Borgorose – Una certezza, due o tre elementi che attendono di trovare riscontro oggettivo dagli esami di laboratorio e sei persone della famiglia – il fidanzato Luca Maceroni, il fratello di Luca, la mamma, la sorella e il fratello di Mariangela, la suocera – ascoltate nel pomeriggio di ieri, in Procura, dopo un vertice nella tarda mattinata tra il procuratore capo, Giuseppe Saieva, la pm Cristina Cambi e i carabinieri. A riportarlo il quotidiano Il Messaggero. Proseguono a ritmo serrato le indagini sulla morte della trentatreenne Mariangela Mancini, la reatina scomparsa il 12 maggio scorso da Borgorose e ritrovata morta, il giorno successivo, nel bosco di Fonte San Paolo di Spedino e si va completando il puzzle che gli investigatori stanno pazientemente ricostruendo per dare un volto e un nome all’assassino di Mariangela. Sì, l’assassino, perché a una settimana esatta dal ritrovamento del corpo della ragazza non ci sono più dubbi che si sia trattato di un omicidio. «Abbiamo alcuni elementi che ci consentono di escludere che si sia trattato di una morte accidentale e logicamente anche l’ipotesi del suicidio», spiega il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva.
Il capo della procura reatina ha poi aggiunto alcune certezze: «Ci sono fatti inconfondibili, nel senso che depongono per un’ipotesi di responsabilità di terzi. Sono segni che circondano tutto il collo, come una collana. Sembrerebbe un corpo estraneo, filiforme, un nastro o una fettuccia di circa un centrimetro di larghezza con cui riteniamo possa essere stato compresso il collo».
Dall’autopsia sono poi giunte ulteriori conferme sull’ipotesi dello strangolamento. Negli occhi, in particolare nelle congiuntive, sono stati trovati piccolissimi ematomi, classico sintomo dell’asfissia. Sulle tracce di acido muriatico trovate nello stomaco di Mariangela, il procuratore capo ha poi detto di non saper dire se l’abbia ingerito «prima o dopo, cioè quando era in vita o sia stato introdotto e sia defluito per forza di gravità fino allo stomaco».
I RISCONTRI
Ulteriori conferme all’ipotesi investigativa, gli inquirenti li attendono poi dagli esami di laboratorio sugli indumenti che indossava Mariangela al momento del ritrovamento (indumenti asciutti, nonostante una notte intera di pioggia), affidati al Ris di Roma. La ragazza presentava lividi e graffi sul viso e dalle ginocchia in giù.
Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è che possa essere stata spogliata, violentata, trascinata (forse, anche da più di una persona) e poi rivestita. La ragazza- che pesava 55 chili – era senza reggiseno e sui suoi fuseaux sembra siano state rilevate tracce di materiale organico. Il tutto è ora al vaglio dei Ris che stanno esaminando anche i reperti individuati nei pressi del luogo dove è stato ritrovato il corpo della ragazza. Altra risposta si attende poi dal tampone vaginale disposto dalla procura sul corpo della ragazza.
IL VIA VAI DAL PM
La famiglia di Mariangela – il fidanzato Luca Maceroni, la mamma, il fratello e la sorella, il fratello di Luca e la suocera – sono intanto state ieri pomeriggio convocate in Procura per essere ascoltate dal sostituto procuratore Cristina Cambi. Nessuno di loro è iscritto nel registro degli indagati e gli interrogatori del pm hanno soprattutto cercato di ricostruire, attraverso le testimonianze delle persone a lei più vicine, la personalità di Mariangela, le sue passioni, le sue amicizie e le sue ultime ore di vita e chi potrebbe essere entrato in contatto con lei. In Procura, i parenti di Mariangela sono giunti intorno alle 15 e ieri sera a tarda ora erano ancora tutti al cospetto della Cambi, particolarmente scrupolosa nel cercare di ricostruire il quadro familiare e di amicizie che circondava Mariangela e renderlo il più possibile rispondente alla realtà. Per la tarda mattinata di oggi, il procuratore capo, Giuseppe Saieva, ha convocato un nuovo vertice investigativo.
IL SOSPETTATO
Non è stata abbandonata, inoltre, la pista che conduce all’ospite della comunità di recupero che sorge a Spedino di Borgorose che, nel giorno della scomparsa di Mariangela si era allontanato volontariamente dalla comunità. Si tratta di un ragazzo di 21 anni che non risulta però indagato e al quale gli inquirenti non hanno neppure prelevato il dna. La sua posizione resta sotto i riflettori della procura, ma nelle ultime ore sembra aver perso consistenza.