In ricordo dell’amico Gianluca Tarquinio

 

La scomparsa di Gianluca è stata improvvisa e brutale. Si stava curando e, solo pochi giorni fa, mi aveva promesso che quando sarebbe tornato “presentabile” ci saremmo rivisti, come sempre. Perché andare a trovare Gianluca nella sede della Biblioteca del Centro Studi Marsicani, a Palazzo Torlonia, era diventata un’abitudine imprescindibile. Bastava un messaggio e un orario curioso: “Sarò al Centro Studi alle 16.21”.
Incontrarsi tra i libri era scontato, perché proprio i libri mi hanno permesso di conoscere Gianluca, una delle persone migliori che la vita mi abbia mai consentito di incontrare.

All’inizio una semplice e-mail con la quale rispondeva a una mia generica richiesta, in cui si presentava e si diceva felice di invitarmi a un convegno che si sarebbe tenuto, da lì a pochi giorni, nella Sala del Principe. Ho assistito all’incontro in cui, ovviamente, si parlava di musica. Lui animatore e coordinatore. Ci siamo presentati e la nostra amicizia ha avuto inizio nella maniera più autentica, spontanea e profonda possibile. Ho amato immediatamente la sua visione della vita e del mondo, ho amato immediatamente la sua passione per la cultura musicale, per la storia, per la nostra terra.

“Sono l’unico aquilano ad avere le chiavi di Palazzo Torlonia”, mi diceva sorridendo ogni volta che apriva o chiudeva la porta del Centro Studi. Un aquilano ad Avezzano. Amava la sua città d’origine ma ha dimostrato in mille modi di amare intensamente anche la Marsica a cui ha dedicato decine di scritti, di incontri e di approfondimenti.
A lui dobbiamo la realizzazione di studi e testi preziosissimi in campo musicale ma anche in materia antropologica, archeologica e storica.

Ironico, colto, preparatissimo, brillante, acuto, sferzante, intelligente, generoso. Mi ha donato alcuni dei suoi saggi, mi ha raccontato decine di episodi legati alla sua vita di studi, mi ha illustrato alcuni dei suoi progetti culturali. Era concentrato sulla realizzazione di un convegno che riteneva importantissimo, un convegno sulla figura e il ruolo dello storico.
Perché, mi spiegava, oggi in troppi si attribuiscono l’etichetta di “storico” senza sapere nemmeno cosa sia la “storia”. In troppi osano scrivere e fare “fanta-storia” spacciandola per storia autentica, senza avere alcuna competenza o preparazione specifica.
Un atteggiamento che, giustamente, considerava deleterio per il tessuto culturale del nostro territorio e non solo.

Ci siamo confrontati su mille argomenti scoprendo di avere percezioni e idee molto simili. Un’empatia nata quasi magicamente e nutrita da ore trascorse semplicemente nel dialogo, nel confronto, nello scambio di opinioni e di battute.

Gianluca è stato un uomo straordinario, un docente preparato, un amico eccezionale. La sua estrema discrezione, negli ultimissimi tempi, i tempi della malattia, lo ha tenuto relegato in uno strano silenzio. Fino alla notizia devastante della sua scomparsa.
Complicata da concepire, difficilissima da accettare.

 

 

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