Iniziare a scrivere una rubrica nella quale si parli di psicologia e benessere, può risultare cosa assai ardua se molti di noi non conoscono i reali benefici che la psicologia può apportare al valore della nostra vita.
Quali possono essere i falsi miti rispetto a questa figura tanto chiacchierata e allo stesso tempo misteriosa?
MITO N 1: lo psicologo cura i matti!
Sicuramente lo Psicologo è una delle poche figure che può occuparsi di disagio; allo stesso tempo può offire supporto e soprattutto ascolto.
Nel percorso di studi, ed in particolar modo nella pratica del tirocinio, lo Psicologo si forma per offrire sotegno, motivazione ed orientamento.
La Psicologia fornisce strumenti per sviluppare le nostre potenzialità e vivere una qualità di vita migliore.
In alcuni momenti della nostra vita, possiamo trovarci ad affrontare momenti di cambiamento; il cambiamento può sicuramente configurarsi come disagio, ma anche come miglioramento.
Di esempi ce ne sono molti: matrimonio, promozione ad un nuovo incarico lavorativo, scelta di un percorso di studi ecc. Ad esempio in Argentina, è molto forte la cultura rispetto al quale la Psicologia possa offrire un significativo aiuto alle persone, tanto che si parla addirittura di “psicologo di famiglia”.
MITO N 2: dallo psicologo bisogna andare per anni!
In alcune situazioni, potrebbe essere sicuramente opportuno effettuare un percorso più lungo ed approfondito (magari rivolgendosi anche ad uno psicoterapeuta).
E’ anche vero che, spesso con 3-4 incontri, diversi dubbi e perplessità possono essere sciolti in modo efficace.
Ovviamente, un’eccellente professionista, dovrebbe essere in grado di cucire un percorso su misura, rispettando le risorse, le capacità e l’unicità delle persone.
MITO N 3: vado dallo psicologo, così mi dirà cosa fare!
In genere siamo spinti a pensare che lo psicologo risolverà per noi la nostra problematica.
Per sfatare questo mito, vorremmo citare un famoso aneddoto del terapeuta Erickson:
Un giorno Erickson trovò, in un terreno di sua proprietà, un cavallo che pascolava. Questo cavallo non aveva nessun segno di riconoscimento,ma Erickson si offrì di riportarlo ai proprietari. Per fare ciò, salì semplicemente sul cavallo,lo condusse sulla strada, e lasciò che scegliesse da che parte voleva andare. Interveniva solo quando il cavallo lasciava la strada per pascolare o vagare in un campo.Quando alla fine arrivò all’appezzamento del proprietario, diverse miglia giù perla strada, egli chiese a Erickson: “Come facevi a sapere che quel cavallo veniva da qua ec he era nostro?” “Io non lo sapevo – rispose Erickson – ma il cavallo sì.
Non ho fatto altro che mantenere la sua attenzione sulla strada”.Di questo aneddoto ci piace, tra le altre cose, l’idea dello stare assieme sulla stessa strada, è un bel modo per descrivere il rapporto tra lo psicologo e chi ne richiede l’aiuto.E’ ovvio che tra compagni di viaggio ci si influenzi reciprocamente, ma è bene comprendere di che tipo di influenza si tratti, e questo aneddoto lo spiega bene: lo psicologo dà un contributo che è parte del percorso di cambiamento, ma non più importante di quello che deve fornire in prima persona chi vuole cambiare.