoli. Avendo voluti andare a Coculllo cieche le/ore 22. Quella Popolazione coraggiosamente li a respinti, e che ne/abbiano pigliarono vivo, e un aldro morto. E che ad esso si abbia diretta/detta massa per Villa Laco. Sicché nel punto parto per quella volda/ e spero che il cielo di incontrarla per dare riprova del mio spirito./Vi prego darmi il piacere di molti suoi domani ho l’onore di Salutarvi/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]mo/Umi.[lissi]mo  D.[evotissi]mo S.[ervito]r Vero/Domenico Ant.[onio] Colellli ( al margine sinistro si legge: “ Al Sig.nor Int.endente della. Provincia/D.on Dionisio Corsi” n.d.a.)//S.ignor Illl.ustrissimo/Prata p.rimo Ottobre 1806/De.[votis]simi obli.[gatis]simi Servitori veri ( è scritto sopra n.d.a.) per. servigio/ Berardino di Bartolomeo deputato ( al margine sinistro si legge. “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Preside Nell’Aquila” n.d.a.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[nor]e Sig.[nor]e P.[adro]ne Coll.[endissi]mo ( al margine destro è riportato numero “88” ed a quello sinistro è impresso il già descritto sigillo tale di grani due n.d.a.)/Le  Pessime circostanze in cui ci troviamo, ci obbligano sped=/dirle il p.[resen]te espresso, e rassegnare a V.ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, qualmente dagli esploratori, che abbiamo spediti in Cocullo, luogo da qui/distante cinque miglia siamo stati assicurati, che i briganti, riuniti in numero di circa cinquecento, trovarsi nella/montagna di quel circondario, e minacciano di venire a/momenti a sorprendere questa Città. Noi Sig.[nor]e ci rat-/troviamo senza for-/ze; Nè la Guardia civica. Può fare veru-/na resistenza al numero grande di quelli, che han passato/daper. Tutto l’orrore, e il lutto oltre di che ci mancano le mu=/nizioni, e le armi;Dunque imploriamo da V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma l’agiu-/to; La preghiamo Caldamente, e colle lagrime all’occhi di/farci la grazia spedire. Sollecitam.[en]te p.[er] questa volta un nu-/mero de Soldati, prepoteri. Riparare alle triste disavventure,/che ci sovrastano senza dubbio, se non saremo soccorsi;/Ed in tale assertiva, abbiamo l’onore di rassegnarci/Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, Pescina primo Ottobre 1806/ De.[votissi]mi Serv.[ito]ri veri Oblig.[atissi]mi/Berardo Sabatini (1) Luog.otenente/Giuseppe Iacone Sindaco ( al margine sinistro si legge. “ Sig.[no]r D.[on] Dionisio Corsi/Intendente nella Prov.[inci]a delll’/Aquila” n.d.a.)//

                                                            NOTE

  1. Fu iscritto. Nella vendita carbonara di Pescina : “[…] 95. Sabatini Berardo- Brigadiere forestale- Buona condotta, e Morale […]”. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.

“ Scanno li 5 8[otto]bre 1806 ( al margine destro è riportato  il numero”89” n.d.a.)/Domenico Ant.[oni]o Coletti/Al Sig.[no]r Int.[endent]e della Provincia di Aquila D.on Dionisio Corsi/Per mio dovere devo fare presente a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, come andandomi Mar=/tedì mattina 30 passato 8[otto]bre a presentarmi al Sig.[no]r Generale Dunbroski in Chieti.E avendo fato presente, che una Banda di assassini la notte di/avandi dissarmato Civitaquana, Brittoli Cugnoli e altri Paesi di la vi=/cini, e che io nel giorno di Giovedì, la viddi lontana passare da Forcha./La viddi l’ondana per essere stato avvisato da un Cafone, che aldrimenti/avria capitato alle liore mani. Così all’istessora il lodato Sig.[no]r Generale/si compiacque di darmi una compagnia di Granatieri, e un’altra di Volteggia=tori per inseguire detta banda di assassini quale l’abbiamo portato sempre/avandi fino[….]”//

“ Eccellenza (al margine destro è riportato il numero “90” n.d.a.)/Il veleno della rivoluz.[ion]e commmunicato a Q.[uesta] Valle/Roveto del Capo assassino Michele Pez-/za ( alias Fra Diavolo. Vedi qui n.d.a.) mi ha costretto a salvarmi dalle sue ricerche/fino nello Stato Romano, ove giunsi dopoche mi fù impedita la strada che avevo già presa p.[er] avere/un sicuro asilo in codesta Città presso V.[ostra] E.[ccellenza./Le mie mire nell’incaminarmi costa, erano di scon=/giurarle  a somministrarmi delle Truppe, alla dicui/testa mi sarei posto p.[er] la difesa della Valle. Ma/lode al Cielo che ha condotte le armi vincitrici, che ci anno liberato e resa la quiete. Posso finalm.[en]te assi=/curare V.[ostra] Eccellenza del mio zelo, ed attaccam.[en]to all’Au-gusto Giuseppe Napoleone p.[ri]mo. Niente voluto le/vessazioni sofferte tanto da me, che miei di Casa/dilapidato affatto nelle sostanze, giacché avrei posto/ ancor la vita p.[er] la buona causa che non seguita//tutti gli Onesti a pro dell’attuale Governo/Mi credo orfani dovere di tenerne intesa V.[ostra] Eccellenza della quiete, e pure ridonata a q.[ue]sta Valle/dalla Vittoriosa Forza Francese, quale va prove-/dendo delle misure contro i mali Intenzionati,/ma con poca energia, giacche molti dei Capi/istessi sonnio travestiti da Agnelli, ed eludono co-/sì la vigilanza dei Comandanti Francesi. Non/sempre avremo presente la Forza che ci difenda;/occorre che V.[ostra] Eccellenza dia le disposiz.[io]ni più ener=/giche ad effetto di organizzare in q.[uesta] Valle non/la sola forza di cinquanta Uomini di Civica, ma/assai maggiore di numero, e provvista di armi/e munizioni. Questa è una delle operaz.[ion]i la più/necessaria p.[er] evitare secondo pericolo, mentre tut=/te le armi sono state tolte dal masnadiere Fra/Diavolo (Michele Pezza di Itri .Vedi n.d.a.), e sarà inutile di porre in attività alcuna/forza Civica se non si provede di arme, su di che/stò attendendo le disposiz[.io]ni, e l’ordini che l’Eccellenza// (al margine destro è riportato il numero”91” n.d.a.)/V.[ostra] (sic) si Compiacerà di darmi.  Come pure dipende/da le sù le misure he vorrà prendere p.[er] tutti/coloro i q.[ua]li anno mostrato più di Elena nella/passata rivoluz.[io]e Per riparare astuto essendo ne=/cessarie una forza imponente q.[ues]ta non può/aversi da soli Galantuomini, che non son molti, necessita dunque di chiamare al servizio i più/Probbi Contadini, ma senza una qualche paga/questi non si presteranno mai in discapito/del luogo che tirano alla giornata dal lavo-/ro delle braccia. Che però se V.[ostra] Eccellenza/crede di fargli qualche assegnam[.en]to o se faccia Trar=/re ordine da codesto Sig.[no]or Tesoriere agl’Ammmini=/stratori della Valle. In attenzione di che, colla/più alta stima ho l’onore di fare un profon=/diss.[im]o inchino. Bals.[oran]o 6 8[otto]bre 1806/Umil.[issi]mo Devotiss.[im]o Obli.[gatissi]mo/Annibale Villa Dep[uta]to di Polizia ( al margine sinistro si legge: “ D.[i] V.[ostra] Eccellenza//Balzorano 6 8[otto]bre 1806/D.[on] Annibale per i Briganti”// n.d.a.)//

