L’attore marsicano dedica alla sua terra un lungo racconto nelle pagine della sesta edizione della Guida di Repubblica ai sapori e i piaceri d’Abruzzo: “La mia famiglia paterna, di estrazione fieramente contadina, originaria per l’esattezza di Collelongo, aveva con la terra un rapporto simbiotico, di reciproca necessità. Per il futuro, vorrei riuscire a portare in regione, e soprattutto nella mia città, quell’efficace lavoro di politica culturale attraverso il teatro che ho portato e porto avanti da tanti anni”
“La Avezzano dei miei ricordi profuma di terra. Di terra e di umido. Non è facile spiegare la concretezza di questa impressione, credo sia qualcosa che solo chi è nato in aree ad alta presenza agricola può cogliere intuitivamente. L’odore forte del concime, quello gentile della terra smossa per le colture, quello acre dei campi in estate. Questa traccia olfattiva del luogo dove sono nato e cresciuto risulta chiara nella mia memoria fisica come un imprinting”.
Lino Guanciale apre lo scrigno della sua infanzia in occasione della Guida di Repubblica ai sapori e ai piaceri d’Abruzzo; nel volume, giunto alla sua sesta edizione, l’attore marsicano firma una ricca, intensa soggettiva nella quale parla delle sue radici: “La mia famiglia paterna, di estrazione fieramente contadina, originaria per l’esattezza di Collelongo, aveva con la terra un rapporto simbiotico, di reciproca necessità: mio nonno ha coltivato la sua vigna fino all’ultimo, anzi si può dire che la fine lo abbia colto quasi con i frutti del suo lavoro fra le mani. Ho capito poi, da grande, che il rapporto che un contadino ha con la terra non è soltanto una nobile forma di cura, ma anche un grande esercizio di gratitudine”.
Guanciale continua parlando della Avezzano della sua infanzia e adolescenza come di “un luogo culturalmente vivace e stimolante, in cui un ragazzo o una ragazza potevano trovare diversi riferimenti culturali per soddisfare la propria curiosità e fame di esperienze. Ho avuto la fortuna di crescere in una provincia piuttosto protettiva e felice”. Un quadro che ha forse attraversato un momento di crisi, ma l’attore afferma ottimista: “Mi sembra anche che oggi ci siano i segni di una incoraggiante ripresa: le nuove generazioni portano in dote una forte dinamicità e creatività, soprattutto in campo imprenditoriale”.
Menzione poi per i luoghi del cuore: “I primi sono in montagna, come i Prati di Sant’Elia, sulle montagne che dominano Collelongo, luogo delle mie più sfrenate corse da bambino; il Monte Velino, altissimo custode del paesaggio montano avezzanese così familiare ai miei occhi (quando nasci in un posto così, fai fatica ad ambientarsi in luoghi pianeggianti; lo sguardo pare sempre orfano di un limite verticale!); Rocca Calascio, col suo magico castello di “Ladyhawke” (credo sia, però, in parte merito di Michelle Pfeiffer). A L’Aquila ce ne sono quattro: piazza del Duomo, la vicina chiesa di Sant’Agostino (una chiesa adibita a teatro dove recitai per la prima volta da professionista. Purtroppo è stata distrutta dal terremoto), i portici del centro, i campi di rugby del centro sportivo Centi Colella, agone delle sfide sportive fra noi avezzanesi e i più forti e blasonati cugini aquilani”.
Non mancano i consigli sui sapori veraci e sugli indirizzi da non perdere per gustare il meglio della cucina regionale, così come una toccante testimonianza su L’Aquila e i suoi cittadini. Infine, i progetti: “Per il futuro, vorrei riuscire a portare in regione, e soprattutto nella mia città, quell’efficace lavoro di politica culturale attraverso il teatro che ho portato e porto avanti da tanti anni a Modena, Bologna e Cesena collaborando con Ert. Fra lezioni spettacolo, letture concerto, laboratori, seminari di lettura ad alta voce per docenti delle scuole di ogni ordine e grado, spettacoli di teatro partecipato siamo riusciti a creare un’idea di cantiere pedagogico teatrale molto forte ed efficace. Riuscire a riportare a casa parte di questa esperienza mi renderebbe enormemente felice: l’Abruzzo forte e gentile di D’Annunzio è ora una terra senz’altro più disincantata, ma ancora vergine sotto molti aspetti, conserva quell’aspetto di fanciullo scontroso e diffidente che è in realtà la maschera dei cuori più affettuosi e capaci di amore”.
LA GUIDA
Il volume, disponibile dal 30 dicembre, in edicola (10,90 euro più il prezzo del quotidiano) libreria e online su Amazon, Ibs e sullo store bit.ly/GuideRepubblica è aperto da una testimonianza inedita di John Turturro, attore, regista e sceneggiatore statunitense che si è immerso tra le meraviglie d’Abruzzo in occasione della serie Il nome della rosa, recente adattamento televisivo del romanzo di Umberto Eco, per il quale ha girato scene tra Roccascalegna, le gole di Fara San Martino e l’eremo di Santo Spirito a Majella a Roccamorice: “È stato un piacere che si è rinnovato ogni volta quello di ritrovarsi tra le montagne abruzzesi, e sentire così gli uccelli cinguettare, avendo allo stesso tempo la possibilità di ammirare il Gran Sasso: che bel massiccio!”.
Dopo il tributo di Guanciale alla sua terra, il racconto dei territori che compongono la regione inizia tra percorsi da scoprire in bici, per poi passare ai laghi che si aprono tra montagne e colline e alle grotte che permettono di esplorare le viscere dei massicci appenninici. La imponente biodiversità è raccontata nella sezione dedicata ai Parchi, mentre l’offerta per gli amanti dello sci è approfondita con contenuti dedicati a ogni comprensorio.
Quasi 400 i ristoranti che, divisi per provincia, permetteranno al lettore di scoprire il meglio della cucina regionale, così come potranno essere appuntati gli indirizzi delle quasi 200 botteghe del gusto dove trovare il meglio dell’enogastronomia. Ancora sapori con le ricette degli chef, con i migliori cuochi d’Abruzzo che illustrano piatti che possono essere riproposti in casa; immancabile la firma di Niko Romito, che propone il suo cavolfiore gratinato. E poi, il racconto dei borghi e quello delle dimore di charme nelle quali prolungare la sosta nei vari angoli della regione. Infine, 52 produttori di vino.
“L’Abruzzo è una regione abilitata da tempo a vedere il futuro trasformarsi in realtà”, scrive nella sua introduzione al volume il direttore delle Guide di Repubblica Giuseppe Cerasa: “una regione che ha conservato intatto il suo patrimonio genetico, la sua dotazione di eccellenze difficilmente imitabili, le sue suggestioni naturali, gastronomiche, paesaggistiche, che esercitano di volta in volta un richiamo formidabile su chi vede anche per un tempo breve una terra che un tempo appartenne ai pastori e la cui velocità veniva determinata delle condizioni dei tratturi. E se ne innamora. Ecco, la nuova edizione della guida di Repubblica dedicata ai sapori e ai piaceri dell’Abruzzo, vuole ancora una volta sposare questa modalità di vita, mettendosi a fianco di chi crede nello sviluppo armonico e compatibile di una regione che custodisce nella natura, nei suoi parchi, nei suoi laghi, nei suoi prodotti, nella sua gente, il segreto di tanta bellezza”.