Dormono le case abbandonate… e forse sognano la vita che hanno custodito

case abbandonate

La scrittrice dei Marsi Maria Assunta Oddi  fa di questa lirica una vera e propria dichiarazione d’amore nel desiderio di ritornare alla casa degli affetti più cari in una comprensione silenziosa che emoziona.

S’incaglia il chiavistello
sulla porta sgangherata
delle antiche cantine
umide di muffe e muschi
tra rampicanti di ragnatele.
Sui cocci sbrecciati dei ricordi
uno spiraglio apre inatteso
un piccolo varco sul filo dorato
di un raggio furtivo.
Finalmente dove ristagna l’aria
un vento leggero solleva improvviso
riverbero di luce a ridestar memorie
di giochi felici d’antichi stupori.
Come giglio candido di campo
steso su un filo di gramigna
sorride innocente l’anima
tornata fanciulla al tenero piacere
mai sopito su materne carezze.

C’è un tempo che non passa, nascosto tra le crepe di un muro antico, tra le ragnatele silenziose di una cantina dimenticata. Le case abbandonate, custodi mute di un passato che ancora respira, conservano nei loro angoli più bui frammenti di vita, voci di bambini, il calore di una carezza, il suono di una risata.
In questa poesia, un viaggio delicato e struggente tra le memorie custodite dalle dimore del tempo, che forse, nel loro silenzio, continuano a sognare ciò che furono.

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