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “92” n.d.a.)/Non manco di far rapporto ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, che qui in Roccavivi, nella passata notte si è inteso un forte mortorio di gente, che credesi arma-/ta, giacché unito a d.etto mormorio vi è stato sparato un colpo di/fucile, segno sicuro di attruppamento di gente facinorosa, giacché Li medesimi hanno anche bussato in varie case, e spe./cialmente nella casa del mag.[nifi]co Pietro di Fabio, al quale han-/no incusso non lieve timore. La publica sicurezza qui è mi/nacciata da pochi malintenzionati, che facevano parte con Fra/diavolo, e che oggi non si sono ripresentati, ritenendo presso di/se le Loro armi. Tutto, ciò si riferisce a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma acciò/subito ne faccia parte a chi si conviene, e sono/D.[i] V.[ostra] S[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Roccavivi 8 8[otto]bre 1806/Dev.[otissi]mo ed Obl.[igatissi]mo S.[ervo]/Cristoforo Mezzoprete Am.[ministrato]re ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r D.[on] Generoso villa/Luogotenente in Civitella ( Roveto in provincia dell’Aquila n.d.a.)//

“ Civitantino 8 8[otto]bre 1806 ( al margine destro è riportato il numero”93” n.d.a.)/Rapporto giornaliero Uni.[versi]tà di Civitantino/Da noi qui sotto Croce segnati Ammm.[inistrato]ri della Comunità sud.detta/si attesta col nostro giuramento. Come il Sig.[no]e Colonnelllo/Cavignac che pernottò qui alle 24 del prossimo passato/settembre agisse manifesto col quale ordinò che la nostra di=/pendenza, unitamente coll’assegno delle armi fosse presso l’/Intendente di Sora considerandola più vicina, ed appuntata/per li attuali bisogni politici e militari. Il Sig.[no]r Tenente/Colonnello Thomas Offiiale della Legione di Onore alle ore/23 di ieri sera sette del corrente 8[otto]bre ci ha fatto/giungere altro manifesto circolare dandosi il Titolo di Co=/mandante una Colonna di Osservazione contro li Bricanti/che si radunano nella Valle di Roveto al Popolo di questa/Valle. Se le passa a notizia a Scarzo di ogni mal’inteso o equivoco. La Civica sta in attività. Qui però tutto è quieto/e tranquillo, ed in fede./+ Segno di Croce di Domenico Sabatini/+ Segno di Croce di Giuseppe di Cesare Amm.[inistrato]ri ill[ettera]ti/Cerroni Cancell[ier]e ( segue impresso il sigillo dell’Università di Civita d‘Antino n.d.a.)//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “94”  ed, al margine sinistro sono impressi due già descritti sigilli ovali n.d.a.)/Ai quattro di 8[otto]bre andante anno mi fu conse-/gnato venerato figlio di V.ostra E.[ccellen]za in dat de’ 5 dello scaduto 7[settem]bre, col quale si benigna in-/caricarmi di porre in libertà Cesidio Buc-/ci di questa Terra, incarcerato, per aver tolte/le armi ai Vamposti della Guardia Civica/e d’invigilare, che tra la Civica non vi fossero inseriti de’ Ragazzi per non porre in de-/risione una funzione così gelosa./Di riscontro al primo Capo mi fo u dovere di/farlo presente, che già è seguita la Scarera-/zione del d.[ett]o Bucci. In ordine poi al secon-/do sono ad Umiliarle che da quando le cri-/tiche Circostanze delle rivoluzioni ci han/posto nella necessità di difenderci p.[er] evitare il proprio massacro; dacchè ci vedem-/no affiancati dalle sempre gloriose armi Fran-/cesi; lacchè per opra del Sig.[no]r Alò (è Errigo Alò, vedi qui n.d.a.) Comandan/te la piazza di Avezzano si creò Capo di/essa il Sig:[no]r D.[on] Leopoldo Degni, non è più composta da Fanciulli, e d’Ina[….] com’eraprima. La Miglior Gente del Paese, la più onesta, la più brava, la più valorosa la/compone. Ella ha fatte prodezze Sotto gli/occhi de’ Francesi medesimi. Tutti gl’avan-/posti de’ briganti si son fatti per opra/sua, e non vi è stata spedizione Sinora/che non via stata composta dalla Civica/di Luco (dei Marsi n.d.a.). Per dirla tutto in breve, mi sia/Lecito ripetere un espressione del Sig.[no]r Boi-lieux (sic) Comand.[an]te la piazza di Avezzano/che ripete del continuo agl’Avezzanesi= se avessi avuto un altro Paese come Lu-/co non avrei da queste Parti più Bri-/ganti da combattere./Ma non è al Caso di più sostenervi per/la miseria in cui e caduta questa in-/felice Università. Desolata dalle acque/del Fucino ha per più anni pagando/il dazio di ciò che non possiede, ed ora/è in un esorbitante attrasse colla Rega/Corte p.[er] non aver modo come pagarlo./Gli Briganti le han dato l’ultimo crolllo/Sapevano i Seguaci di Fra Diavolo la/vigilanza energia ed attaccamento de’ Luchesi al nuovo Governo; onde che non//appena adunarono la Massa della (al margine destro è riportato numero “95” n.d.a.)/ Valle Roveto che diressero loro scorrerie per lUco. Vi entrarono; ed è impossibile avanzarle le vive rimostranze dei/maltratamenti e dispendi recati a questa/Comune non che ai suoi Cittadini./Tutte queste disgrazie sofferte la pongono in/istato di non poter più tener Gente arma-/ta, se la sua saviezza non le sommminestre-/rà un mezzo di sussistenza; sussistenza/poi tanta necessaria dalla Civica di Luco,/in quanto che trovasi esso situato alle falde della Gran Catena delle Montagne, ove/l’avanzo de’ briganti ha stabilito il suo nido./In attenzione per tanto di questa norma e di/mille suoi veneratissimi cenni, ho l’onore pieno della più alta stima e del più profondo rispetto ripetermi/D.[i] V.[ostra] E.[ccellenza]/Luco 9 8[otto]bre 1806/ Obb.ligatissimo] e  deff.  S.[er]vo/Nicodemo Placidi/deputato ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]r Dionisio Corsi Intendente/Generale della Provincia di/Aquila” n.d.a.)// Luco 9 8[otto]bre 1806/Il Gov.[ernatore riscontra di aver eseguita/la scarcerazione di Cesidio Bucci”//

