Avezzano – Si era assentato dal posto di lavoro per nove giorni, senza dare giustificazioni. Per tale ragione la Micron di Avezzano aveva licenziato il dipendente. Ma il giudice ha ritenuto illegittimo il provvedimento e l’ha “riassunto”. A riportarlo l’edizione odierna del quotidiano Il Centro.
Il tribunale del lavoro di Avezzano, infatti, ha condannato la multinazionale americana a reintegrare nel posto di lavoro D.B., di Rieti, da anni in forza nello stabilimento marsicano.La Micron, dopo la vendita (ai tedeschi di LFoundry, che a sua volta hanno ceduto ai cinesi di Smic), ha mantenuto ad Avezzano un proprio centro di ricerca e progettazione, tra i più avanzati al mondo.Il lavoratore, assistito dallo studio degli avvocati Alessandro Felli e Stefania Antidormi, aveva presentato ricorso contro il licenziamento individuale per presunto giustificato motivo soggettivo comminatogli «perché nelle giornate del 2, 3, 4, 8, 12, 16, 22, 26 e 29 agosto dell’anno 2016 era rimasto assente dal lavoro e le assenze, mai autorizzate, non sarebbero state giustificate».
A seguito dell’escussione dei testi, il tribunale, nella persona del giudice Giuseppe Giordano, con ordinanza del 10 ottobre ha accertato che «non essendovi prova sufficiente che i fatti, che sostanziano il disvalore della contestazione, si siano verificati materialmente va data applicazione alla tutela reintegratoria, con conseguente annullamento del licenziamento e condanna della società resistente alla reintegra del ricorrente nel posto di lavoro e al pagamento, in suo favore, di un’indennità risarcitoria dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegrazione, oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e condanna della società al pagamento delle spese di lite che seguono la soccombenza».
«Il giudice», chiarisce l’avvocato Alessandro Felli, «ha applicato un principio di diritto e civiltà, perché nel fatto ha riscontrato una violazione che non è risultata idonea, per la sua tenuità, a giustificare il licenziamento con preavviso nemmeno in astratto. Attendiamo le scuse da parte del datore di lavoro che ha agito a dir poco maldestramente».