Oricola – “ Da due anni ormai ci troviamo ‘a secco’ per ben 18 ore al giorno. La totale mancanza d’acqua crea disagi di ordine igienico, organizzativo ed economico, in una situazione molto critica che sembra ormai essere diventata ordinaria”. Così Virgilio Conti, denunciando l’assoluto disagio al quale sono sottoposti i cittadini per un arco temporale che, come spiega: “va dalle 16 o 17 pomeridiane fino a circa le 10 e trenta del giorno successivo; un orario, quest’ultimo, destinato prolungarsi fino alle 11:30/12:00, quando si può ottenere la reale fruizione dell’acqua, a causa dell’eccessiva domanda iniziale che, abbassando la pressione, compromette l’arrivo del flusso ai piani più alti e l’avvio delle caldaie per i sanitari”.
Non accade nell’estremo sud d’Italia, dove le criticità relative alle infrastrutture e le difficoltà d’approvvigionamento spesso obbligano i cittadini al rifornimento razionato del prezioso liquido, bensì in località La Dacia, Oricola, in quella porzione d’Abruzzo denominata Marsica occidentale, che carenze d’acqua proprio non dovrebbe averne.
“ Questa situazione condiziona pesantemente i ritmi delle quotidiane attività domestiche”, sottolinea Virgilio Conti, “ in più, non consente alle famiglie di accedere a contratti elettrici più vantaggiosi, per esempio legati alla fascia notturna, comportando, di fatto, un’ulteriore penalizzazione, di carattere economico, a causa dell’utilizzo quasi ininterrotto di pompe e autoclavi elettriche e, ancora, in ragione dell’obbligato acquisto di acque imbottigliate, stoviglie di plastica e quant’altro volto a ridurre il consumo giornaliero di acqua dal rubinetto. Ed è pur vero che gli stessi nuclei famigliari sono titolari di contratti CAM e, tra le tante e variegate imposte, corrispondono mensilmente IRPEF e relative addizionali comunali e regionali.
Quali sono le ragioni più o meno endemiche della carenza d’acqua, allargata o circoscritta, a Oricola, Carsoli, Pereto, Collalto, Sante Marie, Tagliacozzo, Avezzano …? Sono forse quelle di tubature colabrodo o conti dissestati? Oppure quelle di condutture civili penalizzate da quelle industriali? Non lo sappiamo. Ad ogni modo, tra dissesti idrogeologici e finanziari, tra responsabilità tecniche e gestionali servirebbe riscoprire competenze politiche e – perché no? – idrauliche al fine di recuperare l’acqua e la fiducia della gente”.
Giriamo la domanda al responsabili del Consorzio Acquedottistico Marsicano, che non è stato possibile interpellare direttamente: i cittadini saranno ben lieti di conoscere i motivi del disagio al quale da oltre due anni sono sottoposti e, soprattutto, avere notizia di una rapida soluzione del problema, che permetta loro di tornare a vivere in una condizione normale.