“ Scanno li 10 8[otto]bre 1806/ ( al margine destro è riportato il numero “96” n.d.a.)/Domenico Ant.[oni]o Colelli/All’Ill.[ustrissi]mo Sig.[nor] Intendente della Provincia/ Con molto mio piacere ho ricevuto il suo rado riscontro in data/dei 8 corrente dove resto inteso che V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma ha approvato tutto/ciò che da me si è operato fino aj 5 del Corrente./Ora vi do parte, come avendo riportato in Villalago nella ma=/tina dei 6 corrente:come vi feci presente con ladra mia./Do=/ve arrestai un brigante, per nome chiamato Angelo D’angelo/Buccini il quale e l’origine del saccheggio di molti Concittaini/di Scannno al quale li fo formare il processo verbale dal Capitano Tesolini (sic), quale Subito terminato detto processo lo rimette=/ro al Generale Dambrowschi in Chieti./Avendomi informato anche del detto se vi erano altri brigan=/di mi rispose di si, e mi ne feci nota. Avendomi poi infor=/mato dai sindaci se erano questi al paese, e se avevano an-/dati, ma per poco/tempo. Si che feci in.[novare] dal Sindaco, e curato, alle loro genti, che l’avessero andati arrivenire, e fatelo presentare a=/vandi di//me tredici, cercando perdono, e [….]/che erano stati pigliati con forze Rovinose, e minaccie dal Coma.[ndant]e/degli Brigandi Piccioli , e Giuseppe Monaco di Introdacqua. Io/li ricevei e li porti subito qui dove attualmente si ritro/vano. E ne feci subito rapporto al Gran Mag.[gio]re Esppert acciò a=/vesse deciso il loro destino. Quale fine a questo punto non/o riscontro. Noi sequitiamo a stare qui per essere questo paese preso di mira dai Brigandi, quale tante sortite, e spie non potiamo avere il piacere di vederle una/volda./Noi siamo qui con trenta uomini dilania perorino del/gran Mag.[gio]r Espert fino a nuovi suoi Ordini. Vi prego  inol=/dre di garandire per quando e possibile lamia casa, e/famiglia, mentre e noto aj briganti. Che isogono alla testa/della Truppa di Libia per perseguitarli./Vi do anche notizia, che qui giunto l’aiutante Mag.[gio]r del/101Reg.[imen]to con 90 Uomini per l’ansia de. Soldi suoi commandi/ho l’onore di Salutarvi/Umiis.[si]mo S.[ervito]r Vero Obl.[igatissim]o/Domenico Ant.[onio] Colellli”//

“ Ill[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re e P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato il numero “97” e al margine sinistro è impresso il più volte descritto sigillo ovale di grani due n.d.a.)/In adempim.[en]to del n.ostro dovere ci occorre Rassegnare ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma come nel prossimo passato sabato, che si contavano li Undeci del cor.[ren]te circa le/ore quattordici, si portarono in q.[uest]a T.[er]ra Sedici Briganti fra’ i q.[ua]li vi fù/Riconosciuto un Naturale de Navelli per nome Gio:[vanni] Colangelo. questi/non appena giunti sorpresero il Palazzo Baronale, dove brioche giun-/gessero in q.[uesto] luogo incontrorono il Gov.[ernato]re per nome D.[on] Carlo Duran, che/andava Cavalcando L’obligorono a tornare in dietro, e lo ricondus-/sero nel Palazzo Baronale Luogo di sua abitaz.[ion]e; Quindi d.[ett]i Briganti/fecero un’altra perquisì.[zion]e nel quarto superiore del med.[esi]mo dove abitava il Mag.[nifi]co D.[on] Sebastiano de Gasperis, forse per procedere al di-/lui arresto, ma n.[on] lo poterono effettuare perse d.[et]o de Gasperis/tovavasi in quel punto ad assistere alla Vendemmia di una Sua Vigna. Rimase però saccheggiata la di lui Casa, dove bravi la Sua/Famiglia, conformasi è da questa Riferito. Quindi se nè parti-/rono da q.[ue]sto luogo, portando seco loro il Riferito Gov.[ernato]re e/suo Ca-/vallo, ed uno degl’Amm.[inistrato]ri n.[ost]ro Compagno.Presero la direzione della Vigna/del Rid.[ett]o de Gasperis, che Resta nel Tenim.[en]to di q.[ue]sta T.[er]ra in/contrada chiamata le Cese, ma n.[on] avesse la Somma/ di docati sessanta. Si respinse da d.[ett]o Gov.[ernato]re nel Paese il Rif.[erit]o Amm.[inistrato]re/colll’intellligenza di d[.ett]i Briganti, affinché pagato avesse in Suo no-/me gli Benestanti ad imprestargli una tal som.[m]a in potere di uno di essi, che faceva da Capo./Dietro lo sforzo dei d.[ocat]i sessanta, fecero tornare indietro l’Amministrai.ore/e neppure vollero licenziare il Rid.[ett]o Gov:[ernato]re, che vollero secoloro por-/tarsi, prendendo la direzione della montagna, né da quel punto, si è avuta del med.[esi]mo più notizia./La passiamo intanto nelll’intellligenza di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustriss]ima in  adempim.ento del  no-/stro dovere e p.[er] mancanza del Luogotenente, prevenendola di n.[on]/essersi adempito prima di q.[ues]sto punto, p.[er] essersi potuto trova-/re un Corriere, che si portasse in Cotesta Città, per timore di/n.[on] esser sorpreso per istrada da d.[ett]i Briganti, che si sentivano/in queste vicinanze e c.[on] senzi di verace stima, ci ripetiamo immmu-/tabilm.[en]te/Civita Retenga li 13 8[otto]bre 1806/D[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Umilis.[si]mi Devotis.[si]mi Sei.[vito]ri Veri obligata.[issi]mi/li Sindaci di Civita Retenga ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]re D.[o]n Dionisio Corsi Intendente/Gen.[era]le in Prov.[inci]a di /Aquila)” n.d.a.)”//

“ Si certifica da noi ( al margine destro è riportato il numero “98” ed, al margine sinistro è impresso il più volte descritto sigillo ovale di grani due)/ so.[ttoscri]tti Amm.[inistrato]ri dell’Uni.[versi]tà di Civita Retenga qual’/m.[ent]e nel giorno di Sabbato della scorsa settimana undici del Cor.[ren]te/si portarono in q.[uest]a sud.[dett]a T.[er]ra circa quindici Briganti, fra’ q[ua]li/fù Riconosciuto un Naturale di Navelli Gio:[vanni] Colangelo/il quale unita.[ent]e cogl’altri sorpresero il Palazzo Baro-/nale dove abitava il Mag.[ifi]co D.[on] Sebastiano de Gasperis al quar-/to Superiore, ed il Gov:[ernato]re D.[on] Carlo Duran abitava al quarto inferiore, che per suo disgrazia lo incontrarono per istrada/ nell’atto che venivano, giacche lo stesso Gov:[ernato]re uscito a spas-/so a Cavallo, lo Ricondussero nella sua Residenza nel mento-/vato Palazzo, in cui fecero un esatta dirigente perquisizione per rinvenire il sud.[ett]o D.[on] Sebastiano, presero/il Gov.[ernato]re una col suo Cavallo,e se lo portarono con loro, come an-/che uno dei Sindaci per farsi insegnare la Vigna del Sud.[ett]o De/Gasperis in contrada delle Cese tenim.[en]to di q.[uest]a med.[esim]a T.[er]ra, dove/suppponevano ch’egli stasse ad assistere alla Vendemmia, ma n.[on] si trovò affatto perché era fuggito; Corrivatosi(1) d.[ett]i Brigan-/ti di n.[on] potuto avere nelle mani il surriferito de Gasperis , n.[on] vollero licenziare il d.[ett]o Gov:[ernato]re, ma a tante preghiere fatte-/gli dallo stesso, gli dissero che pagato desse in termine di un/ora d.[ucat]i sessanta che l’avrebbero licenziato, in sentire ciò il/Gov.[ernato]re incarico il Sindaco, che fosse tornato al Paese per farsi imprestare in Suo nome d.[ett]a So.[m]ma.Il Sindaco sud.[dett]o tornò Subbi-/to al Pese per Restringere la so.[m]ma sud.[dett]a come infatti fù/ improntata da più Cittadini benestanti, e subbitam.[ent]/per mezzo/dello stesso Sindaco gli fù portata, e fù consegnata nelle mani/di uno, che faceva da Capo cui appena avuta in mano i de-/naro licenziò d.[ett]o Sindaco, ma no.[n] il Gov.[ernato]re il q[ua]le sino a q.[ue]sto/punto no[n] vi sono Brigan-/ti di sorte alcuna, sebbene vi sono alcuni Cittadini assenti,/e sono i sequenti= Concezio

