Prelievo di 8.221 storni e 19.317 fringuelli, gli ambientalisti chiedono alla Regione Abruzzo di fermare la “caccia in deroga”

Prelievo di 8.221 storni e 19.317 fringuelli, gli ambientalisti chiedono alla Regione Abruzzo di fermare la "caccia in deroga"
Foto: LIPU

Abruzzo – Tre importanti associazioni ambientaliste abruzzesi – la Stazione Ornitologica Abruzzese Aps, la Lega Italiana Protezione Uccelli e l’Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e del loro Ambiente – hanno lanciato un appello deciso e preoccupato alla Regione Abruzzo.

L’oggetto della loro richiesta è la revoca dell’autorizzazione concessa per l’abbattimento di 8.221 storni e 19.317 fringuelli, due specie di uccelli che, secondo le associazioni, non giustificherebbero un intervento venatorio.

Le tre associazioni hanno inviato una lettera aperta al Presidente Marco Marsilio e all’Assessore con delega alla Caccia, Emanuele Imprudente, chiedendo l’immediata revoca del provvedimento.

Nella lettera si fa notare come la caccia ai fringuelli, una specie che pesa solo 20 grammi e che raramente causa danni significativi all’agricoltura o all’ecosistema, non abbia fondamento scientifico o pratico.

La decisione viene vista come un passo indietro di decenni per la “Regione dei Parchi“, in palese contrasto con una moderna concezione del rapporto tra uomo e natura.

Un altro punto sollevato dalle associazioni riguarda il parere rilasciato da ISPRA, che avrebbe dato il via libera alla caccia in deroga, nonostante la premessa dello stesso parere evidenzi la difficoltà di determinare con precisione le quantità di storni e fringuelli presenti nelle varie regioni, soprattutto in mancanza di dati attendibili.

Un’altra preoccupazione sollevata riguarda il rischio di confusione. Autorizzare la caccia al fringuello potrebbe mettere in pericolo specie simili e più rare, come la peppola e il frosone, che un cacciatore difficilmente riuscirebbe a distinguere prima dello sparo.

Alla luce di queste considerazioni, le tre associazioni chiedono una revisione urgente della decisione presa dalla Regione Abruzzo, in quanto ritenuta non solo priva di giustificazioni scientifiche, ma anche in contrasto con le normative italiane ed europee.

Se la decisione non dovesse essere annullata, le associazioni non escludono di adire le vie legali, intraprendendo un ricorso al giudice amministrativo.

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