Può un “rigore” cambiare la storia? Sport, musica e filosofia nello spettacolo di Federico Buffa al Teatro dei Marsi

 Avezzano – Un calcio di rigore, non solo calcisticamente parlando, ci può cambiare la vita. È una scelta, e come ogni scelta andrà a formarci come persone, come individui, ma non solo. C’è molto di più, perché, a volte, le volontà di un singolo cambiano per sempre il corso della storia.

Di “calci di rigore” del genere ne ha parlato nel suo spettacolo al Teatro Dei Marsi lo storyteller milanese Federico Buffa, forse il migliore in Italia, capace di far sembrare interessante anche un racconto a primo impatto banale.
E poco importa se nella sceneggiatura de “Il rigore che non c’era” non tutte le pagine sono legate al calcio o allo sport, poco importa se il filo conduttore delle narrazioni è così sottile, quasi impercettibile in realtà, e poco importa se dalla storia di due campioni assoluti come Garrincha o Houseman si passa rapidamente a parlare di Sendero Luminoso o di Elis Regina.

Nella prigione in cui si ritrova senza saperne il motivo Buffa, che interpreta se stesso, insieme a Marco Caronna, attore e regista, con le musiche di Alessandro Nidi al pianoforte e la voce di Jvonne Giò, è “costretto” a raccontare di scelte, di personaggi che davanti ad un bivio hanno avuto il coraggio di prendere una direzione e che con quella decisione hanno cambiato non solo il loro destino ma anche quello di molti altri.
Ed è così che, ad esempio, il merito dell’allunaggio va conferito, in minima parte, anche ad Hitler che fu convinto a risparmiare la vita all’ingegnere von Braun (ritenuto il capostipite del programma spaziale americano). Esempio lampante di un “rigore” senza il quale oggi l’umanità semplicemente non sarebbe la stessa.
Insomma, tutto ruota attorno al classico “come sarebbe se non fosse andata così?”, ed ecco che le sorti della storia sono affidate ad un fato che, hegelianamente parlando, si serve degli uomini per affermarsi e realizzarsi.

L’avvocato Buffa si è confermato fenomeno vero, sia in teatro, tenendo il pubblico incatenato alla poltroncina con i suoi aneddoti, sia fuori, mostrandosi sempre disponibile a firmare autografi e a scattare foto con un ringraziamento personale per ognuno dei suoi ammiratori, giovani e meno giovani, affezionati a miti di un calcio (e di un mondo) “antico”, anche grazie a lui.

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