Di Luzio, dico di Lucio si trova/da molti anni assente, essendosi Casato nella T[er]ra di Tossiccia//Ove si supppone, che attuale.[en]te Stia= Dom.[eni]co di Loreto trovasi[….]/Bominaco a servire in q.[ualità] diGarzone D.[on] Carlo de Santis e To-/maso Baldassarre tornassi in d.[ett]a T.[er]ra ance in qualità diGarzone/col Parroco di d.[ett]a T.[er]ra= Andrea di Loreto trovasi a servire pa-/rim.[en]ti di qualità di Garzone al Mag.[nifi]co Fran.[ces]co d’Alessandro nella T.[er]ra di Caporciano e Che p.[er] la verità abbiamo fatto formare la p.[resen]te/dal n.[ostro] Ordinario Cancelliere, firmato, e Croce Signato di no.[st]re mani/proprie mani, e munito col popola Suggelllo. Civita Retenga 12 8[otto]bre 1806/+ Segno di Croce di Carnali.[oni]o di Loreto Sindaco/+ Segno di Croce di Egidio de Amicis Sindaco/IoFrancesco di Innnocenzio Sindaco/Vincenzo De Gasperis Canc:[ellie]re ( più sopra al margine sinistro è impresso il sigillo ovale comunale n.d.a.)//

                                                          NOTE

  1. arrabbiati.espressione dialettale: “ s’ave s’ndit’ curriv’!: si sono arrabbiati!

“Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]re Sig.[no]re P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è rimportato il numero “99” e, al margine sinistro, è impresso il descritto sigillo ovale di grani due n.d.a.)/oggi li 14 del corrente ottobre sulle ore 16 circa sono/giunti qui Sedici Individui Francesi della Truppa d’Ita=/lia unita.[ent]e a più vetture Somarine. C. r., e quindici In=/dividui di Avezzano provenienti da codesta Città, a qua=/lli è stato loro somministrata, a richiesta, la Razione sufficiente di pane, vino e formagio (sic), e dopo tale rifucillaz.[ion]e/fatto un miglio col massimo dispiace=/re di tutti uscire dalla parte di Secinaro cara rrecento/Indiidui Briganti armati di tutto punto, questi, che/al edere l’aggruppo de’ scudetti in camino, si son po=/sti di tutta fuga

Ad inseguirli, precedendo, ad essi alcu=/ni a Cavalllo, fra’ quali ho riconosciuto Felice Ruggie=/ri alias Giovinotto di Ovindoli, Padre Domizio Iacobuc=/ci d’Ajelli,Domenico de Rubeis, e Silvestro Bianchi//di Gagliano, i quali davano la voce di Marcia forzo-/sa, per la quale si son osi in attacco, coi suddetti Fran=/cesi, facendo più scacchi, che ho risaputo fin qui/esser fati tutti prigionieri, ed accampati alle falde/della convitino montagna grande detta di Celano, un/miglio da qui in distanza. Tanto ho rileggo da un Britante audace qui mandato con altri quattro e pren=/dere una corrispondente Razione di and, vino, ivi, e for=/magio, che ho dovuto sommministrargli all’istante, giacchè/erano essi in Somma vicinanza a questo Abitato, come/ho Umiliato, e minacciavano Sacco, e fuoco generale. Sig.[no]re noi tutti di questoLuogo siamo nel periglio del ferro, e/del fuoco, disarmati come si sa, e perciò inabilità far/petto. Essi, i Briganti sono in gran numero, ed il pegio/si è, che corre voce, che vadano crescendo  a momenti, e/fra l’altro che Piccioli ( Ermenegildo n.d.a.) sia sortito dalla Penna (è l’odierna Penne in provincia di Pescara n.d.a.)/ con gran=/dissima Truppa di essi.

Anzi ho da’ notare con partico-/larità che la Casa del mio Fratello Paolo Milanesi at=/taccata al Governo vien minacciata di sacco, fuoco ed/uccisione generale, per aver dato segno di ubidien=/za nonché denunciato alla Corte di Goriano Valli il/transito fatto d’alcuni Briganti nella dilui Massaria//di pecore ammantata nella Montagna di detta Terra ( più sotto al margine destro riportato il numero “101” n.d.a.)/Questa denuncia si è fatta nota ai Briganti per mez=/zo di quel Gov.[ernato]re D.[on] Vincenzo Colantonj, il quale non puol/essere, che un capo de’ Rivoltosi per aver franto il Se=/greto, che interessa la vita di tutti, la salute del Go=/verno. E tutto questo si e detto, O Sig.[no]re, qui pubblicamente dai sud/Le Conseguenze saranno per noi funeste, e più per questo abitato battuto da transiti continuati di Truppe e soggetto/ad aggressioni improvvise nascenti q[ue]sta dalla  prossimità de Monti boscosi, e da publico transito che solca questa/Provincia, e la Casa del mio Fra.[tello] è in pericolo di tal/consequenza, anche per trovarsi D.[on] Felice Milanetti mio Ni=/pote Gov.[ernato]re di Lecce ( é l’attuale comune di Lecce nei Marsi in provincia dell’Aquila n.d.a.), che pur venne assalito in quel Governo./MI affretto rassegnarlo per Espresso ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma, perchè voglia/degnarsi prenderebbe giuste misure di nostra salvezza. E col/desiderio di venerato Riscontro per attestato del adempie.=/en]to mio dovere, e di molti venerati Commandi, tutto stima/le braciola mano e mi rassegno./D.[i] V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma Rovere 14 Ottobre 1806/Um.[ilissi]mo D.[evotissi]mo Obl.[igatissi]mo Serv.[itor]e vero/Silverio MIlanetti Sindaco (al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]re D.[on] Dionisio Corsi/Intend.[ent]e G.[e]n[era]le della Prov.[inci]a di/Aquila “ n.d.a.)//

