Capistrello – Sembra ormai certa la chiusura del Chiosco della Musica di Piazza Risorgimento a Capistrello, simbolo caratteristico della piazza fin dagli anni ’50. Un pezzo della memoria collettiva che muore in una pigra primavera del 2020. Il fatto ha destato molto scalpore scatenando un serrato dibattito sui social, subito dopo la pubblicazione di alcune foto che ritraevano le operazioni di sgombero.
Incredulità, sconcerto, rabbia a anche allusioni sopra le righe, questo il tenore dei commenti suscitati dalle foto pubblicate. Alcuni esprimono rammarico per il fatto che i titolari dell’attività e il Comune non abbiano raggiunto un accordo che evitasse la demolizione del chiosco. Altri rievocano i bei tempi del passato, quelli delle estati della gioventù trascorse sotto gli ombrelloni del chioschetto, ad ascoltare musica bandistica, in una sorta di Amarcord Felliniano.
Tutto ha avuto inizio quando, scaduta la concessione, l’ufficio tecnico del comune ha comunicato ai titolari dell’attività la rimozione del manufatto, stabilendo un termine perentorio per il ripristino in perfetta regola d’arte dell’originario stato dell’area con le spese a carico del concessionario.
Nella comunicazione è stabilito che, nell’ipotesi in cui i lavori di ripristino non fossero eseguiti in maniera adeguata, o fossero eseguiti oltre la scadenza stabilita, l’Ente potrà agire d’ufficio, eseguendo a sua volta i lavori per poi provvedere al recupero delle spese sostenute in maniera coatta. Abbiamo chiesto a Agostino, conosciutissimo gestore del chiosco, il perché di questa conclusione amara oltre che inaspettata, di un’attività che è sicuramente qualcosa di più di un semplice esercizio commerciale. Lui ci ha risposto che la concessione era già scaduta lo scorso autunno e che aveva qualche perplessità ad andare avanti, anche perché negli ultimi anni il lavoro era calato molto.
“Soprattutto – ci dice Agostino – dopo l’avvio dei lavori di riqualificazione della piazza, che con la cantierizzazione dell’area, non hanno più consentito lo svolgimento continuativo dell’attività. Al rammarico per la fine di una storia commerciale legata ai ricordi di molti capistrellani, si unisce il dispiacere per i recenti lavori eseguiti, per armonizzare la struttura nel contesto architettonico della nuova piazza, ormai, del tutto inutili. “
“Avevo adeguato il chiosco, seguendo le indicazioni del comune.» continua Agostino Ho installato pannelli in legno lamellare, color bianco, in linea con lo stile della nuova piazza. Per farlo ho sostenuto delle spese. Avevo pensato al riconoscimento di una sorta di ristoro, magari a carico di chi sarebbe subentrato nella gestione, ma l’accordo che mi è stato proposto è stato di lasciare la struttura così come sta, in modo da risparmiare sui costi di demolizione e smaltimento. Non dico ciò che penso di questa proposta, meglio evitare.” Poi aggiunge con orgoglio «Dopo aver affrontato tutte le spese per adattare la struttura, come richiesto dal comune, non sarà questa ulteriore spesa a farmi paura. Vuol dire che gli restituirò la piazzola, libera da tutto, anche dai muri.»
Sulla vicenda abbiamo raccolto alcuni commenti fra gli amministratori. Dina Bussi, capogruppo in consiglio comunale per Obiettivo Futuro, esprime tutto il suo rammarico per la scelta del gestore di chiudere l’attività, rinunciando di fatto a partecipare al bando di gara per il rinnovo della concessione scaduta lo scorso novembre 2019.
«Tovo giusto che alla scadenza della convenzione l’amministrazione proceda a istruire un nuovo bando di gara per affidare nuovamente la gestione della struttura a qualcuno, ma aggiungo che questo deve valere sempre. Non ci devono essere due pesi e due misure. La procedura seguita per il chiosco deve essere seguita anche per le altre strutture affidate in gestione le cui convezioni sono scadute ormai da tempo.» Queste le parole della Bussi.
Vittorio Silvestri capogruppo di Una buona idea, ci dice di aver chiesto diverse volte ragguagli sulla situazione di Piazza Risorgimento, anche sugli altri lavori pubblici, e afferma di averlo fatto sia presso l’ufficio tecnico che rivolgendosi al buon cuore di qualche amministratore, senza mai ricevere risposte. Per il momento il sindaco Francesco Ciciotti, cercato telefonicamente dalla redazione, ha preferito non rispondere in merito all’argomento.