Taglio del Parco Sirente Velino: il Governo impugna e blocca la legge della Regione Abruzzo

Abruzzo – Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, ha impugnato la legge regionale abruzzese n. 14/2021, quella che stabiliva la “Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini. Modifiche alla l.r. 42/2011“. Ossia il “taglio” di 6.500 ettari di area protetta.

Secondo quanto è stato stabilito dal Governo italiano, dunque, “talune disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di aree naturali protette e in materia di ordine pubblico e sicurezza e violano l’articolo 117, secondo comma lettera g), h), l) e s) della Costituzione“.

La Stazione Ornitologica Abruzzese, a tal proposito, ha immediatamente diffuso un comunicato che pubblichiamo di seguito:

Stazione Ornitologica Abruzzese aveva avvisato immediatamente il governo regionale sulle criticità del provvedimento rispetto alle misure di conservazione della fauna protetta a livello comunitario. Tutto inutile. Il 29 giugno scrisse al Governo: contrasta con principi costituzionali e comunitari sulla tutela della Natura, legge da impugnare. Regione torni sui suoi passi prima della decisione della Consulta.

Ora la regione torni indietro sui suoi passi e ripristini i confini del Parco del Sirente senza aspettare la decisione della Consulta” così la Stazione Ornitologica Abruzzese che aveva avvisato addirittura fin dall’iter di approvazione delle criticità che presentava la proposta di taglio dei confini del Parco regionale Sirente-Velino. Vi erano molteplici profili problematici, in primis quello della tutela delle specie d’interesse comunitario, dal rarissimo Lanario all’Aquila reale, dal Gracchio corallino alla Coturnice. Pervicacemente la maggioranza in consiglio regionale e il Presidente Marsilio hanno insistito e hanno approvato la norma.

Il 29 giugno scorso, non appena pubblicata la legge sul BURA, abbiamo quindi scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri chiedendo appunto di portare la norma davanti alla Corte Costituzionale, come poi avvenuto, in quanto a nostro avviso:
viola le normative comunitarie (direttive 43/92/CE “Habitat” e 147/2009/CE “Uccelli”) sulla misure di conservazione di specie e habitat, in quanto da un lato vengono meno i vincoli dell’area protetta come la caccia e dall’altro non sono introdotte misure di conservazione idonee alla tutela delle specie nelle aree ora escluse dal parco:
contrasta con la Direttiva 42/2001/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica in quanto di fatto le scelte della regione sono equiparabili ad un’attività pianificatoria di quel determinato territorio, processo che necessita appunto di una valutazione ambientale adeguata e non certo delle quattro paginette con cui l’assessore ad un certo punto si è presentato al Consiglio Regionale per sostenere “tecnicamente” la bontà della norma.

Ora toccherà alla Consulta stabilire se la legge regionale rispetta i principi costituzionali. Sarebbe però lungimirante, nonché auspicabile, da parte della regione un atto di umiltà. Torni sui propri passi prima della sentenza, dimostrando di saper riflettere sugli errori compiuti.

Infatti, al di là delle questioni di costituzionalità o meno della norma, il problema è il merito. Nel 2021 consideriamo anacronistico tagliare un parco ed eliminare i vincoli alle aree che presentano ancora caratteri di naturalità quando il nostro ambiente è sempre più cementificato e impoverito, come dimostrano i dati ISPRA sul consumo di suolo e la vulnerabilità del territorio a frane, alluvioni, perdita di biodiversità.

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