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “101” n.d.a)/ ve, fò un dovere Rappresentare a V[.ostra] E.[ccellenz]a, come essendo pervenuto p.[er] organo del Sig.[no]r Gen.[era]le Dovruschi (sic) in Chieti, il perdono accordato clemente.[en]te/da S.[ua] M.[aestà] D.[io] G.[uardi], a tutti i traviati nell’insorgenza di concerto del Sig.[no]r Ten.[en]te/Co.[lonne]llo Soffietti Comand.[an]te in Solmona, ho avuto il piacere vedere ripresentati/avanti di me quasi tutti gl’Individui della Comitiva di Pacentro, che han promessa tutta l’obbedienza e fedeltà al Governo; i nomi de’ quali sono=/Filipppo Larocca= Giovannni Larocca(1). Panfilo Piccirilli= Marco di Nello=/Feliciantonio Parisi=Germano Marcone= Germano Silvestri= Pasqua=/le di Palme della Lama=Pie-/tro di Tullio di Guardia Grele= Nicola di Muschetti di Letto Palena= Raf-/faele di Pasquale di Valle di Solmona=/Nicodemo di Mascio di Solmo-/na= Venanzo di Loreto di Solmona= Ferdinando Zitella di Solmo-/na. Tutti i suscrittj depositarono le armi, presso la Corte di Pacentro e, si dichiarano obbedienti ad ogni ord.[in]e del Governo; ed in specie ad inseguire/gl’Insorgenti. Quindi avendomi incaricato il Sig.[no]r Comand.[ant]e Espes (sic) di forma-/re una Colonna Mobile tanto de’ sopra.[scri]tti Ripresentati, che de’ Volon-/tarj Prov[incia]li da me fatti inseguire, ed esterminare gli Insorgenti, e di/condurli parte avanti d.[ett]o Sig.[no]re Comandante per le sue disposizioni;/ e standosi attendendo Solmona gli altri Ripresentati di Pacentro, giusta/gli ord.[ini] datigli nel dì 16 and.[an]te Mese tutti furono colà armati da q.[ue]sta Cor-/te per conferirsi al Sig.[no]r Comandante ma fra q.[ue]lli vi furono cinque/Scellerati assassini, che dopo aver riavute le Armi dalla Corte, abusarono//delle med.esime; giacché nell’atto, che stavasi disponendo la partenza di essi, e che molti si erano incasinati per Solmona, i cinque Ribaldi, assassini, nomati, Feliceantonio Parisi di Pacentro, Pasquale de Nelllis di Pacentro, Fran-/cesco di Pelino della Lama, Nicodemo di Mascio di Sulmona, e Ferdinando/Zitella parim[en]ti di Solmona, uccisero a colpo di fucile in publica srada/un tal Pasquale Simone; e subito seguita l’uccisione si diedero i/cinque Rei alla fuga; per cui riunitisi gli altri aggraziati di Pacentro,/gl’inseguirono, ma n.[on] potettero raggiungerli. Fù sul momento passato/il Rapporto dell’assoluto al Sig.[no]r Comand:[an]te in Solmona, e trovandomi io/colà, m’incaricò il Comand:[an]te stesso a prendere le misure corrispondenti,/onde aver nelle mani i d.[ett]i Rei; per cui postomi in sella, co.[n] alquanto gra-/te presi la via di Pacentro, e giunto colà appurai, che gli assassini eran-/si diretti per questa volta di Campo di Giove, ove corsi, ed armata altra/gente, prendemmo la strada, della montagna, chiamata Coccia, che conduce a Palena, ma quelli si mangiò buttati alla Prov.[inci]a di Chieti, ed io co[n]/la gente armata, dovetti ritirarmi, perché sopraggiunse la notte./Debbo inoltre pregarle, come fui a voce, che la mancanza de’ fucili, mi fa tener la gente volontariamente, senza poterle mettere in azione, nei rincontri qui si danno, per esser luogo boscoso, e montuoso, e co-/sì di facile passaggio di malagente. Se dunque sarà per compiacer-/si inviamene, sarò a grado farle conoscere co[n] gli effetti l’ambizione,/che ho di ubbidirla; e pieno di stima mi Raff.[ermo]/Campo di Giove 20 ott.[obr]e 1806/P.[ost] S.[criptum] Mi dò l’onore partecipare benanche a V.[ostra] E.[ccellenza], che gli due In=//dividui Raffaele Lucci, e Luigi Ferrara di qui, a q.[uel]li si benignò l’E.[ccellenza] V.[ostra] (al margine destro è riportato il numero”102” n.d.a.)/accordare la salvaguardia, essendo stati da me presentati sin da quel/tempo al Gran Magg.[io] Esper, i med[esim]i si assoggettavano sotto i di lui ordi-/ni Umilis.[si]mo S.[ervito]re/Raffaele Ricciardi”//Campo di Giove 20 8[otto]bre 1806/Il Gov.[ernator]e che avvisa il num.[er]o de=/gli Insorgenti ripresentati/avanti di lui / al margine sinistro scritto da altra mano si legge: “ SI risponda restarsi inteso/p.[rim]o nov.[embr]e ad. O “ n.d.a.//

                                                               NOTE

1) “[…] Giovanni La Rocca-Pacentro- Antico scorridore di campagna, capo brigante sotto Piccioli nel 1806, e quindi capobrigante nel 1807, 1808, 1809, e 1810, nella Provincia di Molise, Capitanata, e Basilcata; ucciso nell’inverno scorso in Calabria dalle Truppe Comandante dal Generale Manhes.[….]”. Amiconi F.(a cura): “ La repressione del brigantaggio nell’Abruzzo Ulteriore II op. cit.”, p.69.

“ Ill.[ustrissi]mo Sig.]nor]e Sig.[nor]e P.[adro]ne Col.[endissi]mo ( al margine destro è riportato innumero “103” n.d.a.)/La sorte mi è stata finalmente propizia, facendo capitare alle mani della giustizia il famoso Capo de Briganti Filippo Toccotel=/li. Erano cinque giorni che costui si trovava nascosto in ques=/ta Città: ieri Sera ne’ fu’ avvertito il tenente Comandante questo/distaccamento Francese, che dette disposizioni per arrestarlo./Lo Scelerato se.[n]dendosi sorpreso, e si vicino ad essere arrestato in Casa, di D.[on] Feliceant.[oni]o Nannni, ove era rifugiato, si è da là partito ed è scappato, per una remota strada in Casa di D.[on] Giuseppe Orlandi. Ivi tro=/vavasi l’Ufficiale lourteau, che lo à fatto subito arrestare. Dall’acclusa memoria rileverà V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma accennati appena gli orrendi/misfatti di questo Uomo, che nella categoria della malvagità supe/ra di gran lunga i Piccioli (Ermenegildo n.d.a.) e gli Domizj (Padre Domizio Jacobucci n.d.a.). La nostra vita è sicura=/mente perduta, se questi Capo Briganti continua ad esistere/e la Popolazione è nello smarrimento, perché teme, che va-/da impuni-/to un Uomo che à troppo ragioni di destare./In nome della mia Famiglia, dei Buoni di tutti insomma/la supplico, e la scongiuro ritoglierci una Persona il di cui solo aspetto ci spaventa, e che sicuramente porrebbe un giorno ad effetto/il Suo piano de’ tutti massacrarci. Vivo persuaso della giu=/stizia, e della bontà, che è quanti poi nel mentre che con perfetta/stima ò l’onore di riprotestarmi Di V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma/Avezzano 25 Ottobre 1806/De.[votissi]mo Obbbliga[tissimo] Ser:[vitore] Vero/Serafino Mattei”//

