Un rapporto profondo, che non viene mai meno, lega ognuno di noi ai luoghi che ci hanno visto nascere e in cui affondano le radici e gli autentici affetti che improntano tutta la vita adulta. Anche quando eventi drammatici, come il terremoto nel Fucino del 13 gennaio 1915, nascondono la soglia di ogni casa nelle macerie, resta la memoria a mettere i ricordi, uno dopo l’altro, per costruire ponti tra il presente e il passato.
Silone, pur vivendo per anni esule, dice a proposito del suo legame con la cittadina di Pescina: “Tutto quello che finora m’è avvenuto di scrivere e probabilmente tutto quello che ancora scriverò, benché io abbia viaggiato e vissuto a lungo all’estero, riferisce unicamente quella parte della contrada, che con lo sguardo si poteva abbracciare dalla casa in cui nacqui”.
A tutti voi dedico questi versi nella consapevolezza che per costruire un mondo migliore sia necessario conservare i valori dei nostri antichi borghi per farne eterni “Paesi dell’animo”.
Il mio Paese
Un sogno di sole
Cullato dal vento
Accarezzato dai ricordi
Riempie le mie notti
Si confonde con i passi
Dell’infanzia felice
Tra i giochi interminabili;
Con la voce dolcissima di mia madre
Su melodie di baci e di lacrime calde
Perse tra le gote brune;
Con i segreti confidati
Agli amici di sempre
E mai svelati;
Con le stanze della casa
Paterna aperta al profumo
Del grano e delle viole;
Con il cespo di spino
Che punse il mio cuore bambino:
Dovunque io vada pellegrina
La tua presenza tacita
Accompagna il mio esistere
Con il volo di una rondine
Promessa all’amore.