Perché?

Avezzano – Perché tanta acredine, un così forte astio, tanto risentimento? Perché il resto di una comunità, con una forza sociale di partecipazione molto attiva, qual è la Pro Loco, debba essere apostrofata come “braccio politico dell’esponente Pd”. Perché si contravviene ad una regola basilare di un’ amministrazione, vale a dire il rispetto verso i propri cittadini?

Gli artt. 2104 (Diligenza del prestatore di lavoro) e 2015 (Obbligo e fedeltà) del C.C.,  prevedono l’obbligo di fedeltà del dipendente nei confronti del datore di lavoro.  Con questo presupposto,  con tanta solerzia è stata diffusa dall’amministrazione comunale ai propri dipendenti e dirigenti (n.d.r. non si esclude nessuno) la direttiva n. 2/2018 che  cita “Nei rapporti provati, comprese le relazioni extra lavorative con pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, né menziona la posizione che ricopre nell’amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa invece nuocere all’immagine dell’amministrazione.”

Perché l’amministrazione può nuocere, deliberatamente, all’immagine di una realtà cittadina?

Perché, se a una assemblea studentesca partecipano rappresentanti comunali si dà giusta informazione, se invece l’informazione viene data da uomini di cultura è, così come sostenuto : “inaccettabile che alcuni dirigenti della Pro Loco istighino con argomenti inconsistenti gli studenti, in grandissima parte minorenni, a manifestare contro l’amministrazione ?”.

Perché l’amministrazione ritiene che si è pronti a manifestarle contro?

Perché l’amministrazione considera che i giovani siano incapaci di intendere e di volere? Perché l’amministrazione non pensa, in egual misura, che quei  maggiorenni potrebbero averla votata nelle scorse elezioni comunali?

Perché  esorta gli studenti  e li prega di “ riconsiderare, nel suo complesso, il rapporto del Comune con un’associazione che, a causa della sconsideratezza di pochi elementi politicizzati, è ormai distante anni luce dalle finalità statutarie che gli sono proprie”?   

 In questo caso, chi istiga chi?

Perché ai giovani si parla degli altri come strumentalizzatori politici mentre la vera realtà politica della città è, indiscutibilmente, l’amministrazione?

Perché non si sa che una conferenza stampa è accessibile a chiunque?

Perché si ignora che, nello statuto della Regione Abruzzo del 1970, la sede del Consiglio Regionale è obbligatoriamente ed esclusivamente dislocata nelle città di Pescara e L’Aquila?

Perché i proprietari di un appartamento non possono usufruire di alcuni locali, stabilendolo in contratto e in piena libertà?

Perché la polizia locale potrebbe occupare un’ala con oltre 15 stanze e la Regione non utilizzarne due/tre nel caso in cui  ne necessitasse per convegni o riunioni ? o meglio ancora, per darne disponibilità alle associazioni e alle realtà culturali che ne facessero richiesta?  Il Palazzo è mio, guai a chi lo tocca?

Non si entra nel merito dei rapporti tra le Istituzioni locali e regionali, per carità, Dio non voglia!  Oltre tutto una sorta di sbandamento lo si è avuto analizzando che in soli otto mesi  da capolista di liste civiche, senza simbolo alcuno, si porta alla città una giunta ben identificabile nel panorama politico italiano. Forse si è contravvenuto alle aspettative dei propri sostenitori? Suvvia, che importanza ha?

Perché si ritiene che: chi non è con me è contro di me?

Perché in A.D. 2018 non si può avere la libertà di pensiero, d’ espressione e di stampa  senza temere intimidazioni di sorta?

Perché non si pensa che un anno è quasi già trascorso e la poltrona non resta incollata con l’attack?

Ma poi, perché?

E la mente vaga in un oceano di risposte con onde forza 9, senza appigli, senza attracchi, senza trovarne una, piccola, logica, certa, indiscutibile, inconfutabile. Perché tanto accanimento a voler effettuare questo stramaledetto trasloco? Chi lo desidera con tanto fervore? Perché  nel comunicato di riunione della nuova giunta con i consiglieri di maggioranza si profetizza:” È il momento di metterci a lavoro e di dare ai cittadini le risposte che aspettano da troppo tempo.”  Perché non si considera, volutamente, la risposta che da giorni e giorni e giorni, i cittadini attendono nel non dare il via a questo insediamento della polizia locale nel Palazzo Torlonia?

Perché,   le parole di illustri storici quali il prof. Cesare Letta, il prof. Raffaele Colapietra e lo studioso Tito Lucarelli non bastano ad allargare la concezione della valenza della storia legata al Palazzo Torlonia, non solo per Avezzano ma per la Marsica fino a divenire  meta di interesse internazionale? e che una caserma non dà prestigio, anzi tutt’altro?

Perché, forse anche loro strumentalizzano il pensiero pubblico e possono  essere il braccio politico di qualche sigla?

Perché se il palazzo ex ONMI va bene per una pinacoteca, aperta ed accessibile al pubblico, non va egualmente bene per il Comando di Polizia municipale? La cui logistica sarebbe maggiormente appropriata?

Perché non si considera che gli orari di ufficio dei vigili sono limitati e che nel pieno delle azioni a delinquere non sussisterebbe presenza alcuna?

Perché chi scrive continua a sostenere che, di tante delibere (n.d.r. sempre ripudiate)fatte dalla precedente amministrazione, questa e solo questa del 2015, inerente il fatidico trasferimento, debba obbligatoriamente  essere portata avanti contro la volontà di chi vive, respira, studia, sceglie, decide, valuta, pensa, considera, auspica, lotta in questa Città?

Cosa può raggiungere l’animo dell’amministrazione? la considerazione? la valenza? il desiderio di una comunità? o il principio “decido io” è superiore a una buona gestione della “res publica”?

Cadono le braccia quando il perché, come un’ impazzita pallina di gomma, rimbalza ripetutamente senza fine sul muro dell’impassibilità. Nulla lo scalfisce, nulla lo rimuove.

Perché?

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