“ Eccellenza ( al margine destro riportato il numero “104” n.d.a.)/li sottoscritti Cittadini di Avezzano componenti la più sana/e migliorare della Cittadinanza supplicando l’espongono, come/l’Autore principale de mali, che hà sofferti questaCittà il fa-/moso Brigante Filippo Toccotelli è tra ferri, dopo essere andato/girando in questa Città impunemente. La maniera con cui si è/presentato all’ufficiale Comandante questa Piazza non la scusa,/poichè andandosi in Tracia di lui, in specie in Casa del Notar D.[on] Feliicantonio Nanni, autone sentore, si è rifugiato in Casa del/Sig.[no]r Giuseppe Orlandi, ove era l’Ufficiale Cortau Francese, che/tra ferri lo hai fatto ristringere./il fare l’analisi dettagliata da delitti di cui Tal’Uomo è/Carico, richiederebbe un voluminoso Processo, per cui un bre-/ve abbozzo ne Umiliamo/E’ questo reo di scasso nel Seminario Diocesano, di furti di stra/publica, di furti notturni, e scasso di porte in enorme numero, in/danno de più particolari di qui. Ma continuamente menata una/vita scandalosa, e vagabonda, e continuamente ha sparlato  del pre-/sente Governo per cui fù fatto arrestare dal Capitan Bagnalasta/per indi consegnarlo alla commissione nell’Aquila,/non li raggiri,/e legobale del Protettore del N:[ota]r Nanni sudetto lo esentarono//allora malmeritato giudizio. E’ aumentato che crescita la orda sce-/lerata di Piccioli si unì con quella, ed il primo fù ad andar intracciando le Persone, robe preziose in Casa Mattei, an-/dandone in cerca anche su li tetti. Costui fece l’esecrando no-/ta di sterminio di quaranta quattro Famiglie che riteneva-/si ufficialmente presso del Sig.[no]r Tenente d’Alò, egli unì una/massa, e si portò a Capistrello conducendo quella della Classe di/Meuto ripose alle tre porte(1) con altri Capi li stessi/ma del passato Governo, indicò con altri a Piccioli molti decisi/per il presente Governo, pregandolo a consegnarli alla morte./Questi fù quello, che incitò la Massa di Valle Roveto a venir/qui, ed egli andiede dissarmando le abitazioni  tutte con essa, e coi/naturali liqui, procurò resistere alla forza Francese, come fece/e scampò l’amore. Subito si condusse con Fra Domizio (Jacobucci n.d.a.), e fù nell’attacco contro li Francesi a Rovere, creduto con quelli scellerati da=/naturali di qui, che riconducevano li bagagli de Francesi. Disper-/sa, e malmenata la Massa di fra Domizio, egli Domizio sia restituito qui, e mentre se ne facevano le diligenze per l’arre-sto, sia rifugiato in Casa del Comandante, come si è cambiato./Sig.[nor]e nel vedere tal nefando Uomo, hà fremito l’intera Popolazione; questi non può godere il Reale indulto, per esser/scorso il termine prefisso. Questi non ha provvisoriamente se-/guito la Massa di Piccioli, ma l’ave organizzata da se. Non/solo si è mostrato indifferente alla predata indulgenza, ma ad onta/di quella si merita più respirare l’aere nativo,/giacche per la numerosa Famiglia, che ancora minaccia per l’impunità accordata, i buoni non ricredono sicuri./Per ridonare dunque la tranquillità, e pace a questa Popolazione//fa dopo, che V.[ostra] E.[ccellenza] dia le più energiche disposizioni che uni-/namente implorano. Ut Lex ( al margine destro è riportato il numero”105” n.d.a.)/Gio.[van]Filippo Minicucci Com.[andan]te della Civica supplica come sopra/Serafino Mattei supplica come Sopra/Vincenzo Orlandi supp[lic]a Come sopra/Vincenzo Spina sup.[radict]o Come Sopra/Tommaso Brogi(2) sup[lic]o C[om]e S.[opra]/Giovangrande Decj (3) Sup.[plic]a C.[om]e S.[opr]a”//

                                                       NOTE

  1. Allora nella città di Avezzano vi erano tre porte per accedervi.
  2. Questi è il noto storico autore di vari lavori sulla storia di Avezzano. Fu anche eletto alla carica di luogotenente della Regia Doganella di Pescina. Risulta iscritto nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “[….]9. Broggi Tommaso- Prop.[rietari]o. Sett.[ari]o di sentimento […]” Archivio di Stato di Napoli, 4121-I, Ministero di polizia generale, del II° apruzzo ulteriore Registro di polizia.
  3. Fu allistato nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “[…]26. Decj Gio:[va]n Grande- Prop.[rietari]o- Deputato per fondare le vendite di Trasacco, Colleongo, e Vallelonga[….]” Archivio di Stato di Napoli cit.

“Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “ 106 ” n.d.a.)/D.[on] Serafino Mattei, D.[on] Angiolo Minicucci/D.[on] Marcantonio Spina, e D.[on] Giuseppe/Cerri(1)Cittadini di Avezzano/divotam.[ente fanno presente all’E[ccellenza] V.[ostra], come in quella loro Pa=/dria si era da alcuni Briganti/delll’Epoca del 1799: impuniti fi-/no a questo punto, ordita una/Macchina, che portava la distruz-/zione de’ Supp:[lican]ti, e la rovina della/Loro Padria= Filippo Toccotelli/ alla testa di questa Congiura/che aveva dei rapporti Se=/greti col Capo-Brigante Ermenegildo Piccioli formò il piano/ di d.[ett]a congiura. Nato di un/Famiglia nemica acerrima del//nome Francese, Carica di ogni sorta/di delinquente, Egli, e li Suoi F.[rate]lli/Antonio, Marcantonio, Luigi, e/Gio:[van]Maria, nonché il di lui Ni-/pote Bernardino per ribaldezza/ultimam.[ent]e discacciato dal Semi-/nario Diocesano (2), fu Quegli che as-/sistè Piccioli nei saccheggi esegui-/ti in Avezzano alle Case Mattei/e Minicucci denunciò apertam.[ent]e/al Medesimo la Famiglia di D.[on] Marcantonio Spina, nella quale/D.[on] Vincenzo Spina uno de’ Supp.[licanti]/ aiutante della Guardia Civica fe-/ce carcerare D.[on] Giuseppe Cerri,/e procurò l’esterminio di tutti/li Cittadini attacccati al p.[rese]nte/Governo:Egli il Toccotelli non so-/disfatto di quasti recati dall’orda/di Piccioli alla sua Padria, si por-/tò ad organizzare nella Valle di/Roveto un’altra Masnada di cui/si fece Capo, e che condusse effet-/tivamente in Avezzano per dar opera// all’esecrabile piano di distruggere qua= ( al margine destro è riportato numero “ 107 “ n.d.a.)/ranta Famiglie di quel Luogo./Egli il Toccotelli unito ai summen-/zionati Suoi Fratelli, anche Antonio Gallese, e Antonio Paradiso/facinorosi ben noti di Avezzano a/Domenico Ranieri, Bartolomeo,e/Carlo Giuseppe Peruzza, e Giuseppe/Piccolini, a Giuseppe Pasquale, Gio:[van] Antonio Cesarij (2), Giovanni Manci=/nelli, Vincenzo Antonio Sante, Bar=/tolomeo Gallese, Angiolo Campana,/Stefano Orlandi, Piero di Benedetto(4)/Giuseppe, e Domenico Fantauzzi, Fran=/cesco Giffi (5), Gio.[van] Pietro del Roscio,e/ad altri, Individui tutti sottoposti/all’inquisizione della giustizia per/multiformi delitti, ardirono resistere/con armi alla Colonna Francese, che/andava a superare quei Luoghi,/fecero fuoco, e ferirono alcuni di/ essi./Allegato stretta.[ment]e a Filippo Toccotelli/in ogni malvagia operazione fu /un tal Luigi Mancinelli, il quale osò//far riponete g[l]i Stendardi del passato/Re nelle pubbliche porte, eccitando/in ogni guisa il popolo alla Rivolta:/fu Compagno degli Assassini ai Sac=/cheggi pregati fu la Spia del Pic=/cioli (Ermenegildo n.d.a.), e Fra Domizio (Jacobucci n.d.a.), coi quali a=/veva la più esatta intelligenza,e/co’ quali si accompagnò in diverse/esecuzioni: da Esso questi Capi-Briganti erano di tutto al giorno, e=/rano provocati al Massacro della/Famiglia Mattei, Minicucci, de’ Supp:[lican]ti Spina, Cerri, ed altri. E’ costui nemmeno del Toccotellli pub=/blico, facinoroso, e dichiarato per=/turbatore della pubblica Tranquilli-/tà./Uno de’ primi Satelliti della pericolosa/stabilita dal Capo-Brigante Filippo/Toccotelli fu Francesco Menconi/Figlio del famoso Eggidio, qual Reo/di Stato riconosciuto, e fucilato dal/Capitano SantaCroce: fu questo Sce-/lerato, che condusse l’orda di Pic=//cioli al saccheggio delle Case Mattei ( sopra la margine destro è riportato il numero “ 108 “ n.d.a.)/e Minicucci, e si unì con esso a pro-/fittarne: fu Costui che serviva di/scorta per/l’arresto del Supp.[lican]te Cerri che causò vari buoni Cittadini, e ne vuole in ogni conto il disarmo./Ferdinando Bonanni fortunatam[ent]e  sem=/pre sospetto Cittadino. Infatti all’/accostare di Piccioli, eccitò la popo=/lazione ad armarsi in suo favore:/gli fu di oracolo nella breve perma=/nenza che Egli fece in Avezzano,/promuovendo eccidi, arresti, e Sacheg=/gi: in seguito incontrò le Masse or=/ganizzate dal Capo-Brigante Filippo/Toccotelli, e nell’avvicinarsi della ColonnaFrancese istigò il popolo/a far suonare la Campana a mar=/tello, e respingerli: Soggetto oberato/ di misfatti, e che tanti anni lon-/tano dalla sua Moglie, sen vive/nel più vituperevole, e irrepara=/bile adulterio./Agostino Colizza fratello di un celebre//Brigante rifugiato, e ben visto in/Palermo, Membro della cospirazio/ne, si dette tutto il moto possibile,/perche si effettuassero le stragi, e Sac=/cheggi premeditati, e fu il primo/che con l’accetta cassasse il por=/tone della Casa Mattei ./Giacinto Piccolini, che mai volse ser-/vire alla Guardia Civica, fu uno/de’ primi ad armarsi, ed unirsi/colle Masse= colli Medesimi entrò/in Avezzano, e fu quello che fece/ aprire una delle porte di q.[ue]sta/Città, e si sostenne con Esso fer=/mam.[ent]e fino al punto della loro fu-/ga/Pietro Piccolini zio del Medesimo impedì/al Nipote il Servizio della Guardia/Civica, feroce allarmista, antico/Nemico del nome Francese, e mi=/nacciatore di tutti li Salone complice del piano or=//dito pel massacro delle quarantaquat= ( al margine destro è riportato il numero “ 109 “ n.d.a.)/tro Famiglie, Zelante predicatore per/la Casa Borbonica, socio nella riaf-/fissione della Stemmi, e detrattore/impudente del nuovo Governo. Cornelia de Angelis prostituta del Capo=Brigante Toccotelli: nel Trivio di Costei si teneva il [….] distrutto-/re della buoni Cittadini. Essa ne/consegnava le Carte, ne nasconde=/va le Armi, e le Sommministrazioni//che venivano fatte al suo Drudo(6):/Donna capace delle mostruosità le/più inenarabbili, rifiutata da tutto/il genere umano, abbandonata fino/dalla Materna sensibilità. Signore: sono questi semplici accenni/per li nominati soggetti: poco che/ vado a versarsi sulla loro condotta/Si vedrà di qual materia sensibile avrebbero potuto li Supp[lican]ti far dei volumi. I Supp.[lican]ti che spogliati di/tutto, raminghi fuggitivi, o nasco=//sti in Luoghi di orrore imploravano/invano pietà nel vedersi il ferro/di costoro pendere sulla loro testa/Vennero le Armi Francesi, disper=/sero li Ribaldi assassini, e tornaro=/no li Supp[lican]ti alla tranquillità. Ma/intanto i Felloni girano impuniti/quella Città istessa che minacciato/avevano distruggere, insultano Colo-/ro che volevano trucidare, e si bef=/fano delle Leggi, che impunemente/conculcarono: senza rimorso, senza/ravedimen[to] pieni di ferocia, e/sempre uniti, sembra che sospiri=/no il punto di qualche nuovo/momentaneo rovescio, per massacrare li Buoni./Signore: I Supp.[lican]ti non dimandano che/Giustizia, questa percuotendo li/Scelerati, vi porrà in uno Stato/di permanente sicurezza; Sup=/plicano dunque V.[ostra] E[ccellenza] disporre//che il Comandante della Piazza di ( al margine destro è riportato il numero “ 110” n.d.a.)/Avezzano arresti i denunciati Sog=/getti, affinché verificati in sequito/i loro misfatti, ed il deciso Loro Brigantaggio possano esserne puniti/a corrispondenza de’ Reali decreti;/Grazia/ Angelo Minicucci supp.[lic]o come s[opra]/Vincenzo Spina sup.[plic]o come sopra/Giuseppe Cerri supplico c:[om]e sopra”//

                                                            NOTE

  1. Risulta iscritto nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “ […] 17. Cerri Giuseppe – Prop.[rietari]o-Avezzano-Carbonaro[…]”. Archivio di Stato di Napoli cit.
  2. Seminario diocesano istituito nella sede episcopale della diocesi dei Marsi allora sedente in Pescina post dicembre 1579.
  3. E’ allistato nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “[…] 19. Cesarj Antonio- Frabbro(sic)- Avezzano- Carbonaro[….]” Archivio di Stato di Napoli cit.
  4. E’ iscritto nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “[…] 8. Di Benedetto Pietro- Bram.[cial]e- Avezzano. Carbonaro[….]”.
  5. E’ allistato nella vendita carbonara del comune di Avezzano: “42. Giffi Francesco- Brac:[cial]e – Avezzano- Carbonaro[….]” Archivio di Stato di Napoli cit.
  6. Corteggiatore, innamorato.

“ Eccellenza ( al margine destro è riportato il numero “ 111 “. Il contenuto dei fogli che vanno dal numero 111 al numero 114 sono identici a quelli che vanno dal numero106 al numero 114 sopra descritti n.d.a.)

“ Ill.ustrissimo Sig.[no]re Sig.[no]re Pad.[ro]ne C.[olendissi]mo (sopra al margine destro è riportato il numero “ 115 “ n.d.a.)/( segue scritto da altra mano: “ Se questi uomini si son presentati, e si presentano per/profittare dell’Amnistia accordata dal Re non possono/esserne privati/Se Si conducono male in avvenire, tocca all’Autorità Civile, l’arrestarli e il punirli conformemente alle Leggi./Aquila 5 Nov.[embr]e 1806. Il Gene.[era]le Comman.[dant]e la provin.[ci]a/degli Abruzzi ultra//Gollus” n.d.a.)/ Nell’occasione che fui a present-/armi ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma le feci supplica che io non potevo portarmi a Trasacco e motivo che gli abi-/tanti della Villa Valle longa che tutti avevan/prese le armi facevano in quel vicino luogo con-/tinue Scorrerie. Difatti ho dovuto per questa for-/za abbandonare in quest’anno la raccolta che/fo nel nominato Trasacco. Un Distaccamen-/to Francese si portò nella Villa ad arrestare/i colpevoli che tutti si salvarono.Ora non so-/lo li sento assicurati, ma quel che i più mi/riferiscono che siano tuttavia e e per Trasacco,/e per luoghi vicini. Tutto ciò è provenuto per-/chè un tal Leopoldo Degni Comand:[an]te la Guardia/Civica di Luco li ha come ho detto rassicurati. Ma io, ne Mattei possiamo essene//colà,ed i nostri fondi sono a loro disposizione. Io ricorra al Capo della Provincia per-/che dia per l’oggetto le Sagge Sue disposizioni que-/sto Comand:[an]te la Guardia Civica di Luco ( dei  Marsi n.d.r.) li ha colà, ed i nostri fondi Sono a loro disposizione. Io ricorra al Capo della Provincia per-/che dia per l’oggetto le Sagge Sue disposizioni que-/sto Comand:[an]te Francese non attenderebbe che/gli ordini qui ‘asserto per eseguirli./Pieno della più alta stima ho/l’onore d’essere Umilm.[en]te/Di V.[ostra] Sig.[noria] Ill.[ustrissi]ma/Avezzano 4 Nov.[em]bre 1806/D.[evotissi]mo S[ervitor]e V:[ostr]o Ob.[ligatissi]mo/Angelo Minicucci”//

“ Eccellenza (al margine destro è riportato il numero “ 116 “ n.d.a.)/Dopo essere partiti di Aquila ci conducemmo nella/Rotta di Rocca di Mezzo; colà si dispose l’occorre:[nt]e p.[er] la tranquilli-/tà d.[e]l Paese, e de’ convicini= Alle due del giorno si mandaro-/no due Cacciatori a Cavallo scortati per aprire la comunica-/z:[io]ne coll’altra Colonna, che doveva essere a Secinaro: ma non li vedemmo rotante. Ricevemmo un Cor:[rie]re alle 4 e to(sic) di Francia/la matina, con cui da Cerchio (1) il Com:[andan]te Alò ci dava avviso/di condurci a Celano, p.[er]che i Brig:[an]ti erano fuggiti dalla Mon=/tagna di Secinaro: ci ponemmo Subito in marcia, e vicino al/paese sud.[dett]o fummo avvisati, che mezz’ora prima si erano sen/titi de’ colpi di fucile, e che la Comune era Rivoluzionata/dai briganti, che c’erano= Disposti in Battaglia, ed avvisati/dal Tamburro della Colonna del Comando.[an]te Alò, entrammo/nel Paese: La Cavalleria della Sud.[ett]a Colonna ci Riferì, che/aveva disfatti circa 30 briganti, che fuggirono p.[er] la pianu-/ra, dopo aver ardito di tirare dal paese vari colpi di fucile: Furono fucilati due che avevano la Coccarda Rossa, e dopo Re=/sa la tranquillità al Paese, Ristabilito p[er] Gov:[ernato]re il Sig.[no]r Tomassetti, passammo ad Avezzano: dove giungemmo Alle ore 4 in circa/dello stesso giorno. Furo uccisi dai Volteggiatori affiancati//alla Colonna vari Briganti per la Rotta, e fu fucilata/una Spia, che aveva la Coccarda Rossa. Nell’ Avvicinarsi al/paese sud.[dett]o cominciavano a Sentire de’ Colpi di fucile, e /fummo avvisati, che vi erano circa 150 briganti Armati e/che il Paese era tutto coccardato Rosso: si dispose la Truppa in/Battaglia in t[ut]te le posi:[io]ni, che il n.[ostr]o bravo Comand:[an]te Alò/(2)credè vanta.[gios]e= Per un’ora, e te  (sic) in circa durò la persescuz:[ion]e/ de’ Scelerati, che dopo poche fucilate inutili fuggirono/Tutta la Truppa si batte con valore, e coraggio, che merita di essere ammirato:La Cavalleria si è distinta, e vi sono/morti circa 60 Briganti. Dopo passati filati d.[e]l Paese in due Colonne; la Truppa si situò a piedi la Montagna, che/è di rispetto: poco dopo vedemmo alla Cima d.[e]l Monte sud.detto/una truppa i Briganti; all’arrivar della notte Tirarono varie fucilate in gran distanza, ed insultarono con parole/dalla montagna: due palle cadute in mezzo alla Colonn/a no.[n] fecero la menoma offesa p.[er] la distanza da cui veniva-/no. Bisognò Ritirarsi in un palazzo ad uso di Castello (3) quella/notte dove d.[etti] Soldati, ed Uffizialj Sono Stati allog.[gia]ti= Que-/sta mattina al far del giorno t.[ut]ta la Truppa è partita/p.[er] la montagna, e ne ha occupate le Alture neo daper-/tutto la caccia ai Briganti=Io sono restato con vari Soldati//di questo[…] la Tranquillità, dove sul/mom.[en]to stabilirò il Gov:[ernatore= Sono circa le 10 d:[i] Fran.[cia] d:[i] mattino/la Truppa siRitira qui  tutta, senza aver veduto alcun ( sopra la margine destro è riportato il numero “ 117 “ n.d.a.)/Brigante nella Montagna Sud:[dett]a. Tutti sono fuggiti col bene-/ficio della notte. Andavano avanti p.[er] trovarli. L’Esempio de’/morti fa t.[ut]ti tornare al dovere( 4). Noi non abbiamo, che un/Cavallo ferito in una spalla. Se non si accorreva la Riv=/olta era G.[enera]le, e terribile: in moltissimi paesi di q.[uest]a Co-Marca vi è stata la Rivoluz:[io]ne= Credevano finito già il/Gov:[er]no presente= Noi siamo molto fatigati coll’andare con.[tinuamen]te a piedi p.[er] le Montagne./La prego far Ricapitare Subito l’annessa/Se avete ord.[ini] da darmi, li attendo. La saluto/con consideraz:i[o]ne e le bacio le mani/D:[evotissi]mo S[ervito]r V.[ostro] Obl.[igatissi]mo/Angelo Piccioli”

                                                                  NOTE

  1. Furono ricevuti ed ospitati da don Venanzio d’Amore Fracassi il Vecchio (1772-1854) il quale fornì anche informazioni utili. Amiconi F.: “ Venanzio d’Amore Fracassi, il dottor in utroque jure che segnò la storia di Cerchio (1772-1854)” Terremarsicane, Polvere d’archivio, 2025. Amiconi F.(a cura): “La repressione del brigantaggio op.cit.”. Amiconi F.: “ Storia di Avezzano op.cit.”.
  2. E’ il più volte citato Errigo Alò. Amiconi F.( cura): “ La repressione del Brigantaggio op.cit.”. Amiconi F: “ Storia di Avezzano op.cit.”.
  3. E’ il restaurato Castelllo Orsini sede di importantissimi eventi culturali e validissime mostre.Come l’ultima “ Sacrum il fascino del culto in terra d’Abruzzo “, organizzata dall’ onnipresente associazione AntiquaE’, di cui è validissima presidentessa, Flavia De Sanctis, alla quale va un sentitissimo “Ad mayora semper!”
  4. Amiconi F. (A cura): La repressione del Brigantaggio op.cit.”. Amiconi F.: “Storia di Avezzano op.cit.

“ Beffi[…] 1806 ( al margine sinistro è impresso il già descritto sigillo ovale da grani due recante anche la sigla incrociata FC n.d.a.)/Relazioni, ed altre Carte sul Brigantaggio di Ermenegildo Piccioli, P.A[adre] Domizio Iacobucci, ed altri” /sicuramente questa copertina faceva parte del manomesso carteggio relativo al comune di Beffi già descritto sopra n.d.a.)//.

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